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Medico del lavoro, Firenze

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 127-129 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a M e d i c i n a d e l L a v o r o

Episodi e contributi notevoli della lotta alla nocività del “Sessantotto” e dintorni

Osservati globalmente ma anche nella realtà ita- liana, gli avvenimenti che si comprendono sotto il titolo del “Sessantotto” sono certo caratterizzati da momenti assembleari, da omogeneità di metodi e di obiettivi da perseguire, ma così come “fioriscono cento fiori”, emer- gono azioni esemplari, leader occasionali o di più lunga durata, diversità e creatività di vario genere che hanno funzionato nel senso di migliorare, in certi casi notevol- mente, le condizioni di salute e di sicurezza dei lavora- tori, specie nelle aziende di più grande dimensione (1).

Di questi episodi se ne propongono alcuni, anche allo scopo di mantenerne la memoria.

Il diario di fabbrica di una anonima operaia cattolica (1968)

Grande valore deve essere assegnato ad un lun- go e minuzioso “racconto” che ha circolato molto poco quando è stato pubblicato (2). L’anonima operaia cat- tolica diarista del “Sessantotto”, in realtà Palma Pli- ni, è capace sia di illustrare una “mappa grezza” della nocività di ognuno dei reparti di una grande industria metalmeccanica milanese, la Borletti, nella quale ha la- vorato dal 1954 al 1972, sia riesce a dare informazioni preziose sulle condizioni economico-sociali e “mora- li” delle sue compagne di lavoro. L’impegno personale dell’autrice è tale da additare quello che di “non cri- stiano” si consuma in fabbrica e nel contempo quanta ragione, alle volte, abbiano i “comunisti” a dire quello che dicono ed a fare ciò che fanno. Per questa sua espe- rienza a Palma è stato accostato il nome di Simone

Weil italiana, anche se l’italiana, ed è la sua forza, non è un personaggio intellettuale, ma un personaggio reale, figlia del suo tempo.

Il documento di un gruppo di studio studenti- assistenti dell’Istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Padova (1969)

Anche a Padova, dopo Trento e Torino giunge il tempo delle occupazioni di facoltà universitarie; occa- sioni che si ricordano per l’alta socializzazione, la cre- atività ed anche per i “gruppi di studio” segnatamen- te su “Il capitale” di Karl Marx. Si scopre che Marx discutendo della divisione del lavoro nella società e della sua esacerbazione nel periodo manifatturiero cita in una nota alcuni autori francesi e tedeschi, ma per primo Bernardino Ramazzini, “professore di medici- na pratica a Padova” e ciò per sostenere che il periodo della manifattura “intaccando la radice stessa della vita dell’individuo solo in virtù della sua peculiare divisione del lavoro, fornisce anche per primo il materiale e l’im- pulso alla patologia industriale”.

Nel 1969 viene occupato, ma solo simbolicamen- te, senza interferire minimamente con l’attività di dia- gnosi e cura, l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’U- niversità. Un “Gruppo di studio studenti-assistenti” in una assemblea prolungata lavora per redigere un documento che viene ciclostilato presso la stamperia universitaria (3). Tutti risulteranno “folgorati” dalla “contestazione” e da quella data, e per qualche tem- po, l’Istituto nel suo complesso acquisterà l’aura di una buona istituzione tecnica, non ostile, anzi favorevole alle aspirazioni dei lavoratori e delle loro organizzazio- ni nel miglioramento del proprio ambiente di lavoro.

F. Carnevale

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La rilettura dell’operetta è proficua; si incontrano certo giudizi affrettati, alcune ingenuità forse impo- ste da qualche studente e dal clima generale nel quale l’evento è maturato ma anche informazioni di prima mano da alcune fabbriche dalle quali si riportano pa- role dei lavoratori e, grazie al contributo di alcuni assi- stenti, considerazioni tecniche autorevoli derivate dal- la migliore clinica del lavoro e dall’igiene industriale. Uno degli obiettivi posti alla base della “contestazione” era la famosa convenzione tra Montedison e Universi- tà di Padova che “poco o nulla apporta alla salute dei lavoratori, anzi garantisce solo l’azienda”, e che verrà presto disdetta in conseguenza della “contestazione”.

L’inchiesta nazionale sulla salute nelle fabbriche (1969)

Sono gli operai a compilare questionari ed a por- tare testimonianze nelle assemblee. L’inchiesta è stata svolta impiegando l’articolazione territoriale del Parti- to Comunista Italiano, all’epoca grande partito di op- posizione attiva (4).

Il questionario usato comprendeva una serie di domande chiuse ed aperte relative alle condizioni gene- rali del lavoro; ai fattori di nocività ambientale (clima- tici, tecnologici); agli aspetti organizzativi del lavoro in rapporto con la fatica fisica e con gli altri effetti stan- canti, come orari, ritmi, pause, saturazione, monoto- nia, ripetitività, responsabilità, pericolosità; agli effetti dannosi provocati sulla salute degli operai (infortuni, malattie professionali, malattie aspecifiche da lavoro, assenteismo). La parte conclusiva del questionario ri- guardava i rapporti interumani esistenti sui luoghi del lavoro: sia gli organismi ufficiali e gli enti preposti alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, sia gli organismi elettivi, rappresentativi dei lavoratori sia, in- fine, il Partito Comunista e la sua capacità di collegarsi con i luoghi di lavoro e di far maturare nei lavoratori la consapevolezza del rapporto esistente fra condizione operaia nell’azienda e situazione economica e politica nazionale.

