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45Fig 1 Benevento, ampliamento del palazzo di Giustizia (progetto arch P Palmieri)

Fig. 2 Benevento, Palazzo di Giustizia. La passerella in acciaio che garantisce il colle- gamento tra i due edifici

chiedono delle specifiche presta- zioni, nonché il contenimento ed il controllo dei costi di gestione. La stessa scelta di limitare al minimo le parti intonacate e di proporre rivestimenti per i fronti esterni, è una scelta progettuale suggerita anche da esigenze di funzionalità e di più efficace manutenzione di un pubblico edificio.

La responsabilità del compi- mento, dell’esito finale di un’o- pera realizzata è frutto di una ricca rete di relazioni e di con- tinui scambi tra le competenze coinvolte, una rete, una tessitura che si realizza con un processo complesso che coinvolge più at- tori e protagonisti. Questa inter- disciplinarità diviene l’ingrediente fondamentale per il controllo, la gestione e la realizzazione di un riuscito progetto di architettura.

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Fig. 3 Benevento, Palazzo di Giustizia. Particolare della parete rivestita in acciaio cor- ten preossidato

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Molteplici sono gli interrogativi che è necessario porsi quando si è chiamati ad operare, piuttosto che a riflettere, su interventi da effet- tuare in tessuti urbani, ancor più quando questi si qualificano per una forte e consolidata valenza storica. Manutenzione, restauro, conservazione, sono solo queste le uniche operazioni lecite e contem- plabili? La struttura di una città, la sua ‘immagine’ diviene tale dopo secoli in cui eventi storici, bellici, adattamenti, piuttosto che doloro- se ricostruzioni, non sempre felici, creano nel nostro immaginario una struttura ben consolidata, raf- forzando in noi la memoria storica del luogo. Nell’ambito dei molte- plici dibattiti e pareri espressi su come e cosa conservare, nell’idea di una città concepita come iden- tità da preservare, si deve fuggire il rigido atteggiamento che “tutto bisogna salvaguardare” incondi- zionatamente, ma è necessario aprirsi alle valutazioni di interventi di ricostruzione/costruzione da ef- fettuare nei centri storici. L’argo- mento non è privo di controverse opinioni e di molteplici conside- razioni, che comportano la preci- sazione su quale sia il confine di città, quello di centro storico non- ché l’individuazione di quello che potremo considerare il confine del superfluo. Definizione provocato- ria questa, che implica una seria riflessione e valutazione su cosa

Il progetto di Piazza Duomo a Benevento Rosaria Palomba

sia il superfluo, al fine di eludere errori irrimediabili.

Interventi in tessuti edilizi ben consolidati sono operazioni non prive di rischi, ma al contempo rappresentano peculiari sfide ed occasioni singolari per confron- tarsi con il passato e lasciare testi- monianza del lessico del proprio tempo grazie ai quali donare nuo- va vita ad ambiti ormai dimenticati nell’oblio.

Molteplici i Comuni italiani de- vastati dai bombardamenti della ultima guerra e tanti gli interven- ti di ricostruzione che talvolta si sono dimostrati più dannosi dei bombardamenti stessi. Ma trala- sciando le polemiche è doveroso operare per ridonare nuova vita a quei frammenti di città che si pre- sentano ancora oggi come corpi mutilati. L’auspicio è quello che le scelte si orientino verso interven- ti capaci di restituire loro nuova identità e dignità.

In questo clima è stato conce- pito l’intervento di riqualificazione degli spazi vuoti che fanno da co- ronamento al Duomo di Beneven- to. A più riprese ferita, prima dalla guerra poi da un’impulsiva cam- pagna di ricostruzione, ed infine dal terremoto degli anni ottanta, il capoluogo sannita ha visto una ripresa della vita lungo i corsi/ assi di attraversamento principali che si contrappongono al grovi- glio di vicoli e stradine del nucleo

antico caratterizzato da numerose testimonianze di antichità che si svelano tra storici palazzi, alcuni dei quali versano ancora oggi in condizioni di degrado. Negli ulti- mi decenni l’amministrazione lo- cale ha promosso il recupero e il riutilizzo di spazi urbani ormai ab- bandonati e diversi sono stati gli interventi e le proposte di valoriz- zazione del centro.

Un Concorso di Architettura ad inviti, che ha visto la partecipazio- ne di architetti di fama interna- zionale, è stata la scelta dell’Am- ministrazione comunale che nel duemila ha catalizzato l’attenzio- ne di nomi quali I. Makovecz, M. Graves, P. Portoghesi, O.M. Un- gers e Gabetti&Isola, autori, questi ultimi, del progetto vincitore.

I progetti furono presentati dap- prima alla Commissione giudica- trice e successivamente alla citta- dinanza, coinvolta in un dibattito per la disamina delle peculiarità dei progetti, che contemplavano sia proposte dal carattere più con- servativo che altre più audaci e co- raggiose, manifeste delle differenti personalità coinvolte.

Il concorso prevedeva sia la si- stemazione di Piazza Orsini che la realizzazione di una struttura museale-espositiva per Piazza Duomo. Ai progetti che potremmo definire più monumentali, quelli di Graves, Portoghesi e Ungers, si contrappongono quelli di Ma-

kovecz e dei vincitori che propon- gono delle soluzioni progettuali che rimandano e si riammagliano all’originario tessuto urbano, pre- vedendo dei percorsi di attraver- samento concepiti in continuum con la piazza, proposte basate su un più convincente dialogo con il contesto, decisamente più coin- volgenti e suggestive. Nel rece- pire le indicazioni del concorso, che poneva tra gli obiettivi quello di definire un’architettura fatta di memoria e di suggestioni, l’ar- chitetto ungherese, nell’idea di rendere nuovamente protagonisti gli antichi frammenti archeologi- ci disposti lungo i muri, propose torri rosse di mattoncini non into- nacate a riecheggiare l’immagine delle costruzioni perdute, mentre Gabetti&Isola partirono dall’a- nalisi delle preesistenze del sito, quelle reali del tessuto e quelle della memoria che precedevano le distruzioni belliche, per propor- re un edificio fatto di percorsi pub- blici voltati in mattoncini a vista e l’utilizzo di verde per armonizza- re i pieni ed i vuoti. Un connubio di modernità legata all’antichi- tà, nuove tecniche costruttive che avrebbero permesso di edificare a basso costo e con tempi veloci costruzioni del passato catapultate nel presente. Il legame con l’anti- co diviene il leit-motiv del concept

progettuale. Il progetto vincito- re prevede un nuovo edificio che

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