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Il castello e la cittadella di Giulio II della Rovere: il cantiere e la demolizione definitiva (1507-1511)

P ARTE III: 1400-1424: L ' ATTIVITÀ DI G IOVANNI DA S IENA DOPO LA PERDITA DELL ' AUTONOMIA CITTADINA : IL DOMINIO DELLA C HIESA

3.2. I L CASTELLO URBANO E LE RIVOLTE POPOLARI : RICOSTRUZIONI E ATTERRAMENTI DELLA FORTEZZA DI P ORTA G ALLIERA

3.2.4. Il castello e la cittadella di Giulio II della Rovere: il cantiere e la demolizione definitiva (1507-1511)

Dalla rivolta del 1443 sino ai primi anni del Cinquecento i Bentivoglio, tennero saldamente le redini della città ma l'autorità del nuovo governo signorile continuò a convivere con quella legatizia, secondo quella spartizioni di poteri che aveva preso forma durante la prima metà del Quattrocento. Al chiudersi del XV secolo il favore di cui godeva il regime signorile prese tuttavia a deteriorasi e Giovanni II Bentivoglio, osteggiato da alcune delle maggiori famiglie cittadine e dalle autorità ecclesiastiche, tentò di rinsaldare la presa sulla città con una politica repressiva e infine con

506 GHIRARDACCI 1973, vol. III, p. 95: «Havendo li Bolognesi attenuto il castello di Galliera, il senato si raduna per

vedere quello che di esso fare si doveva; dove fu conchiuso si dovesse rovinare. Et però alli 25 d'agosto [1443], la domenica, doppo il vespro, si cominciò a gettare per terra, et in pochi giorni fu da' fondamenti ispianato, restandovi appena vestigio di una cappella dipinta da Giotto pittore, la quale al dì d'oggi si scorge».

l'allontanamento di Giuliano della Rovere legato di Bologna in nome del pontefice Alessandro VI dal 1483 al 1502. Giuliano eletto al soglio pontificio con il nome di Giulio II l'anno successivo riprese in mano il programma di riconquista delle terre della Chiesa: dopo avere assediato Bologna e allontanato il Bentivoglio, fece il suo ingresso trionfale in città l'11 novembre del 1506. Posti a capo delle magistrature cittadine funzionari di sua fiducia il pontefice avvio un piano di rafforzamento delle difese urbane che ancora una volta avrebbe compreso la riedificazione del Castello di Porta Galliera507.

Le fonti cronachistiche assegnano la realizzazione delle nuova fortezza, eretta tra il 1507 e il 1508 all'arciprete Ludovico Clodio di Caldarola508 che aveva maturato esperienza nel campo

dell'ingegneria militare al servizio di papa Alessandro IV presiedendo alla costruzione delle rocche di Osimo e Offida (1492) nelle Marche e forse di quella di Camerino (1503)509. A partire dagli studi

di Richard. J. Tuttle è stata avanzata l'ipotesi che l'arciprete avesse svolto per il pontefice unicamente il ruolo di esecutore materiale mentre il progetto del castello fosse da attribuire in realtà a Donato Bramante510 la cui presenza a Bologna in quegli anni è documentata da pagamenti a lui

assegnati per interventi alle mura urbane nei pressi dello stesso Castello di Porta Galliera e della Porta di San Felice511, sempre di sua concezione potrebbe essere inoltre lo scalone del Palazzo

Apostolico di Piazza Maggiore, realizzato in sua assenza nel 1510.

I veri e propri lavori di quinta (ri)edificazione della fortezza pontificia furono preceduti dal disseppellimento delle fondamenta dell'ultimo castello giovanneo, impresa che durò dal 11 gennaio512 al 20 febbraio 1507 quando Giulio II pose solennemente la prima pietra513. Già nel mese

di aprile il castello veniva fornito di artiglieria e vettovaglie recuperate dal palazzo di Giovanni II Bentivoglio514 ma i lavori probabilmente si protrassero fino al mese di luglio dello stesso anno515.

