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Una nuova fondazione per il popolamento, la sicurezza e il controllo del contado imolese Nell'ultimo quarto del Trecento il contado bolognese comprensivo dei territori da poco assoggettat

P ARTE II: 1386-1400: G IOVANNI DA S IENA AL SERVIZIO DEL C OMUNE DI B OLOGNA

2.3 C ASTRUM B OLOGNENSIUM NOVITER CONSTRUCTUM

2.3.1. Una nuova fondazione per il popolamento, la sicurezza e il controllo del contado imolese Nell'ultimo quarto del Trecento il contado bolognese comprensivo dei territori da poco assoggettat

fu protagonista di una stagione di nuove fondazioni che seppure in forma meno consistente sembra presentare dei forti legami con il primo periodo dei borghi franchi, sorti già a partire dal XII secolo e in un qualche modo non distanti dalle “terre nuove” fiorentine edificate durante il Duecento341.

La preoccupazione di fornire il contado di adeguati presidi si faceva più pressante per i territori che solo recentemente erano entrati sotto il dominio del comune bolognese e per questa ragione dovevano essere oggetto in via prioritaria di interventi fortificatori che segnalassero la presenza del governo cittadino e ridimensionassero l'autonomia dei poteri locali342. La volontà egemonica di

Bologna si impose sulle comunità recentemente assoggettate attraverso la costruzione di singoli fortilizi quali sedi di un corpo di guardia come nel caso della rocca di Cento (1378), oppure, assecondando potenziali dinamiche demografiche, dando luogo all'ampliamento o alla fondazione di castra di popolamento forniti di una cinta difensiva potenziata con l'inserimento di una o due

340 L'elenco dei mandati riguardanti i lavori del biennio 1393-1394 per il canale e i mulini di Cento e Pieve può essere ricostruita dalle segnature seguenti: per il 1393: ASBo, Comune, Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 296, reg. 81, c. 6r, c. 9v, c. 10r , c. 12v, c. 15v, c. 28r, c. 31r, c. 32v, c. 36r, c. 36v, c. 43r. Per il 1394: ASBo, Comune,

Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 296, reg. 83, c. 13r, c. 16r, c. 19r, c. 25r.

341 ZANARINI 2006. nota 87 bibliografia; GELICHI 1990, pp. 76-77.

rocche343.

Non fanno eccezione gli interventi promossi sul territorio imolese, entrato sotto il controllo di Bologna dopo che nel 1379 questa ottenne dal pontefice il vicariato di Imola344. La costruzione di

nuove nuclei demici fortificati in questa area rispondeva alle necessità di controllo territoriale e alla volontà di proteggere e fornire rifugio agli abitanti esposti alle azioni belliche degli eserciti nonché ai saccheggi e alle devastazioni a cui erano dedite le compagnie di ventura in tempo di guerra come di pace. La sicurezza era del resto una condizione prioritaria per lo stanziamento delle popolazioni che avrebbe garantito la messa a coltura dei terreni i cui prodotti avrebbero sostenuto l'approvvigionamento alimentare per la città345.

Il popolamento dei centri di nuova fondazione costituiva quindi una priorità per gli organi comunali che per favorirlo assunsero come in altre parti di Italia provvedimenti ad hoc che prevedevano il trasferimento degli abitanti delle aree limitrofe dentro i castra predisponendo altresì l'atterramento delle case di questi e la loro ricostruzioni all'interno del perimetro difensivo346. Venivano inoltre

assunte disposizioni che incoraggiassero l'acquisto di terreni rimasti liberi stabilendo prezzi agevolati.

