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CooRdinatoRe E. Caffo

bambini e adolescenti vittime di disastri naturali: il modello di intervento del “cohen Harris” center for Trauma and disaster Intervention di Tel aviv

N. Laor

University of Tel Aviv, “Cohen Harris” Center for Trauma and Disaster Intervention

I disastri di massa costituiscono una seria minaccia al- l’esistenza come pure all’identità di individui e comuni- tà, che si esprime in uno stato di confusione generale, disorganizzazione sociale, conflitti, competizione per le limitate risorse a disposizione.

Questa presentazione si focalizzerà su alcuni processi psico-sociali che caratterizzano le comunità colpite da disastri, e più in particolare sui possibili interventi volti a promuovere la salute mentale dei bambini e degli adulti presenti in questi contesti. Descriveremo l’importante ruolo svolto dai professionisti della salute mentale nelle varie fasi del disastro, evidenziando come possono la- vorare con bambini e famiglie, all’interno delle scuole e della comunità.

Descriveremo anche come il sistema sociale può affron- tare in modo adattivo la minaccia e le conseguenze di un disastro di massa. Saranno presentati alcuni principi di base che possono orientare e guidare un lavoro inte- grato tra esperti della salute mentale e attori della comu- nità; sarà anche sottolineata l’importanza dei processi di empowerment utili a valorizzare il ruolo svolto dai membri stessi della comunità, che in qualità di “media- tori” possono contribuire alla promozione della salute mentale.

Infine, sarà presentato un modello di intervento cli- nico nelle scuole realizzato grazie alla mediazione degli insegnanti, che si focalizza sulla “riattivazione psicologica” dei bambini, degli insegnanti e della scuola.

Questo intervento realizzato dopo il terremoto della Tur- chia del 1999 è stato efficace non solo nel produrre una riduzione della sintomatologia nei bambini coinvolti nel percorso di formazione, ma anche nel promuovere un miglioramento di questi bambini a livello accademico, relazionale e comportamentale.

eventi stressanti: quale ruolo nel modulare il quadro clinico di presentazione e l’esito ad un anno nei pazienti psicotici all’esordio? evidenze dal Progetto PIcOS-Veneto

A. Lasalvia, F. Fronterrè, M. Bertani, S. Bissoli, C. Bonetto, D. Cristofalo, K. De Santi, L. Lazzarotto, G. Marrella, R. Mazzoncini, N. Pellegrini, S. Tosato, M. Tansella, M. Ruggeri, per il Gruppo PICOS- Veneto

Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica, Università di Verona

Obiettivo: il presente studio ha l’obiettivo, in un cam-

pione di pazienti psicotici agli esordi di malattia, di: 1) esaminare la frequenza e la tipologia di eventi stressanti (ES) occorsi nei sei mesi precedenti l’insorgenza del di- sturbo, 2) indagare la possibile relazione tra ES e caratte- ristiche cliniche di presentazione, 3) esplorare il valore predittivo degli ES riguardo all’esito clinico e sociale ad un anno.

Metodi: indagine condotta all’interno del Progetto PI-

COS-Veneto, uno studio multicentrico regionale che ha l’obiettivo di caratterizzare le psicosi all’esordio e di sviluppare un modello predittivo dell’esito. Lo studio ha reclutato tutti i pazienti psicotici all’esordio che nell’arco di tre anni (2005-2008) sono giunti in contatto con i servizi psichiatrici del Veneto. Gli ES sono stati rilevati mediante la Scala degli Eventi Stres- santi Psicosociali ed Ambientali, sviluppata a partire dall’asse IV del DSM-IV; sono inoltre state utilizzate la PANSS per la psicopatologia, la DAS-II per la disa- bilità, la MANSA per la qualità di vita e la CAN per i bisogni di cura.

risultati: sono stati valutati al baseline 350 pazienti

(56% maschi; età media 31,7, d.s. 9,5) con diagnosi ICD-10 di schizofrenia (24%), psicosi non affettiva non schizofrenica (55%) e psicosi affettiva (21%). Il 26% dei pazienti ha riportato la presenza di almeno un evento stressante nei 6 mesi precedenti, rappresentati in misura più frequente da conflitti in famiglia (24%), perdita del lavoro (18%), stress in ambito lavorativo (18%), difficol- tà finanziarie (18%). Non sono state riscontrate correla- zioni significative né con la gravità del quadro clinico al baseline, né rispetto al profilo psicopatologico di pre- sentazione; tuttavia, i pazienti con un più alto carico di ES nei 6 mesi precedenti l’esordio presentavano una qualità della vita più bassa ed un livello più elevato di bisogni di cura al baseline.

conclusioni: i nostri dati sembrano confermare un

ruolo importante da parte dagli ES nelle persone che manifestano una psicosi e sottolineano la necessità di sviluppare politiche di prevenzione e promozione della salute che passino anche attraverso la tutela del- le condizioni sociali e di welfare della popolazione a rischio.

esperienze avverse precoci nella schizofrenia e nella depressione unipolare

A. Siracusano

Clinica Psichiatrica, Università “Tor Vergata” di Roma Lo studio è stato rivolto a verificare l’ipotesi che le av- versità precoci siano associate con un aumento del ri- schio di depressione unipolare e di schizofrenia nell’età adulta. Si è inoltre voluto accertare se l’associazione con gli eventi avversi infantili e adolescenziali sia più alta nella schizofrenia rispetto alla depressione.

