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La realtà dello spirituale: la parola e l'amore

Nel documento Oltre la solitudine dell'Io (pagine 111-114)

PARTE SECONDA In cerca del Tu

8.7 La realtà dello spirituale: la parola e l'amore

Nell’affermazione dell’indimostrabilità di Dio si rivela la radice kierkegaardiana della

pneumatologia ebneriana. “Dio non è conoscibile prima della sua libera e gratuita decisione di rivelarsi”, rendendosi conoscibile all'uomo esclusivamente “all'interno della relazione che instaura con lui”695.

689 Ivi, pag. 332-333. “Nella spiritualità della sua origine in Dio l'uomo non era la «prima», bensì la «seconda

persona», dato che la prima era e rimane Dio. E qui questi «prima» e «seconda» indicano effettivamente un ordine gerarchico spirituale, a differenza dell'impiego grammaticale. Egli era la persona «appellata da Dio», il Tu della parola divina che lo creava”. Ivi, pag 157. “Non é l'esistenza del Tu ad avere come presupposto quella dell'Io, bensì viceversa” Ivi, pag. 168. Pertanto, “sarebbe senz'altro pensabile – scrive - un sistema filosofico che (...) avesse eliminato in modo indiscutibile l'esistenza di Dio; un'esistenza umana, però, che «esistendo» avesse eliminato l'esistenza di Dio, é semplicemente impossibile” Ivi, pag. 162.

690 Ivi, pag. 159. Il Tu sei (il sei Tu) é la ripresa, consapevole, del momento creante, é il ripetersi

all'infinito dell'incontro creante, sorgente della vita, rimasto, da allora, impresso vitalmente nella Duhaftigkeit des menschlichen BewuBtseins” E. Ducci, In margine a un sintagma ebneriano nuovo, prezioso,

rivelativo, irrecusabile: la Duhaftigkeit des BewuBtseins, in S. Zucal – A. Bertoldi, La filosofia della parola di Ferdinand Ebner, cit., p. 124.

691 Ivi, pag. 211. “Ciò che propriamente lo rende uomo é effettivamente il fatto che egli abbia un rapporto con

Dio che trova espressione nella parola e nell'invocazione, il fatto che sia l'essere che nella preghiera cerca Dio e che «trascende la vita intera e con essa anche se stesso»”. Ivi, pag. 306.

692 “In ciò consiste allora l'«indigenza spirituale» dell'uomo, che lo rende un «cercatore di Dio» e della quale

diviene consapevole solo nell'impostazione religiosa della propria vita, mentre dai suoi bisogni estetici e dal loro appagamento, benché anche in essi sia l'essere che cerca Dio, viene guidato in una direzione sbagliata, nella terra di sogno che é il mondo delle idee; in ciò consiste tale miseria: nel fatto che lo spirituale nell'uomo, l'Io, ha bisogno per vivere del rapporto con il Tu; nel fatto che l'uomo, per esistere spiritualmente, ha bisogno di un rapporto con Dio. L'Io e il Tu - vale a dire in ultima istanza l'uomo e Dio - queste realtà della vita spirituale trovano nella «parola» la loro esistenza «oggettiva», come nell'amore quella «soggettiva»”. Ivi, pag. 211.

693 “Senza Dio l'Io sprofonda nell'abisso del nulla, perché esso esiste solo nel suo rapporto con Lui, con il Tu ”. Ivi, pag. 292

694 F. Ebner, Schriften, ct., vol. II, pag. 36. “Il rapporto dell'uomo con Dio é un rapporto personale. Perché é il rapporto del suo io con il tu, di ció che é personale nel suo essere con qualcosa di personale. E Dio non potrebbe essere il tu dell'io se non fosse appunto un Dio personale” Ivi, pag. 43.

Kierkegaard ha un ruolo fondamentale nell’elaborazione del pensiero di Ferdinand Ebner. La lettura del filosofo danese ne accompagna, in particolare, la conversione, offrendogli la chiave di lettura essenziale dell'esperienza religiosa nell’a tu per tu con Dio. Questo legame, effettivo ed attuale, non corrisponde ad un'idea oggettiva, ma ad un esperire interiore, secondo

modalità in cui appare “viva la presenza feconda del sant'Agostino delle Confessioni”696.

