• Non ci sono risultati.

P ARTE IV: 1425-1439 G IOVANNI DA S IENA ALLA CORTE DI N ICOLÒ III D 'E STE

4.2. L A R OCCA G RANDE DI F INALE E MILIA

4.2.9. Le architetture superstiti e il sisma del

La complicata genesi dell'ampliamento giovanneo è stata più volte rimarcata e la soppesata asimmetria dell'articolazione plani-volumetrica che lo distingue sembra solo parzialmente spiegabile con la necessità di conservare la posizione disassata del mastio duecentesco o con l'impossibilità di aggirare quel limite apparentemente invalicabile costituito dal corso del Naviglio. Sebbene soggette a più ripensamenti non facilmente collocabili nel tempo, manomesse da trasformazioni antropiche o danneggiate da eventi naturali calamitosi, le strutture superstiti della

Rocca Grande sembrano restare ancora oggi forse la più eloquente testimonianza della produzione

di Giovanni da Siena826.

Attualmente, pur scontando la scomparsa di diversi corpi di fabbrica, l'articolazione del complesso rimane ben leggibile lungo i versanti meridionale e occidentale dove si sono conservati i corpi di fabbrica disposti ad “L” rovesciata e le strutture delle tre torri angolari che ne compenetrano le estremità.

824ASMo, Acque e strade, Busta 46.

825Il castrum ancora dotato di mura viene effigiato in una rappresentazione datata alla prima metà del XVI secolo (ASMo, Mappe e disegni, Territori, n. 175) che tuttavia, presentando evidenti schematizzazioni simboliche, risulta poco utile per una ricostruzione accurata dell'edificio.

826 L'assetto dell'edificio per come oggi si presenta sconta profonde alterazioni che possono essere solo in parte compensate dalle scarne fonti grafiche (che non sempre sono di facile datazione), e dalla documentazione fotografica prodotta a partire dalla fine dell'Ottocento. L'occlusione del Naviglio e il riempimento delle fosse (recentemente in parte ripristinate) ha modificato l'originaria percezione del rapporto che intercorreva tra il castello e il suo intorno. Fatta eccezione per le evidenze archeologiche messe in luce per il rivellino di nord-est, il sistema degli accessi esterni composto da avancorpi e ponti levatoi è andato completamente perduto. Il torrione nord-orientale, citato dal Frassoni è stato demolito durante il Settecento mentre la cortina settentrionale che congiungeva la torre angolare di nord-ovest e il mastio, è stata atterrata ai primi del XIX secolo. Il sisma del 2012 ha infine comportato il crollo della torre maggiore oltre ad altri danni alle strutture superstiti.

Le torri quadrangolari di sud-ovest e di sud-est presentano caratteristiche omogenee per dimensioni, forma, altezza e configurazione dei prospetti, quella dell'angolo di nord-ovest, ha invece una pianta a forma rettangolare con una superficie maggiore rispetto alle prime due, mostra inoltre un ispessimento della muratura del fronte occidentale simulando, in corrispondenza dell'accesso rivolto all'abitato, la presenza di un torresino aggettante827.

Queste strutture sono solo una parte del organismo edilizio quattrocentesco: il complesso ad “L” rovesciata si affiancava infatti sul lato nord-orientale ad un torrione (forse successivo all'intervento Giovanneo? ma demolito nel Settecento), mentre il lato lungo il Naviglio era occupata dal mastio (crollato a seguito del sisma del 2012) e della cortina che lo univa con la torre dell'angolo di nord- ovest (atterrata ai prima del Novecento per volere del Comune).

Già l'assetto rappresentato nell'anonima pianta cinquecentesca828 sembra il risultato di più fasi

costruttive seguite ad altrettanti ripensamenti che non sembrano accordarsi con una precisa regola: la simmetria a cui sembra preludere la distribuzioni degli spazi e dei volumi dei corpi ad “L” è infatti apertamente negata dalla giustapposizione del torrione dell'angolo nord-orientale e dalla ubicazione disassata che il mastio assunse a seguito dell'ampliamento quattrocentesco.

