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2.2 «Un tutto classificato razionalmente e per ordine cronologico»: il Museo Lapidario Bruzza e l'archeologia vercellese

3.2 Il Museo di Antichità di Torino: accentramento dei saperi e dei repert

3.3.1 La rete dei cultori di antichità

La tutela delle antichità nella provincia di Alessandria coinvolgeva una nutrita schiera di cultori e collezionisti che, in buona parte, entrarono a far parte dei primi organi periferici del Ministero. La Commissione conservatrice ne divenne la naturale sede di riferimento64, in particolare

grazie all'iniziativa del Prefetto Veglio di istituire un Museo Archeologico Provinciale nel 1876. La dimensione provinciale dell'istituzione probabilmente non deve essere ridotta alla prospettiva prefettizia: già da qualche anno in ambito archeologico si guardava all'ipotesi di musei che superassero la dimensione locale, e anche nel settore storico-artistico non erano affatto dimenticate le proposte del Cavalcaselle plasmate sul riferimento alle scuole pittoriche del Lanzi65.

Il progetto riflette piuttosto un tentativo di rendere concretamente operativa la neo istituita Commissione, cercando di sperimentarne potenzialità e funzioni: il declino di quest'idea infatti si sarebbe verificato dopo una decina d'anni, in coincidenza con la messa in discussione proprio della

62 Il carteggio tra Fiorelli e Pigorini è conservato in ACS, AA. BB. AA., I vers., b. 20, fasc. 34 "Cuneo 1861-1881".

63 Il riferimento più recente è agli atti del convegno tortonese da poco pubblicati: M. Venturino Gambari, D. Gandolfi (a cura di) Colligite fragmenta. Aspetti e tendenze del collezionismo archeologico ottocentesco in Piemonte, atti del convegno (Tortona, Palazzo Guidobono, 19-20 gennaio 2007), Bordighera 2009, con un quadro ampio e aggiornato del collezionismo di antichità nel Piemonte dell'Ottocento.

64 Dal 1876 ne fecero parte i collezionisti Ernesto Maggiora Vergano, Luigi Di Negro-Carpani, Giovanni Francesco Capurro, Luigi Francesco Beraudi, Luigi Ferrari, Luigi Groppello.

77 validità delle stesse Commissioni66. I criteri di composizione e di selezione dei membri, tutti onorari,

seguivano meccanismi di cooptazione che ricalcavano alleanze e aggregazioni delle élites locali, mentre il ricorso ad appassionati e cultori delle patrie memorie risultava ormai anacronistico per chi, dalla metà degli anni '80, considerava ormai indispensabile organizzare le strutture periferiche di tutela sulla base di competenze tecniche e scientifiche:

[...] se non erriamo, il Governo si contenta d'una raccomandazione del Prefetto, mentre i Consigli Provinciali fanno le cose in famiglia. Così assistiamo all'allegro spettacolo che offrono gratis baroni, marchesi, conti, commendatori, avvocati, medici, flebotomi e banchieri (appunto, anche flebotomi e banchieri) che parlano e sparlano come meglio loro aggrada d'arte e di storia, con la pretesa d'insegnare ai pochi artisti rimasti là per caso, fiori fra le ortiche e i cardi [...]67.

Gli studiosi locali impegnati nella ricerca storica e archeologica rappresentarono comunque il più efficace baluardo rispetto alle dispersioni: tra questi il canonico Giovanni Francesco Capurro (Novi Ligure 1810-1882)68. A partire dagli anni '50 nei dintorni di Novi cominciavano a emergere i

resti della città romana di Libarna, in occasione degli scavi per la tratta ferroviaria per Genova. Come riferiva Capurro in una lunga relazione inviata al Ministero nel 1863, da secoli oggetti e materiali libarnesi erano utilizzati per la costruzione e la decorazione di case e chiese del territorio; una rappresentazione storica dell'antica città era però possibile solo ora, grazie alla grande quantità di reperti emersa in seguito ai recenti scavi:

Quando fu aperta la R. strada carrettiera e la ferrata che mettono a Genova, oltre il Teatro e qualche altro grandioso edifizio, si scoprirono capitelli, plinti, fusti di colonne, urne, cippi, pavimenti marmorini ed a mosaico, lastre di alabastro, di porfido, di verde antico, di marmi greci, di basalto, di granito, di cardiglio, di mischio carrarese: si scoprirono frammenti di lapidi, di statue di marmo, dei bassorilievi, dei trittoni di bronzo, dei pezzi di cornicione, dei tubi di piombo ed un'infinita quantità di tasselli di pastiglia vitrea a vario colore e di dadi di marmo. Si trovò pure un idolo d'oro venduto in Genova per valore intrinseco di dieci mila lire, e, secondo la costante tradizione, un libro di piombo ridotto dalla ignoranza in pallini o migliarole ad uso di caccia! 69

66 Sul ruolo delle Commissioni provinciali nella ricognizione documentata dei monumenti artistici, ai fini della revisione storiografica e della conservazione: N. Barrella, La riflessione sul restauro nell'attività delle commissioni provinciali per la conservazione dei monumenti napoletani, in M. I. Catalano, G. Prisco (a cura di), Storia del restauro dei dipinti a Napoli e nel Regno nel XIX secolo, atti del convegno internazionale di studi (Napoli, Museo di Capodimonte 14-16 ottobre 1999), Roma 2003, pp. 79-84 (volume speciale di «Bollettino d'Arte»).

