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CooRdinatoRi F. Bruno, S. Costanzo

accertamenti psichiatrico e psicologico forensi e formazione medico legale

T. Bandini, G. Rocca

DI.ME.L., Sezione di Criminologia e Psichiatria Forense, Università di Genova

Nella realtà giudiziaria italiana è previsto che il Giu- dice, per la formazione della sua autonoma decisione, ove ritenga necessario acquisire valutazioni su cognizio- ni tecniche riguardanti specifiche scienze od arti, possa disporre la esecuzione di indagini di carattere peritale. In campo medico queste indagini possono riguardare la realtà psicofisica di ogni individuo.

Per quanto concerne la realtà psichica possono essere disposti molteplici accertamenti peritali (capacità di agi- re, di partecipare coscientemente ad un processo pena- le, di essere o meno un genitore adeguato, valutazione delle eventuali condizioni di inferiorità di una vittima di reato, delle caratteristiche psichiche di un lavoratore, dello stato di mente e della pericolosità di un autore di reato).

Ogni perizia medico-psichiatrica e psicologica prevede due livelli: il primo livello è necessariamente clinico, mentre il secondo è dedicato al confronto tra la diagnosi raggiunta e la fattispecie giuridica sulla quale verte il procedimento nel cui contesto è stata disposta la perizia stessa.

In tutti questi accertamenti, diretti al riconoscimento di condizioni cliniche e di fattispecie giuridiche del tut- to differenziate, è possibile ravvisare un fondamentale elemento di analogia: si tratta infatti di indagini che, indipendentemente dalle metodiche specialistiche cui fanno riferimento nel loro “primo livello”, identificano nel metodo e nella deontologia medico legali il proprio fondamento.

Per tali motivi qualsiasi perizia o consulenza di carattere medico-psichiatrico o psicologico esperita a fini forensi, è una perizia medico-legale 1.

La Medicina Legale, definibile come il complesso del- le conoscenze bio-mediche utili ai fini della corretta elaborazione, interpretazione ed applicazione ai casi concreti delle diverse norme giuridiche 2, rappresenta

pertanto il substrato culturale e formativo necessario per una “good clinical forensic practice” 3.

Vengono analizzate le attualità e le prospettive didat- tico-formative universitarie e post-universitarie tese a valorizzare l’apporto metodologico-scientifico pecu-

liare alle scienze medico-legali in ambito psicologico e psichiatrico forense.

bibliografia

1 Franchini A. Medicina Legale. Padova: Cedam 1982. 2 Albarello P, et al. Medicina Legale. Torino: Minerva Medica

2005.

3 Simon RI, Gold LH. Textbook of Forensic Psychiatry. Ameri-

can Psychiatric Publishing Inc. 2004.

Trattamento cognitivo-interpersonale dei sexual offenders

T. Cantelmi

Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale, Roma Da alcuni anni l’Istituto di Terapia Cognitivo-Interper- sonale 1 ha promosso ricerche sul tema della psicopa-

tologia e del trattamento degli aggressori sessuali. In modo particolare un recente studio 2 ha rilevato dati

inerenti un campione di aggressori sessuali ristretti in un Istituto di Pena di Roma. Alcune evidenze hanno rilevato un nesso tra autostima e comportamento ses- sualmente aggressivo. In questa relazione vengono presi in esame i rapporti fra autostima e processi tera- peutici nel trattamento. Vengono inoltre presi in esame le principali distorsioni cognitive e il ruolo svolto dalle fantasie sessuali e, attraverso dei case reports, le rela- tive modalità di trattamento. Infine vengono presentati i dati relativi al rapporto tra empatia e aggressività ses- suale e gli elementi del trattamento volti a modificare il tema dell’empatia vittimo-specifica negli aggressori sessuali 3.

bibliografia

1 Cantelmi T, Toro MB, Corsini T, Violo A. Treatment integra- tion: the cognitive interpersonal psychotherapy. Psicoterapia

Cognitiva e Comportamentale 2008;14:138.

2 Ambrosio T, Toro MB, Minopoli A, Cantelmi T. Sexual of- fenders: a study of anger in the prison context. Psicoterapia

Cognitiva e Comportamentale 2008;14:130.