Il perimetro esterno era difeso sul versante settentrionale dal corso del Naviglio mentre sui restanti tre lati era stato scavato un fossato che poteva essere allagato permanentemente o riempito solo all'occorrenza, separando così la fortificazione dall'abitato e dal territorio e al di fuori delle mura. Dopo gli interventi giovannei, le continue esondazioni del corso d'acqua hanno contribuito al progressivo aumento di quota del piano di campagna che ha comportato olte all'interramento del cortile ancheq quello del fossato perimetrale nascondendo così le basi dell'edificio.

Solo a seguito di operazioni di disseppellimento, non ancora completamente attuate, è riemerso il caratteristico basamento a scarpa sormontato dal cordolo di forma torica che girava sia attorno alla struttura dei fabbricati di cortina che alle torri. La base a scarpa consiste nell'inclinazione della struttura muraria rispetto al filo delle parti ad essa superiore, tale caratteristica risponde alla necessità di ampliare l'area delle fondazioni distribuendo su una superficie più ampia il peso del fabbricato in modo da migliorarne la stabilità. (questa soluzione appare particolarmente diffusa in pianura dove la natura dei terreni offre una minore portanza). La fascia cordonata rappresenta inoltre una soluzione architettonica di passaggio dal piano inclinato alle murature verticali. Dal punto di vista militare costituisce un elemento di difesa passiva, che secondo diverse interpretazioni, poteva consentire di allontanare da una parte i frammenti dei proiettili lapidei lanciati alla base del fortilizio e dall'altra fungeva da supporto alla difesa piombante poiché ciò che veniva fatto precipitare dalle caditoie poteva rimbalzare sul cordolo colpendo il nemico anche a diversi metri di distanza829.

827 RIGHINI 2009, p. 75. La rocca era dotata di tre accessi ricavati nella torre di nord-ovest, nel torrione a nord-ovest e

nel torresino del fronte meridionale, vicino alla torre di sud-est. Quest'ultimo era denominato generalmente “porta del

soccorso”, come indica la traccia dell'alloggiamento del bolzone questo ingresso era dotato di un ponte levatoio per il

passaggio di pedoni o al limite di cavalli. All'ingresso del torrione sud-est si associavano strutture esterne al perimetro della rocca i cui resti sono stati rinvenuti durante gli scavi effettuati negli anni '80 del Novecento per il ripristino dei fossati del castello. Tali strutture non sono riportate in nessun elaborato grafico conosciuto ma costituirebbero un insieme di costruzioni in muratura collegate tra loro tramite ponti, di cui uno certamente levatoio. Pare che la struttura fosse formata da due piattaforme unite da due muri merlati paralleli sorretti da archi che consentivano il circolo dell'acqua; con una soluzione analoga era congiunto l'accesso del torrione sud-est e la piattaforma a questo più prossima. I muri in alzato, che presentavano in numerose parti tracce di intonaco dipinto con motivi floreali, furono in parte demoliti a seguito dello scavo. Secondo una prima interpretazione questi manufatti servivano da accesso al fiume tramite un imbarcadero (GUERRA 2007, pp. 21-32). Secondo una più recente interpretazione, che rimarca la singolarità

della tipologia degli accessi della rocca di Finale, i resti rinvenuti non sarebbero riconducibili alla funzione di attracco ma risponderebbero a finalità difensive: l'ingresso realizzato in corrispondenza del torrione di nord-est non sarebbe stato percorribile da carriaggi costituendo inoltre un percorso indiretto e tortuoso che avrebbe ostacolato gli eventuali assedianti (RIGHINI 2009, p. 77 e nota 82 a p.87). Della sistemazione degli accessi è stata inoltre tentata una

ricostruzione planimetrica da M. Righini e M. Calzolari (CALZOLARI – RIGHINI – TUSINI 2009, p. 255, fig. 96).

828 A tal proposito si veda l'articolazione planimetrica rappresentata nel disegno cinquecentesco con collocazione: ASMo, Mappario Estense, Fabbriche 94/84.

I fronti esterni degli edifici di cortina, delle torri angolari e del mastio presentano le tracce di molteplici aperture in parte realizzate successivamente al XV secolo, adeguando la struttura al mutare delle destinazioni d'uso. Alcune di esse però assolvevano fin dal principio a esigenze prevalentemente difensive, il loro aspetto severo sembra rispondere infatti più a fini pratici di carattere militare che a sperimentazioni architettonica propriamente residenziali830.

