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Sulle tracce di un precedente: Uguccione Contrari e Giovanni da Siena.

P ARTE IV: 1425-1439 G IOVANNI DA S IENA ALLA CORTE DI N ICOLÒ III D 'E STE

4.1 I NGEGNERI ARCHITETTI ALLA CORTE ESTENSE AGLI ALBORI DELL 'E TÀ M ODERNA

4.1.4. Sulle tracce di un precedente: Uguccione Contrari e Giovanni da Siena.

Prima del secondo quarto del secolo il più fedele dei feudatari di Nicolò III, Uguccione Contrari (1379?-1448)714, era entrato in contatto con Giovanni e molto probabilmente egli avrebbe potuto

708 BARACCHI GIOVANARDI 1991, pp. 12-16.

709 CAMPORI 1855, pp. 443-444.

710 CAMPORI 1882, p. 21

711 FRANCESCHINI 1993, Appendice 16.

712 RICCI 1904, p. 60

713APP. I - DOC 108 (1424, agosto 31) Per la trascrizione edita da Corrado Ricci si veda RICCI 1904, p. 46.

714 Sulla biografia di Uguccione Contrari si veda ASCARI 1983. Nato probabilmente nel 1379 a Ferrara Uguccione

proveniva da una famiglia i cui membri avevano ricoperto fin dal XII secolo cariche pubbliche. A seguito della scomparsa del marchese Alberto d'Este fu istituito un Consiglio di reggenza al quale aveva preso parte il padre Mainardo con il compito di occuparsi del governo dello stato e della cura del piccolo marchese Nicolò III. Nicolò e Uguccione, più giovane del primo di circa tre anni, divennero compagni di giochi e probabilmente condivisero lo stesso precettore: il dotto umanista e grammatico casentinese Donato degli Albanzani. Il rapporto di amicizia che legava i due

avere un peso non indifferente nel promuovere il senese agli occhi del principe di Ferrara.

Il Contrari era di certo l'uomo più influente della corte ed era stato in grado di assunse un ruolo politico di primissimo piano ai vertici del governo estense. Impegnato in più occasioni come condottiero, diplomatico e uomo di stato conquistò una posizione tale da essere considerato alla stregua di un principe autonomo, trattato dallo stesso marchese come un pari e non come un suddito715.

In campo edificatorio, lo status raggiunto dal Contrari, trovò riflesso nelle trasformazioni che egli mise in atto nella rocca di Vignola, centro dei suoi domini. Questi luoghi vennero concessi dal signore di Ferrara a Uguccione, secondo modalità di governo di stampo neo-feudale per le quali i territori dello stato estense venivano in genere assegnati ai membri della nobiltà in modo che questi

si combinava con meccanismi clientelari utilizzati dalla signoria estense per rafforzare i legami di fedeltà con la nobiltà attraverso frequenti donazioni di terreni e concessioni feudali che riguardavano terre e altri beni immobili. Dal signore di Ferrara Uguccione ricevette in dono dei terreni già il 24 ottobre del 1400 a cui seguì il 6 gennaio 1401 la concessione

iure feudi del palazzo di Soriano nel Ferrarese con annessa la castalderia comprendente poderi e altri edifici; il 25

febbraio dello stesso anno ebbe in dono la terra e il castello di Vignola, sottratta alla giurisdizione del Comune di Modena.

