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La (ri)costruzione giovannea (1404-1406): il cantiere, l'assedio e la demolizione del primo castello di Baldassarre Cossa.

P ARTE III: 1400-1424: L ' ATTIVITÀ DI G IOVANNI DA S IENA DOPO LA PERDITA DELL ' AUTONOMIA CITTADINA : IL DOMINIO DELLA C HIESA

3.2. I L CASTELLO URBANO E LE RIVOLTE POPOLARI : RICOSTRUZIONI E ATTERRAMENTI DELLA FORTEZZA DI P ORTA G ALLIERA

3.2.1. La (ri)costruzione giovannea (1404-1406): il cantiere, l'assedio e la demolizione del primo castello di Baldassarre Cossa.

A 70 anni dall'atterramento del fortilizio di Bertrando del Poggetto, tramontato l'ultimo periodo comunale, la città era tornata sotto il dominio della Chiesa sperimentando il regime dispotico del legato Baldassare Cossa, convinto dell'opportunità di erigere ancora presso Porta Galliera un nuovo castello urbano partendo dalle fondamenta di quello trecentesco. I maggiori protagonisti del rinnovamento urbano e della ristrutturazione del contado durante l'ultimo quarto del Trecento bolognese, Antonio di Vincenzo e Lorenzo da Bagnomarino erano scomparsi pochi anni prima e Giovanni da Siena, che al loro fianco aveva perfezionato grandi competenze in campo fortificatorio, dovette risultare agli occhi del legato la figura più adatta a ricoprire il ruolo di progettista e direttore dei lavori della nuova fortezza.

A dare conto delle fasi del cantiere tra il 1404 e il 1406 sono rimasti due registri contabili470 che

costituiscono solo una parte residuale dei registri forniti agli esecutori per annotare il progresso dei lavori471: il primo registro (1404) mancante delle prime 104 carte presenta le registrazioni

469MANSI 1961, XXVII, col. 669; FANTI 1980, pp. 128-129; GOZZADINI 1980, pp. 579-580.

470 ASBo, Comune, Uffici a competenza specifica, Ufficio dei fortilizi e di munizione dei castelli, b. 3, «Spese per il Castello di Porta Galliera (1404-1436), reg 1 (1404); reg 2 (1405),

471 Si veda ad esempio la voce «Spexe per libris et cartis» nel registro del 1405 che contempla l'acquisto presso

Francisco de Magistro Donado cartolaro di diversi libri contabili le cui registrazioni sarebbero verosimilmente

confluite nei libri notarili, si tratta di spese «per uno libro per scrivere calzine et prede […]; uno zornale de uno quaderno e mezo et per uno altro librizolo […], per doi quaderni de carta […], per uno zornale de uno quaderno e mezo […], per uno libro de uno quaderno e mezo de carte […], per uno quaderno de carta fina, […], per uno libro de tri quaderni […], per uno libro de un quaderno […], per uno quaderno de carta fina […], per uno libro de carta de tre quaderni et per doi quaderni de carta fina, […], per uno libro de carta reale de uno quaderno et mezo de carta […], per

giornaliere riguardanti la manodopera mentre il secondo (1405) contiene oltre alle spese per il pagamento delle maestranze quelle sostenute per la fornitura dei materiali da costruzione.

Giovanni, nominato «Ingignerii super laborerio novo fiendo et quod noviter sit ad Porta Galerie» fu affiancato nella gestione del cantiere da un secondo ingegnere: Nicolò da Castel de Britti472, sebbene

come nei casi precedentemente esaminati venga replicato, l'impiego reiterato di una coppia di responsabili, l'autorità e l'apporto di Giovanni dovevano essere in questo caso marcatamente preponderanti rispetto al peso del secondo ingegnere che probabilmente svolgeva un ruolo di assistenza e di supplenza durante l'assenza del senese. Come risulta dal registro superstite del 1404 il notaio dell'Ufficio dei Castelli e dei Fortilizi Castantino de Scappi assunse responsabilità economiche sulla registrazione della contabilità del cantiere fin dal suo avvio473 mentre da un

secondo registro, quello del 1405, si evince che la diade degli ingegneri era coadiuvata dal nobile «Barotus Francischini de Pistirio» e dal notaio «Iacobo de Muio» entrambi con l'incarico di «officialis et scriba», mentre «Beneditus dito Botazino» svolgeva le funzioni di «familiaris et nuntius»474.

