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I N REPARATIONIBUS P ALATII D OMINI C ARDINALIS

P ARTE III: 1400-1424: L ' ATTIVITÀ DI G IOVANNI DA S IENA DOPO LA PERDITA DELL ' AUTONOMIA CITTADINA : IL DOMINIO DELLA C HIESA

3.3. I N REPARATIONIBUS P ALATII D OMINI C ARDINALIS

3.3.1. Tracce di interventi giovannei a Palazzo d'Accursio

Come dimostra un primo mandato di pagamento datato 30 luglio 1407523 Baldassarre Cossa aveva

chiamato Giovanni da Siena a sovraintendere a interventi di riparazione riguardanti il Palazzo Apostolico che affacciava sul lato occidentale di Piazza Maggiore: si trattava del complesso di architettura civile più grande dell'intera Bologna, risultato di un processo di accrescimento e variazioni d'uso che dalla seconda metà del Duecento si era protratto fino ai primi del Quattrocento e sarebbe proseguito con radicali trasformazioni anche nei secoli successivi, diventando come è noto la sede più rappresentativa dell'istituzione comunale. Le strutture da cui ebbe origine il complesso organismo palaziale sono da rintracciare all'angolo sud-occidentale della piazza, laddove sul finire del Duecento si trovava un gruppo di case tra le quali spiccava quella del celebre giurista Francesco d'Accursio. Erano tre dimore disposte all'interno di altrettante particelle di uguale dimensione, appartenute tutte e tre a cittadini ghibellini ma incamerate tra i beni comunali con l'ascesa al potere della parte guelfa. Secondo il progetto, attuato tra il 1293 e il 1295, le abitazioni acquisite dal Comune sarebbero state modificate e unite fra loro dietro una facciata resa omogenea. La struttura risultante, che avrebbe inglobato anche la poderosa torre degli Accursio, sarebbe stata le sede del Palazzo della Biada, ovvero l'edificio deputato ad ospitare il magazzino del grano, la sala della vendita dei cereali e i locali destinati alle attività degli ufficiali pubblici che si occupavano della questione annonaria.

Durante gli anni di governo di Bertrando del Poggetto, il legato aveva a preso a dimorare come era usanza presso il palazzo arcivescovile situato accanto la cattedrale di San Pietro mentre il suo vicemaresciallo, a rimarcare la presenza dell'occupazione militare dei pontifici, fissò la propria residenza nel Palazzo della Biada. Quando nel 1334 il legato venne cacciato a seguito della rivolta dei Bolognesi, questi non solo rasero al suolo il Castello di Porta Galliera ma si avventarono anche sul Palazzo della Biada che aveva finito per incarnare come al pari della fortezza il simbolo materiale di un regime tirannico. Con la riconquista dell'autonomia il Palazzo della Biada venne ricostruito e convertito in Palazzo degli Anziani, ovvero nella sede della magistratura che avrebbe dovuto detenere la sovranità su Bologna524, per l'occasione il porticato che qualificava il fronte sulla

piazza venne tamponato; al primo e al secondo piano, gli spaziosi ambienti deputati a granaio vennero convertiti in sale per le riunioni del Consiglio del Popolo mentre sulla torre che era stata degli Accursi fu montata una campana che richiamasse a raccolta la cittadinanza525. Presto la

situazione politica mutò, e Taddeo Pepoli, nominato dal pontefice Vicario della Chiesa inaugurò una forma di regime ancora una volta di stampo signorile. Il Pepoli elesse quale residenza del suo governo il Palazzo degli Anziani promuovendo nel 1339 un ampliamento verso nord, dove si trovavano allora le abitazioni dei Tebaldi. Il nuovo complesso prese il nome di Palazzo Grande e sebbene siano scarse le notizie sulla sua articolazione plani-volumetrica si è tentato di fornire una ricostruzione schematica dell'intervento attuato alla fine del quarto decennio del Trecento. Secondo Hans Hubert l'antico Palazzo degli anziani venne prolungato verso nord con due ali che serravano un cortile interno, delimitato sul fronte settentrionale semplicemente da una cortina muraria, mentre l'accesso dalla piazza doveva trovarsi a fianco del nucleo più antico, occupando nella facciata sulla piazza una posizione centrale526.

Anche Giovanni d'Oleggio, che governo Bologna per conto dei Visconti e poi autonomamente nella

523 APP. I - DOC 71 (1407, luglio 30); APP. I - DOC 72 (1407, luglio 30).

524 In precedenza gli Anziani non godevano di una sede rappresentativa e prestigiosa ma occupavao fabbriche modeste e spazi in affitto raccolti attorno i palazzi comunali del Podestà e di Re Enzo, cfr HUBERT 1993, pp. 45-46; HUBERT

1999, p. 69.

