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Profili biografici di Antonio di Vincenzo e Lorenzo da Bagnomarino

1.2. Il “Governo del Popolo e delle Arti” (1376-1401) Istituzioni politiche e valori civici dell'ultimo periodo comunale.

2.1.1 La Loggia della Mercanzia, il Palazzo dei Notai, la Basilica di San Petronio.

1.2.1.2. Profili biografici di Antonio di Vincenzo e Lorenzo da Bagnomarino

Tra le schiere di magistri e ingegneri impegnati nella direzione dell'ambizioso programma bolognese emersero le figure di due muratori-architetti di provenienza locale: Antonio di Vincenzo e Lorenzo da Bagnomarino. Le biografie dei due tendono a intrecciarsi e quasi a sovrapporsi nella fluidità degli incarichi delle maggiori fabbriche cittadine, uniti in una diade in cui competenze progettuali ed esecutive si aggrovigliano senza la possibilità di abbandonare le incertezze delle ipotesi attribuive e cogliere a pieno le responsabilità dell'uno e dell'altro. Entrambi furono membri della corporazione dei muratori ma prolungarono la propria sfera d'azione dai cantieri alla politica, partecipando a missioni diplomatiche o assumendo incarichi di rappresenzanza anche a livello apicale.

Le origini dei due personaggi e l'esercizio della loro professione li escluderebbe a priori dai ceti magnatizi mentre è più probabile che appartenessero alla classe media. La data di nascita viene per entrambi definita da Emilio Orioli in forma indiretta sulla scorta di alcuni documenti che li riguardano già nel pieno della giovinezza: secondo lo studioso Lorenzo dovrebbe essere nato intorno al 1341106 mentre Antonio nel 1350 o qualche anno più tardi107. Sebbene anche gli anni della

formazione costituiscano un periodo oscuro sappiamo che entrambi furono alle dipendeze dell'architetto eugubino Matteo di Giovannello detto Gattapone108 quando questi venne chiamato a

105 Il progetto resto incompiuto all'altezza del naos non sappiamo come Antonio avesse immaginato la prosecuzione del transetto e il coro, lasciando quale punto critico la presenza o meno di una grande cupola centrale o piuttosto di una copertura a calotta su base ottagonale non lontana dell'espeienza milanese. Per una sintesi del dibattito storiografico in merito a questi temi si rimanda a LORENZONI 1993, pp 56-60. Per completezza di vedano inoltre TROMBETTI BUDRIESI

1994.

106 ORIOLI 1893, p. 8.

107 ORIOLI 1893, p. 10.

108 Il Gattapone si distinse quale architetto di fiducia di Egidio Albornoz, costruttore della Rocca di Spoleto che come per primo notò Amico Ricci intrattiene stringenti analogie con quello del Collegio di Spagna. La storiografia attribuisce all'eugubino anche l'ardita costruzione (o ricostruzione) del gigantesco ponte-acquedotto su altissimi archi che consente

Bologna dal Cardinale Egidio Albornoz perchè dirigesse i lavori del Collegio di San Clemente, noto anche come Collegio di Spagna109. I registri che testimoniano il cantiere tra il 1365 e il 1367, ci

informano del reclutamento di un certo Lorenzo di Domenico noto successivamente come Lorenzo da Bagnomarino e di un giovanissimo Antonio di Vincezo, ancora manovale e ricompensato appena due soldi al giorno110. L'edificazione del Collegio di Spagna fu indubbiamente l'episodio più

significativo realizzato in città dopo la Peste Nera; per Lorenzo e Antonio si trattò di un'occasione straordinaria per avvicinarsi a uno dei maggiori architetti italiani del tempo e famigliarizzare con modalità progettuali e registri compositivi in larga parte maturati nel centro della penisola ma che avrebbero condizionato, anche per mano loro, l'architettura bolognese dei decenni a venire.

Dopo la costruzione del Collegio occorrerà aspettare alcuni anni perchè il nome di Lorenzo da Bagnomarino, nel 1375, inizi ad essere menzionato dalle fonti scritte quale ministrale della Società dei muratori mentre solo nel 1377 egli viene reclutato dal Comune per un parere riguardante i lavori da predisporre per le mura della rocca di Savigno, sarà questo il principio di una stretto legame con la committenza pubblica che lo vedrà attivo a più riprese nella ristrutturazione del contado. Nel 1378 è chiamato a presiedere la costruzione della Rocca di Cento 111; l'anno successivo,

accompagnato da Nicolò dell'Abaco, viene inviato dal Comune a Budrio al fine di ispezionare i luoghi su i quali sarà approntato l'ampliamento del castrum esistente112; nel 1380 si trova impegnato

nell'edificazione del castello di Argile mentre nel 1381 è chiamato a occuparsi dei lavori nei castelli di Pieve e Cento e ad ispezionare quanto già edificato al castello di Bruscolo113.

