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Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa, Pisa

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 73-75 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a s a n i t à p u b b l i c a

Nascita della Clinica

La vicenda della Clinica di Malattie Nervose e Mentali dell’Università di Pisa è ben conservata nel- le strutture archivistiche della città; in particolare in questo saggio si impiegano i Verbali di Facoltà, il Fa- scicolo Pellizzi ed il Fascicolo Sadun conservati pres- so l’Archivio di Ateneo. Si sono raccolte in database elettronico le filze dei Registri Clinici, e si includono informazioni provenienti dalle cartelle archivistiche MFN 4186, 4628, 2629, 4629 provenienti dall’archi- vio dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana.

Sin dal primo Ottocento (1) esistevano presso gli Spedali Santa Chiara di Pisa delle “stanze di osserva- zione” per i sospetti alienati mentali, ma è solo a partire dall’ conferimento della cattedra di “Medicina Legale” a Beniamino Sadun - nel 1885 - che si crea un corso libero di “Propedeutica Frenjatrica”, afferente al “Ga- binetto di medicina legale e frenjatria”.

L’esercizio della psichiatria all’Università di Pisa prosegue in forma dimidiata per un ventennio, sino alle “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati”, legi- slazione giolittiana del 1904 che impose una riorganiz- zazione delle strutture di assistenza ai pazienti (2-6).

A Pisa il 1904 si aprì con una polemica di Sadun, che affermò durante il consiglio di facoltà la neces- sità di ammodernare l’assistenza psichiatrica e, con- testualmente, di migliorare l’insegnamento dell’Uni- versità: “sedici anni di prove angustiose, con codesto intoppo per giunta, mi sembrano più che bastanti a farci decidere una buona volta a risolversi, se la Fa- coltà medica di Pisa deve rinunziare all’insegnamento della frenjatria o cercar modo di darle reale e serio assestamento”.

Il “serio assestamento” si realizzò nel concorso per un posto di professore straordinario, vinto da Giovanni Battista Pellizzi nel 1905. Lamentando lo stato “de- ficientissimo” delle strutture, il professore avviò una Clinica di Malattie Nervose e Mentali. Si assegnarono ulteriori locali nella Scuola Medica, con il progetto per la costruzione di due appositi edifici che entreranno in funzione solo nel 1923. Nel frattempo Pellizzi venne stabilizzato ad ordinario nel 1908, e avviò un processo di gestione dei pazienti, che vedeva la preponderanza di un criterio di ricollocamento familiare tramite rapi- de dimissioni (7-8).

La Clinica di malattie nervose e mentali di Pisa sembra essere stata un filtro fra istituzione manicomia- le e popolazione sul territorio, favorendo la collocazio- ne familiare in un contesto di sovraffollamento mani- comiale (4, 7). La Clinica di malattie nervose e mentali di Pisa non custodiva gli alienati a lungo termine. I pazienti cronici venivano trasferiti, frequentemente a Volterra. Lo spoglio dei registri dei pazienti mostra una netta maggioranza delle dimissioni rispetto alle procedure di trasferimento presso i nosocomi del terri- torio nel periodo che va dal 1907 al 1914 (7-8, 10-11).

Internamento o dimissioni: la prima guerra mondiale

Il funzionamento della Clinica muta durante il periodo della prima guerra mondiale, coordinata im- portante nella storia della psichiatria (12-17). Nello specifico, in questa sede, si sono raccolti i dati relati- vi a tutti i 2836 ricoveri, relativi a 2234 pazienti, dal 1907 al 1920, secondo una metodologia altrove esposta (8). Dal 1 gennaio 1907 al 31 dicembre 1920 risultano

