• Non ci sono risultati.

Medico dello Sport, CONI Pordenone

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1:36-37 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a s a n i t à p u b b l i c a

Agostino Pagani (A. P.) nacque a Sclaunicco di Lestizza, nei pressi di Udine il 20 settembre 1769. Nac- que quindi nei territori della Dominante (1). Quando la Rivoluzione francese incendiò l’Europa e i regni as- solutistici si coalizzarono contro la Francia, la guerra fu portata da Napoleone anche nei territori veneziani. Una prima fase si concluse nel 1797, con il trattato di Campoformido che vide finire la Repubblica di Vene- zia e vide la dominazione austriaca sul Friuli. Nel 1805 si formò il Regno Italico, comprendente il Friuli e il viceré Eugenio di Beauharnais stabilì la sua residenza a Monza. Con la fine della parabola dell’imperatore cor- so questo regno scomparve e il Congresso di Vienna ridisegnò l’Europa e con il Lombardo-Veneto attribuì il Friuli all’Austria. Nell’arco temporale della vita di A. P. ci fu una grande instabilità politica, spesso eser- citi stranieri attraversarono il Friuli, ma si fece strada una nuova era nella storia (Goethe). Il secolo in cui si formò il Pagani fu il secolo dei Lumi, questo ebbe importanti connessioni con la medicina. Fu il secolo di Morgagni Sua maestà anatomica che con il De Se- dibus et causis morborum per anatomen indagatis nel 1761 correla il quadro anatomico alla clinica, nasce la patologia d’organo. È il secolo di Jenner e della vacci- nazione. È il secolo della prima rivoluzione industriale che migliorò le condizioni di vita di milioni di persone e fu alla base della medicina sociale.

Inquadrato A. P. nel suo tempo trattiamo ora bre- vemente della vita e dell’opera. A. P. nacque a Sclau- nicco il 20 settembre 1769 da Sebastiano ed Adriana Pertoldi, ultimo di dieci figli (2). Ebbe come primo insegnante uno zio, parroco e non ancora ventenne si iscrisse a Medicina a Padova, ebbe come maestri fra gli altri il Caldani (successore di Morgagni sulla cattedra di Anatomia) e il fisiologo Gallini. Fu proclamato dot-

tore in Medicina e Filosofia nel 1792. Dapprima fece esperienza di Medicina Pratica e si recò come protome- dico in Dalmazia (3). Tornato in Friuli si occupò della febbre pestilenziale esotica una epizoozia che apparve nella primavera del 1797 e colpiva i bovini al seguito delle truppe. A. P. descrisse i sintomi della malattia, ne indicò il decorso, e individuò le misure di prevenzio- ne che dovevano essere messe in opera dall’allevatore, ma anche dall’autorità governativa. Descrisse questa esperienza nel testo epizoozia friulana del 1797. Nel corso della vita affrontò anche altre epidemie animali ed umane. Bisogna considerare che le scuole di veteri- naria erano agli albori, ad esempio la seconda scuola di veterinaria sorta in Italia il Collegium zoiatricum pa- tavinum era sorto nel 1774, affidato a Giuseppe Orus, sorse proprio per contrastare le epizoozie. Questo la- voro valse ad A. P. il plauso del capo medico francese Domenico Larrey e A. P. fu ritenuto meritevole di un alto incarico pubblico. Si recò perciò ad Udine e ven- ne a sapere che a Venezia era iniziata la vaccinazione jenneriana. Si dedicò con grande entusiasmo a questa nuova pratica. Nella brochure del nostro congresso che si svolge a Monza è effigiato il medico Luigi Sacco (1769-1836) coevo ad A. P. che vaccina una contadina di Giussano (MB), ma se il Sacco fu il primo a vacci- nare con materiale prelevato in Italia e fu formidabile organizzatore delle campagne vaccinali anche Pagani fu propugnatore del nuovo metodo. Descrisse questa esperienza nella monografia “Ragguaglio della vaccina in Friuli nell’anno 1801” (4). In questo testo vi è il con- tributo di altri medici friulani: il Mazzarolli, il Naranzi, il Miotti. Iniziò a vaccinare a Udine, quindi la pratica si spostò a Spilimbergo e poi a tutto il Friuli. Ebbe molti detrattori, ma anche influenti estimatori. Di ciò è testi- monianza il fatto che Napoleone lo nominò membro

