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I L TRAMONTO DELLO STATO DI LIBERTÀ ED IL RITORNO AL DOMINIO PONTIFICIO

P ARTE III: 1400-1424: L ' ATTIVITÀ DI G IOVANNI DA S IENA DOPO LA PERDITA DELL ' AUTONOMIA CITTADINA : IL DOMINIO DELLA C HIESA

3.1. I L TRAMONTO DELLO STATO DI LIBERTÀ ED IL RITORNO AL DOMINIO PONTIFICIO

3.1.1. Il governo di Baldassarre Cossa da legato a pontefice.

Il cosiddetto “stato di libertà”, instauratosi dopo i fatti del 1376 fu alla base degli ideali che ispirarono il secondo periodo comunale bolognese, anche se, come si è avuto modo di accennare in precedenza, questa ritrovata autonomia cittadina non coincise con una piena riappropriazione del potere da parte della pars populi poiché la presenza della componente magnatizia continuava a influire in modo determinante sulla sfera decisionale ai più alti livelli del governo comunale. Fino alla sua morte, nel 1383, Giovanni da Legnano, era stato a capo della macchina comunale, successivamente il vicariato sulla città venne conferito dal pontefice nelle mani del collegio degli Anziani che al termine del loro mandato sceglievano i loro successori. Le istituzioni comunali e le magistrature tradizionali furono investite dalla fine degli anni '80 di diversi cambiamenti che portavano con se il riflesso del crescente peso di gruppi dell'oligarchia economica desiderosi di estendere il loro controllo sugli organi di potere, così da portare alla formazione di nuove commissioni create in origine quali strutture straordinarie ma destinate a diventare successivamente organi permanenti forniti di ampi poteri come accadde nel 1388 per la commissione dei Dieci di

Balia e nel 1394 per i Sedici Riformatori dello Stato di Libertà459.

Il conflitto tra i gruppi oligarchici per l'egemonia sulle istituzioni comunali si era tradotto nel controllo dell'accesso alle cariche di vertice e alla marginalizzazione delle componenti popolari. All'aprirsi del Quattrocento tra queste fazioni si imposero i Bentivoglio con i loro seguaci, questi occuparono con la forza la piazza e i palazzi pubblici aprendo la strada all'insediamento del fragile governo di Giovanni I proclamato signore della città il 28 febbraio 1401. La parentesi bentivolesca schiacciata tra conflitti intestini e le minacce degli stati vicini non durò neppure due anni: nel 1402 le truppe viscontee sostenute dai fuoriusciti invasero la città decretandone la fine con l'uccisione di Giovanni I Bentivoglio e dando il via all'occupazione e alla militarizzazione della città (1402-1403). La crisi del ducato milanese seguita alla morte di Gian Galeazzo Visconti offrì al pontefice Bonifacio IX la migliore occasione per riconquistare Bologna, a tal fine inviò verso la città un esercito guidato dal napoletano Baldassarre Cossa460 in qualità di legato pontificio. Dopo che le

truppe viscontee lasciarono la città il Cossa fece il suo ingresso a Bologna il 3 settembre 1403, acclamato quale liberatore del popolo bolognese.

Le lacerazioni che attraversavano la società cittadina di quegli anni resero impossibile recuperare quell'autonomia che secondo la forma vicariale aveva caratterizzato il periodo del “Governo del Popolo e delle Arti”, viceversa il Cossa, proprio avvalendosi delle divisioni interne, aveva preso a sostener i Bentivoglio e a marginalizzare il pericoloso pretendente Nanne Gozzadini, riuscendo ad imporre la propria autorità sulla città secondo lo stile di governo di una vera e propria signoria personale che si appoggiava sulle divisioni inerne e si avvantaggiava all'esterno della debolezza della stessa Chiesa romana (sconvolta a seguito dello scisma)461. Nel 1405, mentre la curia

pontificia versava in una crisi sempre più profonda ed era stata costretta a riparare a Viterbo a causa del sollevamento del popolo romano, Baldassarre Cossa, forte dell'appoggio dell'oligarchia

459DE BENEDICTIS 2007;DONDARINI – DE ANGELIS 1997, pp 36-37; PINI 1994, pp. 87-100;

460Per un profilo biografico di Baldassarre Cossa, poi antipapa Giovanni XXIII si veda UGINET 2001.

magnatizia cittadina, consolidava la propria egemonia su Bologna, agevolando da una parte le iniziative imprenditoriali e dall'altra reprimendo prontamente le più timide manifestazione di opposizione al regime legatizio.

