• Non ci sono risultati.

111Un’area per le esposizioni, una

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 112-114)

galleria virtuale con sei moni- tor sincronizzati, leggii interattivi touch screen per la consultazione e l’ascolto dei titoli d’opera e con- certi.

Visite propedeutiche per giun- gere informati e motivati all’in- contro con il palcoscenico del San Carlo, dove hanno potuto seguire, sempre guidati, la fase di montaggio delle scene per con- cludere l’esperienza assistendo alla prova generale dell’opera da spettatori coinvolti e consapevoli dei complessi trucchi operati per la costruzione dell’illusione finale.

Il teatro è per antonomasia il luogo dell’illusione, ovvero il luo- go deputato a dar vita a quell’in- descrivibile emozione che co- mincia quando il sipario si apre. Quasi magicamente, lo spazio e il tempo reale spariscono lascian- do la massima libertà espressiva a tutto ciò che accade al di là del tendaggio purpureo: la sce- na è l’unica realtà esistente per lo spettatore che, nonostante sia consapevole della ‘finzione’ a cui prende parte, si lascia piacevol- mente illudere da tutte quelle sug- gestioni costruite ad hoc, che si

intrecciano l’un l’altra in un’unica e ben studiata forma artistica.

Tra i differenti settori che con- tribuiscono a creare la magia dello spettacolo teatrale, la sce- nografia è sicuramente quello che più degli altri ha il compito di creare l’illusione: dal ‘vuoto’ del palcoscenico, dietro al sipa- rio, deve nascere un altro luogo, determinato dalle necessità del- la sceneggiatura e del regista, che sia fortemente evocativo di un’ambientazione reale ma, allo stesso tempo, effimero, la cui esi- stenza non è mai totale ma con- dizionata esclusivamente dallo sguardo degli spettatori: esiste solo ciò che si vede. Una costru- zione maestosa ma contempora- neamente fittizia, capace di por- tare nel limitato spazio del palco tutta una serie di elementi piani

o tridimensionali, pittorici o scul- torei, più o meno astratti ma ca- paci di evocare proprio quei luo- ghi in cui deve svolgersi l’azione narrativa: un fastoso interno, una parte di città o semplicemente un letto, sono spazi che devono es- sere percorsi e vissuti dagli attori, calibrati tuttavia in funzione del- la visione prospettica. Sia che si tratti di fondali o quinte dipinte, in cui vengono rappresentati più o meno magnificenti edifici, sia in presenza di scenografie solide con elementi scultorei, è neces- sario costruire, plasmare la tri- dimensionalità dell’intero spazio del palco come se si trattasse di un vero e proprio progetto di ar- chitettura. Anzi, in maniera forse ancora più complessa: non si può non tenere in considerazione i nu- merosi vincoli che derivano dalla necessità di adattarsi ad un ‘non- luogo’ che, seppur sia pronto di volta in volta ad ospitare am- bientazioni differenti, allo stesso tempo detta regole dimensionali dalle quali non si può prescinde- re. Ed è nel superamento di tale limitazione con mezzi illusori che spesso si basa l’abilità degli sce- nografi, che possono accelerare o ritardare la profondità apparente dello spazio al di là del palco per fargli assumere, allo sguardo, le volute dimensioni.

Una grande e complessa mac- china si mette in moto ad ogni

nuova messa in scena, ma di essa solo una piccola parte viene vista e percepita dagli spettatori, men- tre restano celati tutti quei mecca- nismi e quegli ‘attori invisibili’ che preparano concretamente le basi su cui fondare le maestose ar- chitetture di scena, in particolare quelle dedicate alla lirica, come è accaduto di poter direttamente osservare al Teatro di San Carlo di Napoli.

Il punto di partenza è il mo- mento creativo dello scenografo che immobilizza, nell’unica e af- fascinate immagine del bozzetto, tutte quelle caratteristiche spa- ziali, materiche, proporzionali e luminose che dovranno essere percepite dallo spettatore. Forme, linee, colori si trasformeranno in suggestioni, in emozioni, grazie alla lucida abilità degli scenogra- fi, dei tecnici e delle maestranze, nel costruire l’illusione controllan- done razionalmente i trucchi. Ed è nei laboratori scenotecnici che l’arte si trasforma in manualità, e le suggestioni poetiche proget- tuali si trasformano in scelte tecni- che e tecnologiche.

Immensi spazi che ospitano tele, colori ma anche legno e stucco, e ogni altro strumento per il montaggio delle scene, sono le materie prime da cui parte la grande illusione e che oggi, per il Teatro di San Carlo, sono co- stituiti dai Laboratori Artistici di

Dal bozzetto alla scena, dalla scena al bozzetto

112

Fig. 1 Napoli, Laboratori Artistici di Vigliena. Allestimento, dalle stoffe ai costumi Fig. 2 Napoli, Laboratori Artistici di Vigliena. I colori. Gli strumenti per la realizzazione delle scenografie

Fig. 3 Napoli, Laboratori Artistici di Vigliena. Dal bozzetto alla tela. Fasi di lavoro dell’allestimento de La bohème per il Teatro di San Carlo di Napoli

Vigliena1, nella zona industriale

di Napoli Est, ottenuti dalla ri- conversione degli stabilimenti ex Cirio (presso San Giovanni a Te- duccio, Napoli), luoghi dismessi che, grazie all’accordo tra Auto- rità Portuale, Demanio, Comune di Napoli e Regione Campania, hanno avuto una nuova vita es- sendo particolarmente adatti, date le notevoli dimensioni, ad ospitare le fasi di montaggio e conservazione dei maestosi al- lestimenti di uno dei più antichi Teatri lirici d’Europa. In questi ca- pannoni, con maestria e ingegno, si passa dall’ideazione alla rea- lizzazione, e i piccoli quadri pitto- rici dei bozzetti diventano spazio e materia da collocare sul palco, oggetti plastici di grandi dimen- sioni da allestire in una magica atmosfera luminosa.

Ad accogliere i visitatori, pri- ma di accedere direttamente ai luoghi dove avvengono le fasi di lavorazione per preparare un allestimento scenico, i Labora- tori Artistici di Vigliena ospitano un’esposizione di abiti e acces- sori di scena, utilizzati in passati allestimenti, dove possono esse- re apprezzate la raffinatezza dei dettagli e l’eleganza dei partico- lari quali ricami, pizzi, paillettes e stoffe pregiate. Entrando nel cuore produttivo dei Laboratori, su enormi tele distese a terra si riproduce quello che il bozzetto 1

2

3

già prefigura: gli strumenti del disegno convenzionale cambiano dimensioni e si passa dai pennel- li e dalle maneggevoli tavolozze dell’atelier alle scope e agli in- gombranti secchi traboccanti di colori che consentono di creare preziosi fondali dipinti. Tuttavia, mesi di attento lavoro per dar forma all’illusione durano solo il tempo della messa in scena: per continuare a poter apprezzare il fascino degli allestimenti, per comprendere i trucchi che essi ce- lano o anche per vedere da vicino costumi e oggetti di scena nasce Memus2, il Museo e Archivio Stori-

co del Teatro San Carlo, ospitato nelle affascinanti sale del Palazzo Reale di Napoli, percorso espo- sitivo che, attraverso allestimenti temporanei, di volta in volta met- te in mostra quello che ormai la scena ha abbandonato, ma che diviene oggetto artistico autono- mo.

L’esposizione “Opera ad arte, arte all’opera,” visitata con gli

113

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 112-114)

Outline

Documenti correlati