CooRdinatoRi P. Petrini, N. Dazzi
la diagnosi in terapia relazionale.
dalla osservazione alla diagnosi in evoluzione
C. Loriedo
Istituto Italiano di Terapia Relazionale, Roma
In ambito relazionale-sistemico si è tentato per molto tempo evitare il problema della diagnosi. A questo con- cetto sono stati preferiti il concetto di osservazione e quello di ipotesi.
Non sempre l’osservazione è stata definita nella sua es- senza e, spesso, non è stato neanche definito il target a cui avrebbe dovuto mirare.
Gli obiettivi dell’osservazione più frequentemente iden- tificati nell’ambito della relazione sono:
i modelli comunicativi; lo stile interattivo; i temi della relazione; le ridondanze del linguaggio; il problema presentato; descrizione;
contenuto; forma; evoluzione;
le qualità emergenti del sistema osservato; le qualità sommerse del sistema osservato.
La rivoluzione della Seconda Cibernetica ha imposto l’osservazione dell’osservatore, e la sua inclusione nel sistema osservato 1.
Da questo momento non si è potuto fare a meno di in- cludere l’osservatore anche nei procedimenti di osser- vazione diagnostica. In particolare è stato necessario comprendere l’osservatore nel sistema di valutazione diagnostica più diffuso nella prospettiva relazionale si- stemica: l’ipotesi.
Le ipotesi servono per organizzare e dare senso ad una realtà, come quella sistemica, che è continuamente at- tratta dal disordine e dalla disorganizzazione. Permetto- no quindi di evitare stereotipi e tautologie e consentono una migliore comprensione della realtà. Parafrasando i livelli di apprendimento proposti da Gregory Bateson 2
potremmo proporre i seguenti Livelli di Osservazione: Livello 0: in cui non si traggono informazioni dal- l’osservazione;
Livello 1: osservazione che consente di formulare e correggere ipotesi;
Livello 2: osservazione che consente di cambiare il tipo di ipotesi;
Livello 3: osservazione che consente il cambiamen- to del modo di fare ipotesi.
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Partendo da queste premesse si è iniziato ad osservare il comportamento interattivo dell’osservatore/terapeuta, dando inizio a quella che possiamo definire osservazio- ne autoriflessiva, in cui l’osservatore osserva se stesso. Tra i vari elementi dell’osservatore terapeuta posti sotto osservazione sono stati identificati 3 soprattutto:
risposte automatiche; emozioni;
fantasie; omissioni; isomorfismi.
Il lavoro con le ipotesi si fonda su un processo com- plesso che si articola in alcune fasi che si susseguono in continuo:
formulazione; verifica; correzione; riformulazione.
Quanto alla diagnosi, intesa in senso tradizionale, que- sta è stata utilizzata sempre più frequentemente, e la sua demonizzazione si è notevolmente ridotta.
Attualmente, però, sembra opportuno non tanto evitare i procedimenti diagnostici secondo una prassi che ha spesso ritardato l’ingresso dei terapeuti sistemico-rela- zionali nella più ampia comunità scientifica, quanto proporre modalità diagnostiche coerenti con la prospet- tiva.
I requisiti per una Diagnosi Relazionale-Sistemica, che rispetti i principi dell’orientamento a cui appartiene è che consenta al tempo stesso di migliorare il processo di conoscenza, basato sulla osservazione e sulla formula- zione delle ipotesi sono:
riconoscimento del valore limitato e parziale; funzionalità esclusivamente descrittiva;
completa autonomia rispetto alle congetture causa- li;
interattività;
conciliazione degli opposti; dinamicità;
inclusione dell’osservatore; evolutività.
bibliografia
1 von Foerster H. Sistemi che osservano. Trad. it. a cura di
Ceruti M, Telfener U. Roma: Astrolabio 1987.
2 Bateson G. Verso un’ecologia della mente. Milano: Adelphi
Edizioni 1976.
3 Loriedo C. Identità del terapeuta familiare e processo di for- mazione. Terapia familiare 2005;77:65-70.
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diagnosi di personalità e psicoterapia psicoanalitica
M. Baldassarre
Istituto di Ricerche Europee in Psicoterapia Psicoanalitica, Roma
Scopo della diagnosi di personalità è la valutazione del suo funzionamento psichico, ai fini del trattamen- to di psicoterapia da intraprendere. Nel modello della psicoterapia psicoanalitica, basata sui presupposti psi- coanalitici del funzionamento mentale e per noi anche sull’analisi della relazione che il paziente struttura con il terapeuta a partire dal primo colloquio, il modello del funzionamento psichico di una personalità è rile- vabile dal carattere, che si manifesta nelle relazioni che il soggetto struttura con l’ambiente. Nella nozione psicoanalitica la relazione d’oggetto riguarda gli og- getti interni (rappresentazioni). L’appoggio oggettuale a cui faremo riferimento evidenzia come il soggetto si appoggia al suo ambiente per mantenere l’equilibrio psichico, per “proteggere” la sua personalità. L’appog- gio oggettuale si rivela quindi un organizzatore della personalità.
