• Non ci sono risultati.

P1. Subjective Well-being in pazienti bipolari: modificazioni durante il ricovero

A.c. Altamura, P. Marinaccio, M. Porcellana, M. ciabatti, E. Lapertosa, c. Bressi

Clinica Psichiatrica Università di Milano, Fondazione IrCCs, Ospedale Maggiore Policlinico, “Mangiagalli e regina Elena”, Milano

introduzione: numerosi studi in letteratura sottolineano

l’utilità clinica del Subjective Well-being come indica- tore di esito dei trattamenti psicofarmacologici nei pa- zienti schizofrenici. Il nostro studio si propone di valu- tare le modificazioni di questa variabile soggettiva nei pazienti affetti da disturbo bipolare durante il ricovero in SPDc.

Metodi: sono stati reclutati consecutivamente 20 pazienti

con diagnosi di disturbo bipolare tipo I e II (DSM-IV-TR) in trattamento con antipsicotici atipici ricoverati presso l’SPDc dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. ciascun paziente ha compilato la Subjective Well-being under Neuroleptic treatment (SWN) all’ingresso (T0) ed alla dimissione (T1). I punteggi medi al T0 e al T1 sono stati confrontati mediante paired samples T-test.

Risultati: i nostri dati evidenziano un aumento al T1 dei

valori medi del punteggio totale SWN e delle sottoscale autocontrollo, funzioni fisiche, controllo emotivo, inte- grazione sociale. Si rileva invece una riduzione dei pun- teggi medi della sottoscala funzioni mentali dell’SWN.

conclusioni: il nostro studio rileva un miglioramento

della percezione soggettiva di benessere durante il ri- covero; tale dato rispecchia verosimilmente l’efficacia delle terapie farmacologiche assunte. L’andamento dei punteggi medi nella sottoscala funzioni mentali sembra riflettere la tipologia del campione, in cui l’85% dei pa- zienti reclutati presenta un episodio maniacale in atto all’ingresso in SPDc.

bibliografia

Karow A, Naber D. subjective well-being and quality of life un-

der atypical antipsychotic treatment. Psychopharmacology

2002;162:3-10.

Lambert M, Schimmelmann BG, Naber D, Scacht A, Karow A, Wagner T, et al. Prediction of remission as a combination of

symptomatic and functional remission and adequate subjec- tive well-being in 2960 patients with schizophrenia. J clin

Psychiatry 2006;67:1690-7.

P2. Profili neuropsicologici nei pazienti schizofrenici con variabile declino intellettivo

M. Altamura, M. De Salvia1, A. Petito2, M. La

Salandra3, S. Iuso3, A. Bertolino4, A. Bellomo

Dipartimento di scienze Mediche e del Lavoro, Università di Foggia; 1 scuola di specializzazione in Psicologia Clinica, Università di Bari; 2 Dipartimento di scienze Biomediche, Università di Foggia; 3 scuola di specializzazione in Psicologia Clinica, 4 Dipartimento di scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università di Bari Numerosi studi hanno dimostrano che i pazienti schizo- frenici presentano un deterioramento intellettivo di grado variabile dopo l’esordio di malattia. Lo scopo dello stu- dio è stato quello di indagare il funzionamento cognitivo in pazienti con schizofrenia in relazione alla variabilità del declino intellettivo. Il funzionamento cognitivo dei pazienti e dei controlli è stato valutato con una batteria neuropsicologica per la valutazione dell’attenzione, me- moria, funzioni esecutive (N-Back) e fluenza verbale. Per la valutazione del QI attuale è stata utilizzata la WAIS, per quello premorboso il Test di Intelligenza Breve. Sono stati individuati tre gruppi: a) deteriorati (differenza mag- giore di 10 punti tra QI premorboso e quello attuale); b) compromessi (QI premorboso < di 90); c) pazienti con in- telligenza preservata (QI premorboso > di 90; differenza minore di 10 punti tra QI premorboso e quello attuale). Ri- spetto ai controlli i pazienti deteriorati manifestano deficit delle funzioni esecutive, della memoria, dell’attenzione e del linguaggio; i pazienti compromessi oltre ai deficit manifestati dal gruppo di pazienti deteriorati mostrano anche un deficit nei tempi di reazione semplice (0-back); i pazienti con QI preservato manifestano alterazioni delle funzioni esecutive e dell’attenzione. I risultati suggerisco- no che i deficit delle funzioni esecutive e dell’attenzione sono caratteristiche stabili della schizofrenia, indipen- denti dalle variazioni del deterioramento intellettivo.

