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CooRdinatoRi M. Bassi, C. Mencacci

Un approccio epidemiologico alla valutazione della morbilità psichiatrica nelle aree urbane

G. de Girolamo

Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale, Regione Emilia- Romagna, Bologna

Obiettivo: l’esplosione dell’urbanizzazione su sca-

la planetaria ha accresciuto la necessità di studiare in che misura l’urbanizzazione rappresenta un fattore di rischio o, viceversa, protettivo per la salute mentale del- le popolazioni che vivono in tali aree. In particolare, le ricerche che applicano i metodi propri dell’investigazio- ne epidemiologica sono a tal fine preziose.

risultati: i risultati di ricerche condotte sia a livello

internazionale che in Italia confermano che l’urbaniz- zazione rappresenta un fattore di rischio sia per molti disturbi mentali, a cominciare dalla schizofrenia, che per i disturbi di abuso di sostanze, in quest’ultimo caso attraverso un aumento esponenziale delle possibilità di venire a contatto con le sostanze di abuso. Nel caso del- la schizofrenia l’incidenza è più elevata tra le persone nate in aree urbane, con un rischio proporzionalmente maggiore quanto più ampia è l’area urbana di nascita. Verranno passati in rassegna i principali risultati delle ricerche condotte in queste aree.

conclusioni: è importante approfondire le ricerche che

indagano le correlazioni ecologiche tra ambiente di vita e morbilità psichiatrica.

bibliografia

Kessler RC, Amminger GP, Aguilar-Gaxiola S, Alonso J, Lee S, Ustun TB. Age of onset of mental disorders: a review of re-

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McGrath J, Saha S, Welham J, El Saadi O, MacCauley C, Chant D. A systematic review of the incidence of schizophrenia:

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Warner R, de Girolamo G. “Schizophrenia”. Epidemiology of

mental disorders and psychosocial problems, vol. III. Gene-

va: World Health Organization 1995.

epidemiologia del suicidio nelle aree urbane

P. Scocco

Università di Padova

I cambiamenti sociali ed ecologici legati all’urbaniz- zazione hanno un forte impatto sul funzionamento so- ciale, sulla salute fisica e mentale di una popolazione. Il processo di urbanizzazione è stato associato ad un incremento del numero di suicidi ed omicidi. Tuttavia,

nei paesi ad alto livello di modernizzazione i tassi di suicidio sono andati riducendosi. In questi paesi, in cui il processo di urbanizzazione e modernizzazione si è avviato agli inizi dello secolo scorso ed è attualmente già in una fase avanzata, è possibile vedere gli esiti a distanza di un processo già consolidato e valutare gli effetti dell’urbanizzazione nelle generazioni successive a quella che l’ha subita.

La valutazione dell’influenza dell’urbanizzazione sul- l’epidemiologia delle manifestazioni suicidarie non può essere separata dalla valutazione del grado di evoluzio- ne e maturazione del processo stesso e del rischio di suicidio nei diversi gruppi etnici e sociali che vivono in un contesto urbano.

epidemiologia dei disturbi di “doppia diagnosi” e sistemi di cure dei dipartimenti di salute mentale italiani

M. Clerici1, G. Carrà2, G. Segagni Lusignani3 4, P.

Sciarini4, P. Borrelli4, I. Popa4, M. Di Giannantonio5,

C. Montomoli4

1 Cattedra di Psichiatria, Dipartimento di Neuroscienze

e Tecnologie Biomediche, Università di Milano Bicocca;

2 Department of Mental Health Sciences Royal Free

and University College Medical School London, UK;

3 Centro Sacro Cuore di Gesù, Ordine Ospedaliero

dei Fatebenefratelli, San Colombano al Lambro (MI); 4 Dipartimento di Scienze Sanitarie Applicate e

Psicocomportamentali, Sezione di Statistica Medica ed Epidemiologia, Università di Pavia; 5 Facoltà di

Psicologia, Università “G. d’Annunzio” di Chieti

Introduzione: nonostante la prevalenza della comor-

bidità tra disturbi da uso di sostanze e disturbi psichia- trici – doppia diagnosi, DD – sia elevata e gli outcome – gravità dei sintomi, numero di ricoveri e ricadute – siano peggiori rispetto ai soggetti affetti solo da un disturbo psichiatrico, poche sono le conoscenze sulle cause. Sono stati sviluppati diversi modelli esplicati- vi, che hanno preso in considerazione la componente genetica, le sostanze come fattori di rischio di distur- bi mentali o come automedicazione per la presenza di sintomi psicopatologici, il contesto sociale. Alcuni studi, la maggior parte statunitensi, hanno esaminato l’associazione tra area geografica di residenza e pre- senza di DD. Data la non riproducibilità di tali analisi nei paesi europei, per l’Italia è stato condotto lo studio epidemiologico sulla comorbidità tra disturbi mentali e disturbi correlati all’uso di sostanze (droghe e/o alcool) nei DSM italiani (PADDI Study), i cui scopi sono stima- re la prevalenza della DD in Italia nel corso del 2005 tra gli utenti dei DSM e confrontare le prevalenze nelle aree metropolitane e rurali.