La necessità di predisporre interventi capillari sulle fortificazioni esistenti e di realizzare nuovi poli insediativi adeguatamente protetti, secondo logiche non dissimili da quelle che avevano dato seguito alle “terre nuove” dei secoli precedenti, costituivano la risposta più concreta ai fenomeni di spopolamento che avevano colpito il contado bolognese a seguito della Peste Nera. L'abbandono delle campagne determinò il calo della produzione agricola intaccando la fornitura di grano alla città. La concentrazione e la crescita demografica non poteva essere un obbiettivo secondario al rinnovamento portato dal “governo del Popolo e delle Arti”, per tale ragione, oltre ai provvedimenti tesi ad attrarre in città forestieri e a quelli atti a favorire l'immigrazione degli abitanti nel contado e la concentrazioni di artigiani in città, vennero stabilite esenzioni e facilitazioni fiscali per coloro che si trasferivano nel distretto di Bologna da altri territori347.

La definizione dell'impianto delle nuovi castra di popolamento costituiva perciò un processo delicato il cui controllo spettò, almeno da quanto precisato dalle delibere del 1385, a tre ufficiali eletti «super consructionem castrorm» affiancati da un gonfaloniere e un massaro a cui spettava l'incombenza della scelta dei luoghi idonei agli interventi edificatori, la determinazione della grandezza delle opere, lo scavo dei fossati e dei redefossi, la definizione della trama viaria e della suddivisione in isolati, la demolizione dei fabbricati limitrofi, la costruzione degli edifici all'interno del perimetro difensivo e infine le modalità attraverso le quali questi venivano assegnati agli abitanti348.

Il risultato sul piano concreto fu l'impiego di modelli urbanistici piuttosto ricorrenti fondati su articolazioni semplici e regolari mentre le strutture difensive ruotavano ancora attorno all'impiego di palancati e terrapieni, preferiti alle strutture in muratura. Proprio l'impiego di impianti collaudati e la semplicità delle costruzioni sembra essere una delle ragioni più chiare della rapidità con la quale il comune di Bologna disseminò il suo territorio di nuove fortificazioni.

La decisione di dar luogo ad una nuova fondazione era un atto di governo estremamente rilevante eppure la disposizione con la quale gli organi politici Bolognesi promossero la fondazione di Castel Bolognese risulta sino ad ora irreperibile o quanto meno questa non rientra nelle raccolte di

343 Sostenendo una politica di ripresa demografica ed economica combinata con esigenze di controllo militare, il “governo del Popolo e delle Arti” avviò l'ampliamento del castello di Budrio (1379-82 e 1384), la realizzazione ex-novo del Castello di Argile (1381-84; 1385-88) e due nuove fondazioni nel 1388: Castel Bolognese e San Giorgio di Piano. 344 DONDARINI 2000, p. 295.

345 ZANARINI 2006. p. 14.

346 Si veda ad esempio il caso di Riolo dove venne ordinara la demolizione delle abitazioni a un miglio dal castrum e l a successiva ricostruzione degli edifici all'interno delle cinta fortificata .ZANARINI 2006. p. 22.

347 Per il caso bolognese si veda PINI 1996, p. 145, DONDARINI 1991, pp. 39-41, ZANARINI 2006. p. 15.

deliberazioni dell'Archivio di Stato di Bologna sino ad oggi note. Solo una provvigione del giugno 1388, quando le prime infrastrutture difensive e urbane dovevano essere già state almeno in parte approntate, stabilisce che Castel Bolognese divenga sede del podestà del Contado di Imola349,

conferendo in tal modo al nuovo nucleo la dignità di centro politico-amministrativo del comitatus. Il nuovo castrum era inoltre sede di acquartieramento di truppe bolognesi così come si evince già nel novembre dello stesso anno quando si rende possibile la riduzione del contingente stanziato presso la Bastia di San Procolo350, le cui funzioni di avamposto militare, come già accennato in precedenza,

saranno destinate a scomparire a favore del nascente castello.

Nel 1390 le difese approntate dovettero essere considerate sufficientemente valide e in un momento di distensione politica e diplomatica i Bolognesi donarono la bastia di San Procolo a Astorre Manfedri che si riservava il potere di demolirla, ma i Bolognesi non rinunciarono completamente alla posizione conquistata dopo la congiura del 1386, stabilendo di conservare il controllo del ponte su entrambe le sponde del Senio351.

