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P ARTE III: 1400-1424: L ' ATTIVITÀ DI G IOVANNI DA S IENA DOPO LA PERDITA DELL ' AUTONOMIA CITTADINA : IL DOMINIO DELLA C HIESA

3.2. I L CASTELLO URBANO E LE RIVOLTE POPOLARI : RICOSTRUZIONI E ATTERRAMENTI DELLA FORTEZZA DI P ORTA G ALLIERA

3.2.5. Fonti grafiche e resti material

Le note contabili e le cronache, utilizzate sino ad ora come fonti privilegiate per tracciare la storia del castello, sembrano insufficienti da sole a consentire una ricostruzione puntuale dell'assetto topografico della fortezza. Le poche fonti grafiche sono in larga parte inutilizzabili in quanto consistenti in rappresentazioni schematiche e simboliche di alzati generalmente abbozzate a margine delle copertine o delle note dei registri contabili oppure a lato delle scritture delle cronache cittadine, il più delle volte raffiguranti un recinto fornito di una porta ad arco sormontato da una torre centrale. L'elaborato grafico forse più efficace è il particolare che rappresenta la fortezza all'interno del Disegno delle mura di Bologna (1560 ca.) di G. B. Belluzzi noto anche con l'appellativo di Sammarino520. Qui è rappresentata probabilmente l'articolazione planimetrica del

castello così come poteva essere tracciata nella seconda metà del Cinquecento osservando i resti delle fondazioni della fortezza di Giulio II. È da questo disegno che Richard. J. Tuttle ha tentato di ricavare, attraverso alcune regolarizzazioni, una ricostruzione schematica ma coerente con le fonti sino ad ora esaminate521. Il castello appare strutturato secondo un recinto rettangolare in parte

esterno e in parte interno alle mura urbane, rafforzato da 8 torrioni quadrangolari, quattro poste agli angoli, due all'intero della città, a ridosso dei lati est e ovest, e due collocate sempre lungo gli stessi versanti ma situati dalla parte esterna nei due punti di congiunzione tra la fortezza e la cinta

517 DALLA TUATA 2005, p. 534.

518 BENEVOLO 2006, p. 94.

519 DALLA TUATA 2005, p. 589: «[il castellano] rexe el chastello a Bolognesi, benchè io chredo che lui avesse da questo

chomune almeno tremila ducati [...] Usito fuora el chastelano andono gran parte del populo con pichoni manare marteli e altri instromenti, e chomnçorno a desfare dito chastello, che poi ali 28 [maggio 1511] li Confalonieri con li confaluni, e li Masari dele arte che v'erano più de tremila persone, tuti con osvigli da desfare chredendo desfando incontinenti, e che fusse debole chosa, e quando fu visto e che il fumo dentro multi signori françesi e spagnoli disseno non chredeano che in tuta christianità ne fusse uno simele, e se loro li fusero stati dentro almeno con 500 fanti e vituaria chresevano averlo tenuto a vita soa. Era fato de una calcina tanto mordente che non era posibele averne una preda, e avea otto torioni che erano grossi de muro de jara e chalçina braça dodexe, bisognò tajarli con li scharpeli de soto, e poi darli el fuogo che butavano col fuogo perduni che non li menaria cento para de boi, e tuti li lasavano in lo fondo dele fosse, che se vegnesse un altro che volese fondare un altro chastello in questo luogo non seria possibele; era tanto de fuora dale mura quanto dentro».

520 BNCF, Fondo Nazionale, II, I, 280 (ms. Magliabechiano), c. 67r.

521 TUTTLE 1982, p. 193. Precedentemente L. Marinelli aveva proposto una prima ricostruzione della planimetria del

castello e della cittadella di Giulio II che mostra tuttavia soluzioni difficilmente condivisibili, come ad esempio la rappresentazione di torrioni a forma circolare e non quadrangolare, cfr. MARINELLI 1926.

difensiva della città; i versanti nord e sud presentano inoltre nella mezzeria delle strutture aggettanti che sembrano rimandare alla presenza di due accessi, uno di fronte al Campo del Mercato, l'altro aperto verso il contado. Il nucleo centrale è dominato da un secondo perimetro difensivo e dalla torre maggiore, l'articolazione di queste strutture, così per come sono rappresentate nel disegno cinquecentesco sembrano sbilanciate verso occidente, in contrasto con la ricostruzione rigidamente simmetrica proposta da Tuttle.