Al chiudersi del 1381 la scena si sposta del contado all'ambito urbano, qui la Società dei Notai affida a Lorenzo e Antonio compiti progettuali riguardanti la ristrutturazione del palazzo della corporazione in Piazza Maggiore114; l'anno seguente gli Anziani conferiscono sempre a Lorenzo il

l'accesso alla stessa Rocca di Spoleto. Sempre per l'Albornoz, sembra realizzasse presso il Sacro Convento di Assisi il corpo di fabbrica denominato “Infermeria Nuova”: un edificio potentemente qualificato dagli alti archi del

loggiato/porticato che si dischiudono verso il paesaggio della vallata circostante. Queste arcate, come ha osservato il Francesco Filippini, rimandano a quelle della fortezza di Portasole a Perugia, al Palazzo dei Consoli e al Palazzo del Podestà di Gubbio (FILIPPINI 1922), tuttavia nell'Infermeria Nuova il loggiato qualifica a tal punto l'edificio da divenire

il motivo principale, sovraordinato a qualsiasi altro elemento della composizione, introducendo un rapporto forse inedito tra lo spazio edificato e spazio naturale circostante. Per un profilo biografico di Gattapone di rimanda a CIRANNA

2008

109 I collegi universitari, come quello di San Clemetne, meglio noto come Collegio di Spagna, vennero creati durante il XIV secolo per fornire prima di tutto vitto e alloggio agli studenti universitari privi di mezzi economici adeguati. L'edificazione del Collegio di Spagna, istituito nel 1364, si deve al Cardinale Egidio Albornoz che era riuscito a recuperare Bologna nel 1360 mettendo fine all'occupazione viscontea. La struttura fu progettata da Matteo detto Gattapone da Gubbio per dare alloggio a 24 studenti spagnoli che a Bologna si sarebbero dedicati all'apprendimento delle materie giuridiche, e una volta ritornati in patria, potessero così ricoprire ruoli di prestigio nella macchina burocratica del loro paese di origine. L'impianto del collegio è caratterizzato da un cortile quadrato circondato di un loggiato disposto su due livelli impostato con pilastri a sezione ottagonale sormontati da archi ribassati. L'ala sud e l'ala nord del palazzo raccolgono sui due piani le stanze dei convittori, attorno al chiostro si affacciano inoltre i locali comuni, il rettorato e la cappella. L'edificio, costruito tra il 1365 e il 1367 testimonia le straordinarie capacità tecniche ed artistiche del suo progettista, tanto da rappresentare un prototipo per l'edilizia universitaria a scala europea (KIENE

1997)., costituendo un punto di riferimento imprescindibile per l'evoluzione del linguaggio architettonico bolognese per oltre un secolo: fortuna dell'arco ribassato sostenuto da pilastri con base anche diversa da quella ottagonale si può riscontrare ad esempio nella Camera Actorum di Antonio di Vincenzo, nel cortile di Palazzo d'Accursio ricostruito da Fieravante Fieravantine, fuori dai confini di Bologna, ma sempre dello stesso architetto si può citare la rocca di Montone a Perugia. Giungenfo fino alle sperimentazioni coeve messe in opera da Giovanni da Siena per il Castello delle Rocche di Finale Emilia. Sul Collegio di Spagna di veda oltre a KIENE 1983; 1997: FILIPPINI 1922; MARTI 1966;

KERSCHER 1991; SERRA DESFILIS 1992; GONZÁLES-VARAS IBÁÑEZ 1998.

110 FILIPPINI 1922, p. 89.

111 ZANARINI 2006, p. 33.

112 ORIOLI 1893, p, 8.

113 ZANARINI 2006, p. 33.

ruolo di soprastante alla costruzione della Loggia della Mercanzia, qui, ormai nella fase finale dei lavori (1384) lo affiancherà Antonio di Vincenso115,

Nel 1386 Antonio è ancora impiegato in città, per la precisione nella costruzione della Camera

degli Atti all'interno di Palazzo Re Enzo, ovvero degli ambienti che avrebbero custodito l'archivio

comunale116; e chiamato dalla Società dei Notai per realizzare tre dei finestroni della facciata del

loro palazzo in Piazza Maggiore117. Prima di questi incarichi nel cuore della città Antonio, come

Lorenzo prima di lui, aveva iniziato a muovere i primi passi all'ombra della committenza comunale nei cantieri extra-moenia: nel 1379 si trova impegnato alla Rocca di Cento mentre nel 1382, affiancato Bernabò Guidozagni, è mandato in missione nella montagna bolognese, probabilmente a ispezionare opere di carattere fortificatorio118; nel 1383 è ancora alla Rocca di Cento ma si trova

occupato anche nei lavori in città a Porta Mascarella119 e Porta Saragozza e l'anno successivo

sovraintende all'edificazione delle mura dalla Porta di San Mamolo alla Porta del Pratello120.