Le prime tracce della volontà di erigere una nuova fondazione sembrano risalire ad alcuni mesi prima della Provvigione del 12 giugno 1388 con la quale si fissava dentro il perimetro di Castel Bolognese la dimora del podestà del comitatus: un documento del 1389 cita l'atto rogato in Bologna il 31 marzo 1388 da Guido da Manzolino, dal quale si desume che il contado di Imola avesse già in quel periodo deciso di «facere construere et hedificare ac omnibus necessariis fortificare […] Castrum unum Bononiexium»352, discostandosi contemporaneamente sia dall'intorno temporale

fissato dalle fonti cronachistiche (disposte a post-porre l'evento di fondazione ancora al giugno dello stesso anno)353 e di quanto effigiato in una epigrafe andata distrutta durante la Seconda Guerra

349 ASBo, Comune, Governo, Provvigioni in capreto, b. 301, vol. III - liber B (1386-1390), c. 204v. (1388, giugno 10).«Antiani etc. Nec non collegia Confaloneriorum et Massariorum Arcium utriusque collegii civitatis Bononie ac decem officiales Balie etc. [...] deliberamus, decernimus et declaramus ac mandamus vigore nostri officii, auctoritate, arbitrii et bailie nostri ex forma statutorum et reformationis Comunis Bononie, et omni modo, iure, via et forma quibus magis et melius possumus concesse. potestati nostro comitati Imole presenti et futuro quatenus cum eorum curiis et familiis in dicto nostro Castro Bolognesio pro eorum officio exercendo [...] omnibus comitatinis dicti comitati Imole habitationem et continuam ressidenciam faciat et facere teneantur et debeant cum effectu. Datum Bononie die decimo iunii XII insictione». Il 13 aprile dell'anno seguente, considerato il contenuto della copia dell'atto rinvenuto dal Seratini,

si evince che a quella data la cinta difensiva era già stata approntata e così la residenza del podestà del comitatus, infatti Filippo Guidotti che emana la sentenza contenuta nell'atto si trova «sedentem pro tribunali ad eius solitum iuris banchum positum in Castro Bolognexio, sub domibus redidentie dicti domini potestatis confinantis iuxta viam publicam a duobus lateribus et per Iohannem Codini et alios suos confines presentes» SERANTINI 1966, p. 324.

350 ASBo, Comune, Governo, Provvigioni in capreto, b. 301, vol. III - liber B (1386-1390), c. 242r - 242v. (1388, novembre 17). «Item quod in Bastia Pontis Sancti Proculi in qua consueverunt stare ad custodiam ipsius quatuor conestabiles balestreri peditum cum LXXI pagnis in summa, considerato Castro Bononiensio novo in quo rescidentiam

facit domini potestatis Comitatus Imole, ubi est curia dicti Comitatus, et quia in dicto castro ad hobedentiam dicti potestatis morantur aliaque gentes stipendiarum equitum et peditum et etiam quia dictum castrum novum modicum distat a dicta bastita, quod dominum conestabilem predictum cum treginta paghi casentur qui ascendebant in anno libraas CXXXV bononinas. ...»

351 GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 443. «Nel medesimo tempo [1390] ritrovandosi Astorgio Manfredi di Giovanno di