Al suo completamento l'articolazione della fortezza, fondata su una pianta quadrangolare a cavallo delle mura urbane, replicava caratteristiche comuni agli impianti precedenti: disponendo di difese perimetrali consistenti in circuito murario con torri e fossati esterni che per l'occasione potevano essere allagati; gli edifici residenziali forse ancora una volta protetti da un fossato interno erano sempre concentrati al centro dove si trova la torre maggiore. Oltre a quattro torrioni angolari le cronache riportano la presenza di altrettante torri probabilmente disposte a due a due lungo il fronte orientale e quello occidentale. Se la pianta quadrata di queste torri sembra allontanarsi dal più moderne forme circolari sperimentate ad esempio nella vicina Ferrara da Rossetti, sembra che invece il rispetto delle tendenze più aggiornate trovassero un saldo riscontro nelle forme in cui vennero ricostruite le mura del castello: innalzate con uno spessore di ben 12 piedi di larghezza (4,56 m) ma contenute nello sviluppo in altezza e fornite di potenti scarpature per meglio contrastare l'attacco dell'artiglieria e deviarne i colpi516.

Ma il pontefice non si accontentò di questa impresa fortificatoria e nel luglio 1508, terminati i lavori del castello, promosse la costruzione di una cittadella eretta in aderenza alle mura, sul versante

507 DE BENEDICTIS 1989; DONDARINI 2003, TROMBETTI BUDRIESI 2004, VASINA 1997, pp. 185-186, GHIRARDACCI 1973,

vol. III, p. 335

508 GHIRARDACCI 1973, vol. III, p. 357 e p. 393. Cfr. anche BENEVOLO 2006, p. 89.

509 BENEVOLO 2006, pp. 87-89.

510 TUTTLE 2001, pp. 47-54; TUTTLE 1982.

511 ASBo, Comune, Governo, Riformatori dello Stato di libertà, Libri mandatorum, reg. 23 (1507-1513), c. 238, 1508, febbraio 11.

512M. A. BIANCHINI, Cronaca di Bologna, BUBo, ms. 294, c. 120r. Secondo Dalla Tuata i lvori divennero

particolarmente concitati a partire dal 19 settembre quando si prese a lavore «...dì e note, con le lume non riguardando feste chomandate nè domeneghe...» mentre il 25 vennero allagate le fosse: DALLA TUATA 2005, p. 518

513 GHIRARDACCI 1973, vol. III, p. 364.

514 GHIRARDACCI 1973, vol. III, p. 367.

515 BENEVOLO 2006, p. 90.

occidentale della strada di Galliera. Probabilmente si trattava di un impianto difensivo di forma rettangolare rafforzato da un fossato e fornito di una porta verso la città e di una rivolta al contado, al centro si trovano tre file di edifici divisi da due strade parallele larghe 14 piedi (5,32 m), questi fabbricati erano destinati ad ospitare la guarnigione pontificia e le stalle per gli animali517; vi era

inoltre un edificio di culto dedicato a San Giulio e un ospedale dedicato a San Giovanni di Gerusalemme. Verosimilmente il castello e la cittadella erano collegati tra loro, forse sfruttando il camminamento che lungo le mura passava per Porta Galliera oppure attraverso strutture aeree518.

Il castello e la cittadella erette da Giulio II andarono presto incontro alla stessa sorte toccata ai precedenti fortilizi urbani: nel maggio del 1511 Ermes e Annibale Bentivoglio, affiancate dalle truppe francesi capeggiate Gian Giacomo Trivulzio erano pronti a riconquistare la città. La fortezza di Porta Galliera si trovò per l'occasione talmente sguarnita che il castellano cedette il fortilizio e la cittadella ai Bolognesi dietro compenso di 3000 ducati. Tutti e due i fortilizi furono definitivamente atterrati in quell'anno e mai più ricostruiti. La cronaca di Fileno Dalla Tuata ben esprime la solidità delle strutture del castello e le difficoltà che comportarono le operazioni di demolizioni, anche questa volta messe in campo con quelle stesse modalità che esattamente un secolo prima Giovanni da Siena aveva sperimentato per atterrare il castello da lui stesso eretto nel 1404519.

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