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La rocca di Castel Bolognese: Giovanni da Siena e Tadeo Pacis

P ARTE II: 1386-1400: G IOVANNI DA S IENA AL SERVIZIO DEL C OMUNE DI B OLOGNA

2.3 C ASTRUM B OLOGNENSIUM NOVITER CONSTRUCTUM

2.3.3. La rocca di Castel Bolognese: Giovanni da Siena e Tadeo Pacis

363 Le sei località sono tutte menzionate nella Descriptio Romandiole del Cardinale Anglico, citate in quanto ville, cioè entità distrettuali-amministrative di modesta grandezza. MASCANZONI, 1985, pp. 142-143; GELICHI 1990, p. 77. .

Limadiccio è menzionato come castrum nel XII secolo. Casalecchio è attestato durante il Duecento mentre la sua chiesa è già mezionata nel 1157. La Serra si trovava vicino al castello di San Bartolo, è citata nel XII secolo, aveva una chiesa dedicata a Santa Maria de Masirano o Mexerano (XIII-XIV secolo) e dipendeva come Limadiccio dalla pieve di Sant'Angelo in Campiano. GELICHI 1990.

364 L'impiego del legno sembra essere predominante anche nella coeva fondazione di San Giorgio di Piano. La conversione in strutture in muratura sembra affermarsi nell'Imolese solo nel secolo successivo. GELICHI 1990, p. 77.

365 Viene menzionata una «fovea magna» e un «foveo» forse a rimarcare la presenza di due fosse le cui acque provenivano da un canale presso il quale si trovava la botas realizzata da maestro Lorenzo (da Bagnomarino?). SERANTINI 1966; GELICHI 1990, p. 79.

366 Si tratta di strutture in terra probabilmente contenute da costruzioni in legno e presenti sia all'interno del perimetro del castrum che nella fascia esterna: «omnia terralia dicti castri tam ea quae sunt intra dictum castrum» SERANTINI 1966;

GELICHI 1990, p. 78.

367 Definita «palancato» o «sticatum»; SERANTINI 1966; GELICHI 1990, p. 78.

368 Si parla di «butifredi scilicet baltresche» e secondariamente si dispone «per dictum comune comitatus Imole ... claudentur baltresche existentes circa dictum castrum da assidibus usque ad stecatum». La localizzazione dei manfatti è specificata quando si menzionano le «baltresche quae sunt ad cantones, ad dua latera et baltresche quae sunt extra cantonem ad unum latus: videlicet ad latum quod reducitur extra castrum» SERANTINI 1966. Il termine “battifredo” (torre

di legno) sembra coincidere quindi con “bertesca” (struttura in legname innalzata sugli spalti o sporgente). GELICHI

1990, p. 78.

369 «intra pontem et rastrellum dicti castri» SERANTINI 1966; GELICHI 1990, p. 78.

370 SERANTINI 1966; GELICHI 1990, p. 79.

371 APP II CB - 1389, luglio 16. 372 APP II CB - 1391, aprile 17. 373 GELICHI 1990.

La struttura difensiva del castrum approntata sotto la direzione di Lorenzo da Bagnomarino fu ulteriormente potenziata nei primi anni '90 del trecento quando si aprì il cantiere di una nuova rocca eretta lungo la mezzeria del lato nord-occidentale della cinta difensiva, su un area sopraelevata artificialmente e destinata ad una vocazione eminentemente militare374.

