• Non ci sono risultati.

Medico del lavoro, Firenze

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 130-132 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a M e d i c i n a d e l L a v o r o

“La varietà delle testimonianze storiche è pressoché infinita. Tutto ciò che l’uomo dice o scrive, tutto ciò che costruisce, tutto ciò che sfiora, può e deve fornire informazioni su di lui” (Marc Bloch) (1)

In questo breve contributo cercheremo di deline- are scenari attuali e futuri circa la documentazione a cui attingere per descrivere le vicende e l’evoluzione della salute dei lavoratori italiani, a partire dal seco- lo decimonono a oggi. In questo excursus porremo la massima attenzione a valorizzare quelle testimonianze che rischiano di essere dimenticate, pur rivestendo la più grande importanza.

Il primo periodo, “da Ramazzini a Devoto”

Come descritto in altra sede (2), dopo la grande opera del Carpigiano si dovette attendere più di un se- colo affinché le sue osservazioni, raccolte nel De Mor-

bis artificum diatriba venissero aggiornate, alla luce del

mutato quadro economico e sociale. L’opera di aggior- namento avvenne soprattutto grazie all’interesse per le vicende della nascente industria tessile nel Piemonte Sabaudo e nella Lombardia Austro-Ungarica. Essen- ziale fu il ruolo svolto dai medici condotti o dedicati alle comunità minerarie o che fungevano da consulenti delle prime associazioni di Mutuo Soccorso fra gli ope- rai di alcuni mestieri. Erano costoro testimoni oculari e spesso autori di racconti che descrivevano le condi- zioni di salute di quelle popolazioni. Nell’Italia Unita

i medici condotti, diffusamente presenti sul territorio nazionale, furono presto individuati come “terminali intelligenti” per le grandi inchieste statistiche promos- se dal nuovo Stato, alla ricerca di conoscenze capaci di orientare gli interventi sociali e sanitari indispensabi- li. Di questa diffusa attività rimangono testimonianze sparse, disperse in archivi privati e pubblici, ma in ge- nere periferici, quali quelli dei comuni o dei Consigli Sanitari Provinciali (3-4). È indispensabile promuo- verne il censimento, salvaguardarne i testi, studiarne sistematicamente significato e importanza. Per questo stesso periodo vanno anche scandagliati i giornali poli- tici operai e quelli di alcune categorie professionali che a partire dagli anni dell’Unità cominciano a denunciare e documentare condizioni di rischio e danni alla salute dei lavoratori. Anche in questo caso siamo di fronte a un lavoro non facile di reperimento e classificazione, stante l’attuale completo disordine nelle strategie di digitalizzazione di riviste e giornali di questo genere. Al momento non esiste un unico formato di digita- lizzazione e di lettura delle ormai numerose riviste e giornali del periodo post-unitario pur disponibili on- line. Non esiste nemmeno un unico data base che le censisca. Il punto di accesso più accreditato è quello di “Internet culturale” (http://www.internetculturale.it/) che però è lungi dall’esaurire le disponibilità esistenti.

Il secondo periodo, “Nascita della Medicina del Lavoro”

Agli inizi del XX secolo soprattutto nei due poli di Milano e Firenze, le testimonianze si moltiplicano, grazie all’attività di un gruppo di medici, guidati a Mi-

Archivi e fonti per una storia della salute dei lavoratori 131

lano da Luigi Devoto e a Firenze da Gaetano Pierac- cini. In sintonia con le istanze dei lavoratori che recla- mano maggiore attenzione per le proprie condizioni di lavoro e per la propria salute, questo nucleo di medici si dedica allo studio e alla documentazione delle malattie dei lavoratori. La produzione scientifica e pubblicistica di molti di loro è stata studiata di recente e, soprattutto per le vicende della fondazione della Clinica del Lavo- ro di Milano, particolare attenzione è stata dedicata ai documenti che riguardavano i contrastati esordi della disciplina. Poco esplorati anche perché generalmente considerati poco promettenti o perché distrutti o non consultabili sono in Italia, per tutti i periodi, gli archivi delle principali aziende che operavano in quegli anni e anche in seguito. Dai pochi contributi della storio- grafia emerge che quegli archivi potrebbero offrire no- tevoli motivi d’interesse nel mostrare l’atteggiamento dei datori di lavoro nei confronti di un problema, la nocività delle lavorazioni, che si imponeva ormai agli occhi dell’opinione pubblica.

Il primo dopoguerra e il “Ventennio Fascista”

È indubbio che il successivo periodo che com- prende il primo dopoguerra ed è conosciuto come il “Ventennio Fascista” vada affrontato con grandi cau- tele. Le testimonianze reperibili per questo periodo sono gravemente condizionate dall’interesse che il Re- gime aveva nel curare con grande attenzione proprio gli aspetti relativi alla propaganda e alla memoria da trasmettere del proprio operato. Si moltiplicano arti- coli e riviste dedicate alla documentazione delle pato- logie professionali e alla previdenza nei confronti delle patologie sociali, e i lavoratori vengono adottati dalla propaganda del Regime come esemplari “uomini nuo- vi” del Fascismo. In tale veste le informazioni che pos- siamo trarre dai resoconti reperibili nelle pubblicazioni ufficiali sono di difficile valutazione. Il moltiplicarsi di riviste dedicate ai problemi del lavoro e anche della patologia ad esso legata consente di disporre sul piano della descrizione delle singole malattie professionali di un materiale abbondante e spesso originale. Tutta- via, molto più difficile è collocare tali osservazioni nel contesto concreto di fabbriche e luoghi di lavoro, quasi sempre rigorosamente anonimi. Ancor meno è dato