525 HUBERT 1999, p. 69.

speranza di farne una signoria personale (1350-1360) fissò la propria residenza nel Palazzo Grande costruito da Taddeo Pepoli; ed una volta che la città ritornò saldamente nelle mani della chiesa il legato Androino de la Roche si risolse nel 1365 di trasformare il complesso in Palatium

Apostolicum, a tal proposito avviò imponenti lavori con un ulteriore ampliamento verso nord che

avrebbe comportato l'abbattimento di 35 case per lasciar posto ad un viridarium, ovvero un giardino protetto da mura fortificate e merlate. Il viridarium sarebbe stato raccordato al palazzo tramite un nuovo fabbricato, mentre sul fianco occidentale del giardino sarebbero sorte nuove strutture di servizio comprendenti stalle e alloggi per i soldati527.

L'articolazione del palazzo apostolico di Baldassarre Cossa doveva in larga parte coincidere con quella degli anni di Androino de la Roche, ovvero un assetto funzionale in cui il secondo piano concentrava gli spazi di carattere cerimoniale, qui infatti si trovavano una cappella palatina528, una camera paramenti529, una camera audientie, una stanza prima audientie e il “guardaroba” per il

tesoro; mentre al primo piano si trovava un balcone a coronamento del portale d'accesso e tra gli ambienti interni era presente il tinello, ovvero la sala pranzo del palazzo (coincidente con l'attuale Sala d'Ercole) e una lunga sala definita nei documenti semplicemente loggia (l'odierna Sala del Consiglio)530. Fu in queste stanze che, sotto la legazione del Cossa, papa Alessandro V soggiornò

con la curia fino al momento della sua morte sopraggiunta nel 1410. Il conclave seguito alla sua scomparsa si tenne nella stessa cappella palatina del palazzo apostolico di Bologna riproducendo il tradizionale cerimoniale che aveva luogo ad Avignone e in Vaticano531. Come è noto dal conclave

risultò eletto proprio Baldassarre Cossa che assunse in qualità di pontefice il nome di Giovanni XXIII (17 maggio 1410).

Il palazzo apostolico non solo fu la sede del legato ma sede di un pontefice Alessan dro e luogo di conclave, non stupisce allora che Giovanni fin dal 1407 fosse impegnato qui in interventi di riparazioni i cui ambiti restano però purtroppo ignoti, il Palazzo Apostolico sul quale intervenne Giovanni fu sconvolto poi, nel 1325, da un incendio che si propagò fra le sue mura favorito dalle strutture lignee che costituivano solai e coperture. Nel novembre dello stesso anno si diede avvio ad un programma di ricostruzione promosso dal Cardinale legato Gabriele Condolumer (che sarebbe diventato papa con il nome di Eugenio IV), coadiuvato dal Ludovico Almando che svolgeva in suo nome la carica di governatore e l'anno seguente avrebbe ricevuto la porpora cardinalizia. Quale responsabile del progetto venne nominato Fieravante Fieravanti532 portando a compimento l'opera

tra l'estate del 1429 e l'autunno del 1435. Poco dopo l'ultimazione dei lavori il nuovo pontefice Eugenio IV avrebbe spostato la sede della curia da Firenze e Bologna, dando avvio alla ricostruzione di del Castello di Porta Galliera e facendo del palazzo eretto da Fieravante il cuore del governo della Chiesa. Sempre nel 1436 il complesso fu ulteriormente ampliato con la realizzazione del Cortile degli Svizzeri difeso da cortine fortificate e torri che omogeneizzarono i fronti dietro la piazza, così da conferire al Palazzo Apostolico quell'mmagine di residenza fortificata che conserva tutt'ora.

527 HUBERT 1993, pp. 55-76.

528 Questo spazio attualmente noto come Sala Farnese, era probabilmente in origine il granaio del Palazzo della Biada e successivamente la sala delle riunioni del Consiglio del Popolo nel Palazzo degli Anziani.

529 Come ha osservato Hans Hubert, anche nel palazzo dei papi ad Avignone e in Vaticano e in altre residenze legatizie, si ha traccia di una camera paramenti, qui il ponteficie o il cardianele Legato, vestivano i paramenti sacri prima delle funzioni liturgiche.

530 In ragione dell'assetto degli spazi interni sin qui emerso Hans Hubert ha individuato una stringente similitudine tra l'articolazione funzionale del Palazzo Comunale di Bologna e il palazzo pontificio di Avignone, rintracciabile nella sequenza cerimoniale degli spazi e nella presenza stessa del viridarium che sembra rimandare ai giardini segreti del palazzo di Benedetto XII o a quello vaticano laddove oggi sorge il Cortile di San Damaso. HUBERT 1993, pp. 67-73;

HUBERT 1999, p. 70-71.

531.HUBERT 1993, pp. 147-149; HUBERT 1999, p. 71.;

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