Riccardo Manfredi Signore di Faenza, grandemente amico dè Bolognesi, e con loro suiscerato, che non haurebbe tralasciato cosa per difficile, che ella fosse stata, che per amor di Bolognesi non l'hauesse fatta, come sempre dimostrò nel darli il passaggio per la sua Citta, Terre, Ville, e Borghi, e Castella, e dando loro aiuto di ogni cosa necessaria, vettouaglia, aiuto, consiglio, e fauore in ogni luogo, e finalmente nello esporre la propria vita con ogni sua potenza di soldati, e sudditi, e particolarmente con la sua presenza mostrandosi hora nel campo loro alla difensione di Bologna contra l'essercito del Conte di Virtù, mentre, che ingiustamente trauagliaua il terrirorio di Bologna, e la villa di Vnciola presso il Ponte del Lauino, per questo, e per altri suoi meriri il Senato di Bologna gli donò la Fortezza, ouero Bastia fabricata di la dal Ponte di S. Procolo sopra il territorio di Faenza posseduta da Bolognesi, contendandosi ch' egli la potesse ruinare, e che tutto il territorio solamente, e la giurisdittione in detta Fortezza, & ad essa partineti nel detto Commune oltre il fiume Sereno, fosse liberamente sua. Saluo sempre restando al Commune di Bologna il dominio in tutto il detto Ponte ne' suoi fondamenti, voltoni, mura, & il terreno sopra il quale sono le predette cose tanto di là, come di quà dal detto fiume, secondo che ne i patti si contiene tra il detto Astorgio, & il Commune di Bologna».

352 SERANTINI 1966, p. 321.

Mondiale354.

Sembra piuttosto agevole rintracciare le valutazioni che verosimilmente condussero gli organi politici di Bologna a scegliere il sito della nuova fondazione: questo doveva essere individuato in un'area non lontana dalla bastia di San Procolo, in un luogo vicino alla via Emilia e posto non lontano dal fiume Senio a circa a metà strada tra Imola e Faenza. Si trattava infatti di realizzare un

castrum che controllasse il principale asse viario della regione introducendo nel territorio imolese,

recentemente concesso come vicariato a Bologne, una testa di ponte verso i confini orientali ponendo un'argine allo spopolamento di questo territorio. L'impianto fortificato costituiva un potenziamento del fronte orientale che combinava alle finalità militari quelle economico- demografiche così che il nuovo centro diventasse un polo attrattore per le popolazioni vicine e costituisse un nucleo di coordinamento per lo sfruttamento delle aree rurali che lo circondavano. 2.3.2. Il cantiere delle prime difese urbane approntate da Lorenzo da Bagnomarino.

La prima traccia contabile che permette di entrare nel vivo del cantiere di Castel Bolognese attraverso le Provvigioni bolognesi riguarda un momento in cui i lavori dovevano risultare ad uno stato già avanzato: si tratta di una disposizione emanata il 3 ottobre del 1388 dagli organi esecutivi del Comune di Bologna per mezzo del depositario generale chiamato a ricompensare «Tomasino de la Chola Ingeniario» impiegato a realizzare strutture fortificate non meglio identificate presso Castel Bolognese («pro [...] providendo ac fieri faciendo fortilitias et alia oportuna circha constructionem et reparationem castri»). L'ingegnere citato restò qui in servizio per conto del Comune per 61 giorni a partire dal 22 aprile, confermando come già nella primavera dello stesso anno una prima campagna edilizia era in pieno svolgimento355. Dopo 3 giorni viene ordinato il pagamento di

«Laurentio de Bagno Marino muratori» ricompensato per la sua presenza a Castel Bolognese durata 48 giorni a partire dal 16 agosto ma anche in questo caso, con la formula «pro [...] providendo ac fieri faciendo oportuna circha constructionem et reparationem castri» rilulta arduo comprendere gli ambiti di intervento, le competenze richieste e i ruoli di responsabilità356. Il salario giornaliero

