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P ARTE II: 1386-1400: G IOVANNI DA S IENA AL SERVIZIO DEL C OMUNE DI B OLOGNA

2.2 G IOVANNI DA S IENA E LA RISTRUTTURAZIONE DEL CONTADO

2.2.4. Palacium Roche Magne Solarol

Le aspirazioni bolognesi di accrescere i propri confini a discapito delle piccole enclave feudali talvolta trovava spazio di manovra insinuandosi tra le rivalità e le divisione che animavano i signori feudali delle aree limitrofe. Questo è il caso del feudo di Solarolo venduto nel 1381 da Francesco Manfredi per 3000 fiorini d'oro ai Bolognesi che da questo momento vi esercitarono la propria giurisdizione300.

Solarolo era inquadrato dal censimento-statistica redatto nel 1371 dall'Anglic come nucleo demico

294 APP II TR - 1382, ottobre 20. 295 APP II TR - 1382, dicembre 23. 296 APP II TR - 1383, febbraio 18.

297 APP II TR - 1384, novembre/dicembre? 298 APP. I - DOC 11 (1391, marzo 1).

299 APP. I - DOC 32 (1392, dicembre 15). Dopo l'intervento di Giovanni non si registrarono ulteriori lavori di riparazione alla Torre del Rastellino sino all'aprirsi del Quattrocento: APP II TR - 1400, ?.

300 Tra Francesco e il fratello Astorge Manfredi (signore di Faenza) si consumava una lotta intestina che era sfociata in scontro armato. Sentendosi minacciato dal fratello Francesco vendette Solarolo ai Bolognesi con l'obiettivo di ottenere da questi protezione. GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 490.

fortificato inteso come castrum collocato in un area pianeggiante del comitatus di Imolese comprensivo di un certo numero di ville da esso dipendenti. Le difese dell'abitato dovevano essere costituite da un perimetro difensivo non meglio identificato con un palancato o con delle vere e proprie mura, ulteriormente potenziato dalla presenza di un «fortalicium» o «roccha» che ospitava un castellano (che in quel tempo rappresentava il potere della Chiesa) con 20 soldati. Fuori dal perimetro del castrum era sorto anche un burgus nel quale era di stanza uno schieramento di 20. fanti. Dal punto di vista demografico castrum e burgus contavano complessivamente 260

focularia.301

L'atto di compravendita stipulato tra il Manfredi e il Comune, sottoscritto tra il luglio e l'agosto del 1381, comprende nell'acquisto oltre al terrirorio propriamente detto anche ciò che sopra vi sorgeva: «turres, palatia, Rocham et hedifficia, foveas, redefossos et vias, ... portas, palanchactum et fortilitia»302, informandoci in tal modo una varia ed aggiornata serie di architetture e altre

infrastrutture che connotavano all'inizio degli anni '80 il centro di Solarolo. Il castrum doveva essere circoscritto da un palancato rafforzato attraverso fossi e redefossi mentre erano presenti oltre alle strutture delle porte che per natura rappresentativa dovevano spiccare nell'immagine della cinta, anche torri (prive come il resto di una dislocazione topografica), di una sola rocca e anche di «palatia» a indicare episodi architettonici di un certo rilievo. Una volta passato sotto il controllo bolognese l'infittirsi delle note di spesa redatte dalla tesoreria dimostra in modo inequivocabile la seria intenzione della città capitale di potenziare questa nuova propaggine orientale del dominio investendo sulle fortificazioni somme crescenti di risorse pubbliche che di lì a un decennio verranno erogate quasi simultaneamente con quelle destinate al sorgere del vicino Castel Bolognese e altre realtà contermini.