Alle donazioni seguì l'assegnazione di una posizione permanete nel Consiglio privato che nel frattempo aveva sostituito le funzioni del Consiglio di reggenza. La nomina del Contrari seguivà un processo di trasformazione politica che mirava a liberare lo stato estense dalle ingerenze di Venezia e di Francesco II da Carrara, signore di Padova e suocero di Nicolò III. Con la morte di Gian Galeazzo Visconti nel 1402 lo stato visconteo affrontò un periodo di crisi con un conseguente tentativo da parte delle potenze vicine di ridefinire l'assetto geopolitico. L'alleanza tra Francesco II da Carrara e Nicolò III d'Este mirava a recuperare un vantaggio da questo momento critico, Le capacità diplomatiche di Uguccione furono probabilmente determinanti nel garantire al marchese di Ferrara l'appoggio dei Fiorentini e del legato papale di Bologna cardinale Baldassare Cossa. Il 2 giugno 1403 il legato conferì a Nicolò il titolo di capitano generale della Chiesa e al Contrari quello di maresciallo generale dell'esercito pontificio a cui seguì il coinvolgimento del Contrari in azioni militari nel territorio di Bologna e di Brescia. Il 15 agosto era stata sottoscritta la pace tra il legato e la duchessa di Milano, che aveva restituito al Cossa la città di Bologna. Il 30 agosto il legato scrisse al Contrari ringraziandolo per la sua opera e conferendogli a vita il vicariato di Castelfranco a nome del papa Bonifacio IX. (In quello stesso periodo, non si sa a che titolo, Uguccione esercitava il suo controllo anche sul vicariato di Poggio).

Il Contrari prese parte alle operazioni militari legate alla guerra che vedeva alleati contro i Veneziani il signore di Padova e quello di Ferrara e successivamente prese parte alle trattative di pace con Venezia a cui seguì la restituzione di Rovigo, già occupata dal marchese d'Este. Venezia dovette riconoscere forse già in quell'occasione le posizione chiave esercitata in campo diplomatico da Uguccione. Le manifestazioni dell'amicizia e della considerazione della Repubblica verso il signore di Vignola culminarono il 17 gennaio 1411, quando il doge Michele Steno gli conferì la cittadinanza veneziana e l'aggregazione al Maggior Consiglio.

Uguccione fu nuovamente impiegato dall'Estense in azioni militari: inviato per sedare la ribellione Obizzo da Montegarullo, feudatario della montagna modenese. Dopo la morte di Ottobono Terzi nel 1409 il Contrari governò Parma e Reggio per conto di Nicolò III. Per il servizio prestato da Uguccione seguirono con atto del 7 ottobre 1409 la concessione a lui e a sui fratello Tommaso dei castelli di Savignano, Montorsello, Montebonello, Montombraro, Montecorone con tutte le loro pertinenze e Monfestino con le dodici Comunità dipendenti (nell'insieme si trattò di un vasto territorio adiacente a quello di Vignola e già sotto il controllo del Contrari). Il marchese di Ferrara gli donò inoltre Guardasone e altri castelli nel Parmense. Nel dicembre 1410 Baldassarre Cossa, già eletto papa con il nome di Giovanni XXIII lo nominò capitano generale della Chiesa. Poco dopo la partenza del papa da Bologna per Roma (31 marzo 1411) il popolo bolognese insorse contro la Chiesa e il Contrari concluse una mediazione tra le due parti, fu poi nominato capitano generale del Comune di Bologna

Una concordia del 21 settembre 1413 fu stabilita tra il papa Giovanni e il Comune di Firenze da una parte e il marchese Nicolò e il Contrari dall'altra. Tra il 6 aprile e il 6 luglio 1413, quando il marchese si era recato in pellegrinaggio in Terrasanta e nell'anno successivo durante il viaggio di Nicolò a S. Antonio di Vienne nel Delfinato, Uguccione assunse il governo dello stato con tutti i poteri in vece del principe assente.

Nel 1418 il Contrari fu inviato dal marchese a contrastare l'avanzata del Carmagnola che con le armi dei Visconti aveva conquistato Piacenza. Stette al fianco del marchese di Ferrara che aveva aderito all'alleanza veneto-fiorentina e perciò si trovava in guerra contro il duca di Milano; ebbe un ruolo importante nelle trattative che condussero alla pace del 19 aprile 1428. La politica di mediazione che il marchese intraprese tra Milano, Venezia e Firenze, portò il Contrari a recarsi nel 1438 nella città lagunare per ringraziare il Senato della restituzione gratuita all'Estense di Rovigo e del Polesine. Si occupò inoltre delle pratiche per la scelta di Ferrara come sede del concilio.