riservato ai due risulta tuttavia differente, mentre Tomasino riceve 20 soldi, Lorenzo da Bagno Marino viene ricompensato con 25 a cui si aggiungevano 8 lire cumulative ricevute per le spese sostenute secondo la relazione fatta per i Difensori dell'Avere. Una sensibile disparità di trattamento economico sembrerebbe assegnare a Lorenzo un grado di responsabilità differente. Sappiamo tuttavia che anche nel caso di Lorenzo i pagamenti da parte della tesoreria non erano sempre regolari. Da una supplica presentata da egli stesso si evince che la sua presenza a Castel Bolognese si protrasse ancora dal 10 ottobre sino alla fine dell'anno 1388, per questo periodo il suo salario giornaliero si componeva di un compenso ancora di 25 soldi a cui si sommavano altri 3 per le spese del vitto. La supplica fu accolta solo il 3 marzo dell'anno successivo quando per ordine degli anziani si dispose il pagamento di una cifra inferiore rispetto alla somma convenuta nei patti iniziali (100 lire contro le 112 dovute) imponendo al supplicante con formula lapidaria il silenzio «pro utilitate nostri Communis»357.

I flussi finanziari disposti dal tesoriere dimostrano come la prestazione di Tomasino e di Lorenzo

RAUENNATUM, p. 193) attestano la costruzione di Castel Bolognese nel giugno del 1388.

354 La lapide recitava secondo la trascrizione del Giordani: «Oppidum istum Boninsiubus fidissimum a clarissimo ac potentissimo Bononie populo in divi Georgi festo anno Domini MCCCLXXXVIII aedificatum fuit ...» (GIORDANI 1838,

p. 79).

355 Il mandato di pagamento viene ordinato dai membri del potere esecutivo in nome dei loro predecessori a testimoniare da una parte il ritardo dei pagamenti dall'altro la durata estemporanea delle cariche politiche, Il mandato è conservato in: ASBo, Comune, Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 297, reg. 64, c. 82r; e trascritto in APP II- 1388, ottobre 3.

356 APP II CB - 1388, ottobre 6. 357 APP II CB - 1389, marzo 3.

veniva ricompensata secondo logiche connessa ad un'attività di supervisione che non poteva prescindere da una presenza costante nel cantiere e comunque non legata alla "quantità" di lavoro svolto come accadeva per le masse di operai che quando non dovevano prestare il proprio lavoro gratuitamente, venivano retribuiti generalmente a cottimo.

Fatta eccezione per i compensi delle due figure chiamate in causa verosimilmente per dirigere i lavori nulla sappiamo degli ambiti in cui questi operarono; solo la sentenza del 13 aprile del 1389, redatta quando il cantiere doveva essere in stato già molto avanzato, specifica nel caso di Lorenzo da Bagnomarino alcuni interventi accessori e secondari da questo seguiti: ad esempio egli aveva predisposto la realizzazione dei dispositivi di accesso «cum duobus ponticellis motoriis et uno portello fiendo in castello dicti recepti» e la messa in opera nel canale artificiale realizzato per portare acqua alle fosse perimetrali di una «rote» cum «feramentis»358.

Solo ulteriori riscontri documentari mettono in luce quanto più ampi fossero gli interventi delle infrastrutture idrauliche, capisaldi della progettazione di questo come di qualsiasi altro nucleo demico al pari delle opere difensive e del reticolo delle vie di urbanizzazione. Così nel rinnovato clima di distensione instaurato con Faenza i Bolognesi sfruttarono la concessione emanata dal Manfredi già nel novembre del 1388 che consentiva loro di fabbricare una clusa (=diga) nell'alveo del fiume Senio. Si trattava probabilmente di una struttura che si appoggiava ad oriente sulla riva faentina e sull'altra a quella imolese in modo da derivare l'acqua necessaria alle fosse di Castel Bolognesi e alle necessità di un mulino posto a servizio dello stesso castrum359. La scelta del sito su

cui sarebbe sorta la chiusa non restò indifferente ad Astorge Manfredi che nominò per l'occasione tre ingegneri il cui parere sarà però ricompensato da una disposizione del Depositario Generale del Comune di Bologna per mezzo di «Riuagessio de Savigno» che aveva ricoperto il ruolo di capitano del contingente militare di stanza alla Bastia di San Procolo360. È possibile che per la priorità

dell'opera i Bolognesi realizzassero concretamente uno sbarramento sul fiume Senio ma le fonti contabili mostrano in proposito un completo silenzio sulla fase esecutiva.