Si inizia ad investire da subito «in reperatione et fortificatione castri et Roche Solaroli»: «Arpuiollo Nicolai de Felca» in qualità di «massarolo super laboreriis» assume un ruolo centrale nella gestione economica delle risorse destinate al cantiere mentre il Comune nomina quale soprastante un certo «Cursino de Gozadinis»: intorno a queste due figure viene avviato un cantiere che dai primi di agosto al 20 settembre porterà ad un primo esborso di a 550 lire303. Il 26 settembre «Arpuiollo» con

il ruolo di «Provixori Fortilitiorum» pagherà un certo «Thome de Medicina» 41 lire e 12 soldi per il rinnovo del palancato, lo stesso giorno il massarolo dispone il pagamento di 100 lire destinate a compensare il lavoro di diversi magistri lignaminis304 ma i lavori approntati saranno destinati a

prolungarsi ancora fino all'autunno inoltrato. Nel corso del febbraio successivo si dispone ancora sotto la supervisione di «Cursino de Gozadinis» la riparazione della «porte nove» del castrum e si registrerà per l'occasione l'ispezione dell'ingegnere del comune «Magistro Iohanni Guidoni» che si fermerà a Solarolo un solo giorno305, lo stesso mese una partita di 5000 coppi sarà destinata

genericamente alle coperture «pro reparatione Solaroli»306,

Un mandato del 19 marzo del 1382307, disposto per «Cursino de Gozadinis» annuncia che

quest'ultimo aveva assunto nel frattempo l'incarico di «superstiti ad fortifiandum Roche Parva Solaroli», citando forse per la prima volta l'esistenza di una Rocca Piccola probabilmente il risultato

301 MASCANZONI 1985; p. 143: «Item in dicto comitatu [Imole] in plano sunt istum castrum et ville, videlicet: Catrum

Solaroli, in quo est fortalicium seu roccha, ad cuius costodiam moratur unus castellanus pro Ecclesia cum XX paghis;

recepit quolibet mense a Camera florenos...L. In quo castro et burgis sunt focularia...CCLX. Item in burgis dicti castri

maratur una banderia peditum ad custodiam cum viginti paghis; recepit quolibet mense florenos... L. ».

302 ASBo, Comune, Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 286, reg. 45, cc. 17r-19r (Enptionis Castri Solaroli etc.). Per l'atto originale si veda ASBo, Libri iurium, I, f. 64.

303 APP II SO - 1381, agosto 2; APP II SO - 1381, agosto 31; APP II SO - 1381, settembre 20. 304 APP II SO - 1381, settembre 26; DOC 1381, settembre 26bis.

305 APP II SO - febbraio 13. 306 APP II SO - 1382, febbraio 25. 307 APP II SO - 1382, marzo 19.

del potenziamento di una di quelle turres menzionate nella compravendita del 1381308. Le voci di

pagamento registrate ai primi di aprile menzionano ancora lavori «ad Rocham Solaroli» e al

castrum ma come di consuetudine senza precisare gli ambiti intervento309. Le migliorie sembrano

arrestarsi all'inizio della primavera del 1383 ma già l'anno seguente apprendiamo che «Magistro Berto Cavaleti Ingigne[r]io», tra le principali figure del rinnovamento architettonico del tempo, aveva complessivamente speso 400 lire per lavori di riparazione alla Rocca di Massa Lombarda e alla stessa Rocca Grande di Soloralo, ma la nota contabile non ci consente di sapere quale quota parte di queste risorse fosse andata ad una piuttosto che all'altra310.

Nel 1386 Bologna continuava ad inviare per il potenziamento delle fortificazioni di Solarolo i migliori tra i suoi ingegneri-architetti; questa volta è Lorenzo da Bagnomarino che viene incaricato dagli Anziani «super laborerio Roche Magne et Parve Solaroli» confermando nuovamente la volontà di consolidare le difese del castrum attorno a due capisaldi fortificati e ben distinti. A Lorenzo vengono destinati per le spese oltre 347 lire che serviranno, come riportato esplicitamente dalla disposizione indirizzata al depositario generale, a ripagare il lavoro delle maestranze e la fornitura in cantiere di «assidibus, lignamine, lapidibus, et calcina, feramentis» a testimoniare come accanto al perdurare dell'uso del legno cresceva in questi ambiti l'impiego dei mattoni311.