Viene offerto un quadro di estensione nazionale, una denuncia urlata, motivata con la voce dei lavoratori di tutto il paese, un reportage di guerra dove la violenza ha un senso unico e le vittime sono tutte da una parte.

Ciò è stato visto anche come il tentativo del partito dei comunisti di dimostrare di non rimanere indietro ri- spetto al dilagare della “linea sindacale”, come un ulte- riore atto di denuncia, anche se ben preparato, rispetto alla sperimentazione ed alle proposte delle organizza- zioni sindacali.

La dispensa della FIOM sull’ambiente di lavoro (1969)

La “dispensa sull’ambiente di lavoro” della Fede- razione Impiegati Operai Metallurgici (FIOM) viene pubblicata originariamente a Torino nel 1969 frutto dell’esperienza specifica torinese (5). La sua fortuna è immediata e strepitosa tanto da guadagnare non solo il favore e l’interesse di singoli e gruppi di lavoratori e di tecnici ma anche di organizzazioni sindacali cen- trali trasformandosi in “bibbia”, strumento ufficiale di formazione degli operatori sindacali e dei lavoratori, di confronto con quelli “di buona volontà” della comunità scientifica e di rivendicazione in sempre più numerosi luoghi di lavoro. Viene tradotta in Brasile e quindi in spagnolo, giapponese, tedesco ed inglese.

Il lavoratore reso graficamente è di grande im- patto e supporta egregiamente i messaggi, gli slogan, i metodi di carattere tecnico comunicando una “linea politica” che risulta così assoluta, del “tutto o nulla”, rigorosa e rigida, senza possibili alternative ed anche inattaccabile ed infatti poco ed inutilmente è stata in- taccata, anzi ha fatto proseliti anche all’interno dell’ac- cademia.

I contenuti della “dispensa” più che escludere i materiali accumulati dalla medicina del lavoro ufficiale, tende a spodestare i detentori, quelli “autorizzati” alla raccolta ed al trattamento dei dati; reimposta e finaliz- za strumenti esistenti, diffusi in altri paesi e meno in Italia (“T-group”, “action research”); stimola “sempli- cemente” ad invertire di segno e quindi di significato alcuni dei capisaldi delle “Human Relations”.

La “dispensa” si compone di quattro parti svilup- pate tramite 52 figure; la prima tratta dell’ambiente di lavoro e la sua nocività in generale; la seconda prende in esame i “4 gruppi di fattori nocivi”; la terza espone le soluzioni del sindacato contro le nocività; la quarta riguarda sostanze del secondo gruppo di fattori, pol-

Il “Sessantotto” e la salute dei lavoratori 129

veri, gas, fumi e poi analizza specificatamente silice e benzolo.

Considerazioni conclusive

• Il “Sessantotto” è stato salutare per i lavoratori in Italia più che in altri paesi industrializzati; ha favorito una nuova cultura della prevenzione, ef- ficace e duratura; molto meno incisivo è stato il suo ruolo sull’ecologia

• Le ragioni del movimento per la lotta contro la nocività sono da ricercare nelle tremende condi- zioni di lavoro ereditate dal fascismo aggravatesi durante i primi decenni della repubblica • Le istanze messe in atto per la costruzione del

movimento di lotta sono state quelle rivisitate del marxismo ma anche le acquisizioni mutuate dalla più moderna sociologia sociale e del lavoro • Il sindacato è stato convinto a praticare la linea

di lotta per la salute e lo ha fatto per un periodo in maniera determinata

• Il maggior partito politico di opposizione non si poteva astrarre da questo movimento e si è im- pegnato a portare a buon fine, convincendone il

governo, gli obiettivi riformatori culminati con la «Riforma sanitaria»

• Il movimento degli studenti e quello dei «gruppi extraparlamentari» hanno amplificato ed arric- chito il processo di lotta alla nocività anche se alcuni di questi gruppi partecipavano strumen- talmente ipotizzando una «rivoluzione» sociale e politica più estrema

Bibliografia

1. Carnevale F, Causarano P. La santé des travailleurs en Italie : acteurs et conflits. Une perspective historique. Rev Fran Aff Soc 2008; 2-3:185-204.

2. Anonimo [ma Plini P.]. Diario di un’operaia di fabbrica. Bo- logna: Edizioni dehoniane; 1968.

3. Gruppo di studio studenti-assistenti Istituto di Medicina del Lavoro. Padova: CLEUP; 1969.

4. Berlinguer G. La salute nelle fabbriche. Bari: De Donato edi- tore; 1977.

5. FIOM. L’ambiente di lavoro. Torino: FIOM; 1969. Corrispondenza:

Francesco Carnevale Medico del lavoro, Firenze E-mail: fmcarnevale@gmail.com

Archivi e fonti per una storia della salute dei lavoratori -

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