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1Sistema Museale Universitario Senese, Università di Siena, Siena; 2Dipartimento Scienze mediche, chirurgiche e Neuroscienze,

Storia della Medicina, Università di Siena, Siena

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 82-83 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a s a n i t à p u b b l i c a

La distanza fra scienza e politica è un problema antico e soprattutto un tema rilevante e controverso sul quale è importante come cittadini acquisire maggiore consapevolezza.

Data la complessità dei termini, vale fare alcune precisazioni sugli obiettivi di ciascuno di essi.

La scienza ha il compito di ricercare, studiare, sperimentare, mettere a disposizione i risultati del pro- prio lavoro, con trasparenza e senza condizionamenti. La politica ha quello di valutare, scegliere, norma- re, indirizzare, motivando le proprie scelte, nell’inte- resse della Comunità che gli ha conferito un mandato.

Solo la virtuosa relazione tra questi elementi è il presupposto per il corretto funzionamento di un Paese e l’evoluzione della società. Non è cosa tuttavia sempli- ce da realizzare senza cadere in una spirale di sfiducia e incomprensione reciproca. La fiducia, la condivisio- ne dei progetti, la rappresentanza di interessi comuni derivano infatti dalla reciproca conoscenza e stima, e dalla conoscenza di quello di cui si parla.

Nella più famosa delle sue “Prediche inutili” Luigi Einaudi, da grande uomo di cultura e politico quale era, poneva una domanda ancora oggi fondamentale nell’azione di ogni buon legislatore: “Come si può de- liberare senza conoscere? Prima conoscere, poi discu- tere, poi deliberare”.

Capacità di ricercare, ragionamento, consapevo- lezza dei limiti etici della ricerca, conoscenza critica del passato sono caratteristiche che ben si addicono a uno studioso di scienze, ma che si vorrebbe ritrovare anche in quanti si prendono cura della res publica.

Per non rimanere impigliati in questioni che ri- guardano la politica contemporanea e, al contempo, per dimostrare come tale problematica venga da lon- tano, si riportano alcune esperienze di uomini del pas-

sato per dimostrare come solo una “virtuosa relazione” tra questi elementi possa rappresentare una soluzione utile per la società. Sono uomini che hanno operato a Siena in un periodo compreso tra la fine del Settecento e la prima metà del Novecento.

Dell’anatomista Paolo Mascagni (1755-1815) si può affermare che “per quanto egli fosse assai più l’uomo del teatro anatomico, che del gran teatro del mondo”, il suo universo culturale non era solo quello della didattica medica, ma spaziava in un complesso panorama di interessi che non escludevano anche il forte impegno politico.

Quando, durante il breve dominio francese della città, nel 1799 è istituito il Comitato d’istruzione che “avrà per oggetto l’esaminare e proporre i mezzi che crederà più espedienti e efficaci per animare, protegge- re e propagare l’Agricoltura, le Arti, il Commercio, le Scienze ed altri stabilimenti tendenti all’utilità pubbli- ca” (1), Mascagni viene chiamato a sovrintendere tale comitato, nell’intento di promuovere un rinnovamen- to nell’intera società. È l’uomo di scienza al servizio dell’utilità pubblica che si impegna a sconfiggere le ar- retratezze, la povertà, l’ignoranza ancora così presenti nella società civile. Al suo fianco altri uomini illustri nella scienza, noti per probità e patriottismo e forni- ti di capacità pratica negli affari amministrativi. Tale impegno, alla caduta del governo francese, gli provoca non pochi problemi, fino all’arresto con accusa di irre- ligione e di giacobinismo.

Altro grande uomo di scienza sul quale soffer- marsi è Carlo Livi (1823-1877), psichiatra, dal 1858 al 1873 direttore del manicomio senese di San Niccolò.

Negli anni della sua formazione universitaria a Pisa, tiene un diario – intitolato “Giornale” – nel quale annota, ai fini della propria educazione, tutto ciò che

D. Orsini, F. Vannozzi

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di notevole avviene nelle sue giornate. Il 10 maggio 1844 scrive: “Lo studio della società politica importa anch’esso. Giova leggere le gazzette: notare i fatti più importanti che vengono succedendo; studiare la storia contemporanea in sé stessa e nell’antica; pensare alle cagioni de’ successi e delle sventure de’ popoli e de’ regnanti; studiare que’ pochi e rari saggi d’eloquenza politica che il mondo presenta; semplificare siffatte questioni, sostituendo alla scienza il buon senso, all’u- tile l’amore, all’idea di diritto l’idea di dovere” (2). E nel fervore dei moti del Quarantotto, Livi impugna le armi per l’indipendenza combattendo nel Battaglione universitario a Curtatone e Montanara.

Le esperienze che fra il 1854 e il 1855 lo vedono percorrere tutta la Toscana in qualità di medico volon- tario nelle zone più colpite dal colera contribuiscono a rafforzare le sue opinioni in tal senso e a giungere alla conclusione che il medico debba studiare le ma- lattie popolari, osservare e giungere a mano a mano a conclusioni sempre più certe, così che lo Stato possa utilmente legiferare.