Il potere conquistato dal legato apostolico si manifestò da subito in modo clamoroso anche in sulla scena urbana: cancellando in primo luogo la traccia più evidente dell'occupazione viscontea cioè la fortezza eretta nel 1402 presso il tratto di mura che si prolungava dalla Grada (dove il canale di Reno entrava in città) sino al Cavaticcio: nè predispose l'atterramento già nel 1404 appoggiandosi a tutte le compagnie d'Arte della città per portarne a termine lo smantellamento462. A testimoniare

quale fosse il nuovo equilibrio dei poteri, in estate fece scoprire le fondamenta della trecentesca rocca pontificia eretta presso Porta Galliera (demolita a seguito della rivolta del popolo bolognese nel 1334)463, ordinandone la ricostruzione sotto la direzione di Giovanni da Siena e Nicola da Castel

de Britti.

Nel frattempo con l'accordo degli Anziani venne ordinato il ripristino di Piazza Maggiore, già militarizzata dalle truppe viscontee che ne avevano chiuso gli accessi con dieci cancelli presidiati. Il legato apostolico predispose la ri-pavimentazione dell'invaso e l'occlusione della chiavica che si trovava di fronte al Palazzo degli Anziani con la demolizione del ponte di pietra che l'attraversava464. A fianco a questi interventi di miglioramento urbano il Cossa non esitò a

mortificare il simbolo più rappresentativo dei valori civici e dell'autonomia dell'ultimo periodo comunale, vendendo parte dei materiali da costruzioni destinati alla Fabbrica di S. Petronio forzando in tal modo la sfera di poteri conferitagli dalla Camera Apostoliva a scapito delle prerogative della Mensa vescovile e dell'istituzione cittadina della Fabbriceria465.

Bologna divenne per il Cossa il punto di partenza per una serie di trionfi in campo militare e diplomatico: riportando sotto il governo della Chiesa diversi territori delle Romagna e dell'Italia centrale, condizionando il collegio cardinalizio e superando le posizioni antagoniste del pontefice Gregorio XII466 e dell'oppositore avignonese Benedetto XIII. Con l'appoggio di Luigi d'Angiò e di

Firenze il napoletano riuscì ad organizzare nel marzo 1409 un concilio a Pisa nel quale furono deposti i due pontefici ed eletto al soglio pontificio l'arcivescovo di Milano, Pietro Filargis, con il

462GHIRARDACCI 1973, vol. II, p, 537. [1402]: «[...] il Gouernatore di Bologna alli 25 di Agosto il Mercoledì à hore 11

cominciò à fondare la Cittadella dessignata, alla quale il Duca mandò due milla Guastatori [...]. Pigliaua questa fabrica dalla graticcia di ferro per cui entra il Reno in Bologna, e si stendeua infino all'altro graticcio di ferro de l Cauadiccio, e molte case de' particolari andarono per terra, e la Chiesa di Santa Maria Nuoua fù rouinata [...]. Alla detta fabrica furono fatti li palificati grandi per alloggiarui presidij, e le bocche della Piazza si chiusero da ogni parte di sicuri Rastelli, e vi si posero le guardie»; ibidem, p, 540. [1403]: «[...] la Duchessa di Milano Madre di Giovanni Maria Visconti [...] avanti alla quale [fortezza] ordinò, che vi si facesse una spaciosa Piazza, per occasione della quale si gittarono a terra molte case con grandissimo danno de' propri Padroni»; ibidem, p, 561. [1404]: «In tanto venne la Commissione del Pontefice, che la Cittadella già del Duca di Milano fabricata si douesse mandare per terra, il perche il Cardinale fece intimare a tutte le Compagnie della Città, che si douessero congregare in palazzo, doue fece consignare a ciascuna di esse la parte che doueano spianare».

463GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 562. [1404]: «Parimente il Cardinale alli 30 di Luglio, vedendo, che la Cittadella era

del tutto spianata, cominciò a fare scoprire li fondamenti della vecchia Fortezza già fabricata alla Porta di Galliera, e col consiglio de gl'ingegnieri, servandosi di una parte dell'antico fondamento nel dissegno fatto, che benissimo seruiua, restringendosi il circuito, il Legato vi pose la sua prima pietra con le solite orationi, e cerimonie sante. Poi fece fare gli argini, dove erano dessignate le fosse, e vi si fabricarono d'ogni'intorno fortissimi pallificati, seguitando di mano in mano il restante della detta fabrica, acciocché ella riuscisse forte, e sicura».

464GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 562. [1404]: «In Bologna gli Antiani attendendo ad abbellire la Piazza della Città,

fecero coprire la Chiauica, era dinanzi al Palazzo degli Signori Antiani, la quale rendeua molta difformità a quel luogo, a cui si passaua per un Ponte in pietra veggendosi da ogni lato quella indecentia della Chiauica, cosi per longo tempo semplicemente usata. [...] Fece anco il detto Legato alzare la Piazza, e salicarla».

465 FANTI 1980, pp. 127-129. Sembra che il Cossa non abbia esitato in più di un'occasione a scavalcare le prerogative

della città disponendo in modo indebito delle risorse finanziarie cittadine come nel caso in cui concesse ad Antongaleazzo Bentivoglio le entrate della tassa annuale sui prestiti e rivendendo alla famiglia Pepoli la sede del Collegio Gregoriano. DONDARINI – DE ANGELIS 1997, p. 42.

nome di Alessandro V. Mentre Roma era occupata dalle truppe del re di Napoli Ladislao, Baldassarre Cossa convinse il nuovo pontefice a stabilire la propria sede a Bologna dove fece il suo ingresso il 6 gennaio 1410467 ma il pontificato di Alessandro V non durò che pochi mesi. Dopo la

sua morte, avvenuta il 3 maggio 1410, sempre a Bologna fu organizzato il conclave e il 17 gennaio, dopo soli tre giorni, i cardinali elessero quale nuovo pontefice proprio il Cossa che assunse il nome di Giovanni XXIII. Fino al 1411 Bologna restò saldamente nelle sue mani ma quando nella primavera del 1411, lasciò la città per Roma, i malumori sopiti per un regime dispotico troppo a lungo sopportato si tradussero in un sollevamento popolare a cui seguirono l'occupazione delle sedi del governo, la designazione di nuove magistrature e infine l'assalto e l'atterramento del Castello di Porta Galliera.

I tentativi di Giovanni XXIII di recuperare la città grazie alle truppe di Carlo Malatesta furono in un primo momento arginati da un regime che era tornato a fare leva sulle forze popolari ma che ben presto non mancò di attirare l'ostilità dei ceti economici prima dominanti ed ora marginalizzati. Le pressioni esercitate dal Cossa sul patriziato bolognese non mancarono di dare i loro frutti, e la situazione fu nuovamente ribaltata a seguito di una rivolta capeggiata da Giacomo Isolani che riconsegnò la città nelle mani della Chiesa468. La legazione bolognese fu da quel momento guidata

dal cardinale genovese Ludovico Fieschi che esercitò il controllo sulla città in assenza del Cossa aiutato ancora una volta da alcune delle famiglie magnatizie, tra le quali spiccavano i Bentivoglio. Durante l'autunno del 1414 Giovanni XXIII aveva deciso di convocare un nuovo concilio a Costanza con l'ambizione di ricomporre le lacerazione aperte dallo scisma, nel frattempo la presa sulla città di Bologna si era rafforzata e il pontefice, ribadendo ancora una volta la propria autorità, decretò la seconda ricostruzione del Castello di Porta Galliera. Ma quando fu chiaro ai Bolognesi che il concilio di Costanza non lo avrebbe riconfermato quale pontefice, la sua delegittimazione non mancò di ripercuotersi sulle strutture del potere cittadino portando le famiglie magnatizie ad allontanare i rappresentati del potere ecclesiastico divenuti oramai scomodi.