P3. analisi epidemiologica dell’ospedalizzazione di pazienti affetti da psicosi affettive. Utilizzo in psichiatria dei database amministrativi

E. Apicella*, A. Ventriglio*, A. D’Onghia*,

I. ciannameo*, A. Pace*, A. R. Mastromatteo*,

L. Mendolicchio* **, A. Bellomo*

* Cattedra di Psichiatria e Psicologia Clinica, Dipartimento

di scienze Mediche e del Lavoro, Università di Foggia; **

Consorzio di ricerca Biomedica “Mario Negri sud”

Obiettivo: attraverso l’analisi dei dati presenti nei da-

l’analisi delle schede di dimissione ospedaliera recanti i codici IcD9cM di disturbo dell’umore (296.xx), si vo- gliono calcolare: 1) coorte di pazienti incidenti nel 2002 affetti da disturbo dell’umore (n. 933); 2) tasso di ospe- dalizzazione per l’anno 2002; 3) ricorrenza dei ricoveri nel periodo compreso fra il 2002 e il 2005.

Risultati: la suddivisione della coorte per sesso mo-

stra una prevalenza di ricoveri per il sesso femminile (57,23%). La suddivisione della coorte per età evidenzia un maggior tasso di ospedalizzazione nei soggetti con un’età compresa fra i 41-65 anni. La sottotipizzazione delle diagnosi ha permesso di valutare quale sia l’inci- denza, nella coorte di pazienti analizzata, delle diverse tipologie di disturbi dell’umore: delle 933 SDO analiz- zate, il 30,44% recava una diagnosi di disturbo bipolare I più recente episodio maniacale. È stata inoltre valuta- ta la comorbilità dei disturbi dell’umore con patologie organiche; le patologie somatiche più frequentemente associate risultano essere: l’ipertensione arteriosa e i di- sturbi del metabolismo. Infine è stata valutata la ricor- renza dei ricoveri nel periodo compreso fra il 2002 e il 2005 in pazienti affetti da disturbo bipolare I e disturbo depressivo maggiore.

conclusioni: i dati ricavati dimostrano l’utilità dell’im-

piego dei database amministrativi regionali al fine di ottenere studi epidemiologici validi in ambito psichia- trico.

P4. associazione tra varianti genetiche

del recettore d3 nella modulazione di performance a test di memoria di lavoro

M. Attrotto, R. Romano, G. caforio, M. Rizzo, A. Rampino, B. Gelao, A. Porcelli, L. Fazio, I. Andriola, G. Ursini, R. Masellis, G. De Simeis, c. castellana, L. Lo Bianco, M. Nardini, W. Sadèe*,

A. Bertolino

Dipartimento di scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università di Bari; * Program in Pharmacogenomics,

Department of Pharmacology, College of Medicine, and Division of Biostatistics, College of Public Health, The Ohio state University, Columbus, OH, UsA

La famiglia di recettori dopaminergici D2 (D2, D3, D4) sembra essere implicata nella patofisiologia della schi- zofrenia. Il signaling dopaminergico sembra modulare le performance a compiti cognitivi, in particolare di memoria di lavoro (WM) e di attenzione. Il gene che codifica per il recettore D3 presenta dei siti polimorfici tipo SNP (single nucleotide polymorphism), alcuni dei quali associati al miglioramento dei sintomi positivi, alla risposta alla terapia farmacologica e alle funzioni esecu- tive in pazienti affetti da schizofrenia.

Scopo del presente studio è valutare l’eventuale asso- ciazione tra un blocco aplotipico contenente 4 SNP (rs2134655, rs226082, rs6280, rs963468) e le perfor- mance, in termini di accuratezza e tempo di reazio- ne, ad un compito di WM (N-back) in 100 pazienti

(73 M; 27 F; età media 33,62 ± 10,12) con diagnosi di schizofrenia (DSM-IV-TR). I soggetti sono parago- nabili per età, livello socioculturale di origine e QI premorboso.

L’analisi aplotipica ha mostrato frequenze massime, in accordo ad Hardy-Weinberg equilibrium, per i 3 aplo- tipi GTTA (32%), ATTG (27%) e GccG (25%). Un’ana- lisi di regressione ha dimostrato che l’aplotipo GccG presenta un effetto favorevole e statisticamente signifi- cativo sull’accuratezza alle performance dell’N-back: 1-back (p = 0,025) e 2-back (p = 0,029). Questi risulta- ti suggeriscono che la modulazione della trasmissione dopaminergica geneticamente determinata potrebbe influire sulla performance ad un compito di memoria di lavoro.