A Finale gli aspetti rappresentativi più sofisticati si concentrano all'altezza del coronamento dove spicca un elaborato apparato a sporgere composto da beccatelli ad archetti trilobati, ben riconoscibili sul fronte del fabbricato di cortina occidentale, delle tre torri angolari e del torresino del corpo meridionale.

Dalle testimonianze fotografiche dell'ultimo Ottocento il muraglione settentrionale tra il mastio e il corpo nord-ovest sembra essere privo dello stesso apparato a sporgere, tuttavia è plausibili che in virtù di una omogeneità complessiva, di carattere sia estetico che militare, anche questo setto murario, rastremato verso l'alto, fosse dotato di una terminazione con le medesime caratteristiche di quello degli altri corpi di fabbrica.

Il coronamento della Rocca Grande è completato da merli a coda di rondine le cui punte si lambiscono in modo da offrire un appoggio continuo alla copertura sovrastante. Questa configurazione era il risultato della progressiva sostituzione delle terrazze con i tetti inclinati, più idonei a impedire le infiltrazioni di acque meteoriche o le conseguenze nefaste del gelo831.

Si discosta dall'impostazione sopra descritta la torre maggiore, che era sormontata da una sorta di

torresino poggiante direttamente sulla struttura dei beccatelli senza la mediazione della merlatura832.

La forma dei merli della torre angolare di nord-ovest, del corpo di fabbrica orientale e del torresino del fronte meridionale mostrano la singolare presenza di nicchie trilobate dotate in alcuni casi di feritoie833. L'alternanza delle nicchie e delle aperture tra i merli crea un effetto di luci e di ombre, di

vuoti e pieni che contribuisce ad alleggerire l'immagine imponente del fortilizio.

Nel cortile un'elegante teoria di arcate a sesto ribassato disposte su tre livelli e sormontate da un ordine architravato (probabilmente aggiunto successivamente) costituiscono la testimonianza materiale più chiara della vocazione residenziale e rappresentativa di un complesso concepito non solo come ordigno difensivo.

Ogni livello del loggiato del fronte meridionale è strutturato secondo tre campate approssimativamente di uguale ampiezza voltate a botte. All'estremità occidentale la sequenza è completata da un lembo di muratura in cui sono state ricavate tre piccole aperture disposte lungo la medesima verticale, una per ciascuno dei livelli.

830 Sulla funzione militare di queste aperture si rimanda a RIGHINI 2009, p. 76. Secondo l'autore due aperture sul lato

verso ovest, due sul lato orientale e tre sul lato sud-est e sulla torre maggiore sarebbero state funzionali all'impiego della armi da fuoco e da getto. Sulle torri angolari del fronte meridionale sarebbero individuabili al primo e al secondo piano quattro finestre utilizzate come troniere (aperture che consentivo di sporgere i pezza d'artiglieria) sotto cui sarebbero collocate ulteriori aperture strombate di dimensioni più contenute ma con finalità analoga. Le stesse finestre e cannoniere si troverebbero anche nella torre angolare di nord-ovest. Al penultimo piano delle due torri del prospetto meridionale sarebbero inoltre presenti delle piccole troniere che sempre secondo l'autore sarebbero discordanti rispetto all'architettura generale e potrebbero essere il risultato di un intervento successivo. Un'ulteriore sequenza di troniere si riscontra al piano terra di tutti i corpi di fabbrica.

831 PEROGALLI 1972, pp. 80-81.

832 Uno schema analogo può essere riscontrato nel mastio della rocca di Cento, dove tuttavia il tetto interposto tra i beccatelli e il torresino superiore è appoggiato su una struttura di merli e archetti. A Finale la presenza della torretta è attestata dalla documentazione fotografica della fine dell'Ottocento, la stessa terminazione è invece assente nella schematica rappresentazione seicentesca (ASMo, Acque e strade, Busta 46) dove il mastio si conclude con una semplice copertura inclinata culminante in un pennone con bandiera. Come già rimarcato questo disegno non risponde ad una scala di dettaglio architettonico e mostra altresì alcune incongruenze con i resti materiali, ad esempio i corpi di cortina e il torrione di nord-est mancano dell'apparato a sporgere oggi ancora visibile. L'impostazione molto semplificata ne limita fortemente l'utilità, lasciando aperto il problema di una datazione attendibile per poter meglio precisare gli eventuali cambiamenti che interessarono la struttura sommitale della torre maggiore.