Sebbene l'esame comparativo con strutture analoghe e quindi l'accostamento ad un repertorio formale impiegato in un dato contesto spazio-temporale, possa fornire un punto di riferimento per integrare le lacune delle fonti scritte e di quelle grafiche, nel particolare caso del Castello di Porta Galliera il ricorso alla comparazione risulta un approccio da impiegare con una molta cautela evitando di sconfinare in ricostruzioni fantasiose. Se da una per le cinque (ri)costruzioni i caratteri salienti delle strutture perimetrali sono abbastanza chiari ed è possibile tentare il più delle volte una ricostruzione, seppur schematica, dello sviluppo planimetrico del recinto esterno viceversa l'articolazione dei corpi di fabbrica che compongono il nucleo centrale, laddove erano concentrate le funzioni residenziali e la torre maggiore, pone difficoltà certamente più serie.

Le rovine che ai tempi di Ghirardacci, dovevano essere ben visibili, oggi, fatta eccezione per i resti di un torrione del versante occidentale, si trovano completamente occultate dagli interventi urbanistici che hanno trasformato radicalmente l'area del castello, in modo particolare la sistemazione del giardino pubblico della Mantognola attestato sull'altura artificiale ricavata sulle stesse macerie della fortezza a nord del Campo del Mercato. In mancanza di ricognizioni archeologiche le uniche informazioni sulle strutture celate nel sottosuolo derivano dalle relazioni riguardanti gli scavi attuati tra la seconda metà dell'Ottocento e primi anni del secolo successivo riguardanti i lavori per la realizzazione di via dell'Indipendenza nel 1888 e le successive sistemazioni dell'area gravitante attorno a Porta Galliera. I ritrovamenti di quegli anni sembrano mostrare sul lato orientale di via Galliera strutture murarie allineate con i ruderi del torrione ancora visibile secondo la direttrice sud-nord e coincidenti con il versante occidentale del perimetro esterno del castello. Una seconda sequenza di resti murari, ad ovest della stessa strada sembrano coincidere invece con il lato orientale del recinto della cittadella eretta da Giulio II. Di difficile precisazione sono invece i confini del castello lungo il versante settentrionale e orientale mentre a sud il limite della fortezza dovrebbe attestarsi intorno ai ritrovamenti delle strutture murarie sottostanti casa Giordani, al civico 70 di via dell'Indipendenza522.

I resti del torrione situati sul fronte occidentale del castello, a ridosso di un avanzo delle mura cittadine, restano l'unica fonte materiale ancora visibile in superficie. Si tratta di un organismo murario pluristratificato sviluppato su due piani divisi da una volta a botte, fornito di finestre archiacute e di una porta d'accesso. Nonostante il forte deterioramento che riguarda le superfici possono essere individuati diverse soluzioni formali di carattere decorativo come la presenza di modanature in macigno sovrastate da fasce con dentelli visibili lungo il prospetto settentrionale. Soprattutto sul fronte meridionale il crollo parziale delle murature mostra strutture di rilevante spessore in cui l'impiego dei mattoni si combina con l'uso di calce e ciottoli. È possibile che questa struttura fin dal primo impianto trecentesco sia stata più volte rimaneggiata o letteralmente ricostruita seguendo la sequenza di edificazioni e demolizioni che segnarono le sorti del fortilizio del papa, ma forse, la sua peculiare posizione in aderenza alle mura urbane ha contribuito a garantirne la sopravvivenza, infatti, atterrato definitivamente il castello, questo torrione poteva continuare ad essere funzionale alle difese cittadine, inglobato come era nella cinta urbana.

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