Secondo la cronaca del Ghirardacci la campagna edilizia iniziò il 30 luglio 1404 quando Baldassarre Cossa pose la prima pietra della nuova fortezza dopo che era stato portato a conclusione il disseppellimento delle fondamenta della rocca trecentesca475, in realtà già il 6 di giugno erano stati

avviati i lavori per il ripristino delle fosse476, disponendo di creare varchi nelle mura cittadine per

consentire il deflusso delle acque dei fossati fuori dal perimetro urbano477, lavori analoghi sono

attestai il 22 giugno quando vengono destinate risorse per raccordare le fosse al canale di Reno (detto in area urbana Canale delle Moline)478. Il cantiere proseguì fino all'aprile del 1406 quando gli

archi addossati alle cortine murarie venero rafforzati con terra trasportata del Compo del Mercato479.

Lo smantellamento dei ruderi delle cittadelle viscontee presso la Porta di San Felice480 e gli stessi

resti della parte del castello di Bertrando del Poggetto posta verso il Campo del Mercato fornirono parte dei mattoni che vennero impiegati per la fortezza di Baldassarre Cossa, unitamente a materiale laterizio, legname, calce e sabbia che vennero prodotti appositamente per il cantiere481.

Non è chiaro dalle note contabili se i lavori in muratura diretti da Giovanni con l'ausilio di Nicolò da Castel de Britti diedero forma ad un impianto che ricalcasse in pieno l'assetto topografico del castello trecentesco o se viceversa, come viene sostenuto nella cronaca di Ghirardacci gli ingegneri si fossero serviti solo di «una parte dell'antico fondamento nel dissegno fatto, che benissimo seruiua, restringendosi il circuito»482.

Ad ogni modo, il castello giovanneo, raccordato a Porta Galliera con una struttura munita di due

uno libro di doi quaderni di carte […], per uno quaderno de carta fina […], per uno quaderno de carta fina[…], per uno quaderno de carta fina […], per uno zornale reale de un quaderno et mezo[…], per uno quaderno de carta fina»; a queste spese si aggiungeva la fornitura dell'inchiostro per il costo complessivo di 6 lire, 6 soldi e 6 denari. (ASBo, Comune,

Uffici a competenza specifica, Ufficio dei fortilizi e di munizione dei castelli, b. 3, «Spese per il Castello di Porta

Galliera (1404-1436), reg 2 (1405), c. 108r) 472 APP. I - DOC 60 (1405)

473 APP. I - DOC 55 (1404, maggio 24) 474 APP. I - DOC 60 (1405)

475 GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 562.

476 ASBo, Comune, Uffici a competenza specifica, Ufficio dei fortilizi e di munizione dei castelli, b. 3, «Spese per il Castello di Porta Galliera (1404-1436), reg 1 (1404), c. 105r. BENEVOLO 2006, p. 58.

477 Ibidem, c. 138r. BENEVOLO 2006, p. 58.

478 Ibidem, c. 105v. BENEVOLO 2006, p. 58.

479ASBo, Comune, Uffici a competenza specifica, Ufficio dei fortilizi e di munizione dei castelli, b. 3, «Spese per il Castello di Porta Galliera (1404-1436), reg 2 (1405), c. 40v; c. 103v. BENEVOLO 2006, p. 60.

480 Ibidem, c. 40v; c. 112r. BENEVOLO 2006, p. 58.

481 ASBo, Comune, Uffici a competenza specifica, Ufficio dei fortilizi e di munizione dei castelli, b. 3, «Spese per il Castello di Porta Galliera (1404-1436), reg 1 (1404), c. 121v. BENEVOLO 2006, p. 58.

torri di diversa grandezza, presentava ancora una volta un impianto in parte esterno alla cinta difensiva cittadina e in parte interno al perimetro urbano. In questo secondo ambito si concentrava il nucleo centrale della fortezza detto Castelazo in cui si trovava il palazzo del legato, noto come la

