1Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Genova, Genova; 2Università “Sapienza”, Roma; 3IRCCS Istituto Giannina
Gaslini, Genova
Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 161-162 © Mattioli 1885
S t o r i a d e l l a M e d i c i n a d e l L a v o r o
I graduali cambiamenti nella società italiana del Novecento hanno generato rilevanti trasformazioni nella costruzione delle identità maschile e femminile. Durante la prima parte del Novecento, gli studi e le ricerche in ginecologia e medicina del lavoro, erano orientate a individuare e documentare le influenze e i possibili danni dei vari tipi di occupazione femminile sulle funzioni generative. Sulla base di questi studi fu creata anche la legislazione italiana in materia di pro- tezione del lavoro delle donne e dei fanciulli e mater- nità delle lavoratrici (1).
L’obiettivo che ci siamo posti con questa ricerca è stato quello di descrivere gli aspetti maggiormente rile- vanti relativi alle patologie occupazionali nella donna e illustrare le correlazioni specifiche tra funzionalità ses- suale e generativa e lavoro; da un lato è stata esaminata l’influenza del lavoro sulla fisiopatologia sessuale e sulla funzione riproduttiva, dall’altro l’influenza delle fun- zioni sessuale e generativa sul lavoro della donna quindi l’incidenza del fattore sessuale sulla fisiologia del lavoro.
Bernardino Ramazzini nel XVIII secolo nell’ope- ra “De Morbis Artificum Diatriba” iniziò ad eviden- ziare le problematiche del lavoro femminile poi riprese e trattate dopo circa due secoli.
Fu infatti alla fine dell’800 che, in virtù dei pro- blemi demografici e politici generati dalla nuova eco- nomia industriale, contestualmente alle discussioni parlamentari tese a creare una legislazione sociale del nuovo Stato unitario anche nel campo medico, si ini- ziò ad affrontare e attribuire rilevanza, suscitando un crescente interesse, alle malattie sociali con particolare riferimento al lavoro delle donne e dei fanciulli (2).
La donna lavoratrice e la lavoratrice madre veni- vano poste così al centro dell’interesse dell’opinione pubblica e delle discussioni dei legislatori stimolando cosi nei giovani studiosi un grande interesse per lo stu- dio clinico delle interferenze tra maternità e funzioni sessuali e lavoro. I primi ad occuparsi di queste temati- che furono i grandi Maestri della medicina del Lavoro di quegli anni come Devoto, De Giovanni, Carozzi ecc., insieme a molti ginecologi impegnati a cercare di comprendere meglio le fonti di alcune patologie fem- minili derivanti dal contesto occupazionale.
Dai primi studi fu evidenziato come un aspetto rilevante del problema fosse rappresentato dal lavoro domestico che si aggiungeva per la donna al lavoro di opificio, al lavoro dei campi, ecc. Al lavoro agricolo o di fabbrica si sommava il pesante e continuo lavoro do- mestico, il periodo e le conseguenze di una gravidanza, di un allattamento, di una maternità che finivano con il logorare fortemente la salute della lavoratrice compro- mettendo inoltre la salute della famiglia intera. Questo aspetto diventava un elemento centrale per gli studi del medico di fabbrica e del ginecologo. Occorre precisare, inoltre, che nel periodo da noi preso in esame (primi del ‘900 fino agli anni ’50 circa) si verificarono molti cambiamenti nel contesto lavorativo: dalla fine della Prima guerra mondiale e in modo particolare nei 25/30 anni successivi, che annoverarono altri eventi bellici, si registrarono molti cambiamenti in diversi campi: da un lato le discipline mediche adottarono nuovi metodi sia nella ricerca biologica che in quella diagnostica ed assi- stenziale; dall’altro la legislazione e l’assistenza sociale fecero grandi progressi, le vecchie industrie furono tutte