P5. Precedenti neuropsichiatrici infantili in pazienti afferenti ai cSM di Udine e dell’alto Friuli

M. Baiano1, F. Fabbro2, M. Balestrieri1, V. Pera1,

S. cremaschi4, M. Novello4, T. Gon3, R. Bon4,

A. Bertoni4, M. Pascolo1, P. Brambilla1 2

1 Dipartimento di Patologia e Medicina sperimentale e

Clinica, sezione di Psichiatria, Università di Udine; 2

IrCss “E. Medea”, Pasian di Prato, Udine; 3 DsM AsL 3

“Alto Friuli”, regione Friuli Venezia-Giulia; 4 DsM AsL 4

“Medio Friuli”, regione Friuli Venezia-Giulia

Scopo: indagare la presenza di precedenti neuropsichia-

trici in giovani adulti affetti da patologia psichiatrica se- guiti dai centri di Salute Mentale (cSM) della Regione Friuli, analizzandone le caratteristiche socio-demografi- che e cliniche.

Metodi: abbiamo identificato tutti i pazienti adulti nati

tra 1970-1985 con diagnosi DSM-IV di disturbo psichia- trico afferenti ai cSM di Udine Nord, Udine Sud, Ge- mona del Friuli e Tolmezzo. La lista di questi pazienti è stata comparata con quella ottenuta mediante ricerca manuale dagli archivi delle Neuropsichiatrie Infantili (NPI) di Udine.

Risultati: ventisei soggetti su 589 pazienti psichiatrici

adulti vennero seguiti dai Servizi di NPI in età evolu- tiva. Nel campione, è stata rilevata la presenza di fa- miliarità per psicopatologia (57,7% dei casi), di even- ti traumatici perinatali (26,9%), di disturbi sfinterici (26,8%), del linguaggio (30,8%), dell’apprendimento (53,8%) e di deficit delle abilità sociali (53,8%). Non sono emerse differenze socio-demografiche e clini- che significative tra i pazienti maschi e le pazienti femmine.

conclusioni: l’esigua presenza di Servizi di NPI in Al-

to Friuli e/o la sottostima della psicopatologia dello sviluppo possono condurre ad una ridotta registrazio- ne di patologie mentali durante l’età evolutiva. Una formazione più attenta dei medici e pediatri di base rispetto alla rilevazione precoce dei sintomi potreb- be incrementare l’accesso dei casi a rischio ai servizi competenti.

P6. i deficit cognitivi nella schizofrenia: quali correlazioni con il funzionamento sociale

V. Bandieri, V. Visani Bianchini, B. Sangiorgi, P.V. Bandieri

sPDC-rTI, Azienda UsL rimini

In un precedente lavoro abbiamo evidenziato come alcuni deficit cognitivi siano maggiormente presenti nei pazienti schizofrenici a sintomatologia prevalente- mente negativa valutati alla PANSS. Lo stesso risultato lo si è ottenuto una volta definiti due gruppi di pazien- ti come schizofrenia positiva e schizofrenia negativa (diagnosi effettuata in collaborazione con due psichia- tri e due psicologi secondo i criteri dell’Andreasen). In questo lavoro abbiamo correlato 40 pazienti affetti da schizofrenia, con sintomatologia sia positiva che nega- tiva, con la scala per il funzionamento globale, VGF; e in un secondo tempo schizofrenici positivi e negativi con la medesima scala VGF. Entrambe le correlazio- ni studiate non hanno dato risultati significativi, con- fermando in questo alcuni dati presenti in letteratura, che non vi sono differenze significative fra schizofrenia con sintomatologia prevalentemente di tipo positivo o negativo quando vengono correlate al funzionamento sociale, né tra schizofrenia negativa e positiva asso- ciate al funzionamento sociale valutato con la stessa scala VGF.