La Chiesa non rinunciò a riprendere il controllo della città e il nuovo regime dovette fronteggiare le minacce di occupazione di Braccio del Montone, e per evitarle le autorità cittadine si fecero carico delle paghe dei suoi soldati dovendo inoltre confermare la sottomissione della città al pontefice e il riconoscimento del vicario papale nella persona del vescovo. Il denaro comprò anche il contingente di stanza presso il Castello di Porta Galliera che ricostruita dal Cossa per la seconda volta nel 1414 fu atterrato nuovamente dai Bolognesi nella primavera del 1416.

Alle decisioni del concilio di Costanza seguirono la deposizione di Giovanni XXIII, di Benedetto XIII e le dimissioni di Gregorio XII, mentre l'11 settembre 1417 il conclave elesse quale unico pontefice regnante il cardinale Oddo Colonna che assunse il nome di Martino V. Dopo alterne vicende il Cossa si presentò al nuovo pontefice a Firenze il 23 giugno 1419, qui ne riconobbe la legittimità e da quel momento riprese il suo posto all'interno del Sacro Collegio quale vescovo di Tuscolo. Morì a Firenze il 27 dicembre 1419.

Acclamato quale liberatore dall'occupazione viscontea Baldassarre Cossa, poi Giovanni XXIII si rivelò per molti un dominatore dispotico che con disinvoltura depredò e dissolse le risorse cittadine. Per le parole delle cronache cittadine dedicate alle rivolte e agli atterramenti del Castello di Porta Galliera, passano i sentimenti di insofferenza per un'oppressione fiscale divenuta insostenibile. Una politica rapace che dopo aver dilapidato le risorse destinate alla fabbrica di San Petronio finì per trovare eco negli stessi atti del concilio di Costanza:

«Item, quod idem dominus Ioannes papa etiam iura, mobilia et immobilia ecclesiarum … venditit, alienavit et dissipavit. Et praesertim plura bona episcopatus bononiensis, ecclesie sancti Petronii bononiensis et

467 Per il profilo biografico di Alessandro V si veda PETRUCCI 1960.

468 In occasione di regimi popolari sembra riattivarsi una dinamica già sperimetata nelle precedenti occupazioni, per la quale i componenti delle classi superiori preferiscono alle limitazioni imposte loro dai governi popolari, la rinuncia all'autonomia cittadina e la collaborazione con le strutture di governo degli occupanti che avrebbero garantito loro l'egemonia in ambito politico ed economico. DONDARINI – DE ANGELIS 1997, p. 42.

praesertim lapides, ligna et totam materiam, de quibus debebat compleri edificium et fabricari, et pecunias annuas ad dictam facricam ab antiquo ordinatas recepit, et opus omnino cessare fecit»469.

La disinvoltura con cui il Cossa dispose di risorse che giuridicamente non gli appartenevano dovette ingenerare oltre che una diffusa indignazione anche più di una controversia legale: lo stesso Giovanni da Siena, ricompensato per i sui interventi attraverso la concessione di beni immobili precedentemente confiscati in modo indebito dal Papa al convento di Santa Maria dei Servi dovette affrontare una lunga disputa con questi ultimi sulla legittimità di tale operazione.

Sebbene in campo edificatorio il governo del Cossa sia stato principalmente ricordato dalla storiografia locale per il depauperamento della Fabbriceria di San Petronio, principale simbolo dell'orgoglio dell'autonomia perduta, combinato con le due ricostruzioni del Castello di Porta Galliera, principale simbolo della tirannide e oggetto della rivolta popolare; la cifra della committenza del legato e poi del pontefice non può essere risolta semplicisticamente con questa polarizzazione. Se da una parte egli rinnovò nel 1407 il Palazzo Apostolico di Piazza Maggiore, che già al tempo di Bertrando del Poggetto aveva assunto il ruolo di principale residenza cittadina del legato, dall'altra, il Cossa, appoggiato dall'aristocrazia economica, promosse le attività degli opifici idraulici investendo sull'efficienza e il rinnovamento della rete idrica cittadina, riparando la Chiusa di Casalecchio, il Canale di Reno e il Navile, ma a differenza di un suo illustre predecessore, Egidio Albornoz, la storiografia locale sembra avere del tutto trascurato il suo impegno nel campo delle infrastrutture idrauliche.

3.2. ILCASTELLOURBANOELERIVOLTEPOPOLARI: RICOSTRUZIONIEATTERRAMENTI

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