sapere sull’atteggiamento che i lavoratori assumevano di fronte a condizioni di rischio talvolta estreme, come nel caso del solfuro di carbonio (5). Dobbiamo perciò valorizzare documenti che non appartengono al mon- do ufficiale della medicina del lavoro, ma emergono da archivi della polizia segreta OVRA o dalle aule di tribunali chiamati a dirimere cause intentate da operai colpiti da silicosi o infine da testimonianze di antifa- scisti, militanti di fabbrica, spesso raccolte molti anni dopo.

Il periodo del “secondo dopoguerra e fino agli anni Sessanta”

Si hanno a disposizione documenti e testimonianze abbondanti, ma è importante valorizzare quelli prove- nienti da ambiti non convenzionali, come Commissio- ni interne di fabbrica, pubblicazioni estemporanee o di categoria, che debbono affiancarsi ai documenti ufficiali prodotti da enti e amministrazioni pubbliche così come da sindacati e forze politiche in parlamento. La conti- nuità con il precedente periodo delle istituzioni prepo- ste alla prevenzione e alla previdenza fa sì che da quel versante scaturiscano documenti non distanti da quelli precedenti. Mancano ancora una volta le voci dei diret- ti interessati, ora mediate da organizzazioni politiche e sindacali di differente ispirazione. Importante il ruolo dei Patronati nel documentare la situazione di rischio e di danno delle fabbriche italiane nel periodo della Rico- struzione e del Boom (anni Cinquanta e Sessanta).

Dall’“Autunno caldo” alla fine del secolo

È necessario attingere oltre che alla documenta- zione di riviste, atti di congressi, libri prodotti dall’or- mai affermata comunità di esperti della medicina del lavoro, anche a documentazione parallela prodotta da quelle entità che si pongono a fianco del movimento operaio in diverse zone del paese per sostenerne le ra- gioni e supportarne le esperienze di lotta alla nocività. (corsi delle 150 ore, relazioni dei primi servizi di pre- venzione nei luoghi di lavoro degli enti locali, riviste e documenti del movimento degli studenti, ecc.). In particolare, è ancora da ricostruire il ruolo svolto da

A. Baldasseroni

132

esperienze come i corsi monografici delle 150 ore nelle università che si svolsero intorno alla metà degli anni Settanta almeno nelle Università di Milano, Roma e Torino, a cura e organizzazione della Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici (FLM), dando luogo in seguito a esperienze di indagini e vertenze nelle fab- briche di quelle aree che videro l’affiancamento di stu- denti ed esperti ai Consigli di Fabbrica.

Conclusioni

Lo stato di reperibilità di queste molteplici fonti informative è vario. Tuttavia, è in atto uno sforzo no- tevole per rendere accessibile in forma di repository sul web il patrimonio posseduto da diversi enti e persone, accumulato nel corso del tempo. In altri interventi se ne parlerà più in dettaglio. Ciò che preme qui sottoli- neare è la necessità di un coordinamento e una gestio- ne unitaria di questi progetti. Attualmente di fronte a una molteplicità di iniziative per la digitalizzazione del patrimonio librario e della stampa periodica e quoti- diana si assiste anche a una varietà incontrollata di for- mati di lettura, possibilità di consultazione, cercabilità testuale, ecc. che rende il lavoro di ricerca improbo. Ci sono quindi due fronti da salvaguardare: quello della digitalizzazione di materiali non tradizionali per i vari

periodi considerati e quello della fruibilità di tali ma- teriali da parte di un pubblico di addetti ai lavori, ma anche di semplici appassionati interessati per esempio agli sviluppi di quella “Public History” che proprio at- traverso l’uso delle nuove tecnologie trova il suo terre- no di sviluppo (6).

Bibliografia

1. Bloch M. Apologia della storia o Mestiere dello storico (ed. or, Paris 1947). Torino: Einaudi; 2009: 52.

2. Baldasseroni A, Carnevale F. Malati di lavoro. Artigiani e la- voratori, medicina e medici da Bernardino Ramazzini a Luigi Devoto (1700-1900). Firenze: Ed. Polistampa; 2015. 3. Prosperi A. Un volgo disperso. Contadini d’Italia nell’Otto-

cento. Torino: Einaudi; 2019.

4. Cerasoli GC, Magalotti PP. Mal di zolfo Minatori, medici e malattie nella Valle del Savio e nel Montefeltro nella seconda metà dell’Ottocento. Cesena: Società di Studi Romagnoli; 2017.

5. Bianchi B. I tessili: Lavoro, salute, conflitti. Annali Fondazio- ne Giangiacomo Feltrinelli 1981; 20:973-1070.

6. AIPH-Associazione Italiana di Public History e Manifesto della Public History italiana https://aiph.hypotheses.org/. Corrispondenza:

Alberto Baldasseroni Medico del lavoro, Firenze E-mail: baldasse1955@gmail.com

Outline

Documenti correlati