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1Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università

di Pisa, Pisa; 2Dipartimneto di Ingegneria Civile ed Industriale, Università di Pisa, Pisa; 3Divisione di Radiologia Diagnostica ed

Interventistica, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa, Pisa;

4già Funzionario Archeologo, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 114-115 © Mattioli 1885

P a l e o p a t o l o g i a e p a t o g r a f i a

Nel corso di indagini archeologiche condotte nel 2014 nell’antica città romana di Luni furono rinvenute alcune sepolture a inumazione in un’area a ridosso della cavea del teatro, riutilizzata come sepolcreto in epoca longobarda quando l’edificio era da tempo defunziona- lizzato (1-3). Luni è stata una colonia romana dedotta nel 177 a.C. alla foce del fiume Magra; la sua rapida crescita economica è l’esito dell’intenso commercio del marmo bianco apuano avviato su larga scala dall’impe- ratore Augusto per decorare gli edifici di Roma e delle città dell’impero. Un terremoto, avvenuto nella secon- da metà del IV secolo, pose fine alla città imperiale, ma alcune aree furono, a partire dal secolo successivo, nuo- vamente reinsediate consentendo alla città di rivestire importanti ruoli in età bizantina e carolingia. All’inizio del X secolo il progressivo impaludamento del porto non impedisce alla città di possedere ancora una flotta per la difesa della costa dalle incursioni, tuttavia il tra- sferimento della cattedrale episcopale a Sarzana, av- venuto nel 1204, sancisce il definitivo abbandono (4).

La sepoltura oggetto di studio, Tomba 7, è di epo- ca longobarda (640-700 d.C.) e venne rinvenuta all’e- sterno della cavea del teatro romano. Dopo la conqui- sta longobarda nel 642 d.C., la città era stata in parte abbandonata e frequentata solo da piccole comunità che riutilizzarono le strutture preesistenti dell’antico teatro come area funeraria.

Nella Tomba 7 vennero rinvenuti due individui adulti inumati sovrapposti, ma non simultaneamente. L’individuo superiore era in connessione anatomica e quasi completo, ad eccezione dell’estremità superiore del corpo, ed appartiene ad una donna di età adulto-

matura (40-50 anni) affetta da artrosi, osteoporosi e da una frattura del polso (5).

Durante lo scavo della sepoltura, sul lato destro del torace, all’altezza della 10° e 11° vertebra toracica, venne rinvenuta una grossa massa sferica calcificata, nell’area che nel vivente è occupata dal fegato, dal pol- mone o dal rene. La massa consiste in un involucro calcificato di 40-43 mm di diametro, con pareti sottili di circa 1 mm, con superficie esterna ed interna irrego- lare, priva di contenuto, e con scarse tracce di vascola- rizzazione.

La calcificazione è stata sottoposta ad indagini radiologiche (RX e TC) e a microscopia elettronica e composizionale (SEM – EDS). L’indagine radiologica ha rivelato la natura cava e priva di contenuto della calcificazione. Al microscopio elettronico, la sezione dell’involucro appare in alcuni punti stratificata e di struttura fibrosa, costituito quasi esclusivamente da fo- sforo e calcio in rapporto 1:2 o 1:3. La composizione suggerisce che si tratti di una calcificazione avvenuta

in vivo.

Al fine di identificare la natura di questo elemento estraneo, che doveva trovarsi molto probabilmente nel fegato o nel polmone della donna quando ancora era in vita, è stata effettuata una diagnosi differenziale pren- dendo in considerazione le calcificazioni di tipo cavo e che possono raggiungere grosse dimensioni (6-8). Tra queste, quelle che presentano caratteristiche compati- bili sono il teratoma e la cisti idatidea.

Il teratoma o cisti dermoide è un tumore dei tes- suti embrionali che si sviluppa generalmente a livello ovarico e raramente nel rene. Al suo interno si trovano

Un antico caso di parassitosi zoonotica da Luni (SP) 115

spesso accrescimenti di origine ectopica (denti, ossa, peli, ecc.) (9).

La cisti idatidea è una calcificazione da parassita dovuta alla presenza dell’Echinococco granuloso ed è principalmente localizzata nel fegato e nei polmoni, e più rara in altri organi. Si tratta di una massa sferica da 1 a 10 cm di diametro, in genere uniloculare, scar- samente vascolarizzata, e con parete calcificata strati- ficata (10).