È invece emersa, con tutti i 40 pazienti schizofrenici de- finiti a sintomatologia positiva e negativa alla PANSS, una correlazione significativa tra la scala di funziona- mento sociale VGF e l’età dei pazienti studiati. Si è visto che soggetti al di sotto dei 36 anni di età avevano un funzionamento psicologico, sociale e lavorativo miglio- re dei pazienti al di sopra dei 36 anni.

conclusioni: questi dati potrebbero essere utili per estra-

polare alcune considerazioni:

negli schizofrenici sia a sintomatologia positiva e quelli a sintomatologia negativa non vi è associazio- ne fra deficit cognitivo e funzionamento sociale; il funzionamento sociale è migliore nei pazienti schizofrenici al di sotto dei 36 anni di età;

infine si può concludere, ai fini della riabilitazione, che in periodi in cui le risorse sono sempre più limi- tate, è prioritario allocare queste ultime e rivolgere il maggior impegno dei servizi ai giovani schizofreni- ci, al di là dei deficit cognitivi;

i deficit cognitivi evidenziati possono e devono es- sere la base di partenza per definire programmi o progetti terapeutici mirati.

bibliografia

Perlick DA. Association of syntomatology and cognitive defi-

cits to functional capacity in schizophrenia. Schizophr Res

2008;99:192-9.

Savilla K, Kettler L, Galletly c. relationships between cognitive

deficits, symptoms and quality of life in schizophrenia. Austr

N Z J Psychiatry 2008;42:496-504.

1. 2. 3.

4.

P7. Variabili correlate tra punteggi gaF e bPRS in e OUT in una popolazione di pazienti ricoverati in SPdc

P.L. Bandinelli, S. Ingretolli*, D. Panfili, G. Ducci sPDC ACO “s. Filippo Neri” (DsM AsL roma E); * II

Facoltà di Medicina e Chirurgia, sapienza Università di roma, c/o sPDC AO “s. Andrea”

introduzione: questo lavoro si propone di verificare se

due scale psicopatologiche comunemente usate nella pratica clinica (GAF e BPRS) possano essere utilizzate per valutare in modo oggettivo i criteri di dimissibili- tà di pazienti psichiatrici acuti ricoverati in un SPDc, indipendentemente da aspetti diagnostico-nosografici. Un ulteriore scopo è quello di analizzare quali siano le correlazioni significative tra i decrementi dei singoli item (o eventuali clusters di item) della BPRS, e gli in- crementi medi dei punteggi GAF ottenuti al momento della dimissione.

Materiali e metodi: sono stati valutati retrospettivamente

i punteggi delle scale BPRS e GAF al momento del rico- vero (IN) e della dimissione (OUT) di 381 pazienti rico- verati presso il SPDc dell’AcO “S. Filippo Neri” di Roma. Sono state calcolate le medie totali e le medie dei singoli item IN e OUT, rispettivamente della GAF e della BPRS. Successivamente sono stati calcolati l’incremento medio e la percentuale di incremento tra la GAF IN e OUT, e il decremento medio e la percentuale di decremento tra la BPRS IN e OUT sia globale che per i singoli item.

Risultati e conclusioni: la media del punteggio GAF IN

è risultata di 34,85, mentre la media del punteggio com- plessivo della BPRS IN è risultata di 56,85. All’OUT i va- lori si sono rispettivamente modificati in 56,74 e 37,68. Nel primo caso l’incremento è stato del 62,79%, e nel secondo caso il decremento del 33,70%. Per quanto riguarda i singoli item della BPRS, i decrementi più si- gnificativi sono risultati quelli relativi ai disturbi com- portamentali del paziente. Questo aspetto è interessante perché sembra rimandare, nella percezione di miglio- ramento di un paziente acuto, ad aspetti di controllo sociale più che di tipo psicopatologico.

P8. lo studio osservazionale EPHaR: descrizione di una popolazione di 650 pazienti affetti da disturbo bipolare

A. Barraco, F. Mancini, A. Rossi, G. Biggio*,

G. cassano**

Direzione Medica, Eli Lilly Italia s.p.A.; * Dipartimento di

Biologia sperimentale, sezione Neuroscienze, Università di Cagliari; ** Istituto di Clinica Psichiatrica, Università di

Pisa

EPHAR è uno studio longitudinale, osservazionale di 12 mesi, che ha lo scopo di valutare le variabili che influenzano l’aderenza alla terapia in pazienti adulti af- fetti da disturbo bipolare.

Tra gennaio 2006 e febbraio 2007, in 42 centri italiani, sono stati inclusi nello studio 686 pazienti che doveva- no iniziare o cambiare la terapia per disturbo bipolare, di cui 650 valutabili (268 uomini, 382 donne).

