CooRdinatoRi M. Rigatelli, D. Berardi
la consulenza psichiatrica in ospedale generale: analisi di una esperienza pluriennale
S. Ferrari, S. Po, L.A. Pingani, M. Rigatelli
UO di Psichiatria, AUSL-Modena, Università di Modena e Reggio Emilia
Introduzione: il 30-60% dei pazienti ricoverati in reparti non
psichiatrici dell’Ospedale Generale presenta disturbi psichi- ci di varia gravità. Tra questi, i più comuni sono i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia, i disturbi connessi all’abuso di sostanza ed i quadri psico-organici. Tra i pazienti a rischio di comorbilità medico-psichiatrica vi sono i portatori di ma- lattie mediche croniche e tale condizione ha notevoli e varie ricadute assistenziali, tra cui l’aumento dei costi sanitari.
Materiali e metodi: il Servizio di Consulenza Psichiatri-
ca-Psicosomatica, operativo dal 1989, si occupa delle richieste di consulenza psichiatrica provenienti da re- parti ed ambulatori specialistici del Policlinico di Mo- dena; fornisce attualmente una media di 1200 prime visite psichiatriche annue, corrispondenti al 3-4% dei pazienti ricoverati nel Policlinico. Tramite l’analisi del database informatizzato del Servizio, si è proceduto a raccogliere le informazioni relative alla sua attività negli anni recenti.
risultati: nel periodo 2000-2008, il Servizio ha effettua-
to 9657 prime valutazioni psichiatriche. Le richieste di consulenza provengono prevalentemente dal reparto di Medicina (56,5%) e le motivazioni più frequenti sono per ansia/depressione (38,8%). La tipologia tipica del paziente inviato per consulenza include le seguenti ca- ratteristiche: sesso femminile (rapporto M/F % = 45/55), età media adulta (55 anni, DS 17,54), anamnesi psichia- trica positiva nel 50% dei casi. La valutazione psichiatri- ca conduce nella maggioranza dei casi alla diagnosi di Sindrome fobica, legata a stress o somatoforme (41,7%). La maggioranza dei pazienti valutati in consulenza, successivamente alla dimissione, viene rinviata all’at- tenzione del Medico di Medicina Generale. Infine, l’in- tervento di consulenza ha portato all’indicazione di una terapia psicofarmacologica in 5312 casi, corrispondenti al 55% del totale di pazienti valutati.
conclusioni: la Psichiatria di Consultazione realizza
nell’OG il suo importante ruolo di interfaccia tra il mon- do della psichiatria e quello della medicina, così spesso storicamente e culturalmente distanti, con l’obiettivo di occuparsi della sofferenza psico-sociale del paziente medico.
la consulenza in psico-oncologia e cure palliative: dalla sofferenza individuale ai progetti di ricerca
L. Grassi, R. Caruso, G. Nanni, E. Rossi, S. Sabato
Sezione di Clinica Psichiatrica, Università di Ferrara Lo sviluppo della psico-oncologia ha sicuramente as- sunto un valore estremamente significativo all’interno della vasta area della salute mentale in ambito medico (nelle diverse accezioni e declinazioni della psichiatria di consultazione o della medicina psicosomatica). Le originali formulazioni psico-oncolgiche degli anni ’50, tese a verificare l’esistenza di una componente psico- gena nello sviluppo del cancro, hanno gradualmente lasciato il campo alla psico-oncologia clinica che a partire dagli anni ’70 si è imposta come disciplina spe- cifica nel campo delle scienze psichiatriche, psicoso- ciali e comportamentali (come in Italia per la Società Italiana di Psico-Oncologia – www.siponazionale.it). La implementazione di servizi di psico-oncologia all’inter- no degli IRST, degli ospedali generali e delle aziende territoriali ha rappresentato il naturale esito degli obiet- tivi della disciplina psico-oncologica: valutare e trattare i diversi livelli di disagio psichico nelle persone colpi-
te da patologie oncologiche, in qualunque fase della malattia, e nei familiari, sviluppare modelli predittivi di distress e favorire l’applicazione di tali modelli in un’ottica di screening e diagnosi precoce nei contesti oncologici, favorire la formazione degli operatori alla comunicazione e alla relazione, prevenendo e riducen- do il burn-out, identificare nuovi modelli di intervento psicoterapeutico sulla base della specificità del contesto oncologico, così come approfondire le implicazioni dei trattamenti psicofarmacologici. Questi elementi hanno trovato concretizzazione non solo a livello clinico ma anche a livello della ricerca, che, di pari passo con la clinica, ha prodotto negli ultimi vent’anni un bagaglio di dati estremamente importanti, pubblicati su riviste inter- disciplinari dell’area psichiatrica di consultazione (quali Psychotherapy and Psychosomatics, Psychosomatics), dell’area oncologica (quali Supportive and Palliative Care, Annali of Oncology, European Journal of Can- cer) e, specificamente dell’area psico-oncologica (quali Psycho-Oncology e Journal of Psychosocial Oncology). Le linee di ricerca, associate alla attività clinica hanno prodotto le diverse linee-guida oggi disponibili e appli- cate in diversi contesti istituzionali d’eccellenza.
bibliografia
Grassi L, Biondi M, Costantini A. Manuale pratico di psico-on-
cologia. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 2003.
