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Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze, Firenze

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 102-104 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l f a r m a c o

Parlare di editoria medico-farmaceutica significa considerare un settore molto particolare dell’editoria scientifica, un settore, come del resto quello dell’edi- toria medica, poco o addirittura per nulla esplorato. Si consideri che nel nostro paese l’attenzione agli studi sull’editoria è relativamente recente, in quanto nasce intorno al 1980 quando cominciano a comparire i pri- mi lavori di storia dell’editoria letteraria. In tema di editoria medica, è soltanto negli anni 2000 che ver- ranno pubblicati alcuni brevi contributi su singole case editrici, come la Francesco Vallardi o la Casa Editrice Hoepli, due tra le più importanti case editrici che han- no fatto la storia dell’editoria nel nostro paese.

Per avvicinare questo settore così particolare più che di ricerche vere e proprie è utile servirsi del Si- stema bibliotecario nazionale, questo enorme database online che raccoglie i cataloghi delle principali biblio- teche pubbliche del nostro paese.

La nascita dell’editoria medico-farmaceutica, ov- vero quel tipo di editoria che nasce all’interno delle aziende farmaceutiche, è possibile farla risalire indica- tivamente ai primi decenni del Novecento, anche se un importante sviluppo si avrà soltanto dopo la Prima guerra mondiale, grazie anche ad una forte accelera- zione alla crescita, intorno agli anni Venti, che investe tutto il settore chimico e farmaceutico. Lungo tutto il Novecento, nascono svariate decine di aziende farma- ceutiche ma sono soltanto una decina quelle che inau- gurano al proprio interno un’attività editoriale con una struttura ben definita, una struttura che non soltanto si preoccupa di introdurre dei libri sul mercato ma anche di inserirli all’interno di un progetto culturale ricono- scibile. È il caso di queste aziende elencate secondo la data di nascita: ditta Carlo Erba (1853), la ditta Ciba (1859), l’Istituto sieroterapico milanese (1894), la So-

cietà cooperativa farmaceutica (1890), l’Istituto Serono (1906), il gruppo Menarini (1915), il Laboratorio chi- mico farmaceutico Granelli (anni Venti), i Laboratori farmaceutici Maestretti (1924), la Recordati (1926) e la ditta Pierrel (1948).

Volendo provare a comprendere le ragioni dell’e- sposizione delle ditte farmaceutiche nell’ambito dell’e- ditoria, può interessante applicare a questa realtà quel- lo stesso sguardo già applicato all’editoria bancaria, e così potremmo dire che le case farmaceutiche pubbli- cano libri per l’esigenza di sgravi fiscali, per il desiderio di curare la propria immagine, per una genuina istanza culturale, e infine per promuovere i farmaci introdotti sul mercato, attraverso per esempio la pubblicazione di quei manuali prontuari utili nella pratica professio- nale. È molto probabile che all’orecchio di un medico l’espressione editoria medico farmaceutica faccia ve- nire in mente proprio i manuali prontuari utili nella pratica medica, pubblicati molto probabilmente più dalle aziende farmaceutiche che non dalle case editrici propriamente dette. Forse il primo manuale prontuario introdotto sul mercato da un’azienda farmaceutica è quello nato per iniziativa del cavalier Arturo Gazzoni, che da informatore scientifico diventa il proprietario di una azienda di prodotti medicinali, l’Istituto neo- terapico italiano. Gazzoni all’inizio del Novecento fu promotore del “Manuale prontuario pel medico prati- co”, che uscirà in tre edizioni differenti: 1908, 1910 e 1912. Altre esperienze simili saranno quelle di Adolfo Ferrata, che pubblica presso Wassermann nel 1929 la “Diagnostica medica e differenziale”, e quella di Anton Spartaco Roversi che pubblica nel 1940 “Il manuale di diagnostica e terapia”, un volume particolarmente for- tunato che ha goduto di successive edizioni, la prima presso Farmaceutici Italia nel 1940, l’ultima risalente

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al 2011. Appartiene a questa tipo di prontuari anche il “Manuale Merck di diagnosi e terapia”, il più longe- vo di questa serie pubblicato dalla Casa farmaceutica Merck per la prima volta negli Stati Uniti nel 1899.

Tra le case editrici più sensibili ad introdurre sul mercato “opere utili” all’esercizio della medicina vi è sicuramente la Wassermann. Si tratta di una azienda nata a Milano nel 1907 per iniziativa del farmacista istriano Alfonso Wassermann. Risale al 1911 l’anno di inaugurazione del settore editoriale che rimarrà atti- vo fino alla metà degli anni Settanta e che produrrà almeno un centinaio di opere in gran parte raccolte nella collana “Opera medica”. Tra gli autori pubblicati troviamo tra gli altri Nicola Pende (“Terapia medica speciale” esce nel 1932, “Crescenza e ortogenesi” nel 1936).