Si tratta di episodio che rispecchia il più ampio addensarsi delle rocche in ambito bolognese già dai primi decenni del Trecento quando si fece sempre più largo una netta differenziazione tra destinazione militare e di popolamento. Queste strutture, frequentemente collocate a cavallo della cinta perimetrale, a presidio di un varco d'accesso, si articolano di solito in un recinto fortificato fornito di almeno una torre e circondato da un fossato che lo separava dal resto dell'abitato. Generalmente le rocche potevano avere due accessi protetti da rivellini che la mettevano in comunicazione da una parte con l'interno del castrum e dall'altro con il territorio circostante. Talvolta, come nel caso di Castel Franco, i presidi militari potevano essere raddoppiati così a una

rocca magna si contrapponeva sul lato opposto del castrum una rocca parva. A Castel Bolognese la

Rocca trecentesca continuò ad essere ll principale nucleo fortificato attorno cui ruotava la difesa dell'insediamento senza che questa fosse affiancata da un secondo dispositivo con funzioni simili. Ai primi di gennaio del 1392 la costruzione della rocca doveva essere già avviata e per l'occasione lo stesso Antonio di Vincenzo, già nominato due anni prima caput et magister tocius laborerii della Fabbrica di San Petronio375, potè assentarsi dal più grandioso cantiere cittadino, per recarsi «ad

ordinandam et solicitandam persecutionem laborerii Rocce Castri Bolognexii»376 ma la sua

permanenza si protrasse per soli cinque giorni e assunse probabilmente il carattere di un ispezione volta a controllare e coadiuvare Giovanni da Siena la cui presenza sembra invece di carattere continuativo tanto da risultare il principale responsabile del cantiere assieme a «Tadeo de Pacis», che già il semestre precedente aveva ricoperto la carica di ingegnere comunale e si era trovato ad occuparsi tra l'altro proprio della fortificazione della bastia di San Procolo. La missione di Antonio di Vincenzo conferma il ruolo centrale da questo svolto nel quadro generale degli interventi pubblici ma la funzione di controllo sembra acquisire ancora maggiore rilievo dal momento che sia per Giovanni che per Tadeo, la costruzione ex-novo della rocca di Castel Bolognese costituiva forse l'incarico più rilevante assegnato loro fino a quel momento!

L'avvio del cantiere doveva almeno risalire all'autunno del 1391 perchè «Magistro Thadeo Pacis»377

fu impegnato a supervisionare i lavori della rocca dal 18 di ottobre fino alla fine di quell'anno e per questo gli venne riconosciuto un salario giornaliero integrativo a quello da egli già percepito quale ingegnere comunale378. Tuttavia, fin dalle prime disposizioni del 1392 la responsabilità della

gestione finanziaria dell'impresa risulta chiaramente anche in capo a Giovanni: appena dopo pochi giorni dal rientro di Antonio di Vincenzo a Bologna il Tesoriere Generale dispose infatti che per mezzo di «ser Aghinolfo de Solarolo» venissero assegnati a «Magistro Iohanni de Senis Ingignerio Communis» 500 lire379 a cui seguirono il 25 gennaio altre 300 lire380: una cospicua somma che non

e destinata a costituire il salario del direttore dei lavori ma a coprire le spese generali «pro laboreriis Rocce Castri Bolognexii»381. Queste risorse dovevano verosimilmente ricompensare la fornitura dei

materiali e la mano d'opera. Non essendo stati conservati i registri di cantiere, risulta impossibile disaggregare queste cifre in voci di spesa distinte ma in certe circostanze sono le sollecitazioni degli

374 GELICHI 1990.

375TROMBETTI BUDRIESI 1994, p. 54, p. 68 ivi nota 30.

376 APP II CB - 1392, gennaio 13.

377 Tadheo Pacis, magister lignaminis, già eletto ingegnere comunale era forse lo stesso che secondo un'ipotesi ventilata da Zanarini era stato coinvolto nelle costruzione delle Rocca di Pieve di Cento. ZANARINI 2006, p. 23 ivi nota

80.

378 APP II CB - 1392, febbraio 28. 379 APP. I - DOC 14 (1392, gennaio 16). 380 APP. I - DOC 15 (1392, gennaio 25).

stessi organi esecutivi che chiariscono a quale indirizzo fossero destinati gli investimenti: è il caso di «Maestro Dino de Domenegho muradore»382 e cittadino bolognese che per aver «tolto a fare el

muro de la rocha» deve essere ricompensato per mezzo dello stesso Giovanni da Siena di 150 lire383.