Agostino Pagani 37

della Commissione di sanità del dipartimento del Pas- sariano. Fu anche presidente dell’Accademia udinese centro di irradiazione di cultura illuministica (6). Altro tema di eminente interesse sociale fu la pellagra, che af- flisse il Friuli fino all’avvento delle politiche sociali del regime fascista. Ovviamente la scoperta delle vitamine era di là da venire, ma A.P. divise il Friuli in tre zone: bassa pianura, alta pianura e montagna e notò come la pellagra fosse presente in pianura e non in montagna. Oggi sappiamo che questo avveniva perché la dieta dei contadini di pianura consisteva nella sola polenta, invece in montagna, dove il territorio non si presta- va alla coltivazione del granoturco e una certa attività lattiero-casearia rappresentava una buona risorsa ali- mentare, la dieta era povera, ma varia. Devo confessare che, quando mi sono imbattuto nello scherlievo (dal nome del villaggio croato dove l’epidemia iniziò) mi sono trovato in difficoltà, perché un medico della mia generazione pensa alla lue come a malattia venerea ses- sualmente trasmessa. Lo scherlievo non presentava il sifiloma primario in zona genitale (porta di ingresso) e neanche la adenite satellite, inoltre non si associava alla blenorragia, all’epoca molti ritenevano che blenorragia e sifilide fossero una unica malattia. Si trattò di una sifilide endemica. A tutt’oggi questa patologia rimane misteriosa. Iniziò a manifestarsi nella zona montuosa attorno a Fiume in Croazia. Si diffuse rapidamente ed ampiamente anche nel bellunese dove fu chiamata falcadina (7) ed in Friuli nella Val Resia dove A. P. fu chiamato ad impedirne la diffusione. Le misure erano soprattutto preventive, le lesioni trattate con il mercu- rio. Il decorso della malattia è più benigno rispetto alla lue sessualmente trasmessa. A latere si può riferire che nella Repubblica Veneta il meretricio era ampiamente praticato, ma le prostitute erano sottoposte a controlli. Durante la guerra il sistema saltò e numerose prosti- tute seguivano i soldati. Oggi sappiamo che esiste una sottospecie di treponema pallido denominata endemi- cum. Questi germi sono sierologicamente indistingui- bili dalla forma classica e danno una sintomatologia sovrapponibile alla sifilide. Si trovano in certe zone dell’Africa, ma sono stati identificati anche in Bosnia (8). A.P. organizzò in maniera coerente l’accesso alla

fonte Pudia, già conosciuta dai celti e dalle matrone romane. Fece una valutazione quali-quantitativa delle sostanze disciolte nell’acqua e stabilì quali cure doves- sero essere fatte e per quanto tempo. A.P. morì a Udi- ne nel 1847 dopo lunga malattia delle vie urinarie. Ho tratteggiato brevemente solo alcuni aspetti dell’opera di Agostino Pagani che sulle orme di Luigi Sacco diede grande impulso alla vaccinazione jenneriana in Friuli. In conclusione, voglio dire di aver visitato la bellissi- ma città di Monza, alla fine dei nostri lavori, e di aver trovato molti legami con il Friuli, uniscono i ricordi del periodo longobardo e napoleonico. Il ricordo della regina Margherita, una bellissima strada che percorre la montagna pordenonese la ricorda. La figura nobile del marchese partigiano Ferdinando Tacoli, che visse fra Monza (dove i genitori presero casa perché faceva- no parte della corte sabauda) e il Friuli. A Monza una scuola ha il suo nome, in Friuli lo ricorda una lapide dove il piombo nazista lo uccise.

Bibliografia

1. Montanelli I. Storia d’Italia. Edizione BUR; 2010-2012. 2. Lucci B. Pagani Agostino. Nuovo Liruti Dizionario biblio-

grafico dei Friulani. Edizione online 2016.

3. Bottani T. Delle epizoozie del Veneto dominio in Italia. Ve- nezia. Picotti; 1819-1821.

4. Pagani A. Ragguaglio della vaccina in Friuli nell’anno 1801. Udine. Dai Torchi Peciliani; 1801.

5. Pagani A. Lettera ad un amico riguardanti l’endemia di Por- togruaro dell’anno 1797, con riflessi e congetture intorno la sua causa. Fascicolo in fotocopia biblioteca di Portogruaro. 6. Strambio G. Saggi di Storia e di critica sanitaria. Milano:

Fratelli Dumolard editori; 1890.

7. Vallenzasca G. Della Falcadina. Venezia: G Antonelli Edi- tore; 1840.

8. Fialdini M. Il caso di treponematosi di Roca Vecchia di Me- lendugno Lecce e le origini della Sifilide in Italia (XV- XVI secolo). Tesi di laurea.

Corrispondenza: Pietro Formentini Medico dello Sport CONI Pordenone

Sul Regolamento Igienico Municipale presentato al

Outline

Documenti correlati