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S10 Neurosviluppo, psicofarmaci e psicopatologia: dalla neurobiologia alla clinica

CooRdinatoRi M. Maj, G. Biggio

Neuroplasticità e psicopatologia

G. Biggio

Dipatimento di Biologia Sperimentale, Università di Cagliari

La plasticità neuronale, fenomeno alla base della fun- zione del sistema nervoso centrale è la capacità delle cellule di acquisire informazioni dall’ambiente esterno e di processarle per ottenere risposte adeguate allo sti- molo. Così gli stimoli emozionali, farmacologici e le al- terazioni delle secrezioni endocrine hanno la capacità di indurre modificazioni sia a livello morfologico che

funzionale delle cellule nervose che si manifestano con un aumento o una diminuzione delle spine dendritiche. Modificazioni della plasticità neuronale sono state asso- ciate ad effetti terapeutici a lungo termine di differenti psicofarmaci. I meccanismi adattativi che contribuisco- no al fenomeno di plasticità neuronale includono la neurogenesi, cioè la produzione di nuove cellule neu- ronali e la sintesi di speciali fattori trofici quali il BDNF. Questi fenomeni subiscono un’importante riduzione in diverse malattie mentali quali psicosi, depressione e PTSD. Gli studi di neurobiologia sperimentale hanno suggerito che l’efficacia degli antipsicotici atipici e degli

antidepressivi sia almeno in parte mediata dalla capaci- tà di questi farmaci di stimolare il trofismo neuronale, indurre neurogenesi e in generale di esercitare effetti neuroprotettivi. Nel loro insieme questi studi sperimen- tali e clinici suggeriscono che il fenomeno della plasti- cità neuronale è cruciale nella fisiopatologia e terapia della psicoterapia.

Vulnerabilità e patogenesi multifattoriale dei disturbi psichiatrici

E. Aguglia, A. Petralia, A. Ciancio, B.Z. Mellacqua

Clinica Psichiatrica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Catania, AOU “G. Rodolico”, Policlinico di Catania

Diversi approcci teorici e clinico-sperimentali hanno messo in evidenza come vari fattori di rischio, che insor- gono in età evolutiva, possano contribuire allo sviluppo dei disturbi psichiatrici nell’adulto. Ciascuno di questi orientamenti di ricerca ha posto l’attenzione su alcuni aspetti patogenetici rispetto ad altri fornendo, nel com- plesso, indicazioni utili per l’approfondimento nosolo- gico di tali disturbi secondo un’ottica multifattoriale. Già Essex et al. (2006) hanno ribadito la necessità di classificare i fattori di rischio a seconda delle diverse tappe evolutive (epoca prenatale e perinatale; infan- zia; età prescolare e scolare) correlandole sia al livel- lo socio-economico delle famiglie di appartenenza sia ad una serie di domini identificati in “biologico”, di “funzionamento cognitivo”, “funzionamento emotivo e comportamentale”, “contesto familiare e scolare”. Fattori di rischio biologico, sui quali esistono numerosi studi, sono rappresentati dal sesso (Costello et al., 2007; Clark et al., 2007), dalle complicanze gestazionali e perinatali (Klebanov et al., 1994; Breslau et al., 2000; Nomura e Chemtob, 2007; Nomura et al., 2007) e dal- le complicanze del parto. Studi recenti hanno altresì considerato quali variabili biologiche: i polimorfismi genetici a carico dei recettori dopaminergici (Baker- mans-Kranenburg, 2007), le alterazioni neuroendocrine dell’asse HPA (Foster et al., 2008) e le alterazioni neu- rofisiologiche, quali lo skin conductance level (El Sheik et al., 2007). In tale ambito vanno inoltre incluse le con- dizioni mediche generali, il numero di visite mediche effettuate e le patologie ad evoluzione cronica (Essex et al., 2006).

Per ciò che concerne l’aspetto cognitivo esistono evi- denze in letteratura che correlano i disordini psichiatrici con il ritardo delle acquisizioni delle abilità linguistiche (Bigler et al., 2007) e le competenze scolastiche. Tra i fattori di vulnerabilità di tipo emotivo-comporta- mentale, sia in ambito familiare che extrafamiliare, quale ad esempio la scuola, sono stati esaminati: l’età anagrafica dei genitori; la presenza di patologie psichia- triche nei parenti di primo grado; i conflitti coniugali

(Reinherz, 2003); il divorzio e la separazione dei geni- tori (Rostuit et al., 2007); il grado di alessitimia familia- re; lo stato di maltrattamento ed abbandono nell’infan- zia e nell’adolescenza (Johnson et al., 2000); gli abusi sessuali; l’aggressione fisica e gli atti subiti di bullismo (Fergusson et al., 1996; Tremblay et al., 2004; Dube et al., 2003; Sourander et al., 2007; Handam et al., 2008); l’esposizione ad eventi di natura traumatica (Langeland e Olff, 2008; Yehuda e Flory, 2007; Storr et al., 2007); nonché il parenting mal adattativo e lo stile di attacca- mento disfunzionale (Johnson et al., 2002).

adolescenza e psicopatologia: la farmacoterapia

G. Masi, S. Millepiedi, M. Mucci, S. Berloffa, C. Pfanner

IRCCS Stella Maris per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Calambrone (Pisa)

La applicazione dei principi della evidence- based- medicine alla psicofarmacologia dell’età evolutiva è resa difficile dalla relativa esiguità di dati empirici di solidità tale da indirizzare in modo univoco le scelte cliniche. La maggior parte delle molecole psicotrope è stata sviluppata solo per adulti, e l’applicazione all’età evolutiva è avvenuta successivamente alla introduzione sul mercato, spesso al di fuori di chiare evidenze sul- la loro efficacia e sicurezza, sulla base di dati ottenuti inizialmente su pazienti adulti, insufficienti per guidare l’uso pediatrico. Le differenze nel metabolismo, nella farmacocinetica e nella farmacodinamica tra bambini ed adulti hanno implicazioni sia sulla efficacia che sul- la sicurezza dei farmaci. Tale condizione riguarda non soltanto la psicofarmacoterapia, ma in generale tutta la farmacologia pediatrica. Nella Comunità Europea, una quota oscillante dal 50 al 90% dei farmaci usati nella pratica clinica nelle diverse aree cliniche della pedia- tria viene usato off-label, poiché gran parte dei farmaci introdotti sul mercato per patologie presenti anche in età evolutiva è testata preliminarmente solo in soggetti adulti. Tale condizione è stata considerata dall’EMEA una delle principali criticità in molti ambiti della me- dicina dell’età evolutiva, e tra questi la psichiatria in- fantile.

In anni recenti, comunque, c’è stata una notevole espansione della ricerca in psicofarmacoterapia dell’in- fanzia e dell’adolescenza, con lo sviluppo di linee gui- da per alcune specifiche patologie. Clinical trials sono stati sviluppati per testare l’efficacia di psicostimolanti, antidepressivi, stabilizzanti dell’umore ed antipsicotici in diverse condizioni cliniche quali ADHD, depressio- ne, disturbo ossessivo-compulsivo, altri disturbi d’ansia, disturbo bipolare, schizofrenia ed autismo. Scopo di questa presentazione è quello di valutare criticamente i dati disponibili per una utilizzazione razionale degli psicofarmaci in età evolutiva.

MercOledì 11 FebbraIO 2009 – Ore 15.30-17.30

Sala CaRavaggio

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