Due gruppi di pazienti ricoverati consecutivamente, con diagnosi DSM-IV di schizofrenia (n = 173) e di di- sturbo depressivo maggiore (n = 305), con esordio in età adulta, sono stati confrontati con un gruppo di con- trollo di popolazione generale, composto da volontari non pagati (n = 310), sulla frequenza di quattro tipi di abuso infantile e di altre avversità precoci (discordia dei genitori, separazione dei genitori, morte di un genitore, evidenza di disturbo psichiatrico di un genitore). Nei confronti col gruppo di controllo, tutti i tipi di av- versità precoce sono risultati significativamente associa- ti con la schizofrenia (eccetto l’abuso sessuale e il lutto di un genitore) e con la depressione unipolare (eccetto l’abuso fisico, l’abuso sessuale, il lutto di un genitore e la discordia fra i genitori). I confronti diretti fra i due gruppi clinici hanno evidenziato associazioni significa- tivamente maggiori della schizofrenia con tutte le av- versità precoci, eccetto l’abuso sessuale e il lutto di un genitore. La presenza in anamnesi di un abuso sessuale (di qualsiasi tipo) è risultata associata con un rischio 3 volte maggiore di schizofrenia rispetto alla depressione. L’odds ratio più ampia è stata registrata per l’abuso psi- cologico. Sia la frequenza degli abusi, sia il numero di tipi di abuso aumentavano il rischio di schizofrenia con una modalità dose-risposta.

Sia la depressione unipolare che la schizofrenia sembra- no associate ad una frequenza più elevata di avversità infantili e adolescenziali. La grandezza delle associazio- ni con le avversità precoci è consistentemente maggiore nella schizofrenia che nella depressione. Il dato confer- ma alcune recenti ricerche prospettiche sulla popola- zione generale ed è congruo con l’ipotesi di un signi- ficativo contributo evolutivo sociale all’eziologia della schizofrenia.

recenti sviluppi nella comprensione e nel trattamento del trauma in età evolutiva

E. Caffo, B. Forresi

Università di Modena e Reggio Emilia

Il trauma in età evolutiva rappresenta attualmente uno dei temi di maggiore interesse nell’ambito della psichia- tria dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché un tema ampiamente dibattuto a livello internazionale. Il numero di studi in questo settore è notevolmente cresciuto negli

ultimi 25 anni, consentendo una maggiore comprensio- ne delle conseguenze psico-biologiche dell’esposizione ad eventi traumatici precoci.

Nonostante i progressi raggiunti, però, permangono nu- merose questioni aperte. In particolare la comunità scien- tifica è attualmente impegnata in un interessante dibattito che riguarda sia i criteri diagnostici del PTSD (oggetto di revisione in vista del prossimo DSM-V), sia i fattori di ri- schio del PTSD e il ruolo svolto dalle memorie traumati- che nella persistenza del disturbo, sia le componenti del trattamento realmente efficaci in età evolutiva.

Gli Autori si soffermeranno dunque sulle questioni aper- te e sulle buone prassi attualmente esistenti nell’ambito della valutazione e del trattamento di bambini e adole- scenti esposti ad eventi traumatici. Particolare attenzio-

ne sarà rivolta al maltrattamento e all’abuso all’infanzia, ambito in cui gli studi sono numerosi e presentano un buon rigore metodologico.

Le conoscenze acquisite nell’ambito dell’abuso all’in- fanzia costituiscono un valido punto di partenza per la ricerca di trattamenti efficaci da adottare in diverse si- tuazioni traumatiche e nel trattamento del PTSD in età evolutiva. Le evidenze sulla CBT sono superiori a quelle relative ad altre forme di trattamento. Tuttavia le eviden- ze a disposizione non sono abbastanza forti da preclu- dere l’utilizzo di altri tipi di trattamento: in particolare non è chiaro quali siano le componenti trattamentali realmente efficaci nella cura del PTSD e degli altri di- sturbi che possono emergere in bambini e adolescenti esposti ad eventi traumatici.

SabaTO 14 FebbraIO 2009 – Ore 15.30-17.30

Sala Mantegna

S68. la valutazione della pericolosità sociale

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