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CooRdinatoRe A. Goracci

ormai noto come l’obesità derivi dall’interfacciarsi di una predisposizione genetica allargata con le influenze ambien- tali, ancora molti aspetti rimangono non sufficientemente chiariti o esplorati. Di particolare interesse è lo studio delle condizioni di obesità associate a disturbi mentali (in parti- colare i DCA). In particolare le domande a cui si cercherà di dare risposta sulla base delle evidenze degli ultimi 10 an- ni: 1) l’obesità non è un disturbo mentale, ma spesso in soggetti obesi vengono diagnosticati disturbi dell’umore (unipolari o bipolari), disturbi d’ansia e disturbi di per- sonalità (il cluster B è il più rappresentato). In quale rap- porto sono l’obesità e tali disturbi in asse I e II del DSM- IV da un punto di vista genetico? Esiste una vulnerabilità comune? 2) quali sono i rapporti tra obesità e DCA (il Binge Eating Disorder) dal punto di vista dell’indagine genetica? 3) quali evidenze hanno fornito gli studi di genetica rispetto al ruolo della personalità nella genesi/ mantenimento dell’obesità e dei DCA? 4) rispetto al ruo- lo dell’ambiente, esiste una specifica vulnerabilità agli eventi di vita in soggetti obesi con DCA? 5) quali sono al momento attuale le possibili implicazioni cliniche della mole di ricerche effettuate in questo ambito?

L’elevata prevalenza dell’obesità e del Binge Eating Di- sorder nella popolazione generale e l’elevato grado di disabilità conseguente a tali condizioni (costo sociale elevatissimo), nonché le estreme difficoltà nell’ottenere uno stabile miglioramento clinico nei soggetti obesi con BED e disturbi in asse I e II del DSM-IV, hanno spinto i ricercatori di tutto il mondo ad investire molto nella ricerca genetica, ma le risposte a domande così com- plesse sembrano ancora in larga parte preliminari.

Neurobiologia dell’obesità

A. Fagiolini

Dipartimento di Neuroscienze, Sezione Psichiatria, Università di Siena

Nonostante l’indubbio contributo di fattori ambientali e comportamentali, è ormai riconosciuta la fondamentale importanza di fattori biologici e genetici nello sviluppo e mantenimento dell’obesità. La presentazione illustrerà la complessa regolazione dell’appetito e del peso cor- poreo da parte dell’ipotalamo e di altri centri cerebrali. Saranno inoltre discussi i progressi nello studio della neurobiologia della regolazione dell’assunzione di ci- bo e del metabolismo energetico. Particolare attenzione verrà dedicata alla revisione degli aspetti molecolari e genetici dell’obesità, all’importanza del sonno per pre- venire l’obesità, agli studi di neuroimaging, e al ruolo

dell’ambiente intrauterino nello sviluppo embrionale delle vie per il controllo del bilancio energetico.

Interazioni cross modali del sistema mirror in soggetti iperfagici

A. De Capua, A. Goracci, S. Calossi, V. Falzarano, M. Ulivelli, S. Bartalini, P. Castrogiovanni, S. Rossi

Dipartimento di Neuroscienze, Sezione Psichiatria, Università di Siena

La scoperta di neuroni localizzati nelle aree parieta- li e premotorie del cervello del macaco, conosciuti come “mirror neurons”, in grado di attivarsi non solo nel momento in cui l’animale compie una determinata azione ma anche quando osserva gli altri compiere la stessa azione, ha condotto numerosi ricercatori ad ipo- tizzare la presenza di un meccanismo neurofisiologico comune alla base di comportamenti socialmente rile- vanti quali l’imitazione e l’empatia. Più recentemente è stato dimostrato che il sistema mirror può essere at- tivato in modo cross-modale anche da stimoli uditivi: attraverso la registrazione dell’attività di singoli neuro- ni nella corteccia premotoria del cervello di scimmia è stato dimostrato che tali neuroni si attivano anche quando l’animale sente suoni correlati ad una deter- minata azione (es. schiacciare una noce). Tale attiva- zione è strettamente correlata al contenuto simbolico del suono udito dall’animale. Studi ripetuti sull’uomo hanno dimostrato la presenza di un network tempo- ro-parietale simile a quello descritto nel macaco in grado di attivarsi quando il soggetto ascolta frasi che descrivono specifiche azioni o quando sente il suono legato a determinate azioni. Inoltre, attraverso studi di neuroimaging, è stato dimostrato come il senso di fa- me sia in grado di modulare selettivamente la risposta emodinamica del network fronto-parietale attivato du- rante l’osservazione del grasping di stimoli a contenuto alimentare. Il contenuto simbolico dell’azione osserva- ta o udita sembra quindi essere cruciale ai fini dell’atti- vazione cross-modale delle aree motorie e premotorie sia nella scimmia che nell’uomo. Durante la presente relazione verranno descritte le modalità attraverso le quali l’input olfattivo, riconducibile al coinvolgimento del più ancestrale dei cinque sensi, al pari dell’osser- vazione e dell’udito, possa contribuire in modo cross- modale alla modulazione dell’output corticospinale, e più in generale all’attivazione del sistema mirror, in soggetti sani e in soggetti iperfagici (affetti o meno da disturbi psichiatrici).