D. Muti, L. Dell’Orso

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1231 uomini e 1003 donne; per lo più non coniuga- ti (36.9% di coniugati contro 33.6% di celibi o nubi- li, 10,3% vedovi e 19% di casi non specificati perché pazienti minori). La portata della clinica è locale: la maggior parte degli utenti provengono dalla provincia di Pisa (1837, 82,2%), o dal resto della Toscana (262, 11,7%). Dal 1907 al 1920, si contano 992 licenzia- menti in prova (44.4%) e 151 licenziamenti definitivi (6.8%) contro 783 (35%) trasferimenti in manicomio e 195 (8.7%) morti (consegna a autorità o fughe am- montano all’ 1.1%). In questa popolazione il genere non correla significativamente con il trasferimento in manicomio [419 (35.4%) vs 364 (37.9 %), χ2 = 1.417 p=

.252], mentre i pazienti non coniugati sono stati invia- ti più spesso in manicomio rispetto ai pazienti sposati [256 (32%) vs 374 (40.3%), χ2 = 12.658 p < .001].

La guerra cambia il profilo delle patologie diagno- sticate: si osserva un significativo aumento dei disturbi congeniti (p = .03; χ2 = 5.52), e di patologie come “con-

fusione mentale” o “degenerazione mentale” (p < .001; χ2 = 18.58); si riporta poi una diminuzione significati-

va dei disturbi correlati all’alcol (p < .001; χ2 = 19.71)

e di forme di isteria o nevrosi (p = .019; χ2 = 5.51). I

trasferimenti in manicomio dei pazienti ricoverati nel- la Clinica pisana divengono più frequenti nel periodo 1915-1918 [258 (44.1%) vs 525 (33.7%), χ2 = 20.040 p

< .001]. Peraltro, i civili risultano trasferiti in manico- mio in misura significativamente maggiore dei militari [775 (37.0%) vs 8 (16.7%) χ2 = 8.335 p < . 004].

La durata media del ricovero per i soldati è di 36.52 ± 26.819 (media ± DS) mentre per i civili au- menta a 47.52 ± 51.157 (media ± DS).

Due politiche manicomiali

Occorre un’ultima considerazione. La Deputa- zione Provinciale di Pisa era tenuta a corrispondere ai Regi Spedali una cifra forfettaria ogni quattro trimestri (da conguagliarsi), per il mantenimento dei “mentecat- ti”: ovvero dei pazienti psichiatrici che non potevano pagare la retta. L’ammissione alla Clinica era gratuita, e la maggior parte dei pazienti ricoverati provenivano da condizioni economicamente precarie, richiedendo ampi sovvenzionamenti per le “giornate di spedalità” (o “spedalità”). A partire dal 1917, l’amministrazione

provinciale iniziò a maturare un debito nei confron- ti dei Regi Spedali. Si trattava di cifre forti, 123.277 lire solo per quanto riguardava il mantenimento delle spedalità della Clinica di malattie nervose e mentali. L’entità del debito crebbe sino al 1924, venendo solo in parte saldato dalla fine della guerra in poi. Da questi primi dati emerge l’immagine di una clinica in difficol- tà, che stenta ad applicare il precedente approccio di trattamento delle manifestazioni acute e trasferimento manicomiale delle cronicità, aumentando il numero di civili trasferiti in manicomio rispetto al periodo di pace. Contestualmente l’ipotesi, già avanzata da Mi- lazzo, per cui la popolazione militare ricoverata lon- tano dalle prime linee sarebbe soggetta ad una diversa “politica manicomiale” caratterizzata da un “repenti- no licenziamento” trova piena conferma statistica nel campione pisano (18).

Bibliografia

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3. Villa R. Il deviante e i suoi segni. Lombroso e la nascita dell’antropologia criminale. Milano: Franco Angeli; 1985. 4. Moraglio M. Dentro e fuori il manicomio. L’assistenza psi-

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Istituzionalizzazione e primo conflitto mondiale 75

11. Regno d’Italia. Regolamento per l’esecuzione della legge 14 febbraio 1904 n. 36. Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia 1909; 615; 5041-50.

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Corrispondenza: Dario Muti

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Università di Pisa, Pisa

Evoluzione storica dei diritti del minore in tema di salute

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