la bussola dello psicoterapeuta: le capacità di autoconsapevolezza e di contatto con il processo dell’utente come antidoti ai pericoli di reificazione del meccanicismo diagnostico
A. Zucconi, G. Dattola
Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP), Roma
Riteniamo utile proporre una diagnosi della diagnosi. Diagnosi come processo relazionale di costruzione so- ciale della realtà. La filosofia della scienza, la sociolo- gia della conoscenza e l’epistemologia sono utili per comprendere gli aspetti di quella particolare costruzio- ne sociale della realtà denominata diagnosi. Applicare categorie diagnostiche è un’azione ermeneutica, sem- pre fondata, come ogni visione della natura umana, su valori impliciti o espliciti che influenzano le politiche relazionali del professionista nei confronti dell’utente, sulla qualità della relazione terapeutica e sull’efficacia dei servizi erogati. Una visione storico-culturale-antro- pologica-sociale mostra la necessità d’interrogarci su quale antropologia e quale etica sono basate le nostre azioni diagnostiche. È necessario distinguere tra azio- ni conoscitive e capacità di comprensione. Carl Ro- gers ha sottolineato la necessità di essere coscienti dei messaggi e metamessaggi che comunichiamo ai nostri utenti e dei rischi insiti nelle narrative diagnostiche meccanicistiche che semplificando eccessivamente la complessità, possono divenire delle profezie autoavve- ranti. Illustreremo le ricerche sulle variabili di rispetto profondo, comprensione empatica, autenticità e con- gruenza postulate da Rogers come fattori che facilitano l’alleanza terapeutica e l’efficacia di ogni trattamento.
Illustreremo alcune variabili ritenute necessarie dalla nostra scuola nella formazione degli specializzandi e che costituiscono una sorta di bussola dello psicotera- peuta efficace:
orientare consapevolmente le proprie azioni con i valori dell’etica: un’etica del rispetto, dell’ascolto empatico e del contatto autentico;
autoconsapevolezza come forma di prevenzione e gestione dei possibili rischi insiti nella diagnosi e nelle fasi del processo psicoterapeutico;
conoscenza della storia e sociologia dei trattamenti, dei rischi iatrogeni insiti in tutti i tipi di promozione del cambiamento. Ciò non significa cadere in una demonizzazione del DSM o dei modelli medico-psi- chiatrici;
conoscenza delle ricerche per essere consapevoli che mettere la persona al centro non è solo applica- re buon senso e buon cuore, è fare buona scienza. L’umanizzazione dei trattamenti produce maggiori livelli di compliance, minori abbandoni, conflittua- lità, stress e sofferenze;
autoconsapevolezza del proprio processo: essere consapevoli se si è capaci o meno di accogliere e comprendere la persona dell’utente, ciò non sem- pre è facile perché le nostre capacità di contatto con l’altro dipendono dalla capacità di contatto con noi stessi.
Illustreremo alcuni aspetti del progetto di ricerca sull’ef- ficacia della psicoterapia e della formazione degli psi- coterapeuti.
Il problema della diagnosi in una prospettiva sistemica
L. Onnis
Dipartimento Scienze Psichiatriche, UOD Psicoterapia, Sapienza Università di Roma
L’Autore sottolinea innanzitutto coma il problema della diagnosi si proponga, oggi, al centro di un im- portante dibattito che attraversa i vari campi della psicoterapia.
Vengono poi considerati i parametri valutativi che si ritengono essenziali nell’ambito dell’orientamento sistemico, anche alla luce dei rilevanti sviluppi epi- stemologici che esso ha presentato negli ultimi due decenni.
Si mette in evidenza, in particolare, come nella pro- spettiva sistemica l’atto del “valutare” sia inscindibile dall’intervento ed abbia, perciò, inevitabili implicazioni sull’evoluzione del processo terapeutico.
Viene sottolineata l’importanza della diagnosi medica come essenziale terreno descrittivo di convergenza e di intesa; ma si mettono in rilievo anche le imprescindibi- li differenze della diagnosi in psicoterapia che, per la irriducibile soggettività della relazione terapeutica, tra- scende la “descrizione di dati e fatti” e diventa piuttosto “costruzione di ipotesi”. 1. 2. 3. 4. 5.
VeNerdì 13 FebbraIO 2009 – Ore 11.10-13.10
Sala tintoRetto