Il costante mantenimento in efficienza dei fortilizi del contado restava una preoccupazione centrale tanto che durante il febbraio 1387 Solarolo rientra in un primo capillare programma di riparazione delle fortificazioni del contado312 mentre il 20 dicembre dello stesso anno un certo «Magistro

Dominico Pauli Ghote» ingegnere del Comune, già impiegato nella prima campagna dell'inizio dell'anno viene inviato per conto del governo bolognese a supervisionare i lavori di fortificazione intrapresi presso la «Roche Magne Solarolli» la Rocca di Massa Lombarda, la Rocca di Ducie, le «Roche Magne et Parve» di Castel San Pietro, le torri di Molinella e di Canoli313.

Nella tarda primavera del 1392 Antonio di Vincenzo accompagnato da altri collaboratori tra cui Dino de Castelletto» procede ad ispezionare oltre Castel Bolognese e Massa Lombarda nonchè a visitare Solaro314, dove a distanza di pochi mesi troveremo presente lo stesso Giovanni da Siena che

almeno dall'inizio di quello stesso anno presiedeva con Tadeo Pacis all'erezione della rocca di Castel Bolognose. Una succinta nota del depositario generale, datata 13 settembre 1392, ci informa del prestito di 40 lire destinate a coprire le spese sostenute sotto la supervisione di «Magistro Iohanni de Senis Ingignerio» per la riparazione del «palacium Roche Magne Solaroli»315: il

documento ci dà conto di uno degli sporadici impegni che allontanavano Giovanni dall'impresa edificatoria che lo stava assorbendo nella vicina Castel Bolognese ma fornisce inoltre un dato in più sulla tipologia di contesti per i quali era chiamato ad operare per conto del Comune. La presenza di un «palatium» associato alla struttura della Rocca Grande di Solarolo lascia pensare che il

308 La presenza di due rocche inserirebbe apparentemente le conigurazione di Solarolo tra quella dei castra le cui difese si imperniavano su una cinta difensiva coadiuvada da due nuclei maggiormente fortificati, generalmente definite in ragione di una gerarchia anche dimensionale: Rocca Magna e Rocca Parva. Tuttavia nel caso di Solarolo questa potrebbe non consistere in un nucleo difensivo forse ancora primitivo consistente in una torre particolarmente fortificata e già esistente (del resto le provvigioni bolognesi non accennano a interventi di costruzione ex-novo). Oltre al mandato citato del 19 marzo anche il 21 aprile se registra «pro feciendo reparando Rocham Parvam Solaroli» una spesa di 25 lire. APP II SO - 1383, aprile 21.

309 APP II SO - 1382, aprile 1; APP II SO - 1382, aprile 3; APP II SO - 1382, aprile 8. 310 APP II SO - 1384, novembre 8.

311 APP II SO - 1386, settembre ?. 312 APP II SO - 1387, febbraio 22.

313 APP II SO -1387, dicembre 20. L'anno seguente la «Roche Magne Solarolli», su mandato dei Provisori alle Fortezze sarà nuovamente oggetto di una modesta riparazione ad opera di «Bochadeferro de Bochadeferris» APP II SO - 1388, ottobre 6.

314 APP II CB - 1392, giugno 27.

principale nucleo fortificato del castrum non assolvesse solo a ricetto di un contingente militare ma disponesse di spazi residenziali di un certo riguardo. È possibile che l'inserimento del «palatium» nella Rocca Magna rispecchiasse quel processo di residenzializzazione che si stava affermando già durante il Trecento quando i signori delle enclave feudali convertivano i loro fortilizi in luoghi adatti a rispondere con maggiore dignità a nuove esigenze abitative e di rappresentanza. Sarebbe quindi plausibile, in via congetturale, che il «palatium» avesse arricchito la rocca di Solarolo ad esempio durante la dominazione dei Manfredi prima che questi la cedessero ai Bolognesi.

