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147Fig 3 Cazzago San Martino Progetto di concorso per un Asilo e micronidoTradizione/innovazione Da coppia oppositiva a permanenze dell’architettura

Nel documento Ri-attivare per trasformare spazi in luoghi (pagine 148-150)

Federica Visconti

In esergo al colophon della

Mostra “Tradizione/Innovazione” che ha accompagnato e inau- gurato il Cantiere del Progetto, si legge: In ogni epoca bisogna cercare di strappare la tradizione al conformismo che è in procinto di sopraffarla. Questa, fra le al- tre possibili, è la frase di Walter Benjamin scelta per significare una possibile interpretazione del- la questione del rapporto tra tra- dizione e innovazione declinato sub specie architettonica.

La convinzione è che se i due termini vengono intesi come istan- ze distanti e incapaci di dialogare ed entrare in relazione tra loro, la tradizione rischia – con Benjamin – di diventare immobile confor- mismo ma, d’altra parte, anche l’innovazione, in tale ipotesi di non dialogo, ci appare come una sterile proiezione in avanti priva di fondamenti e, quindi, di signi- ficato. Qualcosa di sensibilmente differente è invece suggerito dalla citazione benjaminiana: la tradi- zione, lungi da connotarsi come immobile, è piuttosto, per sua stessa natura – per inciso nella etimologia della parola, la stessa di tradurre/tradire, è insito il con- cetto di qualcosa che cambia, si muove – e nel suo senso migliore, destinata a un incessante e fertile confronto con la cultura di un’e- poca in quanto assume su di sé il difficile compito di prendere dal

passato e trasferire al futuro gli ‘elementi stabili’ di quella cultura lasciando a un tempo breve ciò che non abbia assunto il carattere di permanenza. D’altra parte an- che il termine innovazione non è assolutamente mero sinonimo di creazione ab nihilo ma richiama,

anch’esso, una idea di confronto con qualcosa che già è, esiste, ed è soltanto rispetto a questo qual- cosa e per relazione con esso che è possibile leggere la produzione di un qualche avanzamento. La tesi è poi che, in architettura in particolare, questo avanzamen- to non possa che essere lento e difficile, faticoso, fondato su tutto il patrimonio di conoscenze che preesiste e che, solo confrontan- dosi con il reale, può trovare ri- sposte nuove, in quanto adeguate al tema e al problema che si sta affrontando, ma anche appar- tenenti ad una tradizione e, in quanto tali, intellegibili e ricono- scibili.

Thomas S. Eliot in “Tradizione e talento individuale” scrive che «L’ordine esistente è in sé conclu- so prima che arrivi l’opera nuo- va; ma dopo che l’opera nuova è comparsa, se l’ordine deve continuare a sussistere, deve tutto essere modificato, magari di po- chissimo; contemporaneamente tutti i rapporti, le proporzioni, i valori trovano un nuovo equili- brio; e questa è la coerenza tra

l’antico e il nuovo. Chiunque ap- provi questa idea di un ordine che è propria della letteratura euro- pea […] non troverà assurda l’i- dea che il passato sia modificato dal presente, come non lo è che il presente trovi la propria guida nel passato». Se le parole di Benjamin sono servite a descrivere il tema generale del Cantiere, quelle di Eliot possono tratteggiarne un obiettivo: indagare, attraverso le lezioni che hanno assunto, come punto di partenza e argomento centrale, i progetti di architettura, se il termine ‘letteratura europea’ possa essere sostituito, nella frase di Eliot, con ‘architettura europea’ proponendo anzi che la capacità di rapportarsi alla tradizione ma di stabilire, in maniera ogni volta innovativa, una coerenza tra anti- co e nuovo, sia una specificità che appartiene, in particolare, alla nostra cultura.

Certamente ai partecipanti al Cantiere sono stati mostrati pro- getti differenti, non solo negli esi- ti ma talvolta anche nel metodo, tuttavia ogni volta commentati e indagati con l‘intenzione di indi- care le legittime differenze ma di evidenziare le comunanze per ra- gionare, per e con gli studenti che hanno animato un sempre vivace dibattito, sulle comuni regole di un mestiere – quelle che non ci si può esimere dal mettere al centro dell’insegnamento nella Scuola –

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Fig. 1 La declinazione del tipo a corte nel rapporto tra tradizione e innovazione (R. Capozzi, albergo a Castelvolturno; F. Visconti et al., BioGem ad Ariano Irpino) Fig. 2 Lecce, castello di Carlo V. Restauro del fossato (E. Carafa et al.)

Fig. 3 Mozzagrogna, campus dell’innovazione motomotive (C. Orfeo et al.)

che hanno però la particolarità, in architettura, di lasciare spazio a modalità di espressione anche personali e soggettive perché cia- scun architetto, forte dei fonda- menti della disciplina, lavora pure sulla necessaria espressività delle forme dando all’opera architetto- nica quel carattere proprio che la distingue dalla semplice edilizia.

Nella giornata inaugurale del Cantiere, Franco Purini aveva proposto una lucida analisi della condizione di ‘crisi’ nella quale, da più di qualche anno, versa l’architettura italiana attribuendo- la, tra le altre cose, alla incapa- cità della cultura architettonica di trovare, come invece ad esempio ha fatto l’Olanda con l’housing

e la costruzione fisica di un suo- lo da ‘rubare’ sempre all’acqua, una impostazione tematica forte. Al termine del lavoro del Cantie- re si può forse dire che un tema specifico per il nostro Paese po- trebbe essere proprio quello del rapporto con ciò che c’è e preesi- ste, spostando questa definizione da un piano temporale – rispetto al quale si è discusso teoricamen- te di tradizione e innovazione – a un piano fisico e spaziale. Guar- dando alle nostre realtà urbane e territoriali il tema del progetto nella città consolidata e quello della riqualificazione, soprattutto alla scala urbana, delle periferie appaiono probabilmente irrinun-

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ciabile il primo e certo improcra- stinabile il secondo. Ora la do- manda è: far questo necessita di un lavoro in continuità con il pas- sato? La risposta, per chi ha lavo- rato al progetto di questo Cantie- re, è affermativa anche se non è, naturalmente, pensabile che dal passato derivino facili ricette per la soluzione dei problemi, spesso inediti, della nostra contempora- neità. Ancora Eliot scriveva che «La tradizione non […] può venir acquistata in eredità; e se la vole- te possedere, dovete conquistar- la con grande fatica» e questo è proprio quanto si è voluto prova- re a trasmettere agli studenti fa- cendo veder loro, però, attraver- so l’illustrazione concreta di lavori progettuali da parte dei docenti partecipanti, quanto questo diffici- le mestiere che si apprestano a voler a fare possa dare le sue più grandi soddisfazioni nella realizzazione dei propri progetti e, attraverso di essi, nella messa in opera delle proprie idee.

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