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Maschere enochiche: dal presente ai primordi, dai primordi al futuro

L’oscillazione temporale dovuta al tentativo di ricordare e ricostruire un’esperienza di natura psicotropa, evidentemente avvenuta per eff etto di particolari rituali collettivi o anche in seguito a fenomeni di forte stress o di eccitazione emotiva, appare simbolizzata nei testi apocalittici attra- verso uno stratagemma che permette di collegare dimensioni temporali diff erenti, vale a dire la pseudepigrafi a legata a un personaggio del passato a cui viene ricondotta una particolare esperienza di contatto diretto con l’oltremondo. Mettere in bocca a una illustre fi gura della storia giudaica esperienze di natura visionaria assicura del collegamento tra un passato che ridisegna il ricordo dell’esperienza e il presente in cui questa stessa esperienza viene narrata e/o messa per iscritto; ricondurre la narrazione a un personaggio di un’epoca il più delle volte ancestrale implica, inoltre, uno slargamento dei contorni del racconto, arrivando a toccare vicende e personalità legate a particolari hic et nunc che vanno inevitabilmente a “sporgersi” molto più in là rispetto alla dimensione temporale propria del- la personalità chiamata di volta in volta in causa.

Il meccanismo pseudepigrafi co pone il visionario nella condizione di poter leggere la sua particolare attualità come l’estrema propaggine di una temporalità estremamente dilatata (e di cui viene individuato una sorta di punto zero o di innesco rispetto al suo successivo svolgersi), come il momento ultimo di una linea che si diparte dall’epoca legata al personag- gio a cui viene ascritto il contatto diretto con il divino e che, in un modo o nell’altro, infl uenza gli accadimenti propri del tempo presente e come questi vengono ricordati e messi per iscritto. In questo quadro, si com- prende anche perché, in taluni casi, gli eventi ultimi rimodellino eventi

propri dell’inizio dei tempi o delle fasi legate ai vari personaggi di volta in volta chiamati in causa.

Nel caso dei testi entrati a far parte di 1 Enoc etiopico, l’attribuzio- ne dell’esperienza di contatto diretto con il divino a un personaggio come Enoc, un individuo preso da Dio e, come tale, già aff erente alla dimensione oltremondana quando gli vengono messe in carico le varie visioni, giustifi ca il tenore espressamente protologico dei resoconti, che si concentrano molto spesso sulla raffi gurazione del mondo angelico (suddivisioni, nomi, funzioni e gerarchia), ma, sulla scorta di questo, vede l’origine del male – un aspetto centrale in molte protologie antiche (Arcari, 2012a) – in un atto di contaminazione compiuto da entità supe- riori all’uomo che hanno introdotto una sorta di virus nella creazione e i cui eff etti ancora perdurerebbero (Sacchi, 1990, pp. 31-58; Boccaccini, 2003, pp. 137-43)3. L’oscillazione e la sovrapposizione delle dimensioni di passato, presente e futuro si evincono soprattutto dal modo in cui viene considerato il diluvio, un segno della purifi cazione della terra che avrà luogo anche nel giorno del giudizio e che a sua volta inaugurerà un’epoca nella quale tutto sarà interamente purifi cato. In questo quadro, Enoc è colui che vede in anticipo il castigo degli angeli ribelli e, contestualmen- te, annuncia il destino delle anime dopo la morte in attesa del giudizio defi nitivo.

Come abbiamo già visto, il Libro dei vigilanti (1 Enoc, 6-36) inizia ri- cordando gli eventi legati alla caduta degli angeli guidati da Azazel che, invaghitisi delle fi glie degli uomini, decidono di unirsi sessualmente con loro; da questo atto che sovverte l’ordine imposto al mondo nascono esse- ri ibridi, i cosiddetti giganti, la cui crudeltà contribuisce ad acuire lo stato di contaminazione estrema in cui il mondo è piombato. A questo punto entra in scena Enoc, identifi cato come fi glio di Lamec, e dunque come un personaggio aff erente alla storia primordiale4.

