• Non ci sono risultati.

Cantieri del progetto 2: Workshop Riattivazion

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 151-154)

Il cammino didattico si arric- chisce ogni qualvolta si ha la possibilità di offrire agli studenti l’opportunità di fare esperienze diverse, di accrescere il percor- so formativo, di sperimentare se stessi e le proprie conoscenze.

L’invito di Nicola Flora, ideato- re e organizzatore dei Workshop di Aliano, a condividere la secon- da edizione di questa esperienza con la Facoltà di Architettura di Napoli è stata accolta con entu- siasmo, è un’iniziativa di grande interesse per i ragazzi, ma anche per i docenti, un momento impor- tante di scambio e condivisione.

Ma è stata anche un’opportuni- tà importante di confronto su temi di ricerca comuni, ed allo stesso tempo un’occasione per consen- tire ai ragazzi di lavorare insie- me a colleghi di un’altra Scuo-

Cantieri del progetto 2: Workshop Riattivazioni

Il cammino didattico si arric- chisce ogni qualvolta si ha la possibilità di offrire agli studenti l’opportunità di fare esperienze diverse, di accrescere il percor- so formativo, di sperimentare se stessi e le proprie conoscenze.

L’invito di Nicola Flora, ideato- re e organizzatore dei Workshop di Aliano, a condividere la secon- da edizione di questa esperienza con la Facoltà di Architettura di Napoli è stata accolta con entu- siasmo, è un’iniziativa di grande interesse per i ragazzi, ma anche per i docenti, un momento impor- tante di scambio e condivisione.

Ma è stata anche un’opportuni- tà importante di confronto su temi di ricerca comuni, ed allo stesso tempo un’occasione per consen- tire ai ragazzi di lavorare insie- me a colleghi di un’altra Scuo-

la, di partecipare ad una attività “pratica”, trovandosi per qualche giorno insieme a condividere la quotidianità lontano dal luogo fisico dell’Università, in un libero confronto basato sul fare, sull’im- maginazione, sulla possibilità concreta di progettare un’azione e di realizzarla contestualmente, per poi confrontarsi tutti insieme.

Il paese di Aliano con la frazio- ne “abbandonata” di Alianello, è di grande fascino, un luogo un po’ magico, in cui la natura ha un ruolo preponderante, in un confronto equilibrato con l’artifi- cio dell’abitato; in queste terre il tempo è come sospeso eppure i resti dell’abbandono si confron- tano con una quotidianità lenta, in cui la memoria ha ancora un ruolo determinante nella vita de- gli abitanti, in cui il passato è vivo

accanto al presente. Così come tangibile è ancora la presenza di Carlo Levi, ci si aspetta di incon- trarlo per strada con la sua figura pesante e lo sguardo vivo e at- tento, lo stesso che ha messo nei volti degli alianesi tratteggiati nei suoi quadri, nel racconto scritto dei personaggi reali che lo han- no accompagnato nel tempo del confino. E noi tutti ci siamo tro- vati così un po’ sospesi in questi giorni del workshop, osservando la meraviglia dei calanchi, co- noscendo gli abitanti del paese, toccando sempre con un po’ di ti- more gli oggetti dell’abbandono, con l’idea forte di poter dare una nuova opportunità a quei luoghi e a quegli stessi oggetti, di poter- ne avviare una riattivazione.

152

La didattica di architettura, spe- cie nell’area della progettazione architettonica di piccola e grande scala del progetto, si avvale da sempre dei workshop quali mo- menti di crescita e di confronto tra docenti e studenti. Esperienze temporalmente contenute, sono di grande rendimento formativo. Nel caso che ci riguarda l’idea del seminario “Ri-attiva-azioni: il resto di molto” svoltosi ad Aliano (MT) nella primavera del 2011 na- sce dalla volontà di sperimentare l’impatto dell’allestimento tem- poraneo all’interno di un borgo abbandonato. Seconda edizione dopo il riuscito esordio del semi- nario “Vite IM\possibili”1 svoltosi

nella primavera del 2011, ha avu- to come ulteriore risvolto positivo quello di mettere in relazione due scuole di architettura (nel caso specifico Ascoli Piceno-Università di Camerino, e Napoli-Università Federico II) per cimentarsi con le tecniche dell’allestimento tempo- raneo in un ambiente dal forte impatto emotivo e che permet- tesse grande libertà di azione. L’ambientazione era strategica: il borgo abbandonato di Alianello, frazione di Aliano in provincia di Matera, totalmente evacuato nel 1980 a causa di frane e crolli che ne hanno reso impossibile l’uso, ha permesso ai gruppi di lavoro di agire con un’assoluta libertà sia negli spazi esterni che in buona

