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Cantieri del disegno

Le possibilità che il Disegno offre in seno alle molteplicità dei suoi approfondimenti lascia- no sempre sorpresi e i cantieri che qui si presentano in qualche modo ne sono la testimonianza.

Il Disegno è, e rimane, il filo conduttore insostituibile delle esperienze che ci accompagna- no nei territori dell’architettura e della conoscenza della città. Si specializza ogni volta che si fissa un obiettivo e si mostra duttile e permeabile nella necessità di di- rezionare l’atto esplorativo.

Il Disegno come racconto è il titolo del primo dei tre cantieri: il disegno, quindi, come affabula- zione continua e perdurante che misura le vicende della realtà contestuale e la fa rivivere attra- verso la sua operazione di com- mutazione segnica che, insieme,

Cantieri del disegno

Le possibilità che il Disegno offre in seno alle molteplicità dei suoi approfondimenti lascia- no sempre sorpresi e i cantieri che qui si presentano in qualche modo ne sono la testimonianza.

Il Disegno è, e rimane, il filo conduttore insostituibile delle esperienze che ci accompagna- no nei territori dell’architettura e della conoscenza della città. Si specializza ogni volta che si fissa un obiettivo e si mostra duttile e permeabile nella necessità di di- rezionare l’atto esplorativo.

Il Disegno come racconto è il titolo del primo dei tre cantieri: il disegno, quindi, come affabula- zione continua e perdurante che misura le vicende della realtà contestuale e la fa rivivere attra- verso la sua operazione di com- mutazione segnica che, insieme,

trattiene e seleziona, scolpisce il ricordo, lo reinventa e lo dissimu- la restituendolo in una condizione a sua volta infinitamente reinter- pretabile.

Ma il Disegno è anche l’azione che scolpisce la materia, la inda- ga in un processo di progressivo avvicinamento fino a scrutarne le pieghe, la porosità, le cavità e ne restituisce le forme secondo il pa- linsesto che la storia ha nel tempo sedimentato e costruito. L’Antro della Sibilla a Cuma, tema do- minante del cantiere del Disegno 2, ha costituito un esemplare mo- mento di confronto per i giova- ni studenti: cosa si rappresenta e come? quale è la forma? esi- ste una forma scevra dal lavoro erosivo del tempo sulla materia? l’esperienza tattile può diventare segno mentale che incide sull’at-

to trasfigurativo e successivo del tracciare?

La elaborazione prefigurativa e altamente selettiva che appar- tiene al disegno è stata al centro delle considerazioni sviluppate all’interno dell’ultimo dei tre can- tieri, laddove il tema di appro- fondimento è stato quello affa- scinante di ridisegnare le mappe urbane oltre la consuetudine le- gata alla tecnica rappresentati- va. Il disegno come produttore di schematismi che includono e rac- chiudono nei loro solchi iconici si- gnificati molteplici, verosimilmen- te dissimulati, ma univocamente riconoscibili e pregni di riferimen- ti immediatamente percebili. Una sfida impossibile che il Disegno dimostra di avere vinto.

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Nell’ambito delle attività for- mative dei Cantieri di Architettura, ‘mettere in cantiere’ il disegno, la singolare esperienza emozionale e conoscitiva esperibile attraverso il concepimento e il tracciamen- to di un testo astratto, parallelo ed alternativo alla concretezza oggettuale, non costituisce una contraddizione in termini, come si potrebbe pensare.

Strumento insostituibile per l’intelligenza della costituzione dell’oggetto indagato, il disegno, in particolare nella modalità a- mano-libera, induce e richiede una sorta di espansione senso- rio-ricettiva capace di assorbire il flusso continuo di informazio- ni polisensoriali che percepiamo quando ci troviamo in un dato luogo, ed esprimerne, in una ri- elaborazione intellettuale, oltre la registrazione pura e semplice dei dati visivi, aspetti e proprietà ce- lati o non immediatamente intel- legibili nell’immagine ‘naturale’ dell’oggetto.

«Poiché l’architetto deve cono- scere il mondo fisico per interve- nire su di esso, e il mondo fisico è composto di oggetti, la loro analisi approfondita e ripetuta di- viene essenziale per la compren- sione […]. Essendo gli oggetti costituiti da parti autonomamente formate, anche se la loro confor- mazione è stata pensata in vista di una loro congiunzione, […] è

A-mano-libera. Disegnare dal vero per toccare con lo sguardo. Un’esperienza di conoscenza presso l’Antro della Sibilla a Cuma Teresa Della Corte

necessario conoscere prima di tutto l’insieme cui essi danno vita e successivamente le loro singo- le componenti, il ruolo che esse svolgono nel tutto nonché le loro connessioni»”1.

Operando come un filtro, at- traverso il disegno, si elabora una ‘riduzione’ della realtà che non è ‘diminutiva’, ma ne costituisce il ‘riassunto gnoseologico’, la sinte- si conoscitiva cui si perviene attra- verso un lavoro di scomposizione e ricomposizione delle parti.

Tali attività conoscitive e l’esi- to grafico della rappresentazione che corrisponde, pur secondo li- velli informativi differenziati2, ad

un modello della realtà statico e monoculare, si caratterizzano per una rilevante quanto evidente va- lenza astratta che, tuttavia, non si configura come un fattore che rende più difficile l’operazione di lettura o più incerta quella inter- pretativa.

La particolare modalità a-ma- no-libera, congiunge all’approc- cio ottico-visivo uno dei residui esercizi di manualità che ancora permangono nell’epoca contem- poranea e permette immedia- tezza nella trasmissione e regi- strazione dell’immagine mentale prefigurata, amplificando, anche attraverso una significazione espressiva e soggettiva, le capa- cità rivelatrici del disegno.

Sul foglio bianco, supporto

della figurazione, i segni deposti, divengono in qualche modo più visibili e più convincenti, assimi- landosi a ‘memoria’ dell’espe- rienza percettiva e conducendo alla comprensione. La loro insita astrattezza assolve la fondamen- tale funzione cognitiva3 del dise-

gno e si propone come caratte- ristica che permette di accedere alle ragioni esplicite e a quelle segrete della struttura dell’ogget- to indagato.

Coniugando il fare con il co- noscere, l’esperienza del disegno costituisce allora, al di là delle sue valenze espressive e proiettive, un idoneo ‘cantiere’ formativo.

Il disegno dal vero poi contem- pla come condizione essenziale il contatto diretto con l’architettura o il paesaggio da rappresentare, proponendosi di attingere alle forme, ai segni e ai misteri del passato e della contemporaneità indicazioni o suggestioni per la- vorare nel presente.

L’Antro di Cuma, l’antichissimo dromos tagliato nel tufo alla base dell’acropoli della colonia greca, ha origini megalitiche e si confi- gura quale sito ad alta potenziali- tà empatica, non tanto per la sug- gestione emanata dalla memoria e dal mito del luogo, quanto per la inafferrabilità e capacità evo- cativa delle sue forme, delle sue superfici, dei suoi contorni. Qui, per cogliere attraverso il disegno,

Fig. 1 Cuma, Antro della Sibilla. Particolare delle superfici scolpite da piccoli incavi a coppella nell’area di accesso al dromos e all’acropoli

Fig. 2 Cuma, Antro della Sibilla. Dettaglio delle pareti del dromos. La singolarità evocativa del sito deriva anche dalla inafferrabilità delle forme e dalle suggestioni cromatiche della materia sottoposta al degrado del tempo

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