Il Contrari fu il più autorevole collaboratore e consigliere di Leonello (succeduto a Nicolò dopo la sua morte nel 1441). Persuase il duca di Milano a favorire la conclusiva delle trattative per le nozze di Leonello con Maria d'Aragona e

ultimi, attraverso la fitta rete di fortilizi di loro competenza, potessero offrire una valido presidio durante i conflitti militari.

Il fortilizio di Vignola, sorto lungo il corso del fiume Panaro, in un area di confine altamente strategica per la difesa dei territori estensi, costituiva un fondamentale punto dì appoggio per l'organizzazione delle operazioni belliche che avevano luogo nel Modenese, nel Bolognese, nel Reggiano e nel Parmense. Dopo la lunga stagione di conflitti che interessarono il versante sud- occidentale all'aprirsi del Quattrocento le strutture della rocca furono pesantemente alterate, trasformando un dispositivo prevalentemente militare in una residenza signorile in grado di ospitare una piccola corte.

All'inizio del secolo la rocca era ancora costituita da un recinto in pietrame di fiume realizzato attorno alla torre oggi chiamata Nonantolana; il deteriorarsi del quadro geopolitico nell'Italia centro-settentrionale stimolò nel primo decennio del Quattrocento interventi di rafforzamento di questo nucleo primitivo: fu infatti realizzata la struttura di un nuovo ingresso sovrastato da una camera di manovra a cui si aggiunse lungo il lato nord-ovest il corpo di fabbrica protetto da un proprio rivellino detto della Munizione. Tra il 1408 e il 1419, il fortilizio fu ampliato, inglobando le preesistenze ed adeguandole a funzioni eminentemente abitative. Durante questi lavori vennero aggiunte oltre a due torri angolari, nuovi corpi residenziali composti dall'accostamento di campate quadrangolari di varia dimensione, voltate a crociera e costolonate,

Affacciato sul cortile interno, uno stretto corpo loggiato connetteva parte degli spazi che componevano il piano nobile. La sua struttura si presenta ancora oggi caratterizzata da ampie arcate ricavate sul prospetto di un nuovo setto murario realizzato parallelamente a quello preesistente posto a chiusura del lato nord-ovest del primitivo impluvio716. L'alternanza tra vuoti e pieni trova

riscontro anche nella configurazione delle coperture del secondo registro, qui le volte a crociera, poste in corrispondenza di ciascuna delle aperture arcuate, si avvicendano a quelle a botte collocate dietro ciascuno degli appoggi.

L'assorbimento delle strutture del recinto su tutti e quattro i lati diede forma a un cortile di estensione piuttosto contenuta coincidente con l'area delimitata dal perimetro preesistente diminuita dello spazio occupato dalla costruzione del loggiato.

A completare i coronamenti dei corpi di fabbrica e delle torri fu realizzato un apparato a sporgere composto da beccatelli con archetti acuti o a tutto sesto sormontati da merli a coda di rondine. L'estremità dei merli, vengono raccordate in più punti con archetti (forse successivi alla prima campagna edilizia) che offrono un appoggio continuo alle coperture.

Fino ad oggi non si conosce il nome dell'architetto che diresse i lavori tra il 1408 e il 1419. Certamente Uguccione Contrari grazie alla sua posizione, alle sue risorse economiche e alla stretta maglia di relazioni diplomatiche con i più illustri uomini politici italiani, poteva entrate in contatto con i professionisti più aggiornati del momento, non risulta perciò difficile ipotizzare che egli si avvalesse di artisti che avevano fatto la loro fortuna presso le corti degli alleati del signore di Ferrara. Su questa traccia possono essere ad esempio presi in considerazione gli stretti legami

suggerì al marchese di inviare Ercole e Sigismondo d'Este perchè fossero educati alla corte di Napoli. Frequenti in questi anni i soggiorni a Vignola come dimostrano parecchie lettere qui inviategli da Leonello per affari di Stato e consigli.