parte degli interni ancora agibili, senza limitazione di tipologie di azioni e di materiali da impiegare da parte degli architetti e studen- ti intervenuti. L’obiettivo primario del workshop era porre i parteci- panti nella condizione di doversi confrontare con la realtà fisica degli spazi urbani, in un contesto con forte presenza naturale, dove le tracce dell’azione dell’uomo, delle sue storie, delle sue tradi- zioni, fossero fortemente presenti, chiaramente percepibili per con- sistenza materiale (parti di edifici vengono ancora usate dagli anti- chi abitanti come cantine, depo- siti, piccole rimesse di animali) o solo per tracce ridotte, ma ancora leggibili. Lavorando in un simile contesto si è potuto sperimenta- re come ogni minima alterazio- ne dello spazio fisico esistente, per quanto semplice, elementare, lieve possa essere, induce modi- ficazioni di senso importanti. Pro- gettare, dunque, è stato concreta- mente sperimentato dagli studenti essere un processo concreto che, mosso da una intenzione chiara, immette materiali nello spazio, alterandolo quantitativamente e qualitativamente perché intervie- ne profondamente sul suo assetto formale, quindi sul senso. Lo spa- zio fisico dapprima percepito nel- la sua mera corporeità, alla fine si trasforma in uno spazio carico di intenzionalità: un luogo, appunto.

Il progetto viene sperimentato in tal modo quale consapevole so- vrascrittura, atto dello stratificare significati che usando quanto già esiste con l’intenzione di poten- ziarne il senso, lo modifica rio- rientandolo verso nuove direzioni di significato. In questa prospet- tiva l’esperienza ha reso chiara ed evidente la responsabilità che comporta l’azione del progetto in un modo che forse molti tra i partecipanti non avevano an- cora sperimentato. La struttura del workshop per suo intrinseco statuto si fonda sulla rapidità: in quattro giorni si entra in contatto con un luogo, si individuano dei materiali in sito, si stabiliscono strategie e si agisce. Tutto que- sto in condivisione\concertazio- ne con compagni di lavoro che non necessariamente si conosce. L’esperienza, per tutte queste ra- gioni, è forte: caratteri, carismi, capacità, insicurezze, timidezze - personali come nei confronti del progetto - emergono tutte, ed i tutor posti a coordinamento dei sei diversi gruppi hanno lavora- to specialmente sulla mediazione tra le diverse anime dei parteci- panti, sollecitandone le elabo- razioni concettuali e strategiche che dovendo essere condivise hanno richiesto di divenire espli- cite e chiare. Un lavoro collettivo di questo tipo immediatamente si trasforma in lavoro manuale, es- Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi

Nicola Flora

sendo stati obbligati i partecipanti (per disposizione organizzativa) ad utilizzare esclusivamente ma- teriali reperiti sul luogo: sedie, coppi di argilla, mattoni, pietre, fili di ferro, tavole di legno, resti di giornali, calendari, giochi e libri abbandonati dai vecchi abi- tanti, ma persino bicchieri, piatti, pentole, scarpe e giacche. Ogni oggetto evocando lavoro, fami- glia, studio. Frammenti di vita, in- somma. Pochi chiodi, viti, corde, e della pittura bianca sono stati consegnati quali unici materiali integrativi.

Chiunque abbia partecipato a questi due seminari ha potu- to sperimentare l’entusiasmante esperienza di vedere i pensieri trasformarsi rapidamente in con- crete azioni su muri, sedie, porte, spazi aperti, cortili, stanze. Tut- ti hanno potuto cogliere, senza troppo bisogno della mediazio- ne delle parole, che una linea individua ‘realmente’ un limite, che spostare oggetti nello spazio ‘concretamente’ obbliga le per- sone a fermarsi, chiedersi “per- ché questo segno, perché questo oggetto?”, dovendo ri\orientarsi in uno spazio che a causa degli interventi operati era ‘realmente’ cambiato di senso, in maniera fisicamente evidente e compren- sibile. Non piccolo si è rivelato essere il valore aggiunto di la- vorare in luoghi che erano stati

153

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 151-154)

Outline

Documenti correlati