67 Il brano, tratto da C. Ricci, Ristauri e ristauratori, in «Fanfulla della Domenica», 14 ottobre 1883, è riportato da G. Kannès,

Accentramento e iniziative locali..., op. cit., 1994, p. 21.

68 A. Bacchetta, S. Carrea, Giovanni Francesco Capurro, in M. Venturino Gambari, D. Gandolfi (a cura di), Colligite

fragmenta..., op. cit., pp. 331-332.

69Copia della relazione chiesta dal Ministero sul finire del 1862 intorno a Libarna e spedita nel gennaio del 1863 dal Cav.

Professore Gian. Francesco Capurro, in ACS, AA. BB. AA., I vers, b. 3, fasc. 6.15 "Novi Ligure catalogo dei monumenti classici".

78 Gli oggetti erano stati recuperati dagli operai attivi nei cantieri stradali e ferroviari e dai proprietari dei terreni. La destinazione dei reperti era varia e disomogenea: parte era stata inviata a Torino dagli ingegneri che dirigevano i lavori, parte era stata venduta dai proprietari a collezionisti e curiosi di passaggio, come

Una principessa di Colonia, amantissima di cose antiche, [che] si portò a visitare Libarna e raccolse dai proprietari una spettabile quantità di ruderi, dichiarando che, essendo in Roma, gli avrebbe illustrati; ma sventuratamente, senza adempiere la promessa, vi morì poco dopo di aver lasciato per testamento ogni cosa al cardinale Antonelli70.

La relazione di Capurro si trasforma in una interessante mappatura delle raccolte di antichità libarnesi, presenti nelle collezioni di Santo Varni71, del marchese Pereto, del marchese

Lomellini (all'epoca conservate presso gli eredi) e del Canonico Costantino Ferrari di Serravalle Scrivia.

Ma una assai spettabile ed importante collezione, frutto di molte indagini e di molte spese, appartiene al riferente. Essa venne fatta col proposito di illustrare la città di Libarna, il che a sua volta sarà nell'opera che da alcuni anni va stampando col titolo memorie e documenti

per servire alla storia della città e provincia di Novi, sperando con ciò di far cosa utile alla

storia generale d'Italia, e graditissima agli amatori delle patrie antichità.

Tale raccolta venne collocata quasi per intiero in due salotti dell'Accademia letteraria di Novi, colla condizione che venendosi a sciogliere la Società accademica, ove non fosse provveduto con appropriato locale pubblico, e diversamente dal proprietario, fosse regalata ogni cosa a Serravalle, o a Torino, o a Genova, secondo che sarà giudicato meglio per l'interesse artistico e scientifico72.

Capurro riferiva in realtà di aver già offerto la propria collezione al comune di Serravalle, insieme al Canonico Ferrari, perché vi destinasse una sala appropriata e avviasse la formazione di un museo locale. Occasione che il sindaco non seppe cogliere, «non comprendendo che coll'accettare la proposta avrebbe procurato al paese onore e materiale vantaggio dalle visite dei forestieri». Ferrari, trovandosi in seguito in difficoltà economiche, «a malincuore deliberò di vendere la sua collezione: e per rimuovere il pericolo che fosse portata all'estero, l'esibì primieramente a chi

70Ibidem.

71 Dello scultore Santo Varni (1807-1885), professore di scultura presso l'Accademia Ligustica e figura di spicco del panorama culturale genovese, sono note la vastità delle raccolte e l'autorevole profilo di conoscitore e studioso di antichità. Consulente per gli acquisti del principe Oddone di Savoia e scultore della Real Casa, riunì un'imponente raccolta artistica e archeologica, alla sua morte finita all'asta e solo in parte confluita Musei Civici di Genova. La sua rete di conoscenze e amicizie era ben radicata localmente e vantava importanti riferimenti nazionali (Fiorelli, Fabretti, Carlo e Domenico Promis) e internazionali (Momsen). Membro della Commissione consultiva per la conservazione dei monumenti istituita nel 1866, fu autore di un'ampia documentazione sugli scavi libarnesi, a cui dedicò gli Appunti di diverse gite fatte nel territorio dell'antica Libarna dal prof. Santo Varni, Genova 1866 e di cui informò il Momsen per il Corpus Inscriptiorum Latinarum: A. M. Pastorino, Santo Varni, in M. Venturino Gambari, D. Gandolfi (a cura di), Colligite fragmenta..., op. cit., pp. 323-324. 72 Copia della relazione chiesta dal Ministero..., op. cit.