Il Contrari morì a Ferrara il 15 maggio 1448 e venne sepolto nella chiesa di San Domenico. In prime nozze aveva sposato Giacoma de Schivazappi, che morì nel 1434 da cui ebbe una figlia: Ludovica. In seconde nozze sposò Camilla dei Pio da Carpi, che morì nel 1490 dalla quale ebbe due figli e due figlie. Per le molte donazione dei marchesi (l'ultima di terre l'ebbe da Leonello poco prima di morire) e per altri acquisti il Contrari era diventato ricchissimo. Tra i sudditi estensi era certo quello che aveva maggiori entrate: da un elenco compilato alla sua morte risulta che solo dal vescovo di Ferrara aveva avuto ben 185 tra feudi, enfiteusi, concessioni di decime e livelli. Sebbene non fosse proprio un mecenate non si disinteressava di arti e lettere, promosse tra l'altro la venuta di Guarino Veronese alla corte degli Este. Il medico e filosofo Ugo Benzi gli dedicò un suo commento oggi perduto dell'Arte medica di Galeno. Angelo Decembrio gli dedicò un dialogo anch'esso perduto, lo stesso autore lo menzionò come interlocutore nella sua Politia litteraria. 715 DEAN 1990, p. 189.

716 Sulle fasi costruttive della rocca di Vignola si veda: DAMERI – LUDOVISI 2007, pp. 15-28 e pp. 40-41 (ricostruzioni

politici che univano l'Estense e Baldassarre Cossa, detentore del governo di Bologna e destinato a essere incoronato papa in quella stessa città nel 1410 sotto il nome di Giovanni XXIII. In quell'anno, durante la notte di Natale, il Cossa elevò Uguccione al grado di capitano generale della Santa Romana Chiesa e di lì a pochi mesi il Contrari finì col ricoprire anche la carica di comandante delle milizie comunali bolognesi717. Se non bastasse, la centralità del signore di Vignola, venne

nuovamente rimarcata quando egli fu chiamato ad accompagnare lo stesso pontefice verso Roma insieme a Nicolò III d'Este e Luigi d'Angiò718.

Sul finire del primo decennio del Quattrocento erano scomparsi due dei più importanti nomi che avevano segnato la produzione architettonica dell'Italia settentrionale collaborando entrambi e vario titolo per il marchese di Ferrara cioè Bartolino da Novara (morto tra il 1408 e il 1409)719 e

Domenico da Firenze (morto nel 1409)720. Pochi anni prima anche i maggiori artefici del

rinnovamento edilizio dell'ultimo periodo comunale bolognese: Antonio di Vincenzo e Lorenzo da Bagnomarino erano morti lasciando aperta la strada all'affermazione di Giovanni da Siena che in quel torno di anni divenne il più rappresentativo nome dell'architettura militare a Bologna: proprio Baldassarre Cossa, dopo che la città cadde nelle mani della Chiesa, lo reclutò per la ricostruzione della castello di Porta Galliera e in adeguamenti del palazzo del legato e alla chiusa di Casalecchio. Non sorprenderebbe a questo punto che la rete di alleanze tra Bologna e Ferrara, tra il pontefice, il marchese e il Contrari abbia potuto costituire lo sfondo ideale per una consulenza di Giovanni sugli interventi attuati dopo il 1409 presso la rocca di Vignola.