Queste sue idee si rafforzano ancor più negli anni della direzione del San Niccolò durante i quali, oltre ad assistere e curare persone affette da demenza ricor- rendo alla cura morale e all’ergoterapia, si dà da fare perché la Società che gestisce il manicomio faccia la propria parte per il rinnovamento dello stesso, consi- gliando e talora ‘imponendo’ scelte sanitarie nella sola utilità dei pazienti: un insegnamento e un modo di es- sere medico di una straordinaria modernità.

La terza figura che si vuole ricordare è quella di Achille Sclavo.

Tra il 1893 e il 1911 si trova impegnato in pri- ma persona nelle campagne di politica sanitaria e lotta contro gravi malattie in varie parti d’Italia, dove lo sta- to di salute dei cittadini risulta fortemente dipendente dai fattori della povertà, della miseria e dell’ignoranza. Una riflessione che voglia cogliere appieno le ca- ratteristiche di Sclavo non solo scienziato ma uomo profondamente impegnato nel risolvere i problemi della società civile, non può che assumere, come rife- rimento fondamentale, l’analisi del libro che il grande igienista senese pubblica nel 1924, Per la propaganda igienica. Scuola ed igiene (3).

In esso emerge con tutta la sua forza l’ingegno dello scienziato, l’acutezza dell’uomo politico, la sem-

plicità dell’uomo comune: un nuovo profilo di medico- igienista, connotato, oltre che dal sapere specialistico, da una profonda conoscenza della realtà sociale, politi- ca e sanitaria del tempo, da un grande umanitarismo e da uno straordinario fervore di apostolato laico.

Una fermezza di ideali, una volontà integerrima nel cercare il benessere del popolo, un coraggio nel sostenere apertamente le proprie idee che accomuna Sclavo a Livi e a Mascagni.

Sclavo lavora per far costruire a Siena l’acquedot- to, per realizzare un efficiente sistema di fognature. Si impegna affinché si risanino alcuni rioni della città che versano in pessime condizioni igieniche, e fa costruire, in collaborazione con Maria Montessori, una scuola “all’aperto” sugli spalti della Fortezza Medicea, in cui i bimbi dei suddetti rioni possano imparare respiran- do aria buona, con sole e cibo sufficiente, migliorando sensibilmente il livello di salute della popolazione.

Molte altre figure si potrebbero ricordare e non solo in ambito senese. Se infatti raggiungere la più vol- te ricordata virtuosa relazione tra scienza e politica non è semplice, non pochi tuttavia sono gli uomini che ne hanno fatto un obiettivo costante per tutta la vita.

Tra questi, Mauro Barni (1927-2017), docente di Medicina legale, studioso di temi legati alla bioetica e vicepresidente nazionale della Commissione di Bioe- tica, personaggio centrale della vita politica e sociale di Siena. Un medico, un uomo di profonda cultura, guidato sempre da una grande passione civica, che ha voluto dialogare intorno ai temi della libertà e della dignità dell’uomo fino ai suoi ultimi giorni di vita; che ha servito l’Università come docente e come rettore, e la Città come politico e come sindaco. Un uomo che ha sempre saputo relazionarsi con tutti, uomini di scienza e politici, su livelli culturali alti, nonostante talvolta vi fossero differenze ideologiche profonde.

E proprio questa ‘laicità’ di Mauro Barni, il con- fronto e l’apertura verso gli altri, risultano essere sem- pre fondamentali nel rapporto tra scienza e politica, perché i due saperi possano, uniti e con la medesima forza, dar vita a qualcosa di positivo per la società. E soprattutto perché non si debba mai più tornare ad as- sistere a un rapporto lacerante fra la cultura scientifica e la cultura del potere, e soprattutto a un allontana- mento dell’una e dell’altra dall’umanità e dalle sue leg- gi fondamentali. Perché, come scriveva Bertolt Brecht

Scienza e politica 83

nella Vita di Galileo, “Tra voi, scienziati e politici, e l’umanità può scavarsi un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe di rispondere un grido di dolore universale…” (4).

Bibliografia

1. Manifesto bilingue del 29 germile anno 7°, Archivio Accade- mia dei Fisiocritici di Siena.

2. Biblioteca Panizzi Reggio Emilia, Fondo C. Livi, MSS. REGG. C 504/11, Giornale di propria educazione. Su Livi si leggano gli scritti di Francesca Vannozzi ricompresi nel volu-

me Vannozzi F. Pianeta diversità. Per una storia del manico- mio di Siena. Milano: FrancoAngeli; 2018.

3. Orsini D. Il decalogo dell’Igiene di Achille Sclavo. Un mes- saggio educativo per le scuole italiane, in AA.VV., I labirinti della Medicina, Atti 50° Congresso Società Italiana Storia Medicina. Palermo: Edizacco-Pittographie, 2015:59-63. 4. Brecht B, Vita di Galileo. Torino: Einaudi, 1963:126. Corrispondenza:

Davide Orsini

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