Fatta eccezione per i già citati «Tomasino de la Chola Ingeniario» e Lorenzo da Bagnomarino le note contabili dei registri bolognesi non danno spazio ai pagamenti a maestranza, a fornitura di uomini e materiali, dando in tal monto conto, anche in forma sporadica all'avanzamento dei lavori: ciò può essere in parte spiegato alla luce dei patti che furono redatti per la nuova fondazione. Nel marzo del 1388 l'accordo stabilito tra Bologna e Imola prevedeva infatti che fossero gli Imolesi a farsi carico delle spese necessarie ad intraprendere i lavori delle nuove fortificazioni, mentre la custodia e la manutenzione delle strutture sarebbe stata affidata a sei comunità del comitatus stesso361. Come era avvenuto in altri cantieri promossi da Bologna nel suo contado (ad esempio la

rocca di Cento) il reclutamento della forza lavoro veniva demandato alle comunità locali mentre spesso gli incarichi di supervisioni erano affidati a figure specializzate di origine bolognese.

Solo grazie alla copia della pergamena del 1389 apprendiamo che in quell'anno gran parte dell'impianto del castrum doveva essere compiuto e mancavano solo alcuni dettagli: si tratta di una controversia insorta in quell'anno tra Righino di Giovanni Toschi di Flagnano, sindaco del

comitatus imolese e Jacopo Gualtieri di Limadiccio, massaro di sei comunità dello stesso comitatus.

Alla radice della disputa, risolta grazie alla mediazione di Filippo Guidotti, podestà di Imola, stavano alcune inadempienze degli imolesi a causa delle quali le sei comunità coinvolte si rifiutavano di trasferirsi presso il castrum362.

Si trattava delle popolazioni delle ville di Anconate, Barignano, Biancanigo, Casalecchio,

358 SERANTINI 1966, pp. 320-324.

359 APP II CB - 1388, novembre 10. 360 APP II CB - 1388, novembre 18. 361 SERANTINI 1966, p. 321.

362 La nascita di Castel Bolognese sotto l'anno 1388, può essere desunta dalla copia di un documento originale conservato presso l'Archivio Parrocchiale della Serra e oggi andato perduto. La copia è conservata presso la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna all'inserto 687, trascritto e pubblicato in SERANTINI 1966, pp. 320-324.

Limadiccio e la Serra363, queste non volevano prendere in consegna il nuovo castello lamentando

l'incompiutezza di alcune delle strutture approntate da Imola per conto dei bolognesi.

Emerge così da questa testimonianza, in modo del tutto accidentale, un'immagine seppure parziale, delle difese già realizzate e di quelle che dovevano essere ancora portate a termine. Le strutture difensive approntate tra il 1388-89 dovevano avere un aspetto piuttosto primitivo prediligendo ancora l'impiego del legno a quello del mattone364. L'impianto si articolava in un perimetro

rettangolare protetto da un fossato che riceveva acqua presumibilmente attraverso al canale che si raccordava al fiume Senio mentre una chiavica ne regolava la portata365. Alle fosse si aggiungevano

una serie di terrapieni366 e palizzate in legno367 potenziati agli angoli e sul lato nord da battifredi o baltresche368; lungo il versante settentrionale si trovava un varco d'accesso fornito di un ponte che

consentiva di superare la fossa perimetrale369. Il complesso era inoltre fornito di un receputum di

cui non è precisata la collocazione nonché di un campanile370. Una volta portate a buon punto le

principali infrastrutture difensive la produzione di laterizi a sostegno dello sviluppo edilizio del nucleo demico fu probabilmente sostenuto dalla costruzione di una fornace «iuxta Costrum»371.

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