Il 10 di maggio «Magistro Tadeo Pacis magistro lignaminis» riceve per i lavori alla rocca 1000 lire384, e lo stesso giorno il depositario affida a «Magistro Iohanni de Senis Ingignerio Communis»

684 lire e 7 soldi385; sebbene non siano noti gli ambiti per i quali vennero destinate queste somme è

possibile che l'affidamento contemporaneo di due distinti flussi di cassa per lo stesso cantiere corrispondesse a due incarichi non sovrapposti, distinti e seguiti forse parallelamente dai due direttori dei lavori. Certo il ritmo con cui procedeva il cantiere doveva essere incalzante tanto da richiedere l'impiego di nuove energie. Già il 4 marzo del 1392 gli organi collegiali del potere esecutivo bolognese avevano assunto una provvigione che favorisse il completamento della fortezza: considerato che gli uomini del comitatus imolese erano vincolati da patti precedenti a prestare mille opere all'anno per la demolizione del castello di Monte Battaglia, si disponeva che tali opere fossero destinate ad altro fine, dirottando gli uomini in «constructione, edificio ac explanatione» della Rocca di Castel Bolognese386, a dimostrare ancora una volta come la

realizzazione delle fortificazioni attingesse per il suo compimento all'istituto delle corvée medievali. La costruzione proseguì con intensità e giungendo a compimento dopo circa un anno di lavori entro i primi dell'autunno: tra giugno e luglio «pro laboreriis Rocce Castri Bolognexiisi» si susseguirono tre mandati di pagamento per Giovanni da Siena per complessivi 1.298 lire, 14 soldi e 5 denari387,

mentre per conto di Tadeo Pacis l'11 agosto, il 9 settembre e il 2 ottobre vengono destinate per il cantiere della rocca per una somma totale di 1.300 lire388.

Il 7 settembre l'opera doveva essere oramai giunta a conclusione tanto che Giovanni da Siena, forse già inviato ad occuparsi della Rocca Magna di Solarolo389, risulta sollevato dall'incarico di

«Ingignerius superstes et expenditor» ma ancora destinatario di quasi 360 lire in aggiunta alle 4743 lire, 6 soldi e 6 denari assegnategli in precedenza «super laboreriis Rocce Castri Bolognesii»390.

Le sfere di competenze e i ruoli nella diarchia direzionale esercitata dai Tadeo e Giovanni resta di non facile soluzione ma il laconico formulario delle Provvigioni lascia intravedere con la chiusura del cantiere e una «integram» rendicontazione congiunta, uno status forse paritetico poichè fino a settembre entrambi «fuerunt expenditores et ingignerii super laboreriis et constructionem» e chiamati a redigere congiuntamente un conto complessivo delle spese sostenute «secundum relationem Defensorum Averis» per una somma complessiva che supera le 4200 lire391.

Se la fine dell'estate del 1392 coincise con uno stato di completamento avanzato i lavori non dovettero languire anche nei periodi successivi portando forse a compimento ulteriori strutture accessorie: in novembre Giovanni è infatti nuovamente destinatario di risorse per la rocca392. Una

382 Ritroviamo la figura di Dino de Domenegho già attivo nella costruzione della rocca di Pieve di Cento. ZANARINI

2006, p. 23 ivi nota 82.

383 APP. I - DOC 16 (1392, aprile 11). 384 APP II CB - 1392, maggio 10. 385 APP. I - DOC 17 (1392, maggio 10). 386 APP II CB - 1392, marzo 4.

387 APP. I - DOC 18 (1392, giugno 4); APP. I - DOC 19 (1392, giugno 17); APP. I – DOC 21 (1392, luglio 14). 388 APP II CB - 1392, agosto 11; APP II - 1392, settembre 9; APP II - 1392, ottobre 2.

