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Rosenzweig: il Cantico dei cantici e la rivelazione dell'amore di Dio

Nel documento Oltre la solitudine dell'Io (pagine 148-150)

Le realtà spirituali: la parola e l'amore 9 L'espressività dello spirituale-religioso

10.4 Rosenzweig: il Cantico dei cantici e la rivelazione dell'amore di Dio

Se il libro della Genesi ispira il primo capitolo della seconda parte delle Stella, in cui Rosenzweig tratta della creazione, il Cantico dei cantici ispira il secondo, in cui tratta della rivelazione. Esso è – scrive testualmente l'autore - “il libro che abbiamo riconosciuto come

nucleo e centro della rivelazione”955.

Creazione e rivelazione si pongono, per Rosenzweig, in rapporto di successione e complementarietà. La creazione è già rivelazione, ma la rivelazione completa la creazione. Tuttavia è la nozione di rivelazione a costituire il punto nodale di tutta la sua riflessione, a porsi

“quasi come chiave di lettura di tutto il libro”956. A partire da questa esperienza il nuovo pensiero

948 M. Garcìa-Barò, Das ‘neue Denken’ und das Böse: eine Grenzfrage, in W. Schmied Kowarzik, Franz Rosenzweig

«neues Denken», cit., Band II, pag. 776-92.

949 F. Ebner, Frammenti Pneumatologici, cit., pag. 305.

950 S. Zucal, Quel «sottile e ripido pensiero». Hans Urs von Balthasar interpreta Ebner, in Ferdinand Ebner,

Communio etc., cit., pag. 104.

951 N. Petrovich, La voce dell’amore, cit., pag. 80. 952 N. Petrovich, La voce dell’amore, cit., pag. 85.

953 Vedi S. Mosés, Rosenzweig et Lévinas. Au-delà de la guerre, in N. Frogneux – F. Mies, Emmanuel Lévinas et

l'Histoire, Actes du Colloque international des Facultés universitaires Notre-Dame de la Paix, Les Editions du Cerf Presses universitaires de Namur, Paris 1998, pag. 149.

954 F. Ebner, Frammenti Pneumatologici, cit., pag. 324. 955 F. Rosenzweig, La stella della redenzione, cit., pag. 208. 956 N. Petrovich, La voce dell'amore etc., cit., pag. 52.

di Rosenzweig sviluppa una pretesa di sistematicità957, per cui il fatto che il secondo libro della

seconda delle tre parti della Stella si trovi al centro dell'opera non è casuale.

L'enigma del mondo, lo abbbiamo visto, si scioglie quando esso si rivela creatura, trovando spiegazione alla luce del racconto della creazione. Dio parla e il mondo è. Il mondo, a sua volta, non è creatura solo all'atto di essere creato, ma sempre. Il che vuol dire che continua a relazionarsi a Dio, a rivolgerglisi, a tendere verso di Lui. Ma la rivelazione permette un passo ulteriore: ci svela il Nascosto, ci introduce nel Santuario di Dio, ci rivela qualcosa del Creatore, non per via delle creature, ma in se stesso.

Per questo il Cantico dei cantici, che è il libro della rivelazione, ispira non solo il secondo capitolo della seconda parte della Stella, ma l'intera opera. Scrive Rosenzweig: "Uno sguardo

alla creatura creata ad immagine e somiglianza di Dio ci insegna l'unico modo" per conoscere

la sua essenza interna. Questa, infatti, si mostra come "amore ridestato nuovamente ad ogni

istante, sempre giovane, sempre primo", che "dalla notte del Dio nascosto irrompe come un no, come un'autonegazione sempre nuova, indifferente a tutto ciò che viene prima o che può venire in seguito, esclusivamente nascita dell'istante/colpo d'occhio della vita, immediatamente esperito e vissuto"958.

E' da ribadire che, per Rosenzweig, la rivelazione non è solo un evento biblico, ma coincide assolutamente e senza residui "con l'universo della più comune e quotidiana esperienza

dell'uomo all'interno del mondo"959. Ora, tramite il riferimento al Cantico, scopriamo che

questa esperienza comune e quotidiana è quella dell'amore. L’amore è l’esperienza in cui la rivelazione si rende quotidianamente e comunemente presente.

Il Cantico dei cantici è un libro singolare. Il suo senso diretto è amoroso (molto probabilmente in origine era il canto di un amore profano). Il senso recondito è teologico. Protagonisti sono il pastore e la Sulamita, ma fra i due sembra insinuarsene un terzo, un re, anzi Salomone in persona. Questo ne ha reso ardua l’interpretazione, fino a quando non si è compreso che il re era, in realtà, il pastore stesso, l’innamorato, trasfigurato in figura regale come avveniva usualmente nelle cerimonie del tempo, quando lo sposo era celebrato “come il re e la sposa come la sposa che il re

si è scelta”. Così, “sotto il velo metaforico di un matrimonio regale” – scrive Rosenzweig - “il pastore che è lo sposo è soppiantato dal re che egli sente di essere”960.

