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83una complessa modalità di co-

municazione dove la linea media costituisce una silente conversa- zione tra l’esecutore e la corrente delle sue esperienze. Per quanto riguarda l’andamento delle linee tracciate, esso produce linee ret- te, spezzate o fluenti, ed è perciò strettamente dipendente dalla ‘vi- sione tattile’, il particolare eserci- zio dell’esperienza visiva che non è da intendere nell’accezione me- taforica, ma come sorta di ‘tatto a distanza’, come capacità visiva di svolgere oltre che una funzione tattile, anche una sorta di funzio- ne prensile, come è riscontrabile nel linguaggio fotografico7, scor-

rendo e indugiando con interesse lungo i margini dell’oggetto, con uno sguardo quasi penetrante o pungente, simile a quando ci sen- tiamo osservati.

Questa intersensorialità, ne- cessaria per mettere in atto la funzione primaria di delimitazio- ne8 del disegno, è stata applicata

all’esperienza conoscitiva con- dotta presso l’Antro della Sibilla a Cuma. Agli allievi è stato chiesto, in particolare nel tracciamento dei contorni, di ricercare e otte- nere distinzione nell’indistinto, diversità nell’identità, differen- za nell’indifferenza, singolarità nell’uniformità, avviando il dise- gno con linee separatrici dei corpi tracciate secondo responsabilità chirurgica.

Note:

1_F. Purini, Comporre l’architettura, Later- za, Bari 2000, p. 101.

2_cfr.: Scala dei livelli di iconicità teorizzata da Abraham Moles nel 1965.

3_In proposito, L. Wittgenstein, citato in A. Harrison, Making and Thinking, 1978, si esprime in questo modo: “Come si può scoprire la verità con il pensiero? Si impara a capire meglio un aspetto nel momento in cui lo si disegna”.

4_Leonardo da Vinci, Trattato della pittura. 5_H. Focillon, Vita delle forme, seguito da Elogio della mano, Einaudi, Torino1972, pp. 106, 109, 110.

6_J. G. Herder, Plastica, Aestetica, Palermo 1994, p. 43 e 46.

7_Questo tipo di sguardo viene descritto da Barthes come il “punctum” dello sguar- do fotografico. Cfr. R. Barthes, La camera chiara, Einaudi, Torino 1980.

8_La primarietà della delimitazione si trova fin dalle fasi appercettive teorizzate da S. Tommaso d’Aquino. Nella sequenza di tali fasi, la consonantia e la claritas, rispettiva- mente fase dell’individuazione dei rapporti tra le parti e del loro equilibrio entro i limiti dell’oggetto e fase di sintesi dove si rivela l’essenza dell’oggetto, sono introdotte dal- la integritas, la fase in cui, prima di tutto, la mente traccia una linea di confine attorno all’oggetto che vuole appercepire, sepa- randolo dal suo incommensurabile sfondo di spazio e tempo. L’oggetto viene apper- cepito come un’unità, un tratto.

Fig. 3 Cuma, Antro della Sibilla. Disegni dal vero di studenti (Giuseppina Aiello, Mi- chela Di Muzio, Francesca Fiore, Laura Lenoci, Raffaella Ucciero)

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L’indubbia capacità del progetto urbano di prefigurare e rivela- re “possibilità e speranze” può consentire di reinterpretare la metamorfosi dello spazio pub- blico della città contemporanea, dei nuovi tessuti urbani, delle sue architetture, delle sue storie e di quelle che erano le molte certez- ze. In questo senso, è utile argo- mentare a favore dell’utilizzo, nel progetto urbano ma non solo, di alcuni tipi di forme comunicati- ve che allarghino lo spazio della persuasione, dell’indirizzo, della prefigurazione. A sostegno di una strategia effettivamente comuni- cativa nei progetti di città è pos- sibile indicare tre componenti che lavorano all’interno di una strut- tura dialogica del progetto: schiz- zi, schemi e mappe. Ovviamente, anche se qui trattate dal punto di vista parziale della progettazione urbana, le questioni poste si pos- sono utilmente trasporre agli altri livelli del progetto. In un saggio sulla rappresentazione del sape- re scientifico attraverso immagini, Barrow osserva come la sche- matizzazione grafica di processi complessi non è particolarmente remota: bisogna arrivare al X se- colo per trovare una figura crea- ta da un monaco-insegnante per i suoi studenti, o fino alla metà del XIV secolo per imbattersi nei diagrammi con i quali Resnais, spiegava il movimento e il modo

La rappresentazione della città oltre la tecnica Giuseppe Guida

in cui la velocità aumenta e di- minuisce a seconda del tempo e, infine, solo nel Settecento si è cominciato ad utilizzare grafi- ci e schizzi secondo modalità e intenzionalità simili a quelle di oggi (Barrow, 2008). L’immagi- nazione schematizzante, quella che in architettura e urbanistica riduce la realtà attraverso trat- ti grafici pensati, introducendo- si tra l’immagine e ciò che essa rappresenta, sposta la questione della mimesis al rapporto, pro- gettualmente fertile, tra il reale e il suo apparire in una forma sche- matica e sintetica. Un rapporto complicato perché, nell’atto della semplificazione iconica, la real- tà empirica rappresentata deve emergere in filigrana per consen- tire di riconoscere e interpretare il significato dietro il significante iconico (Wunenburger, 1999). Dall’immaginazione intesa come visione di tipo fantastico si passa gradualmente a quella “ragiona- ta”. Essa deve portare ad un rin- novamento della configurazione del reale attraverso la riduzione grafica che, come nel caso del progetto di architettura, non deve limitarsi ad illustrare, ma favorire un percorso cognitivo, previsivo e comunicativo. Nel progetto «l’im- maginazione […] si pone proprio al confine tra il mondo interno e la realtà esterna. Non è utilizzata, come la fantasticheria, per sod-

disfare in maniera onnipotente e allucinatoria desideri e spinte affettive, ma per costruire un’ipo- tesi di interpretazione del mondo e un progetto di azione sulla re- altà» (Preta, 1992). Attraverso il codice di tipo visivo contenuto in schizzi e schemi, si ottiene, in ge- nerale, l’innesco di un processo che stimola i livelli comunicativi e interattivi, in particolare sui temi dell’architettura, del progetto di città e di territorio e, quindi, re- lativi a processi di prefigurazione e trasformazione. Una serie ra- gionata di schizzi può costituire, quindi, un discorso sintetico sulla città. Un racconto breve con un suo carattere descrittivo o pre- figurativo e meta-progettuale, ma ugualmente «incisivo, nitido, memorabile» (Calvino, 1988), aggettivi normalmente riferiti ad immagini tecnicamente più ela- borate e dal livello analogico superiore. Schizzi, mappe sche- matiche, disegno e ri-disegno di intuizioni, l’immagine e la me- tafora, possono essere, quindi, utilizzate per costruire possibilità inedite di persuasione, tipi nuovi di attività dialogica, comunicati- va, di raffigurazione e di progetto. Così il progetto urbano può dare di sé un’immagine comunicabile e comprensibile, si sottopone al giudizio evitando di essere solo accettato (Sernini, 1994). Si trat- ta, quindi, di segni e figurazioni

Fig. 1 Adriaan Geuze, Scattered urbanisation, 1989 Fig. 2 WEST8, Yongsan park, Corea del Sud, 2012

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