La morfologia, la localizzazione, la stratificazione dell’involucro, e la frequenza con cui queste cisti calcifi- cano inducono a pensare che si tratti di una cisti calcifi- cata di Echinococcus granulosus, un parassita che ha il cane come ospite definitivo, ma la cui forma larvale si accre- sce negli ospiti intermedi, prevalentemente ovini, suini e bovini che si infestano ingerendo le uova, ma anche l’uomo che rappresenta un ospite intermedio acciden- tale. L’infestazione nell’uomo può avvenire in seguito ad ingestione di cibi contaminati, come verdure o carni di animali infetti poco cotte. Le uova possono soprav- vivere due anni nell’ambiente esterno. Le uova ingerite accidentalmente si schiudono nell’apparato digerente e attraverso l’intestino i parassiti raggiungono altri orga- ni dove formano cisti. Uno degli organi maggiormente colpiti è il fegato, come probabilmente nel nostro caso, che cerca di delimitare la cisti tramite la produzione di una capsula fibrosa che la circonda, generalmente di for- ma sferica, che può arrivare a 5-10 cm di diametro (10). Nella persistenza del ciclo del parassita, gli ovini hanno un ruolo chiave a causa sia della consuetudine della macellazione domestica con errato smaltimento dei visceri, sia del frequente abbandono delle carcasse nei campi, oltre alla costante presenza con il gregge di numerosi cani da pastore. L’echinococcosi rappre- senta attualmente un importante problema di sanità pubblica in numerose aree del mondo, in particolare nel bacino del Mediterraneo, dove riveste un notevole significato sociale per l’alta diffusione nell’uomo. È la stretta convivenza tra ovino e cane il fattore più impor- tante per la sua diffusione.

La presenza di echinococcosi a Luni conferma ed arricchisce la ricostruzione paleoambientale e socio- economica del sito. Infatti, il periodo della domina- zione longobarda rappresentò una fase di declino per l’economia della città, che venne in parte abbandonata.

Restarono solo piccole comunità ad economia agricola e pastorale, in cui evidentemente il connubio tra uomo e animale favoriva le parassitosi come quella riscontra- ta nel nostro caso.

Bibliografia

1. Gervasini L. Area Archeologica di Luni. “Grande Luni: re- liquie di un magnifico teatro. Progetto per la valorizzazione di un edificio da spettacolo”. Ortonovo (SP). Archeologia in Liguria, 2008-2009; III:204-6.

2. Gervasini L., Ortonovo (SP), Luni: indagini archeologiche nell’area del Teatro. Osservazioni preliminari. Archeologia in Liguria 2014-2015; VI:268-71.

3. Berton M, Gervasini L, Mancusi M. Le indagini archeo- logiche 2014. In: Gervasini L, Mancusi M (eds.) Il Teatro romano di Luna. Una rilettura del monumento alla luce dei vecchi e nuovi scavi. In stampa.

4 . Durante AM. Città antica di Luna. Lavori in corso. La Spezia: Luna Editore; 2001: 8-27.

5. Minozzi S. Studio tafonomico, antropologico e paleopato- logico delle sepolture. In: Gervasini L, Mancusi M (eds.) Il Teatro romano di Luna. Una rilettura del monumento alla luce dei vecchi e nuovi scavi. In stampa.

6. Monge Calleja AM, Sarkicb N, Lópezb JH, Antunesc WDT, Pereirad MFC, Alves de Matose AP et al. A possi- ble Echinococcus granulosus calcified cyst found in a medieval adult female from the churchyard of Santo Domingo de Si- los (Prádena del Rincón, Madrid, Spain). Int J Paleopathol 2017; 16:5-13.

7. Armentano N, Subirana M, Isidro A, Escala O, Malgosa A. An ovarian teratoma of late Roman age. Int J Paleopathol 2012; 2(4):236-9.

8. Waters-Rist AL, Faccia K, Lieverse A, Bazaliiskii CI, Katzenberg MA, Losey RJ. Multicomponent analyses of a hydatid cyst from Early Neolithichunter-fisher-gatherer from Lake Baikal, Siberia. J Archaeolog Sci 2014; 50:51–62. 9. Comerci Jr JT, Licciardi F, Bergh PA, Gregori C, Breen

JL. Mature cystic teratoma: a clinicopathologic evaluation of 517 cases and review of the literature. Obstet Gynecol 1994; 84(1):22-8.

10. Bortoletti G, Brunetti E, Piccoli L, Tamarozzi F, Grisolia A, Filicen C. Echinococcosi Cistica nell’uomo / Human Cystic Echinococcosis, Vol.19. Napoli: Mappe Parassitolo- giche; 2013.

Corrispondenza: Simona Minozzi

Divisione di Paleopatologia

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia Università di Pisa, Pisa

Marcatori muscolo-scheletrici, interpretazione di un gruppo

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