Metodi: studio trasversale sugli utenti affetti da DD

afferenti ai DSM italiani nel 2005. Sono state raccolte variabili socio-demografiche, cliniche, diagnostiche, infettivologiche e di severità della sindrome da uso di

sostanze. La definizione di aree metropolitane/rurali uti- lizzata è quella della classificazione ISTAT.

risultati: 38 DSM hanno inviato dati riguardanti i loro

utenti. La prevalenza della DD è 1,75 per 100 utenti. Verranno presentate le stime di prevalenza della DD nei DSM italiani per aree geografiche: aree metropolitane vs. aree rurali, Nord vs. Centro vs. Sud.

conclusioni: la rilevanza del problema della DD si col-

loca in linea con le evidenze europee. La distribuzione della prevalenza e le caratteristiche di gravità degli utenti sono disomogenee sul territorio nazionale, supportando l’ipotesi dell’influenza del contesto socioculturale sulla prevalenza della DD.

dal sintomo all’avvio del percorso terapeutico: l’intervento multidisciplinare nella cura dei disturbi del comportamento alimentare in adolescenza

A.M. Peloso, S. Vesco, M. Gandione, R. Rigardetto

Dipartimento di Scienze Pediatriche e dell’Adolescen- za, Sezione di Neuropsichiatria Infantile, Università di Torino

Introduzione: l’anoressia nervosa ha un alto tasso di

mortalità (5%); meno della metà (46%) guarisce, un terzo migliora passando da forme full a partial, il 20% rimane cronicamente affetto (Steinhausen, 2002). In letteratura i fattori prognostici negativi sono principal- mente: lunga durata di malattia, grave perdita di peso e prolungata ospedalizzazione. In un’ottica di diagnosi precoce e prevenzione secondaria intendiamo descrive- re un progetto pilota di intervento multidisciplinare (gi- necologo-endocrinologo, neuropsichiatra infantile, psi- cologo, nutrizionista) attraverso lo studio prospettico sul decorso e outcome a breve termine (follow-up almeno di 12 mesi) di un campione di adolescenti con DCA.

Metodi: scale psicometriche self report: CBCL, YSR, EDI-

2, TCI; assessment motivazionale ad orientamento psi- codinamico; valutazione outcome attraverso MROAS, modificata da Jeammet.

risultati: outcome good nel 63%, intermediate nel

31%, poor nel 6%; significativo miglioramento in quasi tutti gli item della MROAS, in particolare di quelli che definiscono clinicamente il disturbo (restrizioni alimen- tari, perdita di peso, amenorrea), dell’insight, delle rela- zioni familiari e sociali. Rimane problematico lo stato mentale, non soddisfacente nel 49% dei casi. Sono ri- sultati predittivi di outcome sfavorevole: lunga durata di malattia, comorbidità psichiatrica in asse I con di- sturbi affettivi, in asse II con DP di Cluster B, sottotipo binge-purging, problemi nelle relazioni sociali. Non ci

sono differenze significative rispetto al BMI, a sostegno dell’ipotesi che la gravità clinica-nutrizionale non cor- rela con quella psicopatologica, all’iperattività, alla fa- miliarità psichiatrica. Dal punto di vista psicopatologico sono risultati fattori prognostici negativi all’EDI-2 valori elevati di impulso alla magrezza, insoddisfazione per il corpo, impulsività e insicurezza sociale; al TCI bassa autodirettività.

conclusioni: focalizzandosi sul sintomo somatico ame-

norrea è possibile un intervento di prevenzione secon- daria in particolare per le forme caratterizzate da breve durata di malattia e sottotipo restrittivo (sia per le for- me tipiche che atipiche): il tipo di condotta alimentare sembra riflettere la capacità di regolazione degli affetti e di controllo degli impulsi, che rimanda alla qualità delle relazioni interpersonali soprattutto precoci.

Prendere peso o prendere corpo:

psicoterapia psicoanalitica nei disturbi alimentari

G. Monniello, L. Penna

Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell’Età Evolutiva, Sapienza Università di Roma

Il lavoro clinico con i disturbi del comportamento ali- mentare nell’adolescenza ha avuto, negli ultimi decenni, il valore di confrontare l’analista con il livello narcisisti- co del funzionamento mentale (patologia dei legami, dei limiti, della dipendenza), senza però allontanarlo dalla considerazione della patologia dei conflitti (problemati- che specifiche dell’aggressività e della sessualità). Tutto ciò ha comportato, nel trattamento psicoterapeutico, la necessità di articolare interventi rivolti alla restaurazio- ne narcisistica e, al contempo, alla restaurazione della relazione d’oggetto.

gIOVedì 12 FebbraIO 2009 – Ore 15.30-17.30

Sala Mantegna

S30. disturbi del comportamento alimentare nell’adolescenza:

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