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Cantieri della produzione

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 169-172)

Chiunque si occupi di architet- tura, si sarà certamente cimenta- to in una personale interpretazio- ne di quale sia, partendo dalla propria esperienza di architetto, studente o semplice fruitore, il connotato che più di altri qualifi- ca questa disciplina.

Si tratta di un piccolo gioco intellettuale che, senza scomo- dare la triade vitruviana o i tanti successivi tentativi di dare una ri- sposta sistematica e rigorosa alla questione, si interroga molto più semplicemente su quale sia l’at- tività attraverso la quale si estrin- seca, più di ogni altra, il fare in architettura.

Tra le varie fazioni quella che si afferma come la più convincen- te, coinvolgendo le varie scale del progetto, dalla dimensione mi- nima del design a quella socia- le della città, dà come risposta il concetto di costruzione.

E’ una risposta che contiene una buona dose di ovvietà, ma che, nello stesso tempo, ha una sua innegabile forza polemica nei confronti di un atteggiamento diffuso che ha ridotto l’architet- tura ad una pura testimonianza

Cantieri della produzione

Chiunque si occupi di architet- tura, si sarà certamente cimenta- to in una personale interpretazio- ne di quale sia, partendo dalla propria esperienza di architetto, studente o semplice fruitore, il connotato che più di altri qualifi- ca questa disciplina.

Si tratta di un piccolo gioco intellettuale che, senza scomo- dare la triade vitruviana o i tanti successivi tentativi di dare una ri- sposta sistematica e rigorosa alla questione, si interroga molto più semplicemente su quale sia l’at- tività attraverso la quale si estrin- seca, più di ogni altra, il fare in architettura.

Tra le varie fazioni quella che si afferma come la più convincen- te, coinvolgendo le varie scale del progetto, dalla dimensione mi- nima del design a quella socia- le della città, dà come risposta il concetto di costruzione.

E’ una risposta che contiene una buona dose di ovvietà, ma che, nello stesso tempo, ha una sua innegabile forza polemica nei confronti di un atteggiamento diffuso che ha ridotto l’architet- tura ad una pura testimonianza

intellettuale, priva di qualunque confronto con le necessità dettate dalla realizzazione e proprio per questo sostanzialmente ininfluen- te. L’architetto, proprio per su- perare quella evasività che lo ha relegato ai margini, rispetto agli specialismi con cui si manifesta il saper fare contemporaneo, deve ritornare ad essere innanzitutto un costruttore.

Ancora di più oggi, dopo i tanti danni causati dall’egemonia della comunicazione, un nuovo reali- smo sembra, finalmente, imporsi richiedendo all’architettura di tor- nare ad essere, innanzitutto, co- struzione che nasce dal saper fare.

E la costruzione ha i suoi luo- ghi di formazione, il cantiere in- nanzitutto, ma anche la fabbrica e l’officina.

Proprio per fornire una prima esplorazione nelle diverse dimen- sioni che caratterizzano la realiz- zazione industriale, gli studenti che hanno partecipato ai Cantieri della Produzione sono stati con- dotti presso quattro aziende con un forte radicamento nella tradi- zione produttiva regionale.

Un cantiere navale tra i più im-

portanti a livello internazionale per la nautica da diporto, un’in- dustria di carpenteria metallica che partendo da una tradizione familiare è riuscita ad aggiudicarsi commesse di profilati speciali per la realizzazione del Museo Gug- genheim a Bilbao, un’azienda di apparecchi di illuminazione forte- mente sperimentale nel linguag- gio e nelle tecnologie illuminotec- niche ed una marmifera tra le più grandi del panorama regionale che trasforma e commercializza marmi che provengono da siti di estrazioni in tutti i continenti.

Attraverso queste visite gli stu- denti partecipanti si sono potuti misurare con tecnologie come la vetroresina per scafi monoscocca, il taglio di enormi blocchi lapidei con seghe continue ad acqua, le applicazioni più avanzate nell’u- so della tecnologia led e seguire il processo di verniciatura con polveri a forno ma, soprattutto, hanno avviato quella consuetu- dine con i processi esecutivi che ne farà nel tempo dei costruttori, cioè degli architetti.

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L’Istituto per le Tecnologie Ap- plicate ai Beni Culturali (ITABC) del Consiglio Nazionale delle Ri- cerche è attivo dal 1981 nel cam- po delle diverse applicazioni tec- nologiche per il Patrimonio: dal GIS alle geoprospezioni, dagli studi di archeologia del paesag- gio alla modellazione avanzata, dal telerilevamento all’analisi chi- mico-fisica dei manufatti antichi. In quest’ambito il Virtual Heritage Lab si occupa da oltre dieci anni di musei virtuali, sviluppando ap- plicativi per la fruizione on site e on line di paesaggi archeologici attraverso diverse tecniche di inte- rattività. Dal 2010, il CNR-ITABC coordina la Rete di eccellenza eu- ropea V-MusT, sui musei virtuali. Fondata negli anni ’70 dai co-

niugi Francesca Faravolo e Mi- chele Allocca, Alfa Marmi srl è un’azienda specializzata, da oltre 30 anni, nella lavorazione e tra- sformazione di marmi pregiati. Pur essendo di stampo tradizio- nale è diventata nel tempo, grazie a passione e dedizione, una delle più importanti realtà del settore del Sud Italia. Settanta dipenden- ti, una superficie di oltre 80.000 mq, macchinari all’avanguardia, design e innovazione costituisco- no le fondamenta della solidità aziendali. Ancora oggi l’obietti- vo primario è quello di realizzare opere esclusive che riescano ad esaltare ciò che è già contenuto nella materia prima: delle vere e proprie opere d’arte. Alfa Marmi realizza lavorazioni in marmo sia per ambienti privati che pubblici, in Italia e all’estero.

Celenit S.p.A. è un’azienda le- ader nella produzione di pannelli isolanti termici ed acustici costitui- ti da lana di legno di abete rosso, proveniente da foreste certificate sostenibili, mineralizzata e legata con cemento Portland. L’azienda vanta un’esperienza di 50 anni sui mercati nazionali ed interna- zionali, nonostante questo conti- nua ad impegnarsi nella ricerca delle migliori soluzioni per il be- nessere abitativo.

La società Celenit S.p.A. ha fat- to del rispetto ambientale la pro- pria mission, facendosi promotri- ce di un’architettura che sappia rapportarsi in maniera equilibra- ta con l’ambiente, che sia pen- sata per le necessità dell’uomo e capace di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni e di quelle future.

Fiart mare dal 1960 è tra i principali protagonisti italiani nel settore della nautica da diporto internazionale.

I cantieri Fiart mare hanno la loro sede a Baia, nella suggestiva cornice del Golfo di Pozzuoli. Una piccola marina, con darsena di alaggio e nove corpi di fabbrica, per una superficie totale di circa 50.000 m², ospita lo stabilimento dove hanno sede gli uffici tecnici e commerciali e dove si sviluppa la lavorazione dell’intero prodot- to, dalla formazione dello scafo all’allestimento degli interni. La tradizione del cantiere, l’eleva- to contenuto tecnologico e il de- sign accattivante rappresentano le principali caratteristiche della gamma Fiart mare che include imbarcazioni con lunghezze com- prese tra 33 e 58 piedi.

L’azienda si ritrova oggi su po- sizioni di primissimo piano nel mercato italiano ed europeo.

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