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CooRdinatoRe C. Maffei

epidemiologia dei disturbi di personalità: implicazioni per i servizi psichiatrici

A. Fossati, S. Borroni, C. Maffei

Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

I pochi studi epidemiologici esistenti sulla prevalenza delle diagnosi dei disturbi di personalità in popolazione generale convergono nel suggerire che si tratta di pato- logie relativamente frequenti, con prevalenze comprese tra l’1 e il 3% per i singoli disturbi.

Nel presente lavoro verranno presentati i dati della pri- ma survey italiana su un campione di 1192 soggetti adulti non clinici (età media = 38,01 anni, DS = 11,57 anni, range: 18-62 anni; M = 42,1%, F = 57,9%). Utilizzando come misura di screening la versione ita- liana del Personalità Diagnostic Questionnaire-4+, la prevalenza delle singole diagnosi di disturbo di perso- nalità secondo i criteri previsti dal DSM-IV è risultata variare dal 1,6% del disturbo antisociale di personalità al 3,4% del disturbo borderline di personalità; almeno una diagnosi di disturbo di personalità è stata osservata nel 4% (n = 48) dei partecipanti. La presenza generica di almeno una diagnosi di disturbo di personalità è risulta- ta associata significativamente, ma debolmente, al sesso maschile, OR = 2,2, IC al 95% = 1,2-3,9. Il numero di tratti patologici ha mostrato un declino significativo, ma

lieve, per la maggior parte dei disturbi di personalità ri- levati da PDQ-4+, con la sola eccezione dei disturbi di personalità schizoide, evitante e depressivo, che non hanno mostrato relazioni significative con l’età, e del disturbo schizotipico di personalità che ha mostrato un trend significativo positivo. In generale, la presenza di una diagnosi di disturbo di personalità è risultata signifi- cativamente associata a disoccupazione, OR = 7,9, IC al 95% = 2,5-25,2, e all’uso eccessivo di alcol, OR = 3,1, IC al 95% = 1,7-5,6, e di sostanze illecite, OR = 3,8, IC al 95% = 1,9-7,7.

disturbi di personalità celati: la nuova frontiera dei Servizi Psichiatrici

C. Mencacci, G.C. Cerveri, F. Durbano, L. Bellini

Dipartimento di Neuroscienze, AO Fatebenefratelli- Oftalmico-Melloni, Milano

Negli anni recenti la necessità di attenzione da parte dei servizi che operano nell’ambito della salute mentale si è estesa da aree di disagio più classiche (psicosi, disturbi dell’umore) a nuovi disturbi, quali quelli di personalità. Tra questi, quelli borderline hanno avuto maggiore vi- sibilità per gli operatori per almeno due fattori. L’attua- le utilizzo di criteri diagnostici più precisi consente di

discriminare questa utenza, in passato poco definita o convogliata in altre categorie diagnostiche. In secondo luogo, è documentato un reale incremento dell’inciden- za di questo tipo di disagio, soprattutto in aree urbane svantaggiate, dove le dinamiche sociali favoriscono o peggiorano assetti intrapsichici scissionali e discordanti anziché svolgere una funzione coesiva e possibilmente riparatrice di fallimenti personali e familiari.

Questo disturbo si distingue per l’alta incidenza di drop-out al trattamento, dovuta alla tendenza a vive- re in maniera instabile, caotica e drammatica tutte le relazioni interpersonali e impone frequentemente la necessità di interventi multiprofessionali complessi e specifici.

Sempre nel corso dell’ultimo decennio si è assistito ad un marcato incremento dell’interesse sia in ambito cli- nico, sia in ambito sociale, per comportamenti patologi- ci nell’ambito impulsivo-aggressivo. Dal punto di vista clinico, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza che il tratto impulsivo-aggressivo è una carat- teristica centrale di diversi e gravi disturbi mentali, sia in età adulta che adolescenziale, alcuni dei quali hanno un notevole impatto sociale:

abuso/dipendenza da sostanze lecite ed illecite; comportamenti antisociali;

comportamenti autolesivi di varia natura e compor- tamenti suicidari.