389 APP. I - DOC 25 (1392, settembre 13). 390 APP. I –1392, settembre 7.

391 APP. I - DOC 25 (1392, settembre 13). Considerando i mandati disposti dal depositario generale per Tadeo e Giovanni, disgiuntamente o sommandoli risulta di non agevole comprensione l'entità della spesa rendicontata il 7 settembre e il 13 settembre.

392 APP. I - DOC 29 (1392, novembre 7); APP. I - DOC 30 (1392, novembre 8). Si tratta di una somma di 400 lire eSplicitamente connessa alla Rocca di Castel Bolognese. La stessa cifra è destinata a Giovanni «in prestanza ad fino a

seconda e consistente campagna edilizia dovette prendere forma sotto la direzione giovannea già nell'estate del 1393: «pro laboreriis Roche Castri Bolognexii» si tratta di una serie di mandati emanati il 19 luglio, il 14 agosto e il 16 ottobre del 1393 per oltre 479 lire complessive393, infine il 3

gennaio 1394 da una relazione dei Difensori dell'Avere Giovanni risulta destinatario sempre per i lavori alla rocca di una somma decisamente cospicua: 3327 lire, 8 soldi e 5 denari394.

Per quanto concerne l'impiego di maestranze specializzate, oltre al caso del già citato «Maestro Dino de Domenegho muradore» cittadino bolognese che il 27 giugno viene ricompensato nuovamente con il 500 lire 395, sappiamo di un certo «Nicolao Michaelis» che verrà pagato nel mese

di settembre con 200 lire396. È possibile che anche per la Rocca di Castel Bolognese il reclutamento

delle mano d'opera meno qualificata riguardasse l'ambito locale mentre la scelta dei soprastanti e delle maestranze più specializzate ricadesse su cittadini bolognesi397 o che, come nel caso di

Giovanni, avessero maturato un certo grado di confidenza con i collegi esecutivi.

Si riscontrano ancora tracce del passaggio di Antonio di Vincenzo, probabilmente in qualità di ispettore, come di evince da un mandato del 14 giugno 398, e ancora dopo pochi giorni, in compagnia

di «Braxolo? de Orettis?» et «Magistro Dino de Castelletto»399 e poi nuovamente il 13 agosto400,

comprendendo tra le varie missioni oltre alla visita a Castel Bolognesi, le ispezioni a Crespellano, Massa Lombarda e Solarolo.

La fitta serie di mandati raccolti dà conto di un impresa edificatoria compiutasi in tempi straordinariamente rapidi e fornisce qualche laconica notizia dulle figure coinvolte ma per avere un'immagine della conformazione della struttura della rocca risulta indispensabile attingere ad una fonte grafica del primo Cinquecento che illustra la configurazione planimetrica del fortilizio attraverso un disegno che mette insieme il rilievo delle strutture giovannee, demolite probabilmente da Cesare Borgia nel 1501, con il progetto di un nuovo ampliamento401.

Il nucleo delle strutture «ruinate» coincideva verosimilmente con l'impianto tardo trecentesco. questo si presentava composto da un recinto quadrangolare serrato sul fianco nord-orientali da due torri angolari di pianta quadrangolare, a cavallo della cortina sud-est si trovava la torre maggiore anch'essa di forma quadrata mentre il fronte nord-ovest era rafforzato da un avancorpo probabilmente posto a protezione dell'accesso verso Bologna. Un secondo varco, rivolto però verso l'abitato, doveva trovarsi in corrispondenza de mastio.

Gli interventi di adeguamento raffigurati nello stesso elaborato grafico riguardano l'inserimento di quattro nuovi torrioni semicircolari da realizzarsi al centro di ciascuno dei lati del recinto dando forma ad un impianto dall'insolita articolazione polilobata. Si prevede inoltre di serrare con una muraglia lo spazio lasciato libero tra la Rocca e la cinta difensive, laddove passava la fossa che separava il fortilizio dal resto del tessuto urbano402.

dì 8 de novenbre» APP. I - DOC 28 (1392, novembre 6). Tra gli Atti dei Difensori dell'Avere, in data 12 agosto del 1393 si trova ancora traccia delle rendicontadione di Tadeo Pacis di 600 lire «pro expensis laborerii Roche Castri Bolognexii». APP II CB - 1393, agosto 12.