Gisiaza (o Ghisiaza), il mastio, e un cassero attestato sopra il Canale delle Moline (Canale di Reno)

che attraversava la fortezza in linea est-ovest lungo la direttrice delle mura cittadine inglobate nella fortezza. Il Canale divideva dunque il ricetto esterno da quello interno dove si trovava il Castelazo, quest'ultimo doveva essere separato dal resto della fortezza mediante lo stesso Canale delle Moline, e da un fossato interno che potevano però essere superati mediante tre ponti levatoi. Il nucleo centrale, che con la residenza del legato, un graniaio e un deposito del carbone, era fornito di un «zardino de corte» con vitigni, mentre la chiesa trecentesca eretta da Bertando e fornita di sagrestia era collocata verso la porta sud e forse raccordata alla Gisiaza attraverso un corridore; i lavori di restauro dell'edificio di culto furono affidati a e restaurata da «Tadeo Pacis» che abbiamo visto affiancare Giovanni fin dagli esordi alla bastia di San Procolo e a Castel Bolognese.

Meno chiara è la collocazione dei depositi delle munizioni e della residenza del castellano. Alla fortezza circondata da una fossa perimetrale si accedeva attraverso tre porte, due di esse, quella posta sul fronte del Campo del Mercato e quella attestata sul fronte settentrionale erano difese da avancorpi fortificati muniti di ponte levatoio, mentre un terzo accesso era ricavato sul fronte occidentale in direzione della strada e il Borgo di Galliera. Le cortine furono coronate da merli dipinti di rosso, bianco e nero, decorati con l'arma di Baldassarre Cossa483.

Il castello terminato del 1406 restò in piedi solo fino al 1411. In quell'anno il Cossa, dopo l'elezione al soglio pontificio sotto il nome di Giovanni XXIII, aveva lasciato Bologna indirizzando le proprie energie nella riconquista di Roma, che da due anni era occupata dalle milizie di Ladislao. Lo sforzo militare del pontefice ebbe successo e il 12 aprile, accompagnato da Luigi II fece ingresso a Roma, ma il re di Francia abbandonò Giovanni XXIII già nel maggio dello stesso anno, e il nuovo pontefice si trovò da solo a contrastare la controffensiva di Ladislao, schierato dalla parte di Gregorio XII e sostenuto dall'alleanza con Carlo Malatesta484. L'allontanamento di Giovanni XXIII

da Bologna, combinate con le difficoltà dei nuovi rivolgimenti politici internazionali, aprirono la strada al sollevamento dei Bolognesi che capeggiati dal beccaio Pietro Cossolini il 12 maggio si rivoltarono contro il governo della Chiesa dando l'assalto ai palazzi pubblici. Gli uomini a capo delle magistrature comunali vennero sostituite e il popolo riunito si risolse di cingere d'assedio il Castello di Porta Galliera485. dove aveva trovato rifugio oltre al castellano e ad un esiguo numero di