Sempre nel 1384 mentre venivano ultimati i lavori alla Mercanzia troviamo Lorenzo a dirigere altri lavori del contado: alla rocca di Samoggia, alla rocca “magna” di Castelfranco121, e per riparare il

castello di Bargazza. Tra il 1385 e l'anno seguente dirige i lavori del castello e della rocca di Medicina, nel 1386 è alla rocca “magna” di Solarolo; due anni dopo è responsabile della fondazione del castrum di San Giorgio di Piano, mentre nello stesso anno e in quello successivo la sua presenza è documentata nell'imolese, qui, tra il 1388 e il 1389, presiede alla costruzione delle prime difese di un centro di nuova fondazione: Castel Bolognese. Si sposta anche a Solarolo dove segue i lavori alla rocca122 ma nel 1393 tornerà nuovamente a Castel Bolognese per occuparsi del mulino e dello

scavo del canale che lo avrebbe servito123.

Il programma di riorganizzazione dell'assetto fortificatorio e insediativo che dall'Imolese si espandeva nella pianura bolognese fino dell'area di Cento e di Pieve non poteva escludere Antonio di Vincenzo che oramai aveva acquistato un ruolo di primo piano nella riorganizzazione territoriale promossa dal Comune. Infatti nel biennio 1385-86 è in Romagna ad occuparsi di fortificazioni e ad allestire la bastia di San Procolo, eretta dai Bolognesi in territorio faentino quale ritorsione contro il colpo di stato ordito da Astorre Manfredi. Nel 1387 Antonio è impegnato alla rocca di Massa Lombarda e inizierà ad occuparsi di quella di Pieve, incarico quest'ultimo che lo vedrà presente l'anno dopo proseguendo anche fino al 1392; ma è anche inviato alla Rocca di San Giovanni in Persiceto per cui predispone la riparazione delle mura crollate124. Durante il 1392 svolge per il

Comune visite e ispezioni in merito ai lavori da approntare al castello di Crespellano, Castel Bolognese, Massa Lombarda, Solarolo e “Castrum de Gatis”, l'anno successivo è ancora in Romagna e nel Centopievese, nel 1394 è presente a “Castrum Castilionis de Gatti” e ancora di Castel Bolognese125.

Ma è nel corpo vivo della città di Bologna, negli anni '90 del secolo, che Antonio del Vincenzo raggiunge l'apice del prestigio e della fama, mentre la figura di Lorenzo da Bagnomarino si fa via via più evanescente tanto che il 1393 sembra segnare il termine della sua attività di costruttore.

115 ORIOLI 1893, p. 6.

116 ORIOLI 1893, p. 11.

117 BERGONZONI 1984, p. 32.

118 ORIOLI 1893, pp. 10-11;.ZANARINI 2006, p. 33.

119 ASBo, Comune, Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 289, reg. 54, c. 102r (1383, novembre 17). 120 GHIDIGLIA QUINTAVALLE 1961. ASBo, Comune, Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 290, reg. 57, c.

88v (1384, aprile 22). 121 ORIOLI 1893, p, 9.

122 ZANARINI 2006, p. 33.

123 ASBo, Comune, Governo, Riformagioni e provvigioni cartacee, b. 296, reg. 82, cc. 24r , 27v (1383). 124 ZANARINI 2006, p. 33.

Dopo che il 31 gennaio 1390 il Consiglio generale dei Seicento decise di edificare il tempio petroniano e Antonio venne chiamato a produrre un modello126 della basilica secondo le istruzioni di

Andrea Manfredi generale dell'Ordine127. Poco dopo verrà nominato capomastro di San Petronio128,

responsabilità che gli richiedeva un'assidua presenza nel cantiere129, e a confermare il ruolo di

assoluto regista della fabbrica il 3 gennaio 1393 gli fu conferito l'eloquente titolo di «Caput magistrum tocius laborerii et fabrice»130, spazzando via ogni equivoco su una situazione spesso

sfuggente di individuazione delle responsabilità nei cantieri medievali. Nei i registri del 1393, tra i

magistri più specializzati e sottoposti al controllo di Antonio, riaffiorò anche il nome di Lorenzo da

Bagnomarino, reclutato «pro tayando lapides grossos», si trattava forse di una delle ultime attestazioni che lo vedono ancora in attività. In realtà, indipendentemente dalla posizione gerarchica occupata nel grande cantiere petroniano, tutti e due erano portatori di interessi che andavano ben oltre i loro ruoli da stipendiarii, entrambi ad esempio furono tra i maggiori fornaciai che fornirono al cantiere pietre e calce131.