Un’altra azienda che ospita al proprio interno un settore editoriale è l’Istituto sieroterapico milanese che nasce nel 1894 per iniziativa del medico Serafino Belfanti. L’inaugurazione del settore editoriale risale intorno agli anni Venti con una collana di immunote- rapia, la «Piccola biblioteca di terapia», e con la pubbli- cazione di altre decine di opere come: “Fisiopatologia della vecchiaia” di Giuseppe Levi e “Come si contrag- gono le malattie infettive” di Alessandro Lustig. Altra azienda da considerare è la Società cooperativa farma- ceutica, che nasce a Milano nel 1908 e che pubblica sia monografie, come questa di Cesare Pezzi del 1928 (“Radiologia clinica del cuore e dei grossi vasi”), sia una sorta di enciclopedia dei farmaci, “Medicamen- ta”, la cui prima edizione risale al 1908 ma che lungo tutto il Novecento verrà continuamente aggiornata e ristampata. E ancora la Recordati che nasce a Correg- gio Emilia nel 1926 ma che si trasferirà a Milano nel 1953. Fin dai primi anni Trenta si dedica all’attività editoriale sia con delle riviste (“Argomenti di farmaco- terapia” e “Folia cardiologica”) sia con delle monogra- fie. Nel 1940 esce con la firma tra l’altro di Adalberto Pazzini la “Storia tradizione e leggende della medicina popolare”. Al 1965 risale “Atlante di anatomia umana descrittiva” di Angelo Farina.

Tra le case editrici maggiormente animate da una genuina istanza culturale va considerata la Ciba, un’in- dustria chimica svizzera nata a Basilea nel 1859. Nel 1996 tra l’altro la Ciba si fonde con la Sandoz e nasce Novartis, uno degli attuali colossi dell’industria farma-

ceutica. Il settore editoriale di Ciba nasce intorno agli anni Quaranta quando prende avvio la collaborazione con lo statunitense Frank Netter che dal 1948 pubblica le “Ciba collection of medical illustrations”, una colle- zione di tavole anatomiche che diventeranno nel 1989 l’Atlante di anatomia, fisiologia e clinica, uno dei testi più noti e diffusi tra gli studenti di medicina di tutto il mondo. Particolarmente significativo è l’impegno di Ciba nell’ambito tra l’altro della Storia della Medici- na. Dal 1947 al 1954 uscirà infatti con questo marchio la “Rivista Ciba”, una rivista di storia della medicina che vede tra i collaboratori anche Arturo Castiglioni. E presso Ciba usciranno, negli anni Ottanta e Novan- ta, molti volumi sulla medicina antica. Si tratta di una quindicina di testi di autori come Giuseppe Penso, Al- fonso Pluchinotta, Loris Premuda.

L’Istituto farmacologico Serono nasce a Roma nel 1906 per iniziativa del medico Cesare Serono. Una casa editrice che per gran parte del Novecento pubbli- ca una rivista di clinica: “La rassegna di terapia” (1906- 1909), che diventa poi “La rassegna di clinica e terapia” (1909-19010) e quindi “La rassegna di clinica, terapia e scienze affini” (1911-1966). Interessanti sono i supple- menti di queste riviste [“Bollettino dell’Istituto Storico Italiano dell’Arte Sanitaria” (1921-1934) e gli “Atti e memorie dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria” (1935-1966)] visto che ospitano essenzialmente con- tributi di Storia della Medicina. Tra gli autori troviamo lo stesso Cesare Serono, ma anche Adalberto Pazzini, Loris Premuda, Enrico Coturri e Lino Agrifoglio.

Il gruppo Menarini e i Laboratori farmaceutici Maestretti, nati rispettivamente nel 1915 e nel 1924, si sono cimentati nell’editoria pubblicando però essen- zialmente testi non medici. Menarini a partire dagli anni Cinquanta pubblica prevalentemente libri d’arte raccolti nella “Collezione d’arte Menarini”, mentre Maestretti lega il proprio nome ad un periodico, “L’il- lustrazione del medico” (che esce dal 1933 al 1970), e a una collana di monografie, i “Quaderni de L’Illu- strazione del medico”, che propone le “Pagine scelte” di innumerevoli scrittori, come Dickens, Dostoievskij, Deledda, Maupassant, Stendhal, Carducci, Pirandello, Flaubert, Rajberti, Kipling, Fogazzaro e molti altri.

Il Laboratorio chimico farmaceutico Ezio Granel- li infine ci permette di incontrare una delle operazioni editoriali più curiose ed interessanti. Si tratta di un’a-

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zienda, nata negli anni Venti all’epoca in cui acquista il brevetto della Magnesia San Pellegrino (un prodotto che sotto il nome di Magnesia Prodel veniva venduto a Torino già dal 1906) che negli anni Cinquanta con- cepisce la “Collana di libri celebri ridotti e illustrati” come utile espediente pubblicitario per la vendita dei propri prodotti ma essenzialmente della Magnesia San Pellegrino. I libri raccolti nella collana, quarantacinque in tutto, hanno un numero limitato di pagine (una cin- quantina circa) e contengono la storia a fumetti di un romanzo proposto in una forma sintetizzata. Il primo volume, “I promessi sposi”, esce nel 1953, l’ultimo, del

1966, è “I pirati della Malesia” di Salgari. Si tratta di un’operazione commerciale molto particolare perché questi volumetti venivano offerti gratuitamente nelle farmacie ed erano destinati ad un pubblico di ragazzini che certamente non era lo stesso che poi usava la Ma- gnesia San Pellegrino.

Corrispondenza: Matteo Prati

Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica Università degli Studi di Firenze, Firenze E-mail: mattepra@libero.it

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