Il 77,1% erano ambulatoriali. L’età media ± SD era mag- giore nelle donne (49,4 ± 12,7 vs. 44,6 ± 13,1 anni). Più donne erano coniugate (61,5 vs. 44,8%); gli uomini lavoravano di più (tempo pieno 30,6% vs. 15,7%). La maggior parte era sovrappeso (BMI 25-30 41,8%) oppu- re obeso (BMI > 30 28,7%). Il 9,7% consumava alcool in eccesso, il 47,2% erano fumatori, l’11,7% faceva uso di stupefacenti. La diagnosi era disturbo bipolare di tipo I nel 67,4%, di tipo II nel 32,5%. Il 40,6% dei pazienti presentava sintomi depressivi, il 26,2% misti, il 18,9% ipomaniacali ed il 10,2% maniacali; il 26,8% mostrava anche sintomi psicotici. Il 3,4% dei pazienti era al pri- mo episodio. L’età alla diagnosi era 31,5 ± 11,7 anni. L’intervallo dall’ultimo episodio era 10,4 ± 11,6 mesi. La maggior parte dei pazienti aveva già avuto 2-3 episo- di (47,0%) o 1 episodio (42,1%).

L’ampia popolazione inclusa nello studio EPHAR rap- presenta una importante fonte di informazioni per deter- minare i fattori che determinano l’aderenza e gli outco- me della terapia nei pazienti affetti da disturbo bipolare in Italia.

P9. lo studio EPHaR: fattori predittivi di miglioramento sintomatologico in 12 mesi di osservazione

A. Barraco, F. Mancini, A. Rossi, G. Biggio*,

G. cassano**

Direzione Medica, Eli Lilly Italia s.p.A.; * Dipartimento di

Biologia sperimentale, sezione Neuroscienze, Università di Cagliari; ** Istituto di Clinica Psichiatrica, Università di Pisa

EPHAR è uno studio longitudinale, osservazionale di 12 mesi, che ha lo scopo di valutare le variabili che influenzano l’aderenza alla terapia in pazienti adulti af- fetti da disturbo bipolare.

Sono stati inclusi nello studio 686 pazienti che doveva- no iniziare o cambiare la terapia per disturbo bipolare, di cui 650 valutabili dal punto di vista clinico.

L’analisi multivariata ha identificato i fattori predittivi di miglioramento clinico, valutato con le scale MADRS e cGI-BD, YMRS e di qualità della vita (scala EQ-5D) osser- vati nel corso dello studio. Questi vengono presentati in ordine di correlazione, intesa come probabilità statistica. Il punteggio MADRS totale è progressivamente passato da 19,6 a 9,7 dopo 12 mesi; il tipo di terapia, le varia- zioni della cGI-BD (depressione), della EQ-5D e della YMRS sono risultati correlati con questo miglioramento, così come il punteggio cGI-BD (malattia bipolare), il ti- po di sintomi, l’uso di alcool, l’aderenza alla terapia. Il punteggio YMRS totale è progressivamente passato da 11,7 a 5,6 dopo 12 mesi; l’aderenza alla terapia, i pun- teggi cGI-BD (mania e malattia bipolare), sono risultati correlati con questo miglioramento, così come il tipo di

sintomi, la presenza di sintomi psicotici, il tipo di tera- pia, la presenza di episodi depressivi e il fumo.

Nella popolazione inclusa nello studio EPHAR, il tipo e l’aderenza alla terapia sono risultati importanti fattori predittivi di miglioramento clinico dei pazienti.

P10. Fattori predittivi di aderenza alla terapia per il disturbo bipolare: i risultati dello studio osservazionale EPHaR

A. Barraco, F. Mancini, A. Rossi, G. Biggio*,

G. cassano**

Direzione Medica, Eli Lilly Italia s.p.A.; * Dipartimento di

Biologia sperimentale, sezione Neuroscienze, Università di Cagliari; ** Istituto di Clinica Psichiatrica, Università di Pisa

EPHAR è uno studio longitudinale, osservazionale di 12 mesi, che ha lo scopo di valutare le variabili che influenzano l’aderenza alla terapia in pazienti adulti af- fetti da disturbo bipolare.

Sono stati inclusi nello studio 686 pazienti che dove- vano iniziare o cambiare la terapia per disturbo bipo- lare, di cui 650 valutabili ai fini dell’aderenza misurata tramite il questionario semplificato per la valutazione dell’aderenza a terapia farmacologica (SMAQ).

L’analisi multivariata ha identificato associazioni tra li- velli di aderenza e trattamento, caratteristiche dei pa- zienti e della patologia. Viene descritta la significatività dei diversi fattori identificati come predittivi di scarsa o buona aderenza nel periodo precedente la somministra- zione della SMAQ.

