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71Vietri di Potenza: il progetto di riqualificazione del centro storico

Stefania Brancaccio

scelte: a) recuperare i vecchi ba- soli storici di breccia lucana; b) utilizzare per le parti nuove un materiale simile (breccia irpina), ma con tagli e pezzature chia- ramente diversi. Le connessioni fra più materiali sono poi state affidate alla pietra di Apricena, più chiara e compatta, al fine di individuare, attraverso questo si- stema di continuità lineare, “il filo di Arianna” che guida il fruitore degli spazi nel piccolo sistema la- birintico locale.

La pavimentazione delle vie, della piazza ed il rivestimen- to esterno di piazza del Popolo, sono affidati ad un unico mate- riale e ad un’unica tessitura geo- metrica, in modo da far sembrare la piazza una sorta di “bastione” murario riemerso dalla storia del luogo.

Si sono evidenziati, nella espo- sizione, tutti i problemi costruttivi e tecnologici che sono stati risolti in coerenza con il disegno archi- tettonico.

Una parte significativa del progetto (non ancora realizzata) avrebbe dovuto essere costituita inoltre dalla riqualificazione e riu- so, nella parte alta del paese, di una serie di manufatti di edilizia storica minore, ceduti dagli abi- tanti all’amministrazione, in per- muta di nuove abitazioni realiz- zate con la legge 219. Si tratta di piccoli ambienti, tutti affacciati su

di un vallone di origine fluviale. Il progetto ne prevedeva la riqualificazione per attività di supporto al turismo ed alla co- noscenza delle qualità locali: un piccolo museo delle tradizioni contadine, una serie di locali con funzione di mostre ed esposizioni temporanee, un piccolo ristorante basato su prodotti tipici. Sia dalla piccola piazza su cui sono allocati questi locali, sia dall’interno dei locali stessi, il progetto prevedeva di massimizzare l’affaccio sul val- lone, come elemento qualificante del rapporto con il paesaggio lo- cale.

Gruppo di progettazione: Prof. Arch. Vito Cappiello (capogrup- po), Arch. Nicola Laurenza, Arch. Salvatore Cozzolino, Arch. Se- verino Macellaro, Geom. Rocco Marsico

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3 Fig. 1 Vietri di Potenza, piazza del Popolo. Prospettiva di progetto

Fig. 2 Vietri di Potenza. Schizzi di progetto per il riuso dell’edilizia di bordo del vallone (Vito Cappiello)

Fig. 3 Vietri di Potenza, piazza del Popolo. Vista dal basso con l’accesso ai parcheggi interrati

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Nel caso di Eboli si è trattato di un lavoro più complesso, per motivi che di seguito si accen- neranno. Il tessuto oggetto del lavoro è un sistema frammisto di ricostruzioni fuori sito, di con- solidamenti di edifici preesistenti, di edifici puntellati dal terremoto degli anni ’80, adiacente ad una interessante “valle dei mulini” di origine e con residui medioevali.

Il tema individuato è stato quel- lo della ri-costituzione del tessuto connettivo tra gli edifici e la valle dei mulini, compito ben difficile, anche perché alle tracce cata- stali non corrispondevano più le tracce della nuova morfologia dei luoghi.

Attraverso un puntiglioso la- voro di ‘ricostruzione’ del tessu- to preesistente e delle proprietà, si è giunti ad una identificazione delle varie tracce. Tuttavia si è deciso di lavorare, più che su di una ricostruzione scientifica (ma impossibile), su di una sovrappo- sizione di suggestioni e spazi che, pur contenendo la memoria stori- ca, fossero il risultato delle nuove necessità spaziali del complesso sistema di ‘brandelli’ urbani che oggi ci si presentano.

Il risultato è la progettazione di un nuovo paesaggio urbano, composto da un sistema di trac- ciati base configurati per ottenere due tipi di continuità (una longi- tudinale ed una trasversale, con

Eboli: da “frantumi urbani” ad un tessuto di “luoghi”.

Un progetto di ri-costruzione degli spazi collettivi del centro storico Vito Cappiello

due distinti tipi di trattamento), e da un sistema di luoghi, intesi come piccole aree qualificanti il senso dei tracciati, intersezioni di memoria e progetto.

Si sono così identificate set- te piccole piazze, molto diverse tra di loro, anche se unificate da una ripetizione di “muri della me- moria storica”, che, lavorando sull’intersezione fra tracce e pro- getto, recingono ed aprono nuo- ve prospettive e continuità in un sistema labirintico “aperto – chiu- so” che costituisce la vera essenza della memoria storica dell’area e dei suoi rimandi al “vicolo – fon- daco” di origine araba, ed alla minuta vegetazione che poteva essere presente.

Le principali piazze realizzate sono:

1_La piazza del giardino degli aranci

Il progetto determina in questa piccola area un ‘luogo’ di sensa- zioni olfattive, visive e sensuali, connesse alla presenza di alberi di arancio, in un’aiuola a prato, circondata da pavimentazione “a correre” di pietra ebolitana.

Una panca in pietra locale permette di sedersi a godere del verde e del profumo dei fiori di arancio.

Questa area è delimitata, da un muro contenente aperture, parzialmente rifinite con elemen-

ti di spoglio, attraverso cui ci si può affacciare sul giardino degli aranci.

I muri di ‘confine’ hanno strut- tura in cls armato; un rivestimento in pietra locale verso l’esterno, ed una intonacatura con pigmen- tazione colorata verso l’interno, quasi come degli interni di stan- ze a cielo aperto. Il rivestimento in pietra locale si incastra verso l’esterno nella preesistente mura- tura incoerente di un barbacane residuo, lasciando a vista i filari di pietra locale e l’impronta di un portale preesistente. La fascia di filari di lastroni regolari di pietra incornicia tratti di muratura “in- certa” che ingloba anche mate- riale di spoglio.

Nel recinto un grande riquadro in pietra squadrata a correre fun- ge da fontana con alla base una vasca in pietra che contribuisce a creare una particolare ambienta- zione (quasi orientale) al giardino degli aranci.

2_La piazza del fontanino

Si trattava di una piccola area di sedime di un edificio crollato e non ricostruito, usato durante la ricostruzione come basamen- to per una gru. Confina con un edificio da mettere in sicurezza e costituisce uno snodo interessan- te nel ‘labirinto’ delle scalinate che portano verso via Barbacani. Anziché rimuovere questo basa-

Fig. 1 Eboli. Uno dei muri di ri-definizione delle tracce urbane perdute

Fig. 2 Eboli. Il “giardino degli aranci” su di un’area di sedime abbandonata. Le faccia- te esterne giocano sull’accostamento fra diverse tecniche costruttive lapidee. Le faccia- te interne ripropongono colori “domestici” finalizzati alla creazione di una sequenza di “stanze urbane a cielo aperto”

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