483 La ricostruzione topografica è stata avanzata sempre da Giancarlo Benevolo (BENEVOLO 2006, pp. 60-62) sulla

scorta delle note contabili dei registri superstiti riguardanti il cantiere del 1404-1406 e le demolizioni del 1411. I tre accessi della fortezza trovano le seguenti attestazioni: porta nord: «casaro del rezeto de fuora ape di la porta de fuora» (ASBo, Comune, Uffici a competenza specifica, Ufficio dei fortilizi e di munizione dei castelli, b. 3, «Spese per il Castello di Porta Galliera (1404-1436), reg 4 (1411), c. 44v); porta sud e ovest: «pro antiporto versum Forum et antiporto versus Burgum Galerie» (Ibidem, reg 1 (1404), c. 108r). Su corpi di fabbrica che componevano il nucleo centrale si vedano le note cotabili dei lavori «in Castellazo per le camere et stantie in la Gisiaza» e «in lo castello a la scala de la torre grande» (Ibidem, reg 2 (1405), c. 57v e c. 77r), l'attestazione del «Chaseri magni supra canale» (Ibidem, reg 3 (1411), c. 40v). L'esistenza di tre ponti levatoi all'interno della fortezza è testimoniata dalle note contabili riguardanti la «manifatura di ponti livatori dentro dal castello de Galliera, sono tri ponti» (Ibidem, reg 2 (1405), c. 66r). Sulle stanze del legato, il granaio, il deposito del carbone cfr: Ibidem, reg 2 (1405), cc. 107v; 64v; 102v-r. Sul «zardino de corte» cfr: Ibidem, reg 2 (1405), cc. 102r. Sulla chiesa, la sagrestia e il corridore: «muri grossi iuxta ecclesiam et antiporti iuxta dicta ecclesiam versus Forum» (Ibidem, reg 1 (1404), c. 107r); «la sacrestia de la giexia del Castellazo» (Ibidem, reg 2 (1405), c. 63r); ad desfaciendum curadurum ecclesie castri Galerie» (Ibidem, reg 3 (1411), c. 24v). Sui lavori di restauro condotti da Taddeo Pace per la chiesa si veda Ibidem, reg 2 (1405), c.102r. Riguardo le spese per dipingire i merli si veda Ibidem, reg. 2 (1405), c. 107v.

484 UGINET 2001.

485 GHIRARDACCI 1973, vol. II, pp. 586-587. [1411]: «Egli [Pietro Cossolini] adunque la mattina seguente, che fu alli

vndeci di Maggio, salito sopra vn Cauallo senza sella, hauendo in mano vn'hasta longa, in capo della quale era legato vn panicello a guisa di vno stendardo, cominciò à scorrere per Porta Rauignana, gridando VIVANO il Popolo, e le Arti, alla qual voce tosto vscirono fuori li congiurati con l'arme in mano, & insieme con gli amici loro, seguitando il Cossolino gridauano il medesimo, Viuano il Popolo, e le Arti, e passati alla Piazza, ageuolmente, e senza alcuno impedimento s'impadronirono del Palazzo, e senza offendere alcuno il posero à sacco. Fecero anche il simile al Palazzo del Pretore,

fanti, Luigi da Prato: uomo fidato di Baldassarre Cossa a cui il papa aveva affidato il governo della città486. Come riporta la cronaca del Ghirardacci, a guidare la presa della fortezza al seguito del

popolo in rivolta fu lo stesso progettista che il Cossa aveva chiamato per dirigere i lavori della sua edificazione:

«Alli 25 di Maggio Giouanni da Siena Ingegniero del Commune di Bologna per commissione del Magistrato, hauendo prima fatto fabricare molti Grilli di tauole di legno per difensione di se medesimo, e di molti guastatori, andò al Campo del Mercato di Bologna, e quiui co'detti Grilli ordinati in schiera cominciò à fare vna tagliata à guisa di vn fosso, di tanta profondità, che vn'huomo andando per esso non potesse essere offeso, nè veduto, e questo fece egli per co[n]battere il detto Castello con saluezza di se stesso, de'balestrieri, e bombardieri à ciò deputati, la qual Tagliata cominciaua sopra la via delle Moline sotto la Chiesa della Giustitia, e trauersaua infino all'Olmo, che era presso il detto Castello sotto la Chiesa di San Benedetto, e da indi auanti passaua per le case de'circostanti. Circondaua questa Tagliata tutto il Castello, fendo fatto il simile dalla parte di fuori della Città. Poi fece fare in Santo Martino dell'Auesa vn Mangano, che fù dirizzato sul campo del Mercato fuori della Tagliata con dissegno di battagliare il detto Castello, dentro il quale erano pochi Soldati, e mentre il detto assalto si facesse, il detto Ingegniere con li suoi Guastatori voleua rompere il muro da vna parte della Fortezza, e d'indi cacciarne Andrea Marinari, e Luigi da Prato con tutti li suoi Soldati

[...]».