Il 57,6% dei pazienti è risultato aderente alla terapia a 3 mesi, il 62,5% a 6 mesi, il 68,7% a 9 mesi, il 67,0% a 12 mesi.

Sono stati identificati come fattori predittivi di scarsa aderenza alla terapia (valori di p < 0,05): consumo di alcol, valori più alti della cGI-BD, della YMRS e della MADRS, mentre sono stati identificati come fattori di miglior aderenza l’età all’inizio della terapia e l’atteg- giamento positivo verso la terapia.

Nella popolazione inclusa nello studio EPHAR, la sin- tomatologia bipolare più grave ed il consumo di alcol sono risultati predittivi di peggior aderenza mentre l’età più alta di inizio della terapia e la miglior attitudine so- no risultate predittive di miglior aderenza alla terapia.

P11. Profilo cognitivo in pazienti con disturbo bipolare: valutazione nelle fasi di malattia ed in eutimia

c. Bellavia, A. Di caro, c. Farinella, P. Audino*,

S. La Grutta*, R. Lo Baido, D. La Barbera

Dipartimento di Neuroscienze Cliniche, * Dipartimento

di Psicologia, Università di Palermo

introduzione: la recente letteratura ha mostrato un cre-

soggetti affetti da disturbo bipolare, approfondendo gli eventuali deficit presenti nelle diverse fasi della malattia e in condizioni di eutimismo.

Obiettivo: l’ipotesi di questo lavoro è che nei soggetti

bipolari possano risultare compromesse alcune facoltà cognitive in maniera persistente. Tale condizione, non riguarderebbe unicamente i periodi di alternanza delle fasi depressive e maniacali, ma si verificherebbe anche in condizioni di eutimia.

Metodi: 25 soggetti bipolari (14 F e 11 M; età 49,3 ±

7,6) trattati con strumenti quali ScID I-II finalizzata alla formulazione della diagnosi e WAIS-R per evidenziare il funzionamento cognitivo presente durante una fase di malattia. La fase di re-test, in condizioni di eutimia, ha previsto l’uso dei cubi di Koss per valutare la persisten- za dei deficit cognitivi.

Risultati: lo studio, al momento ancora in corso, sembra

suggerire l’ipotesi di una persistente compromissione cognitiva dei soggetti in esame: le funzioni psichiche maggiormente compromesse sono: l’orientamento spa- zio temporale e la capacità di concentrazione, e una imponente rigidità cognitiva che impedisce di adattare il loro pensiero nelle semplici situazioni della vita quo- tidiana.

bibliografia

Malhi GS, Ivanovski B, Hadzi-Pavlovic D, Mitchell PB, Vieta E, Sachdev P. Neuropsychological deficits and functional im-

pairment in bipolar depression, hypomania and euthymia.

Bipolar Disord 2007;9:114-25.

Martínez-Aràn A, Vieta E, colom F, Torrent c, Sànchez-Moreno J, Reinares M, et al. Cognitive impairment in euthymic bipo-

lar patients: implications for clinical and functional outcome.

Bipolar Disord 2004;6:224-32.

P12. Pazienti acuti con diagnosi di disturbo bipolare: studio preliminare sulle modificazioni dell’insight durante il ricovero

c. Bressi, M. Porcellana, c. Manoussakis, P. Marinaccio, V. Vitali, A.c. Altamura

Clinica Psichiatrica Università di Milano, Fondazione IrCCs, Ospedale Maggiore Policlinico, “Mangiagalli e regina Elena”, Milano

introduzione: solo recentemente la letteratura interna-

zionale ha rivolto la propria attenzione allo studio del- l’Insight nei pazienti affetti da disturbi affettivi. Scopo del nostro studio è valutare le modificazioni dell’Insight nei pazienti affetti da disturbo bipolare durante la de- genza in un reparto per acuti.

Metodi: sono stati reclutati consecutivamente 20 pazien-

ti ricoverati presso il reparto dell’UOP dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano con diagnosi di disturbo bipolare (DSM-IV-TR). A ciascun paziente è stata sommi- nistrata la Scale to Asses Unawareness of Mental Disor- der (SUMD) all’ingresso (T0) ed alla dimissione (T1).

Risultati: il confronto mediante paired samples t-test dei

punteggi medi al T0 e al T1 ha evidenziato una riduzio- ne statisticamente significativa nei seguenti item: consa-

Outline

Documenti correlati