393 APP. I CB - DOC 35 (1393, luglio 19); APP. I - DOC 36 (1393, agosto 14); APP. I - DOC 37 (1393, ottobre 16). 394 APP. I CB - DOC 38 (1394 gennaio 3)

395 APP II CB - 1392, giugno 27bis. 396 APP II CB - 1392, settembre 3. 397 ZANARINI 2006.

398 APP II CB - 1392, giugno 14. 399 APP II CB - 1392, giugno 27. 400 APP II CB - 1392, agosto 13.

401 ASBo, Governo (Castelbolognese, libro II, tomo 2. Disegno della Rocca nel 1516.

402 La distinzione tra strutture «ruinate» e «nuove» sembra accordarsi con datazione del disegno ai primi del Cinquecento (GIORDANI 1972, p. 39); a conferma di ciò è la stessa morfologia semicircolare dei torrioni concepiti ex-

novo che rimanda alle sperimentazioni tardo quattrocentesche elaborate dal Rossetti nella vicina Ferrara, si veda in proposito FARA 1999.

I resti materiali della rocca ancora riconoscibili sono piuttosto modesti: ad oggi rimane una traccia circoscritta del versante settentrionale nella sua configurazione polilobata. Si è ipotizzato che già a metà del Cinquecento il fortilizio avesse esaurito le funzioni militari403 e già nell'inventatio

Sangallo-Sanmicheli404 la rocca di Castel Bolognese non vien menzionata mentre non viene

rappresentata in una pianta schematica a scala urban della prima metà del XVII secolo405

La tradizione cronachistica ha attribuito a Giovanni da Siena anche la costruzione della Torre di

Castello Bolognese, che sarebbe stata eretta sotto la direzione del senese nel 1396406, questa

struttura è stata generalmente identificata con la torre-porta posta al centro della cortina settentrionale del castrum a fornire l'asse di accesso perpendicolare alla via Emilia di un architettura altamente rappresentativa, tuttavia non sono stati reperiti documenti a riprova dell'attribuzione e anche la datazione della struttura atterrata durante il secondo conflitto mondiale risulta motivo di controversia407.

Mentre ancora la rocca non era del tutto completata, già 1393 ad intervenire sulle fosse della cinta fortificata affidandone la riparazione a «Guidonis Cavacini» che nell'arco di 82 giorni operò sia a Castel Bolognese che a Solarolo408. Fatta eccezione per questi episodi gli interventi fortificatori a

Castel Bolognese subirono una battuta d'arresto e solo lavori di minore entità sembrano riprendere al chiudersi del secolo, assecondando una tendenza che accomunava anche il resto del dominio bolognese. fortificando con strutture lignee il burgus che nel frattempo era sorto al di fuori delle cerchia di Castel Bolognese409.

Il popolamento auspicato dai fondatori sembra essere un obbiettivo raggiunto segnando il successo dell'impresa, tanto che le dimensioni predefinite dalla rigida geometria della cerchia difensiva sembra non essere sufficiente a contenere nuovi episodi edilizi che accompagnano un apparente ma veloce incremento demografico. Così nel 1425 venne intrapreso un ampliamento del castrum verso nord inglobando quel borgo che era cresciuto lungo la via Emilia, non è però chiaro se la costruzione della cinta del secondo quarto del XV secolo prefigurasse anche una sostituzione delle strutture lignee con quelle in muratura infatti dalle tracce disponibili sembra che le strutture difensive consistessero ancora in aggeri e fosse perimetrali410.

2.3.4. Le infrastrutture idrauliche per Castel Bolognese e Solarolo: chiuse, canali e mulini.

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