Giovanni dispose che fossero realizzati per l'occasione numerosi «grilli» cioè degli strumenti bellici realizzati in legno, che avrebbero consentito agli assedianti di avvicinarsi al coperto alle mura della fortezza, permettendo loro di scavare in sicurezza attorno al castello una trincea che avrebbe offerto riparo a balestrieri e ai bombardieri nonché all'ingegnere stesso, chiamato evidentemente ad assumere un ruolo di prima linea durante le operazioni belliche; queste sarebbero culminate nella creazione di un varco nella cortina del castello e nella cacciata dei funzionari e dei soldati pontifici. Stando sempre alla cronaca del Ghirardacci, Giovanni guidò anche la realizzazione di un «mangano»487 che avrebbe affiancato le bombarde negli attacchi ossidionali a riprova che gli

assedianti del primo Quattrocento pur facendo ricorso sempre più frequente alle bocche da fuoco non rinunciano a impiegare macchine da guerra più tradizionali, che solo molto più tardi avrebbero ceduto il passo alle moderne artiglierie.

L'assedio durò solo tre giorni488 durante i quali morirono una ventina di Bolognese e furono esplosi

dalla fortezza diversi colpi di bombarda senza che tuttavia mietessero vittime tra gli assedianti489. Le

ostilità ebbero fine con un patto tra le parti con il quale i funzionari e i soldati pontifici lasciavano il castello nelle mani dei Bolognesi in cambio il Comune di impegnava non solo a risparmiare loro la

priuando il Pretore dell'vfficio, & in luogo suo posero Giouanni de gli Aliprandi Milanese, Parimenti deposero tutti li Magistrati della Città, che erano tutti Gentilhomini, & in luogo loro posero huomini popolari [...]. Fatto questo, e creati tutti gli altri officij, cominciarono à considerare il modo di potersi mantenere in Signoria, e di potersi difendere dal Pontefice, e da' Nobili della Città. Daua fra tanto loro non poco impaccio il non hauere nella mani la Fortezza di Galliera, che hauendola, non dubitauano di non essere sicuri del governo della Città, perchè qualunque volta, che fosse stato ruinato il Castello, e tolto di mano al Pontefice, & à Nobili questo freno, e questa loro confidenza, non così facilmente si sarebbero mossi contra il Popolo, e perchè questa cosa era loro molto noiosa, radunarono il Consiglio Popolare, nel quale fu conchiuso, che ad ogni modo di douesse rouinare la detta Fortezza, e cercare di hauerla, ò per forza d'arme, ò per danari. [...]

486 GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 587 «[...] il qual Luigi era il più caro, che Papa Giouanni hauesse, e quanto per lo

auanti haueua il Reggimento di Bologna fatto, era stato di suo consentimento, se bene vi era stato il Legato in luogo del Pontefice».

487 Secondo la definizione del vocabolario on-line Treccani si definisce mangano: «Antica macchina da guerra che consisteva in una stanga applicata a un castello di legno e portava a un’estremità un contrappeso e all’altra una cucchiaia contenente il proiettile da lanciare, cosicché, abbassando la cucchiaia e alzando il contrappeso per mezzo di funi per poi lasciarlo libero di colpo, la stanga ruotava velocemente lanciando il proiettile a distanza».

488 DI MATTIOLO 1969, p. 232.

489 DALLA TUATA 2005, p. 208: «Ali 25 dito s'era data la bataglia a dito chastello dove erano morti circha vinte citadini,

e avevano trato dentro èiù de otanta balote de bonbarde per la tera, ma non aveano ofeso a persona perchè erano multi riparati sul merchato...».

vita e i beni ma a garantire le paghe dei soldati e a corrispondere al castellano Andrea Marinaro e a Luigi da Prato 8000 fiorini490. Il giorno stesso i Bolognesi diedero avvio all'atterramento della

fortezza:

«Per la qual chosa quasi tutto lo puovolo trasse al ditto castello, e subittamente con grandissimo forore comenzono a desfare lo ditto chastello, rompendo ventiere, butando zo merli, desfazando gli ricetti de fuora, rompando le mura de le guardiole de quegli, ognomo portava via, chi assi, chi feramento, chi una cosa chi un'altra, in tanto furorem che l parea che l mondo se desfesse. E puossa dal ditto dì inanci fo deputadi ingigneri a desfarlo, gli quali tratta prima fuora la monitione che gli era infinita, de bombarde, de ballestre, de sitamento de carne salada, de sale, de vino, de formento, de polvere da bombarde, de solfano, de cholla da impenare, de formaglio, d olio e d ogne cosa necessaria, per una tale monitione, e portada al palazo de la monitione del comune de Bollogna, li ditti ingigneri comenzono a rompere e a tagliare gli pedali de la thurri e a puntelarle, e puossa fichando fuogo in gli puntari le fevano ruinare a terra. E questa facenda durando, sempre gli andava gente assai a vedere e massimamente le feste in le quali non solamente gli omini, ma le femene a belle brigade, zuvini e vecchie d ogni conditione andavano a vedere»491.

