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101Il restauro del Real Albergo dei Poveri in Napoli:

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 102-104)

un progetto “sostenibile” in spazi interculturali complessi Francesca Brancaccio

ha segnato in maniera determi- nante contemporanei e posteri: un esempio unico di una gigan- tesca e ambiziosa architettura reale per la città. Lo stato di in- compiutezza, l’uso frazionato che ha caratterizzato gli ultimi anni di vita del manufatto, fino alla sua ‘morte’, decretata dopo i crolli avvenuti a seguito del sisma del 1980, gli anni di abbandono e di progressive occupazioni abusive, hanno consegnato negli anni ’90 al Comune di Napoli un enorme, spettrale scatola vuota e dalle precarie condizioni strutturali e locative.

Il progetto di restauro redatto e in corso di esecuzione per lot- ti di intervento mira a coniugare un filologico rispetto della storia dell’edificio e delle sue stratifi- cazioni, della tipologia architet- tonica, dei materiali e della loro messa in opera, con operazioni critiche di rimozioni o sostituzioni, integrando, nel dialogo fra storia e contemporaneità, soluzioni eco- compatibili inerenti il recupero delle acque piovane, dell’energia solare, attraverso l’integrazione di una copertura vetrata conte- nente moduli fotovoltaici e l’ado- zione di coperture vegetalizzate.

Il consolidamento, con moder- ne tecniche e materiali sperimen- tali, affianca la riconfigurazione del Real Albergo dei Poveri, se- condo i principi del restauro criti-

Fig. 1 Napoli, Albergo dei Poveri. La facciata sud su piazza Carlo III a seguito della messa in sicurezza effettuata con la direzione dei lavori dell’Ufficio Progetto recupero Real Albergo dei Poveri del Comune di Napoli (2006)

Fig. 2 Napoli, Albergo dei Poveri. La facciata nord prima del restauro (RTP Croci Repellin 2002) Fig. 3 Napoli, Albergo dei Poveri. Ipotesi di riuso. Schizzo, prospetto laterale (RTP Croci Repellin 2002)

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3 co, tra rispetto filologico e nuova progettazione, in vista della con- servazione e trasmissione al futu- ro, della valutazione di un riuso compatibile e della protezione delle porzioni incompiute. Fles- sibilità, potenziale reversibilità e sostenibilità informano la scelta di soluzioni, predisposizioni im- piantistiche e adeguamenti: un Eco-building, che è stato scelto come caso-studio emblematico all’interno del progetto europeo S.A.R.A., in relazione all’ottimiz- zazione di scelte di riuso com- patibile e risparmio energetico2.

Puntuali operazioni di “marketing urbano” e azioni non rimandabili per la conservazione dell’edificio sono state volute e progettate in tempi e fasi diverse dai tecnici del Comune di Napoli, come ad esempio il rifacimento ‘provviso- rio’ della facciata e la sistema- zione con aiuole degli spazi anti- stanti l’edificio.

Nel 1749 Carlo III di Borbone affidava all’architetto fiorentino Ferdinando Fuga il compito di re- alizzare un immenso edificio per i poveri del regno, con lo scopo politico di dare un esempio ed un messaggio sociale all’Europa illu- minata del XVIII secolo. La com- prensione del social royal voluto

dal primo committente guida la filosofia e l’approccio del pro- getto di restauro, cui si affianca la necessità di cognizione esatta

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dell’insieme nell’intento di pro- teggere il corpo dal decadimen- to sociale, di porre riparo alle azioni subite, di salvaguardare da ulteriori eventi nefasti e dare rilievo al valore dell’edificio. Il progetto di consolidamento e di riconfigurazione architettonica nasce come risposta immediata alla prioritaria operazione su un grande contenitore, da salvare perché in condizioni precarie, di abbandono e di degrado fisico. Oggi, mentre si stanno definen- do, anche ascoltando le istanze politiche e sociali, ulteriori più precise e flessibili destinazioni di uso pubblico e privato, si intende − attraverso un processo sensi- bile di attualizzazione contempo- ranea del corpo monumentale e dello spirito architettonico − con- servare, tramandare, facilitare la lettura storica ed estetica, propor- re soluzioni laddove le questioni sono aperte. L’importanza della storia, le possibilità che il restauro apra al suo futuro, costituiscono un enjeu per la città Napoli, ma

anche per il territorio nazionale, perché emblematici di un’opera- zione di restauro a grande scala, di un monumento “povero e rea- le”, dimensioni da sempre insite nella storia di Napoli, patrimonio rappresentativo di un “regno”, già allora europeo, oggi non solo europeo ma anche di valore mondiale.