79 scrive, ma la domanda del prezzo superandone il potere finanziario, non poté aver luogo il contratto. Poco dopo venne il tutto acquistato dal governo illuminato di S. M. e ne fece sapientemente dono all'Università di Genova, come cosa che essendo del territorio ligure, poteva in loro avere maggiore importanza». Capurro concludeva la sua relazione sollecitando l'avvio di ulteriori scavi e augurandosi la nomina di un ispettore «intelligente»73.

Del tentativo di far sorgere a Serravalle Scrivia un museo municipale di antichità il Ferrari informava personalmente, pochi anni dopo, il Ministero: chiedendo di poter essere collocato in qualità di assistente presso la Biblioteca dell'Università di Genova, riferiva dell'attività quasi trentennale di studi e di ricerche, di salvaguardia e raccolta, e di come fu costretto «a cedere gli oggetti alla Regia Biblioteca dell'Università di Genova per £ 800, già avendone rifiutate 3000 offerte da dotti stranieri, per non avere il dolore di vedere emigrare all'estero quelle preziose memorie dell'antica gloria d'Italia»74.

La destinazione dei reperti novesi a Genova non deve stupire: solo nel 1876, in seguito al regio decreto che stabiliva l'istituzione di una commissione conservatrice in ogni provincia, il territorio fu assegnato ad Alessandria, e quindi considerato di pertinenza piemontese. Gli studi sull'antica città romana del resto impegnavano anche il fronte torinese, in particolare Carlo Felice Biscarra, che nel 1877 inviava a Giuseppe Fiorelli alcuni esemplari dei propri studi su Libarna, auspicando la prosecuzione degli scavi75. Negli stessi giorni analoghe sollecitazioni giungevano al

Prefetto di Alessandria da parte di Capurro, che aveva da poco assunto l'incarico di Regio Ispettore76 e vedeva nei ritrovamenti libarnesi una speciale opportunità di incremento per il neo

costituito museo archeologico provinciale77. A sostegno dell'iniziativa forniva ulteriori informazioni

sulle collezioni presenti sul territorio, non mancando di ricordare la propria che nel frattempo qualificava come vero e proprio "Museo":

Da nuove indagini ho dovuto confermare l'opinione comune che nella provincia di Alessandria non vi furono mai Musei d'Antichità, né Gallerie, all'infuori del Museo Capurro in

73 Lo stesso Capurro sarà nominato nel 1875 Ispettore degli scavi e monumenti di Libarna e nel 1876 Commissario per la Provincia di Alessandria.

74Costantino Ferrari [a Ministro della pubblica istruzione], Serravalle Scrivia 7 febbraio 1872, in ACS, AA. BB. AA., II vers. I parte, b. 1 fasc. "Serravalle Scrivia scavi di antichità". Sul collezionismo di Ferrrari: G. Mennella, "Un semplice catalogo di cose antiche". Il collezionismo libarnese di Costantino Ferrari, in M. Venturino Gambari, D. Gandolfi (a cura di), Colligite fragmenta..., op. cit., pp. 105-118.

75Carlo Felice Biscarra a Giuseppe Fiorelli, Torino 18 dicembre 1877, in ACS, AA. BB. AA., II vers. I parte, b. 1 fasc. "Serravalle Scrivia scavi di antichità". Biscarra nella lettera ricordava anche la preziosa attività di studio e scavo condotta da Costantino Ferrari, che aveva fornito numerose informazioni utili a Santo Varni e a cui consigliava di rivolgersi per ulteriori approfondimenti.

76 Capurro si mostrava lieto dell'incarico assunto, che gli consentiva «di poter concorrere alle sapienti mire del Governo, di mostrare cioè con monumenti, che se l'Italia in fatto d'Arti superò in un tempo le grandi Nazioni vicine, ha ancora la potenza di rinnovare una tanta gloria, ed il modello originale e classico»: Giovanni Francesco Capurro a Ministero della pubblica istruzione, Novi Ligure 3 febbraio 1877, in ACS, AA. BB. AA., I vers., b. 3, fasc. "Novi Ligure catalogo dei monumenti classici".

77Giovanni Francesco Capurro a Prefetto di Alessandria, Novi Ligure 11 dicembre 1877, in ACS, AA. BB. AA., II vers. I parte b 1 fasc. "Serravalle Scrivia scavi di antichità".

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Novi Ligure e della Galleria di quadri casa Peloso nella suddetta città; di una incipiente Pinacoteca Civica in Alessandria; di un Medagliere appartenente al Conte Groppello di detta città; di una discreta serie di oggetti Romani raccolti dal Monsignor Settala nell'agro tortonese; di altra simile fatta dal mio amico fu canonico Don Giuseppe Bottazzi, di cui tenevano larga parte i monumenti Libarnesi; di una raccolta di oggetti Libarnesi fatta da un canonico Costantino Ferrari di Serravalle Scrivia; di piccole raccolte fatte da qualche casa privata. Finalmente di una piuttosto larga raccolta di medaglie e di altri oggetti d'antichità posseduta dall'Ispettore Sig. Maggiora Vergagno [sic] in Asti78.

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