Le prime demolizioni incontrollate seguite al furioso sollevamento popolare lasciarono il posto ad un atterramento sistematico messo in campo dello stesso Giovanni da Siena coadiuvato ancora una volta da Nicolò da Castel de' Britti: si trattò di tagliare la base a scarpa delle strutture murarie assicurandone la stabilità attraverso un puntellamento ligneo a cui venne successivamente appiccato il fuoco provocando il collasso della costruzione. Durante il mese di giugno le demolizioni riguardarono il versante che affacciava sul Campo del Mercato a cui seguirono in luglio il ricetto esterno e il fronte attestato lungo la Strada di Galliera, in agosto fu la volta del nucleo centrale composta dal Castelazo e dal cassero sopra il Canale delle Moline infine nell'aprile 1412 si smantellò (almeno in parte) la chiesa492. I materiali ricavati dalle demolizioni vennero assegnati dal

Comune secondo un criterio proporzionale alle diverse Arti che componevano la pars populi della cittadinanza493.

3.2.2. La seconda (ri)costruzione giovannea (1414-1416): edificazione e atterramento del secondo castello di Baldassarre Cossa (Giovanni XXIII).

Il regime popolare riuscì in primo momento a respingere i tentativi pontifici di riconquistare la città, arginando la minaccia esercitata dalle milizie di Carlo Malatesta, ma ben presto Giovanni XXIII, appoggiandosi alla nobiltà cittadina aprì la strada alla rivolta guidata da Giacomo Isolani che restituì alla Chiesa il governo della città e già il 30 ottobre 1412 Ludovico Fieschi, in qualità di legato fece il suo ingresso a Bologna; il 12 novembre del 1413 Giovanni XXIII ritornò in città eleggendo il palazzo apostolico in Piazza Maggiore quale sua residenza. La difficile restaurazione del governo

490 GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 587: «Ora vedendo li detti Andrea, e Luigi che il Commune di Bologna si era

apparecchiato di combattere il Castello, vedendosi con pochissimi soldati, & essere da ogni parte assediati, né sapeuano doue ricorrere per aiuto, ne vettouaglia, e conosceuano, che poco giouaua loro, che il Castello fosse fortissimo per difendersi, e che d'ogn'intorno haueua grosse mura, e ponti leuatoi, vedendosi pochi, disarmati, e senza alcuna munitione, e però deliberarono venire a concordia, e rendersi pacificamente al Commune di Bologna. Il che fecero con questi patti. Prima, che la robba, e le persone loro, e de' suoi Soldati fossero salue. Che il Commune di Bologna

mantenesse Vera, e dedita Ubbidienza a Papa Giouanni XXIII. Che fossero date le paghe a tutti li Soldati, che al presente si rittrouauano nella detta Fortezza, e che ad Andrea, & a Luigi dossero sborsati otto mila fiorini. Le quai cose

tutte stabilite, & approuate da gli Antiani, e fatto il detto pagamento, condignarono il Castello al Commune di Bologna».

491 DI MATTIOLO 1969, pp. 232-235.

492 BENEVOLO 2006, pp. 67-68, ivi note 67-74.

493 GHIRARDACCI 1973, vol. II, p. 588: «Altri scriuono, che gli Antiani congregarono il Coniglio popolare, e che quiui a

tutte le Arti furono assignate proportionamente le lor parti del detto Castello, per ruinarlo, e che fecero questo perche più presto ne andasse a terra». Le annotazioni riguardanti le demolizioni con le assegnazioni dei materiali recuperati sono raccolte nei registri 3 e 4 (1411) sempre collocati in: ASBo, Comune, Uffici a competenza specifica, Ufficio dei

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