Sebbene il compito assegnato a Giovanni con molta probabilità fu un modesto intervento di ordinaria manutenzione, stando alla lunga sequenza di note contabili da cui attingiamo per ricomporne la biografia, quello del «palacium Roche Magne Solaroli» risulta essere il primo episodio attraverso il quale il senese si misurò con un organismo edilizio che doveva tenere insieme funzioni complesse: militari e residenziali, quasi ad annunciare uno dei principali temi che legherà insieme grande parte della produzione architettonica Giovannea del secolo successivo.

Dopo il passaggio di Giovanni i Bolognesi non smisero di interessarsi alla Rocca Magna, anzi venne avviato un nuovo un cantiere che già l'anno successivo a giudicare dagli importi vertiginosi messi in campo dovette cambiare radicalmente l'assetto della fortezza. Su disposizione del castellano «Lezarolli de Oretis»316 tra il mese di luglio e il settembre del 1393 vengono destinate

ben 2200 lire317, tra le note di contabilità trapelano anche sporadiche informazione sulle maestranze

coinvolte e sulla fornitura dei materiali impiegati: ad esempio «Bartolomei Iabobi» e «Dinarelli Petri» impegnati in opere di muratura318, oppure «Bernardini de Garisendis» fornitore di «lapidibus

et calcina» per 400 lire319. Il fervore edilizio attorno alla Rocca Grande di Solarolo proseguì sotto la

supervisione del nuovo castellano «Bernardini de Garisendis» che dispone 500 lire «in costructione seu reparatione et fortifficatione Rocche predicte»320, a cui se ne aggiunsero altre 500 nell'aprile del

1394321, di lì a non molto il cantiere si avviava al completamento: l'ultimo mandato con il quale il

muratore «Dinarello Petri» ricompensava i «laboratoribus et magistris qui laboraverunt ad Rocham Solaroli» porta la data del 9 giugno 1394322. Ma gli interventi probabilmente non si fermarono qui e

per ripagare Giovanni «pro pluribus laboreribus factis Roche magne Sallaroli et molendino decti castri», il 20 dicembre 1401 il Comune gli fece concedette per cinque anni il godimento di numerose proprietà sparse tra Castel Bolognese e Solarolo, privilegi che unitamente ad esenzioni gli vennero rinnovati l'8 dicembre 1405 dal Cardinale Baldassarre Cossa, che nel frattempo aveva preso il controllo della città e delle sue istituzioni in nome della Chiesa323.

Nonostante gli innumerevoli riferimenti elencati con grande ordine nei libri delle Riformagioni resta difficile se non impossibile comprendere gli ambiti degli interventi e la profondità delle trasformazioni come pure conoscere la sorte toccata al «palacium» visitato da Giovanni nell'opera di riordino che seguì la sua visita. Ciò che invece resta indubbio è la somiglianza che nelle linee generali accomuna quanto avvenuto a Solarolo a ciò che prendeva forma con la costruzione della rocca di Castel Bolognese e in precedenza con quella di Cento: il Comune Bolognese aveva dato prova di essere pronto a dispiegare risorse straordinarie coordinando con efficienza i propri tecnici e

316 La presenza di un'autorita quale qualle del confaloniere concentra la responsabilitò delle spese maggiorni sotto il controllo di questo ufficiale, tuttavia il governo esecutivo bolognese, come è di frequente anche in altri contesti non esita ad inviare ispezioni, questo sembra il caso del confaloniere «Guidonis Cavacini» citttadino bolognese inviato a Solarolo nell'estate del 1393: APP II SO - 1393, agosto 8.

317 APP II SO - 1393, luglio 14; APP II SO - 1393, luglio 30; APP II SO - DOC 1393, settembre 5; APP II SO - 1393, settembre 26. 318 APP II SO - 1393, settembre 11. 319 APP II SO - 1393, ottobre 9. 320 APP II SO - 1393, novembre 13. 321 APP II SO - 1394, aprile 5. 322 APP II SO - 1394, giugno 9.

soprastanti, le folle di maestranze e le schiere di uomini non specializzati coinvolte in imprese notevoli, portando a termine interventi rilevanti in archi temporali sorprendentemente contenuti.

2.2.5. Interventi in materia d'acque

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