Sul piano più propriamente sociale viene registrato un incremento dei reati violenti di natura impulsivo-aggres- siva, con particolare riferimento a:

violenza minorile (bullismo, ecc.);

violenza domestica (aggressioni al coniuge e/o ai figli).

Inoltre attraversare con il rosso, rendere pubblici e mas- smediatici comportamenti limite, trasformare in “nor- male” l’eccentrico, il bizzarro, il “fuori norma”; l’elogio della “furberia” per non pagare il danno. Tutti questi elementi, sempre più diffusi nella società postindustriale contemporanea, stanno drammaticamente modificando sia le modalità di presentazione di alcuni aspetti della psicopatologia sia soprattutto i valori fondanti la perso- na e la società.

La “damnatio” del castigo, e quindi il disconoscimento degli esiti delle proprie scelte, ha portato a significati- vi cambiamenti di concetti quali responsabilità, danno, rischio. In sostanza l’asse antisociale della personalità sta avendo un riconoscimento valorizzante da parte del pubblico al punto da “depatologizzarlo” e creando quindi le premesse per la difficoltà sia di un suo ricono- scimento, sia di un suo adeguato percorso di cura nel- l’ampio spettro dei disturbi di personalità.

Inoltre appare importante contribuire a rendere meno “celati” alcuni disturbi di personalità anche nella pro- spettiva più ampia di riflessione sui nuovi bisogni di “si- curezza” della popolazione.

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I centri specialistici pubblici per il trattamento dei disturbi di personalità

P. Petrini

Azienda ASL Rm D - SPDC San Camillo, Forlanini, Roma

Il D.H. Centro Disturbi di Personalità afferente al Di- partimento di Salute Mentale della ASL RMD diretto dal dott. Andrea Balbi nasce da un modello organizzativo di intervento maturato nel lavoro svolto negli ultimi 9 anni, su pazienti adulti affetti da disturbi della persona- lità, e da una sperimentazione clinica sull’efficacia dei trattamenti di psicoterapia integrati e psicofarmacologi- ci, basati su principi EBM (Evidence Based Medicine) e sulle prove di efficacia).

Il C.D.P. ha sede all’interno della Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini pur essendo un servizio della ASL RM D. Il servizio accoglie pazienti afferenti dai CSM territoriali, dai colleghi dell’SPDC, dai DH ospedalieri, nonché dal Dipartimento Emergenza ed Accettazione. Gli utenti che afferiscono al centro, sono selezionati da equipes di valutazione, attraverso la somministrazione di scale psicodiagnostiche, colloqui psicologici e psi- chiatrici.

Nella fase iniziale, accertata la diagnosi, viene eseguito un approfondimento diagnostico-clinico in quattro se- dute, per valutare l’idoneità del soggetto all’inserimento in un percorso specifico e personalizzato di Psicoterapia Integrata a termine.

Le tecniche psicoterapeutiche utilizzate nel centro, fan- no riferimento al modello delle Psicoterapie Brevi ad indirizzo Analitico, al modello psicodinamico, al mo- dello Cognitivo-Comportamentale, al modello Sistemi- co Relazionale con approccio Strategico e al modello Sistemico Relazionale con approccio familiare, ottenuta con convenzioni, già attivate dal DSM, con le scuole riconosciute dal MIUR.

Inoltre viene offerto un servizio di psicoterapia di grup- po, ad indirizzo psicodinamico.

Nel presente lavoro si discutono i risultati di questo cen- tro come esempio di centro di terzo livello.

gli ospedali psichiatrici giudiziari tra riforma giudiziaria e salute mentale: il caso dei disturbi di personalità

A. Calogero, F. Nocini, S. Forconi*, M. Clerici** OPG Castiglione delle Stiviere; * Dipartimento di

Salute Mentale, Asolo (TV); ** Cattedra di Psichiatria,

Dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche, Università di Milano Bicocca

Il comportamento violento ha da sempre rappresentato un motivo di preoccupazione e sconvolgimento nella società ed è sempre stato attribuito, erroneamente, al- la follia. Se questo non è valido per il disagio mentale in genere, diversamente è per i “disturbi di personalità”

che si caratterizzano per essere gravemente disturbanti per loro stessi e per la società.