In Ebner, quindi, lo spirituale risulta intimamente connesso all'esistenziale. Spirituale è quel nucleo intimo ed insostituibilmente personale in cui si pone il rapporto fra l'uomo, inteso come

singolo, e Dio697. Il singolo non è per se stesso, ma è per Dio, davanti a Dio, in una relazione

insuperabile ed intrascendibile. Di Dio, quindi, non si parlerà in terza persona, cercando improbabili determinazioni oggettive, ma gli ci si rivolgerà come al Tu della propria

esistenza698. L'aver inteso, poi, questa relazione in un senso radicale, scarnificato di ogni altra

connotazione, non smetterà di avere conseguenze sulla riflessione del Nostro, nonché sul suo difficile rapporto con la Chiesa699.

In tal modo è anche posto il primo dei due pilastri relazionali ebneriani, quello fra uomo e Dio. Il secondo, quello fra uomo e uomo, lo si dovrà non tanto a Feuerbach, che Ebner legge quando ormai ha già maturato la sua posizione, quanto alla meditazione del Vangelo di Giovanni.

Il punto che marca il passaggio è che l'espressione oggettivamente percepibile di tale essere orientato, si potrebbe dire buberianamente il tra dello spirituale, si riscontra nel fatto che l'uomo è un essere parlante. Si badi bene non si riscontra nella parola astrattamente concepita, ma nell'evento del linguaggio, nel miracolo della parola che si va a porre come tra, ossia come medium fra l'uomo e Dio e fra gli uomini fra di loro. “ Ci sono soltanto due realtá

spirituali: Dio e l'io” – scrive Ebner. “Questo in ultima analisi si trova giá in Kierkegaard. Ma per comprendere realmente la veritá di questo non basta affatto aver letto Kierliegaard”700.

Interviene qui una considerazione linguistica, che è assente in Kierkegaard. Io e Tu, per Ebner, sono oltreché realtà esistenziali, “parole che nella concretezza e attualità” del loro

venire espresse reduplicano “il proprio contenuto di realtà”701. Se, infatti, Ebner ha appreso

da Kierkegaard il primato dell'esistere spirituale nella contrapposizione al pensare, ha poi compiuto un passo ulteriore nel momento in cui ha ritrovato un punto reale di consistenza di tale esistere. Tale punto è, in prima istanza, la parola, elemento plastico in cui lo spirituale si

realizza. Pertanto, pneuma viene a significare, in Ebner, “l'atmosfera spirituale in cui la

696 E. Ducci, La parola nell'uomo, cit., pag. 101-103. Altrettanto forte è la presenza di Pascal come rileva S. Zucal:

“E' il cuore il punto centrale dell'incontro Ebner-Pascal, anche se va rilevato che in Ebner il cuore non è solo la possibilità di una dimensione altra del pensiero, ma pè anche la fonte della parola autentica”. Il miracolo della parola, in Ferdinand Ebner. Frammenti pneumatologici. La parola e le realtà spirituali, cit., pag. 51.

697 “Ebner deriva l'accezione di spirituale dalla contrapposizione di vero io, realtá spirituale, e io naturale si

fonda sulla scoperta che Ebner fa, grazie alla lettura di San Paolo, dell'antropos pneumatikós; forse la sfaccettatura piú importante dell'apporto del cristianesimo alla decifrazione dell'io umano ”. E. Ducci, La parola nell'uomo, cit., pag. 121.

698 F. Rosenzweig, La scrittura etc., cit. pag. 167

699 Ebner sulla via tracciata da Kierkegaard è per la sola fede, intesa come a tu per tu con Dio, una fede ineffabile

ed insondabile, che si riduce, pur nel fascino di questa affermazione, ad una relazione intrascendibilmente personale e, quindi, cosa paradossale per il filosofo che ha eletto l'espressione dialogica e la comunicazione a fondamento del suo discorso, come incomunicabile. “La cosa però di gran lunga più importante e significativa (...) é che proprio nella forma di un simile rapporto trova espressione la relazione dell'uomo con Dio. Essa é la forma basilare e primordiale del modo divino di rapportarsi, modo che, proprio perché é e dev'essere «personale», non può essere altro che il rapporto dell'Io verso il Tu”. F. Ebner, Frammenti Pneumatologici, cit., pag. 145.

700 F. Ebner, Schriften, vol. I, pag. 32.

parola respira e vive”. La Parola genera relazione tra l'uomo e Dio e tra l'uomo all'altro uomo:

“La parola crea la vita spirituale nell'uomo, la vera vita spirituale che si svolge sempre tra l'Io

e il Tu”702. Perciò, essa trascende le chiusure solipsistiche dell'io e le elaborazioni della

logica. E’, come annota nei suoi diari, il momento in cui la "soggettivitá" della veritá si

comprende oggettivamente e l'oggettivitá della veritá viene intesa soggettivamente703.