Grassi L. Psico-oncologia. In: Siracusano, a cura di. Manuale di
psichiatria. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore 2007.
la ricerca sugli interventi psicologici per la depressione in medicina generale
M. Menchetti, D. Berardi
Istituto di Psichiatria, Università di Bologna
Introduzione: i casi di depressione che vengono gestiti
in medicina generale hanno usualmente una sintomato- logia depressiva meno severa rispetto ai casi inviati ai servizi specialistici. Le più recenti linee guida suggeri- scono un ruolo importante per gli interventi psicologici come trattamenti di prima scelta per le forme depressive lievi-moderate. Tuttavia, poche evidenze nel setting del- la medicina generale sono disponibili. Scopo del pre- sente studio è di comparare un intervento psicologico, il counselling ad orientamento interpersonale, con i far- maci antidepressivi della classe degli SSRI.
Metodologia: studio multicentrico randomizzato e con-
trollato. In ognuno dei centri partecipanti allo studio è stato implementato un progetto collaborativo fra psi- chiatria e medicina generale. Venivano inclusi pazienti con una diagnosi di depressione maggiore, un punteggio alla scala di Hamilton ≥ 13 e meno di 2 episodi depres- sivi in anamnesi. I pazienti erano randomizzati ai due bracci di trattamento e quindi valutati nel corso di un anno (a 2, 6 e 12 mesi). La misura di esito principale era la remissione della sintomatologia depressiva misurata
con la scala di Hamilton. Disabilità e qualità della vita erano valutati rispettivamente con la Work and Social Adjustment Scale e con la WHO – Quality of Life Bref.
risultati: sono stati reclutati 287 pazienti con depressio-
ne maggiore, in maggioranza di genere femminile (74%) con un punteggio medio alla scala di Hamilton di 17,3 ± 3,5. A 2 mesi nel gruppo del counselling interpersona- le, il 57.6% dei pazienti era in remissione mentre il tasso di remissione con SSRI era di 45,5%. Nei follow-up a 2 e 6 mesi i pazienti miglioravano in termini di sintoma- tologia depressiva, disabilità e qualità della vita senza differenze significative fra i bracci di trattamento.
conclusioni: il counselling interpersonale appare un
trattamento efficace per la depressione in medicina ge- nerale, comparabile con gli SSRI.
la consultazione psichiatrica per i migranti con disturbi mentali comuni nelle cure primarie: quale consulenza per quale disagio?
N. Colombini, S. Ferrari*, C. Giubbarelli*, V.
Castorini**, F. Poggi**, I. Tarricone**
Dipartimento di Salute Mentale, AUSL Modena;
* Dipartimento Neuroscienze TCR, Università di Modena
e Reggio Emilia; ** Istituto di Psichiatria, Università di
Bologna
background: i Medici di Medicina Generale (MG) han-
no sempre gestito i disturbi mentali comuni (DMC), con- suetudine considerevolmente perfezionata negli ultimi 20 anni. Una particolare sfida, che ha visti coinvolti
congiuntamente MG e Servizi psichiatrici territoria- li in tempi recenti, è la gestione dei DMC nei soggetti migranti, tema che è oggetto di un progetto di ricerca multicentrico italiano. A Modena e Bologna sono state effettuate alcune rilevazioni preliminari.
Materiali e metodi: a Bologna, sono stati valutati tutti i
migranti afferenti presso una MG di gruppo in 8 giornate index nell’arco di due mesi, tramite l’impiego di una scheda di rilevazione costruita ad hoc. Sia a Bologna che a Modena, sono stati raccolti dati sugli accessi dei migranti presso i CSM del territorio. A Modena è stata realizzata un’indagine sulla somatizzazione nei migran- ti di alcuni ambulatori di MG.
risultati: 52 migranti sono stati valutati nella MG di
Bologna (1/3 dei pazienti totali); il 12% soffriva di un disturbo mentale e l’8% aveva avuto un contatto con il CSM. Dei 14 nuovi casi di migranti afferenti al CSM Ovest di Bologna nel medesimo periodo, il 36% è stato inviato dalla MG e il 79% ha ricevuto diagnosi di DMC. A Modena nel 2005 il 44% dei migranti sono stati inviati al CSM dalla MG e nell’86% la diagnosi psichiatrica è stata di DMC. Il 21,6% dei migranti (vs. il 16,3% degli italiani) valutati presso la MG risulta affetto da forme clinicamente significative di somatizzazione.
conclusioni: emerge la necessità in termini clinici e di
politica sanitaria di effettuare studi per definire le ca- ratteristiche psicopatologiche dei DMC nei migranti e le modalità di gestione nella medicina del territorio; appare importante consolidare l’attività di consulenza e collegamento tra MG e CSM, anche allo scopo di mi- gliorare i percorsi di cura di questi pazienti.
MercOledì 11 FebbraIO 2009 – Ore 11.10-13.10
Sala tintoRetto