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Gli studi sui rapporti tra cognizione umana e concezioni temporali da tempo stanno sottolineando come l’essere umano si disponga a compren- dere e interpretare la realtà utilizzando diversi “tipi” di pensiero; come os- servato, tra gli altri, da Jerome Bruner (1986, trad. it. pp. 15-7), si possono individuare due tipi di funzionamento cognitivo e modi di pensare, ognu- no dei quali fornisce un proprio metodo di ordinamento dell’esperienza e di costruzione della realtà, oltre a principi operativi e criteri di validità specifi ci; si tratta del pensiero paradigmatico e di quello narrativo, e i loro principi operativi, le loro leggi e i loro statuti, aggiunge Bruner, emergono come peculiari, eterogenei e irriducibili.

Come si caratterizzano questi due veri e propri fi ltri del reale? Il pen- siero paradigmatico, detto anche logico-scientifi co, persegue l’ideale di un sistema descrittivo ed esplicativo formale o matematico: si tratta, in buo- na sostanza, dello stile cognitivo “forte” tipico delle scienze naturali (ma anche di forme discorsive che, in un modo o nell’altro, hanno condotto a quelle fatte proprie dal discorso scientifi co), in cui i fenomeni sono de- scritti e rappresentati in termini causali e nomotetici.

Andrea Smorti (1994, pp. 93-5), sulla scorta di Bruner, ha sottolineato che l’ambito di applicazione del pensiero logico-scientifi co sia in preva-

lenza quello fi sico, in quanto dinamica decisamente più economica dal

punto di vista psichico e soprattutto perché fortemente legata alla catego- ria della causalità e ai principi di identità e contraddizione; ma è possibile ritenere che tale modalità argomentativa abbia più di un precedente nei diversi discorsi tradizionali improntati a quelle che Foucault ha defi ni- to come “aleturgie” o procedure “veridicizzanti”11, che tanta parte hanno avuto nelle modalità discorsive storiografi che e fi losofi che che dall’anti- co si sono riversate anche nel discorso scientifi co moderno. La categoria della casualità è l’esponente della temporalità naturale in cui il “prima” (la causa) precede e induce il “dopo” (l’eff etto). In questo modo viene a crearsi una

rigida asimmetria fra la causa e l’eff etto, un’asimmetria che dal punto di vista tem- porale istituisce il “preciso rapporto” fenomenico fra il prima e il poi: la causalità, perciò, si confi gura come la forma temporale propria del pensiero paradigmatico, una temporalità che si può a pieno titolo indicare come paradigmatico-diacronica (Bochicchio, 2011-12, p. 17).

Se il tempo dell’esperienza, o il tempo che tenta di riprodurre l’esperienza fenomenica, è quello in cui regnano il senso del prima e del poi o anche quello della permanenza e della continuità, ciò implica una sorta di neces- sità paradigmatica che ha sempre un andamento diacronico, persino nella simultaneità. Se pensiamo al rapporto di causa ed eff etto, notiamo come questo sia espressione di un principio logico, ed emerga come una sorta di diacronia logica che sussiste anche quando lo scarto cronologico fra la causa e l’eff etto appare inesistente.

La temporalità del racconto apocalittico che tenta di riprodurre espe- rienze di natura psicotropa, o legate principalmente all’agire emozionale, segue invece regole diverse. Se la determinazione temporale della diacro- nia logica istituisce una temporalità che si riallaccia alla (o tenta di dare conto della) realtà fenomenica, va però rilevato che esistono tante altre reazioni o situazioni che non si esauriscono nel territorio della logica, per cui il dominio del fenomenico emerge come solo una delle possibili re- gioni di senso che l’essere umano si trova quotidianamente a vivere. Fra gli altri generi d’essere con cui l’uomo ha a che fare, vi sono senz’altro i processi e gli oggetti legati a esperienze di natura psicotropa: un territorio, quello degli inneschi emozionali (o psicotropi), che può essere segnato da leggi e statuti suoi propri, molto diversi da quelli della logica diacronica.