Bersaglio dei loro comportamenti alterati, fino anche a reati gravi, sono, in primo luogo, i familiari, ma anche altre categorie di vittime come ad esempio i vicini di ca- sa, colleghi, amici, ex fidanzati, datori di lavoro, espo- nenti delle forze dell’ordine, ecc. A tal proposito, uno dei fenomeni che ha destato, negli ultimi tempi, allarme sociale è stato quello dello “stalking”, la “sindrome del molestatore assillante” (Galeazzi e Curci, 2002) a cui fanno parte pazienti affetti da disturbi di personalità, con tassi di prevalenza tra il 19 e 85%.

Dati sulla popolazione in OPG: i disturbi di personalità sono in aumento nei carceri, nei servizi psichiatrici ed anche negli OPG, compreso quello di Castiglione delle Stiviere. Il crescente aumento degli internati è iniziato già da diversi anni e prima ancora che la “Sentenza 25 gennaio 2005 - 8 marzo 2005 n. 9163” sancisse la non punibilità, per vizio totale di mente, dei casi gravi di questa categoria diagnostica.

I reati commessi da questi pazienti sono prevalente- mente contro la persona e familiari in particolare. Ma si evidenziano anche reati contro il patrimonio, spac- cio di stupefacenti ed altro. Per la loro imprevedibilità comportamentale e l’ampia distribuzione nelle diverse azioni delittuose i soggetti affetti da questa patologia si rendono gravemente pericolosi, per tutti quelli che vi stanno vicino. Si caratterizzano; inoltre, per essere gra- vemente disturbanti anche quando non arrivano, neces- sariamente, a commettere reato.

L’obiettivo del presente studio è di vedere l’impatto, in

termini di sofferenza e danno, che i pazienti affetti da disturbi di personalità hanno sulla famiglia e sulla socie- tà. Viene presa in considerazione la macro-popolazione con disturbi di personalità presente presso l’OPG di Ca- stiglione delle Stiviere alla data del 30 giugno 2008. Il campione è costituito da 52 pazienti, 23 maschi e 29 femmine, con età media di 36 anni. La maggior parte dei pazienti risulta non coniugato (75%) e non occupato al momento del reato.

Altissima la percentuale di quelli che commettono reati contro la persona (67%) e nel 31% dei casi si tratta di reati molto gravi, la loro aggressività è rivolta nei 2/3 dei casi ad uno o più componenti della famiglia, mentre 1/3 dei casi la vittima è un non familiare, rappresentato nella metà dei casi da operatori sanitari.

L’elaborazione dei dati porta a dire che vi è un’asso- ciazione tra disturbi di personalità, di cluster A e B, e comportamenti violenti. Si conferma il dato dell’alta percentuale di comorbilità con un disturbo da uso di so- stanze e che questa associazione rende questi pazienti particolarmente pericolosi per la società. Inoltre, l’alta percentuale di pazienti che avevano già compiuto atti violenti prima del reato per il quale sono stati reclusi, sembra confermare l’ipotesi che l’aggressività possa rappresentare uno dei segni più precoci della malattia psichica sottostante (Gilles, 1965).

I disturbi di personalità per la precocità con cui impe- gnano i servizi psichiatrici e per la bassissima collabo- razione ai trattamenti rappresentano un elevato “carico” sociale, in termini oggettivi (spese economiche) e sog- gettivi (carico emotivo).

MercOledì 11 FebbraIO 2009 – Ore 15.30-17.30

Sala Raffaello

S10. Neurosviluppo, psicofarmaci e psicopatologia:

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