Tornando ad Antonio di Vincenzo, non si può evitare di mettere in relazione il processo progettuale che portò all'impresa petroniana con i viaggi che egli intraprese a Venezia, Firenze e soprattutto Milano dove pare si recasse già nel 1390, avendo modo di osservare in prima persona il cantiere del duomo. Particolarmente significativo è proprio il disegno che Antonio redige per rappresentare il duomo di Milano, qui, accanto alla raffigurazione dell'impianto chiesastico in costruzione si fissano alche misure di edifici del mondo antico cioè il Pantheon e il San Lorenzo a rimarcare come negli ultimi secoli del medioevo episodi ex-novo di particolare rilevanza non sfuggissero al confronto con le vestigia della romanità ma anche con il lascito scritto di Vitruvio132.

Per un decennio Antonio di Vincenzo fu il registra indiscusso della fabbrica di San Petronio, ma questo non fu l'unico edificio chiesastico che gli venne commissionato in quel torno di anni, infatti si trova impegnato nella costruzione della chiesa e del chiostro dei morti e soprattutto per il campanile di San Francesco, opera forse iniziata solo nel marzo del 1401133 rimanendo incompiuta

come il grande complesso petroniano alla sua morte avvenuta in un intorno temporale compreso tra l'aprile del 1401 e il settembre del 1402134. Lorenzo da Bagnomarino morì qualche anno prima di

Antonio anche se non è certo l'intorno temporale della sua scomparsa, sicuramente egli era ancora

126 GATTI 1891, p.11.

127Andrea da Faenza ebbe forse un ruolo promotore nei riguardi dell'ascesa di Antonio di Vincenzo. In quanto generale dei serviti sembra ebbe un ruolo di primo piano nelle opere di ammodernamento dei più antichi complessi dell'ordine e nell'edificazione ex-novo di altre architetture tra Firenze, Faenza, Rimini, Roma, Venezia, Treviso, Verona, Milano e Genova. Probabilmente affiancò nel ruolo di progettista Antonio di Vincenzo nella basilica di Santa Maria dei servi, contribuendo forse alla sua formazione e inducendolo a intraprendere viaggi a Firenze, Milano e Venezia dove l'architetto-muratore sarebbe entrato in contatto con le realtà dei maggiori cantieri del tempo. MATTEUCCI 1987a, pp. 29-

30; 1992, p. 79. 128 GATTI 1891 p.12.

129 Nel rinnovo del contratto del 1391 gli venne aumentato il compenso ma gli vennero imposte restrizioni in merito ad ulteriori incarichi che non fossero stati commissionati dallo stesso Comune. Nel 1392 il contratto determinò un compenso che includesse sia le funzioni di capomastro sia le ulteriori opere pubbliche a chi fosse chiamato, nei contratti rinnovati gli anni seguenti si dispose invece una detrazione del compenso in ragione ai periodi in cui Antonio non era presente sul cantiere di San Petronio. Cfr, p. 54 e p 56.

130 GATTI 1891 p.13,

131TROMBETTI BUDRIESI 1994, p. 62.

132 Intorno al disegno di Antonio di Vincenzo si rimanda a LODYNSKA-KODINSKA 1969; ASCANI 1990. A Milano il testo

di Vitruvio servì qualche anno prima per giustificare l'altezza dei capitelli mentre l'autorità di Aristotele era invocata a supporto del sistema geometrico che venne impiegato. MATTEUCCI 1992, pp. 156-157. Anche nell'ambiente bolognese si

trova traccia della sopravvivenza del testo di Vitruvio nel pieno Trecento, ad esempio, una copia del De architectura era custodita nel 1352 nella biblioteca del giurista Giovanni Calderini. MATTEUCCI 1992, p. 155.

133 RUBBIANI 1886, p. 86; LORENZONI 1993, nota 23, p. 121.

vivo nel 1396 quando compare tra i 26 massari del Comune135.

Giovanni da Siena, che pure sotto il “Governo del Popolo e delle Arti” svolse in prevalenza compiti edificatori lontano dalla città ebbe senza dubbio modo di accrescere le proprie competenze in campo architettonico confrontandosi con l'opera cittadina di Lorenzo da Bagnomarino e soprattutto di Antonio di Vincenza, al contempo non potevano macare le occasione di scambi con professionisti provenienti anche da altre parti d'Italia, del resto, l'aprirsi di così tanti cantieri in ambito urbano come del contado fece di Bologna un polo di attrazione formidabile per le maestranze specializzate, e ingegneri forestieri che qui ebbero occasione di mettere in pratica competenze maturate in altri contesti.

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