È possibile qui richiamare una classifi cazione che si trova già in Sigmund Freud (1856-1939), e che successive ricerche di matrice cognitiva hanno in parte rimodulato su basi esperienziali senza tuttavia mutarne, almeno a parere di chi scrive, una certa sostanza di fondo: nel Compendio

di psicoanalisi, Freud (1940, trad. it. p. 595) scrive che «le regole fonda-

mentali della logica non hanno alcun valore nell’inconscio, il quale, si può dire, è il regno dell’illogico», perché i processi inconsci non obbediscono ai tradizionali principi della logica, come quelli di identità, di contraddi- zione, del terzo escluso, né rispettano la legge di causalità o anche le più elementari operazioni matematiche.

Questo non vuol dire che i processi inconsci non esprimano una loro logica, un loro ordinamento e delle loro leggi: lo stesso Freud, quando ne descrive il funzionamento, ricostruisce una logica che opera per condensa- zione, spostamento e sostituzione dei contenuti psichici. In questa logica, che si può defi nire “notturna”, gli assiomi della logica “diurna” vengono contraddetti, come accade nei sogni, dove i contradditori coabitano, le alternative si congiungono, le parti sono equivalenti al tutto, e così via. Insomma, per utilizzare un concetto caro a Ignacio Matte Blanco (1908-

1995), la logica dell’inconscio è una logica ispirata al principio di simme- tria, perché «tratta come se fossero simmetriche delle relazioni che in logica bivalente sono considerate asimmetriche. Esempio: se Giovanni è il padre di Pietro, per l’inconscio profondo Pietro è anche il padre di Gio- vanni» (in Bria, Oneroso, 2004, p. 25).

Se, come abbiamo visto, la logica diacronica crea una rigida e stabile asimmetria fra causa ed eff etto, soggetto e predicato, A e non-A, parte e tutto, dove asimmetria signifi ca soprattutto iscrivere un concetto o un og- getto in un certo insieme o classe, questo implica anche che la stessa asim- metria logica diacronica si determina come temporalità costituita da un prima e da un poi. In altre modalità cognitive, di contro, sembra vigere in- vece un principio di simmetria, per cui le relazioni fra gli insiemi compor- tano una notevole reversibilità: nei sogni la causa può essere anche eff etto, la parte può essere anche il tutto, il maggiore può essere anche il minore, e così via. In questo caso, dunque, l’ordine logico del prima e del poi viene annullato: in termini freudiani, più ci si inoltra nelle profondità dell’in- conscio, più si allenta la asimmetria delle relazioni temporali diacroniche, e ogni prima e poi diventano una sorta di adesso; in altre parole, poiché «il tempo comporta la consapevolezza di una successione ordinata, con la simmetrizzazione l’ordine, che è per sua natura asimmetrico, scompare e con esso la consapevolezza del tempo» (Matte Blanco, 1975, trad. it. p. 32).

È possibile dunque ritenere che molti testi visionari, in quanto testi che riproducono costantemente una sorta di oscillazione tra tempo dell’e- sperienza e rievocazione memoriale e/o narrativa (dovuta probabilmente all’attività di veri e propri prosumers), tentino di saldare le due dimensioni, che ritroviamo così sovrapposte nel testo grazie a diversi stratagemmi di natura letteraria. Uno di questi appare proprio quello della successione degli imperi, così come notato dallo stesso Momigliano nel suo saggio su

Daniele e la teoria greca della successione degli imperi.

Nei testi apocalittici giudaici, modalità di defi nizione dei rapporti di casualità storica vengono assunte evidentemente per ricondurre le dinami- che proprie del tempo dell’esperienza psicotropa più o meno ritualizzata, per sua natura simmetrico, in quello dell’asimmetria e della diacronia, e iscrivere così l’esperienza stessa in un quadro di dicibilità e spendibilità che, in un modo o nell’altro, riesca a ricondurre l’indicibile, o anche ciò che potrebbe essere percepito come eccessivamente individuale e/o eccen- trico (almeno secondo certe valutazioni), nella prospettiva del noto o del consolidato, o di una individualità che agisce più direttamente nel solco

del noto e del consolidato, e quindi nelle modalità di classifi cazione del reale che sono proprie dell’asimmetria diacronica.

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