E' chiaro che qui per parola Ebner non intende la parola convenzionale, ridotta alla sua funzione segnica, ma qualcosa di ben più pregnante. Viste le suggestioni giovannee, parola è sempre in relazione alla Parola, al Logos, e cioè a Gesù Cristo. “La realtà di Dio – scrive in un passo decisivo dei suoi Frammenti - non ci é nascosta in un qualche recesso oscuro della

ragione umana, accessibile solo all'acume logico e alla finezza di un metafisico o di un teologo, bensì in niente di meno che nel dato di fatto - e qui però in maniera incontestabile - che l'Io nell'uomo é orientato a un rapporto con il Tu, al di fuori del quale nemmeno potrebbe esistere; e poi, in ciò in cui tale rapporto viene a esprimersi, cioé nella parola e nell'amore: nella parola, che ci é data da Dio, e nell'amore, del quale dobbiamo adempiere nella vita l'imperativo che dalla parola ci é giunto; nella parola che ci rende «uditore» e nell'amore che ci rende «facitore» della parola”704.

Lo spirituale ebneriano, quindi, non sfuma in qualcosa di ineffabile, nella misura in cui si riconnette all'espressione verbale. Lo spirituale parla, si esprime, si rivolge, si manifesta

“come feconditá verbale”705. Così come “la situazione spirituale del linguaggio nell'attualità

del suo venir detto non é altro in ultima analisi che il rapporto dell'uomo verso Dio ”, così il

senso ultimo dello spirituale sta nel riportare l’uomo a Dio706.

Tuttavia, si dà un modo ancora più diretto di sperimentare fenomenologicamente lo

spirituale. Questo modo passa per l'amore, che è espressione ancora più diretta ed immediata

della parola e, nello stesso tempo, più intima.

In fin dei conti, è la stessa strada seguita da Giovanni. Il senso di tutto è la Parola, il Logos

che era in principio presso Dio e che si è fatto carne, ma la Parola è, al fondo, sgombrato il

campo da ogni possibile equivoco, amore. L'amore è intrinsecamente direzione, orientamento, relazione. Inoltre è, come la parola, qualcosa di del tutto gratuito, che trascende l'orizzonte

del posto da noi707. “Indubbiamente l'amore conosce qualcosa di simile: nella misura in cui

esisto per te, mi muovo verso te, io divengo interamente me stesso e sono colui a cui tu dai liberamente l'essere, che lasci essere, e a cui concedi l'essere a partire da te, dal fondamento del tuo essere”708. Il te dell’amore è esterno ad ogni legislazione universale, per forza di cose

disattenta nei confronti del particolare, e chiede di essere amato per se stesso in modo assolutamente personale.

L’amore, quindi, non si lascia ridurre nelle forme dell'impersonale, perché il suo rilievo personalissimo lo eleva al di sopra di ogni idea o concetto o formulazione di tipo etico.

702 F. Ebner, Schriften, vol. II, pag. 241-42. “... e di nuovo dove altro sarebbe dato questo atteggiamento se non nella

parola e nel fatto - che é proprio un fatto dello spirito - che l'uomo ha la parola, poiché questa é il veicolo oggettivamente dato della relazione tra l'io e il tu, dove appunto la vita spirituale ha la sua realtà? Se c'è un'intuizione pneumatologica allora il suo unico possibile oggetto é la lingua, la parola”.

703 F. Ebner, Schriften, cit., vol. II, pag. 147. “E' solo grazie al linguaggio (…) che l'Io viene dato

«oggettivamente»” F. Ebner, Frammenti Pneumatologici, cit., pag. 226.

704 Ivi, pag. 159.

705 A. Bertoldi, Il pensatore della parola etc., cit., pag. 60. 706 F. Ebner, Frammenti Pneumatologici, cit., pag. 155.

707 Scrive Ebner che un uomo che crederebbe di parlare da solo e nella solitudine sarebbe un folle. Un uomo che

amasse se stesso “nel «solipsismo dell'Io» e chiusura al Tu della sua esistenza” non si farebbe “il Tu dell'amore ma solo l'«oggetto» dello stesso”. F. Ebner, Frammenti Pneumatologici, cit., pag. 258-59.

708 A. K. Wucherer-Huldenfeld, Il pensiero fondamentale di Ferdinand Ebner, cit., pag. 22. L'autore conclude

affermando che “la pneumatologia è la dottrina spirituale della parola e può essere compresa in modo nuovo come teologia esistenziale e spirituale elaborata in modo autodidatta”. Ivi, pag. 23.

Nel documento Oltre la solitudine dell'Io (pagine 111-114)

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