Isteria e personalità isterica: cenni storici e concezioni psicopatologiche attuali

P. Migone

Condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane Forse più che ogni altra psicopatologia, l’isteria testimo- nia i notevoli cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo in termini di epidemiologia psichiatrica e anche di dif- ficoltà incontrate per arrivare ad un sistema diagnostico condiviso. Da una parte si è assistito, almeno nei Paesi industrializzati, ad una virtuale scomparsa della isteria classica basata sulla “conversione somatica” e anche delle crisi simil-epilettiche (“isteriche”) di natura dis- sociativa, e dall’altra alla relativa scomparsa o enorme diminuzione delle nevrosi sintomatiche che hanno la- sciato il posto a quadri più sfumati, i cosiddetti disturbi di personalità, che da “cenerentola della psichiatria” di- venteranno tra le psicopatologie più studiate e diffuse. Vengono ripercorse le ipotesi eziopatogenetiche e dia- gnostiche sull’isteria per arrivare alle concezioni attua- li, che la vedono sostanzialmente come una struttura di personalità, definita “istrionica”, con caratteristiche molto simili a quella borderline. L’isteria, che ha con- trassegnato la nascita della psicoanalisi, ne ha anche te- stimoniato le enormi trasformazioni avvenute nel corso del suo secolo di vita. In questo senso, si può dire che l’isteria sia stato il primo paradigma teorico della psi- coanalisi, rimpiazzato poi da quello che alcuni hanno definito il secondo grande paradigma teorico della psi- coanalisi, quello della struttura borderline, che peraltro può considerarsi altrettanto controverso. Si pensi che il recente Psychodynamic Diagnostic Manual (PDM), il manuale diagnostico psicoanalitico ufficiale che inten- de cavalcare la crisi dei DSM-III e DSM-IV in termini di validità e contribuire quindi al dibattito attorno alla costruzione del DSM-V del 2011, propone addirittura l’abolizione della personalità borderline, intendendo con questo termine solo un livello di gravità per tutte le diagnosi di personalità.

bibliografia

Migone P. La personalità istrionica-isterica. In: Terapia psicoa-

nalitica. Milano: Franco Angeli 1995, pp. 153-62 (una ver-

sione del 1991 su Internet: http://www.psychomedia.it/pm/ modther/probpsiter/ruoloter/rt58-91.htm).

Migone P. La diagnosi in psicoanalisi: presentazione del PDM

(Psychodynamic Diagnostic Manual). Psicoterapia e Scienze

Umane 2006;XL:765-74.

Storia e attualità di una “figura” clinica

F.M. Ferro

Università di Chieti

La questione riguardante l’“isteria” è ricorrente e da sempre incerta nel dibattito psicopatologico. In effetti questa cele- bre figura della clinica sopravvive nelle moderne classifi- cazioni internazionali in modo parcellare: manifestazioni somatiche, fenomeni dissociativi o turbe di personalità. In verità, la storia di tale figura è stata di particolare complessità e, più che in altri casi, legata ai cambia- menti d’ottica della psicopatologia (Ferro e Riefolo, 1996 e 2006).

Per i francesi della seconda metà dell’’800, da Briquet a Charcot sino a Babinski, rappresentava un caleidosco- pio di fenomeni emergenti sulla scena della clinica. Da un lato sintomi espressi a livello fisico, e quindi da dif- ferenziare rispetto a quelli somaticamente fondati: con l’effetto di definire, tra svenimenti, convulsioni, aneste- sie e paresi, gran parte della “semeiotica neurologica”. Dall’altro turbe psicologiche varie: amnesie, offusca- menti della coscienza, sdoppiamenti, vissuti deliranti di intenso colore passionale, affabulazioni. Tale inesauri- bile e poliedrica complessità trovava un denominato- re comune nella suggestionabilità: le manifestazioni si mostravano sensibili all’ipnosi, per essere evocate e per essere poi sciolte. E Babinski, rilevando l’effetto risol- vente della “persuasione” su questi copioni sorprenden- ti come pieces teatrali, parlò di “pitiatismo”.

Freud lesse i sintomi somatici descrivendo uno dei meccanismi di difesa essenziali nel caratterizzare le “nevrosi”: la “conversione”, termine mutuato dalle teorie economiche. Quanto agli aspetti psicologici, la loro variabile entità caratterizzò la distinzione tra “pic- cola” e “grande” isteria. In ogni caso, gli studi sull’iste- ria ebbero un ruolo fondamentale sia nel mettere in evidenza i nessi tra sintomi e conflitti profondi sia nel comprendere le manifestazioni psicopatologiche nel contesto delle relazioni interpersonali e terapeutiche; nel far evolvere la cura dall’ipnosi ad altre vie di esplo- razione del linguaggio e delle sue componenti incon- sce. In questo senso si può ben dire che la psicoanalisi è nata come isterologia. Bleuler, mettendo a fuoco il meccanismo della “dissociazione”, finì per includere le manifestazioni psicologiche dell’isteria nell’ambito “tentacolare” delle “schizofrenie”, e tale impostazio- ne ha finito per prevalere anche nella psicopatologia americana.

Dell’isteria vengono attualmente presi in considerazione

VeNerdì 13 FebbraIO 2009 – Ore 11.10-13.10

Sala leonaRdo

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