M. Martini, S. Iorio, I. Barberis, et al.
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rinnovate, ne furono create nuove secondo le indicazio- ni e i principi suggeriti dalla medicina del lavoro e igie- ne industriale. Si iniziarono percorsi sperimentali per i laboratori delle varie industrie e si cercò di attuare una concreta profilassi anziché attendere il manifestarsi di sindrome morbose professionali così come si fece anche per il lavoro femminile. Molti furono anche gli studi di statistica medica in questo campo i quali contribuirono maggiormente a comprendere e cercare di contenere i reali problemi di salute delle lavoratrici: il numero della popolazione femminile, in Italia e all’estero, impiegata nei vari settori come industria, agricoltura in particola- re, le lavoratrici assistite dalle strutture sanitarie nelle varie realtà industriali, il numero e le tipologie di as- senze come indice di morbilità e le incidenze ostetrico- ginecologiche sulla morbilità dove risultava con ampia frequenza come il numero delle assenze delle donne lavoratrici fosse ampiamente superiore a quello degli uomini, la presenza media delle lavoratrici in relazione alla categoria e al sesso, ecc. (3).
I dati prevalenti raccolti tracciavano un quadro molto particolare e di genere di grande interesse so- prattutto per gli studi dei medici del lavoro e gineco- logi e per le conseguenti strategie sanitarie da adottare. Da un lato emergeva che le lavoratrici si amma- lavano più frequentemente rispetto agli uomini ma contestualmente si evidenziava come la durata delle singole assenze per malattia fosse inferiore nelle donne rispetto agli uomini che facevano assenze meno nu- merose ma di più lunga durata. Le assenze di breve durata erano maggiori nelle lavoratrici giovani mentre con l’aumentare dell’età delle operaie, il tipo di assenza tendeva ad avvicinarsi a quello degli uomini. Le as- senze per malattie erano nel complesso maggiori nelle donne sposate rispetto alle donne nubili. Le malattie di tipo ginecologico avevano un’incidenza sulle cause di malattia per una percentuale di una certa rilevan- za. Inoltre tra le cause della eccedenza di assenze per malattia nelle donne rispetto agli uomini occorreva annoverare, come accennato, l’accumulo di lavoro do- mestico a quello industriale o agricolo e il cosiddetto “carico di famiglia” (3).
Ovviamente vennero realizzati molti studi e ri- cerche anche sugli aspetti “costituzionali” i quali si ar- ticolavano nei fondamentali gruppi morfologici della cosiddetta “scienza della costituzione” ma si iniziavano
a differenziare, secondo le nuove e più avanzate conce- zioni dell’epoca, dal punto di vista funzionale. E pro- prio al centro di questa differenziazione era da consi- derare il “fattore sessuale”.
Il fattore costituzionale venne esaminato da due punti di vista principali: uno più antico e in un certo senso anche più convenzionale che riguardava i carat- teri morfologico-funzionali differenziali, tra i due sessi; l’altro, invece, più attuale per i tempi e interessante che riguardava lo studio della individualità costituzionale della donna in rapporto ai problemi del lavoro (3).
Questo tipo di studio e l’approccio sistematico utilizzato ha permesso di comprendere meglio le prin- cipali patologie femminili legate all’ambiente di lavoro maggiormente presenti nella prima metà del Novecen- to e di individuare l’influenza delle funzioni sessuale e generativa sul lavoro e del lavoro sulla fisiopatologia sessuale e funzione generativa in ambito occupazionale anche attraverso un’analisi sistematica dei dati statistici sulla popolazione femminile lavoratrice in Italia e, in parte, nel contesto internazionale.
La ricostruzione e illustrazione dei principali cambiamenti tra la fine della Prima guerra mondia- le e gli inizi degli anni ’50 nel contesto della ricerca biologica, della tecnica diagnostica e assistenziale ma anche nell’ambito della legislazione e assistenza sociale ed economica della donna lavoratrice con particolare riferimento alla maternità ci hanno inoltre consentito di effettuare un quadro più completo del contesto lavo- rativo di quegli anni.
Bibliografia
1. Bonsignore AD, Ottenga F. Medicina del Lavoro. Genova: ECIG; 2002.
2. Carnevale F. Annotazioni al Trattato delle malattie dei lavo- ratori di Bernardino Ramazzini. De Morbis artificum Ber- nardini Ramazzini diatriba (1713). Firenze: Ed. Polistampa; 2016.
3. Atti del XV Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro. Genova, 22-25 settembre 1949.
Corrispondenza: Mariano Martini
Dipartimento di Scienze della Salute Università degli Studi di Genova, Genova E-mail: [email protected]