3 Toro MB, Corsini T, Violo A, Cantelmi T. Cognitive-behav- ioural strategies to enhance empathy and self-esteem in sex offenders. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale

Umore e modificazioni stagionali dell’ambiente fisico

G. Bersani

Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Sapienza Università di Roma

Le modificazioni periodiche dell’ambiente fisico nel corso dell’anno esercitano una documentata influenza sulle caratteristiche della periodicità dei ritmi circadiani di diverse funzioni sia cerebrali che somatiche, che co- stituiscono una componente intrinseca di diversi disturbi mentali e che rappresentano un elemento centrale nella struttura e nella patogenesi dei disturbi dell’umore. Anomalie del ritmo sonno-veglia, della produzione di ormoni dotati di un bioritmo circadiano, quali ad esempio melatonina, ACTH e cortisolo, dell’andamen- to giornaliero della temperatura corporea, come anche del livello generale di energia e di attività, sono infatti variamente ma costantemente presenti in particolare nei disturbi depressivi, particolarmente nella depressione maggiore o, in forma spesso non sovrapponibile, nel- le forme depressive caratterizzate da sintomi cosiddetti atipici.

Alcuni elementi sintomatici comuni nella depressione, quali ad esempio il risveglio anticipato o la polarità mat- tutina della gravità del quadro melanconico, possono essere considerati espressione di queste anomalie biorit- miche, a loro volta anche in rapporto alla alterata ritmi- cità nel livello di attività dei principali neurotrasmettitori ceebrali, particolarmente della serotonina.

Le alterazioni di tali variabili periodiche ad andamento circadiano si intersecano frequentemente con quelle di altre variabili strutturalmente modulate secondo biorit- mi più lunghi, quali ad esempio quello mensile, come nei disturbi affettivi a ricorrenza premestruale, o quello annuale, come nelle forme depressive a ricorrenza au- tunno-invernale.

Esiste una ormai vastissima serie di evidenze sperimen- tali che indicano il fotoperiodo, cioè la durata della luce diurna, come il principale fattore fisico ambientale di sincronizzazione dei bioritmi cerebrali, le cui modifica- zioni nel corso delle stagioni si ripercuotono sui profili cronobiologici dei diversi bioritmi. La visione più co- mune di tale influenza sottolinea il rapporto tra durata di percezione della luce diurna ed attività ipotalamica, a livello del nucleo soprachiasmatico, ed epifisaria, con modificazioni della durata di secrezione notturna di melatonina. Tali effetti, entrambi connessi funzional- mente ai meccanismi regolatori della neurotrasmissione

mediata da catecolamine e serotonina, sono a loro vol- ta associati alla regolazione del tono affettivo ed alle variabili psicofisiologiche ad esso correlate, come ad esempio bioritmo ed architettura del sonno e bioritmo circadiano di attività dell’asse HPA.

Anche la presenza di quadri clinici attinenti all’area della depressione atipica, caratterizzati da sintomi ve- getativi inversi, quali iperfagia ed ipersonnia, appaiono fortemente influenzati dalla variabile fisica della durata della luce diurna, con massima incidenza nei mesi con più breve fotoperiodo, quali quelli autunno-invernali. Inoltre, la costante implicazione nel quadro clinico del- la depressione di sintomi dell’area cognitiva, quali de- ficit di concentrazione, attenzione e memoria, appare suggestiva di un effetto anche su tali funzioni da parte dei parametri dell’ambiente fisico.

Del resto, la più elevata incidenza nei mesi estivi di qua- dri affettivi di eccitamento e la correlata sintomatologia di riduzione del sonno appaiono confermativi rispetto all’ipotesi di un’azione della durata della luce diurna, in questo caso più estesa, nella regolazione generale del tono dell’umore.

La durata della luce diurna appare quindi allo stato at- tuale come il fattore maggiormente indicato nello svol- gere un ruolo patofisiologico sulla variabilità circannua- le delle manifestazioni sintomatiche delle alterazioni affettive, ma anche altri fattori fisici a variabilità stagio- nale, quali ad esempio intensità dell’irradiazione solare e temperatura, appaiono potenzialmente implicati nella regolazione stagionale delle oscillazioni sia fisiologiche che patologiche del tono dell’umore.

disturbo affettivo stagionale e ritmi circadiani

F. Pacitti, M. Mazza, A. Iannitelli, M. Casacchia, G. Bersani

Dipartimento Scienze della Salute, Università dell’Aqui- la, Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Sapienza Università di Roma, Polo Pontino

Introduzione: dai dati presenti in letteratura, risulta che

i fattori cronobiologici giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del tono dell’umore. In particolare, un anormale funzionamento dei ritmi circadiani sembra es- sere implicato nella patogenesi del disturbo affettivo sta- gionale (SAD), una forma di depressione caratterizzata da sintomi atipici e da una periodicità di tipo circannua- li, la reale diffusione di tale disturbo rimane attualmente ancora sottostimata.

gIOVedì 12 FebbraIO 2009 – Ore 15.30-17.30

Sala PeRugino

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