La redazione del progetto di restauro è stata preceduta da un attento studio del monumento, nella sua configurazione origi- naria e nelle sue trasformazioni: attraverso la ricerca storica, i ri- lievi diretti e strumentali, l’analisi di tracciati regolatori e moduli, l’analisi architettonica e dello sta- to di conservazione, i sondaggi, i prelievi, le indagini conoscitive sulle superfici, sui materiali e il comportamento delle strutture, illustrate nelle documentazioni e relazioni specialistiche, si è preci- sata una nuova fase di conoscen- za dell’edificio.

Il progetto intende rispettare quanto la storia ha trasmesso e trasmettere, nelle migliori condi- zioni, l’edificio alle generazioni future. La necessità di intervenire con operazioni di consolidamen- to e di riconfigurazione architet- tonica è intesa come volontà di elaborare tutti i provvedimenti atti a salvaguardare e restaurare l’e- dificio per ridare, ove possibile, efficienza al bene e, ove necessa- rio, facilitarne la lettura e trasmet- terne i valori.

Il restauro, inteso come stru- mento di conservazione, con- solidamento e configurazione dell’edificio, di protezione delle murature, degli orizzontamenti e delle superfici originarie, della progettazione accurata di nuove strutture, di finiture e impianti lad-

dove necessario, intende trovare appropriate soluzioni, intervenire a proteggere e consolidare, ri- muovendo aggiunte e proponen- do alternative compatibili.

Si è valutata, caso per caso, l’e- liminazione delle aggiunte incon- grue o deturpanti rispetto ai valori storici e architettonici dell’opera o dannose per l’integrità formale e strutturale dell’edificio. Le nuove soluzioni, ben identificabili, resti- tuiscono all’opera l’efficacia e la pregnanza che il tempo ha cor- roso e trasformato. Il progetto ar- chitettonico e strutturale aspira a conservare, tramandare e aumen- tare il valore del monumento, con- solidare le parti danneggiate con ricostruzioni parziali e con nuove strutture, in accordo con i concetti di “minimo intervento”, di compa- tibilità strutturale e chimico-fisica e di durabilità. Intende assicurare, inoltre, che l’intervento aumenti la leggibilità dell’unità figurativa del monumento e delle sue stra- tificazioni storiche; prendere in considerazione i fenomeni geofi- sici e naturali come i terremoti e le intemperie, ma anche le risorse come l’acqua e il sole, per mirare ad un’alta qualità ambientale at- traverso l’utilizzo di energie eco- logiche; elaborare delle soluzioni tecniche per un restauro duraturo; creare degli spazi multifunzionali e flessibili, come risposta al neces- sario utilizzo contemporaneo di ri-

appropriazione sociale e di riuso; modulare le proposte di restauro, il trattamento delle lacune, in pro- porzione al grado di conoscenza delle stratificazioni storiche.

Il riuso rende necessaria l’a- pertura del monumento alla città, intesa come tessuto ove è vitale lo scambio e la interrelazione fra flussi: non solo sarà fondamen- tale consentire l’accesso diretto all’edificio al piano della strada, ma occorrerà rafforzare un più significativo progetto urbano che renda possibile l’ingresso della città nell’edificio, con l’uso degli spazi aperti come spazi pubblici, cortili, giardini, luoghi di atelier e commercio, spazi ove fare sport, intrattenersi, assistere a spettacoli, passeggiare liberamente nell’a- gorà al primo livello dell’edificio o nei cortili quadrati e triango- lari a livello della strada, trovare ospitalità, riparo, assistenza.

La chiusura, anche provvisoria, dell’edificio, la scelta di recintarlo confinandolo dalla strada, sareb- be oggi una forzatura, non solo in termini di immagine – la col- lettività aspetta che si apra e l’e- dificio invece viene chiuso – ma soprattutto un evidente errore strategico, data la scala urbana del bene monumentale e la po- sizione dell’edificio nel suo conte- sto, che impediscono qualsivoglia efficacia a steccati di “protezione”.

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Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 102-104)

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