Sotto un profilo esegetico, il punto sostanziale è che nel Cantico l'amore umano, nella sua carica erotica e sensuale, si apre ad una dimensione misteriosa e teologica. Si celebra, infatti, l'amore nuziale “nel suo valore di pienezza umana”, ma contemporaneamente si intuisce in esso

un segno, una sacralità961. La realtà umana dell’amore, quindi, si trasfigura e viene assunta come

metafora della relazione Dio/uomo, ossia della rivelazione. Riprendendo, infatti, la simbologia

sponsale, che esiste ampiamente nel profetismo962, il pastore-re si rivela simbolo di Dio che,

957 Rosenzweig è paradossalmente un pensatore asistematico ed antihegeliano che dà vita ad un sistema. Della

Stella Rosenzweig scriverà che “è semplicemente un sistema di filosofia” Il nuovo pensiero, cit., pag. 258.

958 F. Rosenzweig, La stella della redenzione, cit., pag. 164-165. 959 F. P. Ciglia, Fra Atene e Gerusalemme etc., cit., pag. 177.

960 F. Rosenzweig, La stella della redenzione, cit., pag. 207. Il modello regale, di cui al versetto 1,4, prevedeva che lo

sposo fosse il re della festa di nozze e la sposa la regina introdotta a palazzo, fuor di metafora, nella stanza nuziale. Le cerimonie nuziali prevedevano l'incoronazione dello sposo e della sposa, il tavolo nuziale, detto "trono", e inni descrittivi della bellezza fisica della sposa e della potenza dello sposo. Nel Cantico lo sposo-re si trasforma simbolicamente in Salomone. Nella rilettura teologica si trasforma poi nel Signore, unico re di Israele, o anche nel Messia-re davidico.

961 “La lettura in chiave erotica del Cantico è la più sicura ma non ha senso se il letto degli amori non è rischiarato da una piccola lampada che rischiari, attraverso quei trasparenti amori, il Nascosto”. G. Ceronetti, Cantico dei Cantici, Adelphi, Milano 1975, pag. 107.

962 Nella Bibbia la simbologia nuziale serve a definire la relazione che intercorre tra Dio e l'uomo. Lo stesso verbo

ebraico usato in Gn 2,24 per indicare l'unirsi, l'aderire fisico e spirituale dell'uomo a sua moglie (dbq) è quello che descrive l'adesione dell'Israele fedele a Dio attraverso l'alleanza (Gn 13,11). Il vocabolo "alcova", il cui senso

“mosso dal suo amore, è alla continua ricerca del fedele, che è la sua amata per instaurare con

lei una comunione eterna”963. A sua volta, l'amata si rivela simbolo di Israele o, più estesamente,

dell'umanità.

Sotto un profilo teologico apprezza che l’eccezionalità dell’amore, per cui esso è ben più di una metafora, sta nel fatto che esso "non può affatto essere puramente umano". Come la parola, l'amore addita qualcosa che è oltre la coscienza irretita nella sua presunta autosufficienza, qualcosa di “sensibile e sovrasensibile insieme”, “in apparenza transitorio,

ma in realtà eterno”. L'amore umano in sé, così com’è, rivela Dio. Scrive Rosenzweig che

esso è a metafora964 che “attraversa, come metafora, l'intera rivelazione”965, metafora viva e

vivente, perché nell'esperienza d'amore l'anima si sente effettivamente toccare da Dio.

L’amore manifesta, in sostanza, una presenza che trascende l'immanente. Anzi, nell'amore la separazione fra immanenza e trascendenza non si dà più, perché l'amore la colma. L’uomo fa direttamente ed immediatamente conoscenza di Dio. “Qui – scrive Rosenzweig riferendosi al Cantico e all’amore in esso cantato – il lettore è posto (...) di fronte all’alternativa tra

l’accogliere il senso puramente umano, puramente sensuale (...) ed il riconoscere che qui, proprio qui, proprio in questo senso puramente sensibile, direttamente e non solo metaforicamente si cela il significato più profondo”966. In estrema sintesi, se esiste l'amore,

allora esiste Dio.

Pertanto, "la relazione che intercorre tra maschile e femminile diventa il prototipo di una

dimensione dialogica della realtà, di una verità che si coglie solo nella relazione reciproca e che vive dal confronto delle differenze tra i due"967.

Nel documento Oltre la solitudine dell'Io (pagine 148-150)

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