Enoc viene inviato agli angeli decaduti e per loro scrive un appunto di preghiera e un libro in cui si trovano enumerati i loro castighi (1 Enoc, 12-16). A questo punto si trova la descrizione di tre viaggi compiuti da Enoc, due a occidente e uno a oriente. Nel primo (17-20), gli vengono mo- strati i serbatoi della luce, dei venti e delle acque, il castigo degli angeli trasgressori (qui rappresentati come stelle) e le funzioni dei sette arcangeli. Nel secondo viaggio (21-25), Enoc vede la prigione degli angeli caduti, i luoghi in cui si radunano le anime prima del giudizio, il fuoco che alimen- ta le stelle e il monte del trono di Jhwh. Nel viaggio verso oriente (26-36)

Enoc contempla invece il centro della terra, la montagna del paradiso, il luogo dei dannati e i confi ni della terra.

Nel caso del secondo tomo dell’attuale 1 Enoc etiopico, il Libro del-

le parabole (1 Enoc, 37-71), sicuramente di molto successivo al Libro dei vigilanti (cfr. Sacchi, 2003; cfr. anche infr a, pp. 348-51), alla maschera

pseudepigrafi ca enochica vengono messi in carico tre discorsi (che il testo defi nisce “parabole”) nei quali il patriarca espone ciò che ha contemplato in diversi viaggi celesti. Se nella prima parabola (1 Enoc, 38-43) si parla del giudizio futuro e della dimora dei giusti insieme a un personaggio ul- tramondano identifi cato nell’«eletto di giustizia» (39,6), nella seconda (45-57) troviamo la presentazione del giudizio attuato dall’eletto seduto sul trono di gloria (45,3) e la descrizione della trasformazione della terra che Dio attuerà per i giusti (45,5). Nel tempo fi nale l’eletto siederà sul tro- no di Dio (51,3) quando sopraggiungeranno il castigo (qui rappresentato come un nuovo diluvio) dei peccatori (54,7-10) e il giudizio nei confronti degli angeli trasgressori; prima, però, questi angeli lanceranno ancora un ultimo attacco contro Israele, istigando i Parti, i Medi e gli altri re della terra (56,5), che saranno tutti inghiottiti dall’inferno (56,8), mentre il po- polo di Israele disperso sarà riunito (57). Dopo la terza parabola (58-69), incentrata sullo svelamento dei misteri metereologici e sul giudizio ese- guito da un personaggio che ha fattezze umane, il discorso passa in carico alla fi gura di Noè, che descrive il diluvio preannunciato dal suo avo Enoc e che conferma la promessa della condanna degli angeli ribelli, dei quali vengono anche descritti i nomi e le funzioni.

Nel terzo tomo dell’attuale 1 Enoc, il Libro dell’astronomia (1 Enoc, 72-82), Enoc, guidato attraverso i cieli dall’angelo Uriele, vede il corso del sole, della luna e delle stelle, i 12 venti e le loro porte e le 4 parti in cui è divisa la terra (1 Enoc, 72-79). Dio preannuncia a Enoc il turbamento degli astri e della natura, che corrisponde al disordine delle azioni umane, e il castigo che sopraggiungerà secondo quanto è scritto nelle tavole celesti e nel libro dove sono contenute tutte le azioni umane fi n dall’eternità (cfr. 80-81). Enoc scrive tutto ciò che ha visto per il fi glio Matusalemme, pre- cisando i nomi di coloro che guidano gli astri (gli angeli) e il computo del calendario solare5.

La quarta parte di 1 Enoc etiopico, il Libro dei sogni (1 Enoc, 83-90) – scritto agevolmente collocabile intorno al periodo dei Maccabei (166- 164 a.C.) – è il testo attribuito a Enoc che più di ogni altro si sforza di ri- assumere la storia universale nella prospettiva di un’esperienza di contatto

diretto con l’oltremondo posta in una fase ancestrale dell’umanità. Qui Enoc rivela al fi glio due visioni. Nella prima (1 Enoc, 83-84) vede la terra ingoiata dall’abisso, un’allusione al diluvio e al giudizio fi nale provocati dal sovvertimento dell’ordine cosmico causato dagli angeli trasgressori. Nella seconda visione (85-90) sono invece mostrati i grandi protagonisti della storia di Israele rappresentati come animali, un catalogo di tori bian- chi (i giusti) e neri (i cattivi), da Adamo fi no all’esecuzione del giudizio di condanna fi nale contro gli angeli trasgressori e 70 “pastori” (molto pro- babilmente i re che hanno governato su Israele), oltre che nei confronti di alcune pecore che sono rimaste cieche (evidentemente alcuni Giudei che hanno in qualche modo sostenuto o avallato le potenze straniere).