Come dimostra una registrazione contabile dell'amministrazione bolognese sino ad ora inedita, l'ingegnere-architetto fu chiamato a intervenire su fabbricati di diretta pertinenza del Contrari, egli è infatti impiegato sotto l'anno 1411 nella riparazione «domorum Ugucionis» non meglio identificate721, confermando per la prima volta che il signore di Vignola, attraverso la familiarità che

lo legava agli ambienti del governo bolognese, aveva potuto servirsi delle competenze di Giovanni da Siena ben prima del marchese di Ferrara di cui era il consigliere più fidato.

717 DAMERI – LUDOVISI 2007, p. 38; p. 224 ivi nota 124

718 RICCI 1904, p. 23.

719 Stefano L'Occaso individua la data di morte di Bartolino in un intervallo tra il 30 ottobre 1408 quando risulta ancora vivo e il 21 settembre 1409 quando risulta deceduto. L'OCCASO 2005, p. 64.

720 Domenico di Benintendi di Guidone (Domenico da Firenze) nacque probabilmente intorno alla metà del Trecento nella città di Firenze. Dal 1388 fu a servizio di Gian Galeazzo Visconti per il quale elaborò il progetto della rocca inferiore di Stradella (conclusa nel 1391). Lavorò per i Visconti anche dopo che questi dichiararono guerra a Firenze e per tale ragione il governò della città natale il 17 aprile 1391 emanò contro di lui una condanna di morte. Durante i mesi di agosto e settembre del 1391 fu presente sul cantiere della certosa di Pavia. A lui vengono ascritti i lavori per un fossato tra Adige e Tartaro nel 1391. Nel 1392-93 fornì la sua opera per il trasporto dei materiali per l'edificazione del duomo di Milano. Le sue competenze in materia idraulica vengono inoltre impiegate nel progetto di disalveazione del Mincio. Fu l'artefice della diga-fortezza di Valeggio sul Mincio (1393-1394). Nello stesso 1394 dirisse i lavori del castello di porta Vercellina. Nel 1397, durante la guerra con Mantova, avrebbe suggerito la distruzione del ponte di Borgoforte sul Po. Presiedette una commissione di ingegneri con il compito di valutare l'opportunità per il taglio di un canale che avrebbe congiunto Milano con il Po al fine di facilitare i collegamenti con Venezia, progetto poi abbandonato per gli ostacoli frapposti dal Comune e per il costo dell'opera. Nel 1399 fu impiegato nelle riparazioni della chiusa di Bovareggio e prese parte ai lavori alla chiesa del Carmine di Milano con l'architetto Bernardo da Venezia con cui collaborò anche per la costruzione della certosa di Pavia. Nel 1403 richiese, ottenendolo, il perdono alla natia Firenze. Nel 1404 fu al servizio dei Carraresi nella difesa di Padova contro Venezia. Sempre nel 1404, associato a Bartolino da Novara, fu impiegato dagli Estensi, alleati dei signori di Padova, nelle fortificazioni di Corbola, Ariano, Thiene e Sant'Alberto. Nel 1407 passò per Venezia e il 31 ottobre dello stesso anno fu ancora a Milano. Chiamato da Nicolò III d'Este durante l'assedio di Reggio Emilia vi morì per un colpo di bombarda nell'estate del 1409.

Sono inoltre testimoniati rapporti con la corte mantovana nel 1397. Scrisse lettere da Firenze il 30 dicembre 1397, 4 maggio 1402, e 16 maggio 1402. Il 31 maggio 1403 scrisse da Ferrara. La sua biografia testimonia la grande mobilità di tecnici e maestranze tra i Gonzaga, i Visconti e gli Este. (GUARNASCHELLI 1991; L'OCCASO 2005).

721 APP. I – DOC 80 (1411, marzo 20) Il nome di Uguccione è riportato senza anteporre il titolo nobilarie e senza l'indicazione della famiglia, cìò è spiegabile nella familiarità tra il feudatario di Vignola, divenuto personaggio chiave a Bologna in quegli anni, e gli ambienti degli estensori della contabilità amministrativa.

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