833 I merli dei due torresoni del lato sud presentano una superficie liscia, priva di nicchie trilobate mentre il coronamento del corpo di fabbrica meridionale tra questi compreso crollò in epoca imprecisata.

Mentre le tre arcate maggiori del piano terreno mostrano uno sviluppo ad arco marcatamente ribassato quelle collocate al piano primo e secondo, palesano una riduzione della luce e una più accentuata curvatura che approssima la configurazione ad arco a tutto sesto834. L'apertura minore

coincidente con una nicchia inserita nel tratto di muratura aderente all'angolo occidentale termina in un arco a tutto sesto (forse un rifacimento successivo) diversamente dalle due aperture ad essa sovrapposte, più strette rispetto alla prima e fornite di una terminazione archiacuta.

Ognuna delle arcate è impreziosita da ghiere modanate composte da archi strombati; i sostegni delle volte del piano terra sono costituiti da setti pieni sporgenti rispetto alla muratura di fondo e privi di bucature mentre per il primo e il secondo piano i sostegni sono trapassati da aperture arcuate. L'articolazione passante del loggiato svincola dall'obbligo di attraversare gli ambienti interni disposti in infilata, adibiti ad appartamenti del principe, alle funzioni amministrative e di governo. I sostegni del loggiato a piano terra sono arricchiti da semipilastri a pianta semiesagonale in laterizio con basi e capitelli in marmo bianco. Sui semipilastri si innestano secondo uno schema replicato al primo e al secondo piano semicolonne in mattoni dotate di basi e capitelli con volute e rosette in marmo bianco. Ciascuna semicolonna è inoltre sormontata da una lesena a sezione rettangolare larga tre teste che garantisce la continuità della ripartizione verticale lungo l'intero prospetto.

Il fronte occidentale del cortile presenta solo alcuni caratteri di omogeneità con il corpo loggiato meridionale. In primo luogo al posto delle strutture ridossate si trovano oggi due arcate sviluppate in altezza fino al primo piano e impostate su un pilastro libero polilobato caratterizzato da una sezione quadrata su cui si innestano per ciascun lato paraste semiesagonali con basi sempre in marmo bianco.

Come si può constatare anche dalla documentazione fotografica ottocentesca a circa metà del pilastro polilobato le lesene si interrompono. Qui il fusto del sostegno presenta lacerazioni e sopra di esse il pilastro prosegue con una semplice sezione a croce. In corrispondenza di queste fratture si innestavano forse le imposte delle arcate (oggi scomparse) che avrebbero marcato il passaggio tra il piano terra e il piano primo secondo un criterio di unitarietà che avrebbe assicurato la continuità formale del fronte meridionale835.

Le due arcate oggi sup rstiti sorreggono una muratura piena bucata a livello dell'appartamento del marchese da due finestre archiacuti e all'ultimo piano da altre due aperture non allineate alle prime, di dimensioni più contenute e con terminazione ad arco a tutto sesto. A garantire la continuità verticale dal pilastro sino al coronamento è una semicolonna, privata della base andata distrutta, fornita di collarino e terminante in un capitello marmoreo sormontato da una parasta che prosegue sino all'altezza del linea di gronda.

Il lato orientale del cortile è stato più volte oggetto di pesanti trasformazioni e più recentemente è stato colpito dalla violenza del terremoto. Fino al XVIII secolo era chiuso dal torrione di nord-est, che in quel secolo venne demolito; sullo stesso versante fu poi costruito il corpo delle scale esterne che serviva le carceri, anche questo successivamente eliminato durante le operazioni di restauro. Le fotografie ottocentesche mostrano che il prospetto del corpo di fabbrica orientale rivolto verso il cortile presentava un'arcata tamponata ma risulta difficile oggi comprendere quale fosse la struttura originaria retrostante e se eventualmente presentasse dettagli architettonici in continuità con quelli dei fronti sud e ovest.

Outline

Documenti correlati