L’ultima sezione che compone 1 Enoc etiopico, l’Epistola di Enoc o an- che Libro delle ammonizioni di Enoc (1 Enoc, 91-107), si presenta come una esortazione rivolta da Enoc ai suoi fi gli in cui egli annuncia l’approssimarsi del giudizio (91,1-11), che viene illustrato nella parte conclusiva dell’opera da una vera e propria rivelazione, la cosiddetta Apocalisse delle settimane (91,12- 19). Il discorso di Enoc presenta una visione dell’intera storia del mondo e di Israele, divisa in sette settimane – nella prima nasce Enoc e la giustizia tarda a venire, mentre nella settima i giusti saranno premiati –, nel corso delle quali si assiste a una progressiva crescita della malvagità (93,1-14). Le ultime tre settimane corrispondono al tempo fi nale in cui sarà rivelata la giustizia anche ai pagani e si verifi cherà il giudizio nei riguardi degli empi, compresi gli angeli ribelli; apparirà quindi un cielo rinnovato, con il quale avrà inizio il mondo futuro che durerà per settimane innumerevoli e dove prospereranno il bene e la giustizia (91,16-17; cfr. anche infr a, pp. 344-6).

In quest’ultima sezione dello scritto, inoltre, si osserva come il tema del giudizio conduca a quello del diluvio e, quindi, alla storia della nascita di Noè che, al suo venire al mondo, presenta un aspetto simile a quello degli angeli del cielo, per cui il padre, Lamec, sospettando che il bambino sia fi glio di uno degli angeli trasgressori, chiede consiglio a Matusalemme che, a sua volta, si rivolge a Enoc. Questi, che ha visto le tavole celesti, predice a Lamec il castigo del diluvio, la salvezza di Noè e della sua discendenza, così come la malvagità che si riverserà sul mondo fi no a quando non sorgerà una generazione giusta.

Per quanto concerne il 2 Enoc, qui troviamo ulteriori sviluppi e oscilla- zioni temporali che si legano sempre e comunque alla presenza della ma- schera pseudepigrafi ca enochica. Lo scritto mostra Enoc che contempla gli angeli che governano le stelle, la neve e la rugiada, quelli condannati per

aver disobbedito al Signore, il paradiso e l’inferno, le dimore e gli sposta- menti del sole e della luna, i capi degli angeli trasgressori (qui chiaramente provvisti di una possibilità di salvezza), gli angeli e gli arcangeli gloriosi e, infi ne, il volto stesso di Dio (2 Enoc, 6-20).

Le visioni sono concesse durante un viaggio nei sette cieli al termine del quale, coma abbiamo già avuto modo di notare (cfr. supra, pp. 65, 136-7), Enoc scrive, sotto dettatura dell’arcangelo Vereveil, 366 libri (23,6) e riceve la rivelazione dei misteri della creazione (24 ss.). Tornato sulla terra, Enoc riunisce i fi gli per raccontare loro tutto ciò che gli è accaduto, consegna ai fi gli i libri e li esorta alla pazienza, per poi essere defi nitivamente con- dotto alla presenza di Dio, nel settimo cielo (67). A questo punto segue il racconto di come Dio abbia costituito sacerdote Matusalemme e gli abbia annunciato il diluvio, causato dai peccati degli uomini, e la salvezza di Noè e della sua discendenza, fi no alla seconda distruzione, quella escatologi- ca (cfr. 70,13). Matusalemme, in punto di morte, trasmette il sacerdozio a Nir, fratello minore di Noè (70,13), a cui nasce miracolosamente un fi glio – Melchisedec, che viene preso e custodito dall’angelo Michele in paradi- so (71,28) e che continuerà la linea sacerdotale dopo il diluvio (71,19-72); a questo punto la recensione lunga può chiudere con un breve racconto del diluvio.

Il 2 Enoc sembra principalmente interessato a svelare i segreti connessi alla creazione del mondo, per cui la dimensione protologica risulta assolu- tamente preponderante all’interno del testo, sebbene non vi siano accen- ni a una origine della contaminazione del mondo che vada al di là delle azioni individuali. Ciò nonostante, troviamo chiaramente espressa la fu- tura discesa di Dio stesso, che qui viene rappresentata come una seconda venuta: Jhwh, dopo essere sceso sulla terra una prima volta, quando ha creato Adamo, vi tornerà di nuovo per il giudizio fi nale (cfr. 58,1; ma anche 32,1 – secondo la recensione lunga).

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