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Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Torino, Torino

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 45-46 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a s a n i t à p u b b l i c a

Quando l’imperatore Giuliano l’Apostata morì trafitto da un colpo di lancia durante la ritirata dal- la disastrosa campagna persiana, nel 363, aveva al suo capezzale, impotente, il medico personale, Oribasio di Pergamo. Persona colta, fedele seguace del suo concit- tadino Galeno, medico a sua volta di Marco Aurelio due secoli prima, la scomparsa del suo protettore ne stroncò la carriera. I successori lo esiliarono a fare il medico fra i Goti, che lo venerarono come un dio. La sua produzione fu molto vasta e preziosa, poiché nelle “Collezioni mediche” egli ordinò come in un’enciclo- pedia tutto il sapere medico dell’antichità: anatomia, patologia, chirurgia, dietetica. A noi non ne è pervenu- to che un terzo, ma è quanto basta per farci conoscere nozioni fondamentali insegnate a partire dalla scuola ippocratica fino a quella galenica. Impensierito egli stesso dalla mole, l’autore la ridusse in compendi ad uso pratico, “Sinossi ed Euporista”, prontuari da por- tare con sé durante gli spostamenti (1).

L’interesse suscitato dalle pagine degli scritti di Oribasio è vivissimo e più che mai degno di attenzio- ne è lo spazio riservato all’igiene, esito di una precisa temperie culturale e filosofica, con un’evidente e con- sapevole funzione politica (2).

L’igiene in età antica e tardoantica più di altre discipline mediche pone in primo piano il soggetto e risente degli eventi della storia, offrendo informazioni anche sulle classi che si possono definire deboli per il ruolo un po’ marginale: donne, anziani e bambini.

Da un lato i precetti di igiene si fondano su un coinvolgimento di ciascun individuo, che deve cono- scere bene sé, le proprie abitudini, i propri piaceri, ma anche comprendere e applicare le indicazioni mediche nella propria quotidianità. Dall’altro al medico spetta cogliere l’uomo nella sua dimensione fisica e intellet-

tuale per valutarne il posto all’interno della società, senza limitarsi a criteri puramente biologici, ma di be- nessere psico-fisico (3).

L’igiene comprendeva alimentazione, pratiche sportive, sonno e veglia, esercizi fisici, massaggi etc. Non mancava nemmeno la cosmetica. Come asseriva Galeno, scopo della cosmetica era preservare la bellez- za naturale, quindi una buona condizione e armonia fisica, senza trucchi e falsità (4). Per conservare il can- dore dei denti e prevenire la carie si usavano sale con corno di cervo e osso di seppia; per il candore della pelle invece, salnitro, miele, senape, pepe etc. Per con- servare un viso disteso e niveo servivano escrementi di coccodrillo e di storni che avessero mangiato riso. Così sani e belli ci si poteva mettere al lavoro, anche le donne, poiché era bene che faticassero e si eserci- tassero, le giovani correndo, le anziane passeggiando a piedi o con tragitti in carrozza, e attendendo ai lavori di casa, attingendo l’acqua, rifacendo i letti, cucinando e tessendo.

“Bisogna permettere gli esercizi che si addicono alle donne, quelli dell’anima che si realizzano nelle di- scipline a loro proprie e nelle cure della casa, quelli del corpo nel lavoro della lana e nelle altre fatiche nella casa. Infatti le padrone osservino le loro serve, quel- le che vivono mollemente e delicatamente e osservino quelle che lavorano (per capire) di quanto differiscono da loro per salute e per fertilità e per facilità di parto grazie alla frugalità del cibo e all’esercizio fisico. È utile dunque occuparsi della preparazione del pane, sovrin- tendere e amministrare l’economia domestica, andare in giro osservando se ogni cosa è al posto giusto; queste cose infatti mi sembrano essere proprie insieme del- la cura e del movimento. È un buon esercizio lavare e impastare e stendere i tappeti. Facendo esercizio in

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questo modo è inevitabile (per la donna) mangiare con più piacere ed essere più colorita” (Coll. med., Lib. Inc. XXI 4-8 (= p. 112. 19-33 R.) = Cfr. Xen., Oec. VII 22 Marchant).

L’interesse rivolto ai bambini riguardava il nutri- mento inteso in senso fisico (latte) e intellettuale, mo- rale ed emotivo. Per questo, secondo una precettistica che giunge fino all’età moderna, era molto importante la scelta della nutrice, che doveva rispondere ad alcuni requisiti anagrafici, esperienziali, ma soprattutto mo- rali.

“Questa non doveva essere né troppo giovane, né troppo vecchia, in particolare la più giovane almeno di venticinque anni e la più vecchia di trentacinque anni” (Coll. med., Lib. Inc. XXXI 1 = Syn. II 2 R.). “L’a- ver già allattato e in particolare avere l’ultimo dei suoi figli della stessa età e dello stesso sesso del bambino che stava per allattare” (Coll. med., Lib. Inc. XXXII 5 R.) “Deve essere saggia, moderata, pura, non incli- ne alla collera (χρὴ εὴναι τὴν τιτθὴν [οὴον] σώφρονα, ὴμέθυσον, καθαράν, ὴόργητον)” (Coll. Med., Lib. Inc., 20-21 R.).

Il paradigma di salute era duttile: non era astratta ed assoluta perfezione, ma variabile, in evoluzione e adatta ad ogni età che poteva trovare un suo equili- brio. Il medico non poteva e doveva impedire l’invec- chiamento, ma rallentare la senescenza e assicurare alla persona una vita rispondente alle proprie esigenze, alla realizzazione intellettuale e fisica. Del resto si riteneva che l’invecchiamento cominciasse con la nascita stessa dell’individuo e procedesse per naturale diminuzione del patrimonio vitale iniziale (5).

Per quanto riguarda l’età della vecchiaia, ossia dopo i quarant’anni, poiché era secca e fredda conve- niva abbondare nei bagni caldi e indulgere al vino du- rante i tre pasti quotidiani. Ma in tutto e sempre, con equilibrio e giusta misura. Anche Oribasio pagava così il suo tributo a quel principio universale dell’etica greca consistente nell’atteggiarsi al giusto mezzo.

Un uomo dotato di un’ottima costituzione poteva essere un uomo felice a patto di saperla conservare con l’aiuto di un medico, ed essa avrebbe giovato anche al suo animo, poiché «un buon regime di vita produce un

buon carattere nelle varie età della vita» (6). Si doveva pertanto essere educati o educarsi alla conoscenza e al dominio di sé, stimolarsi allo studio come strumento di benessere e di completa libertà del pensiero nel vasto dominio delle scienze (7).

“La migliore vecchiaia è quella delle persone che eccellono nell’educazione e nell’apprendimento logico, per via della loro applicazione, della sobrietà del regi- me, dell’equilibrio dell’animo e per il fatto che si ap- plicano sempre e cercano il riposo nelle loro opere e in quelle di coloro che sono vissuti prima (di loro)” (Coll. Med., Lib. Inc. 39. 20 (= pp.140, 34-37 -141, 1-3 R.)).

L’enciclopedia medica di Oribasio ci offre ancora oggi molti stimoli di riflessione sulla società dell’epoca e sullo stile di vita.

Bibliografia

1. Boudon-Millot V. Oribase. In: Goulet R (ed) Diction- naire des philosophes antiques IV. Paris: CNRS éditions; 2005:800-4.

2. Buzzi S. L’igiene in età tardoantica. Oribasio di Pergamo. Hellenica. Alessandria: Dell’Orso; 2018.

3. Grimaudo S. Difendere la salute. Igiene e disciplina del sog- getto nel De sanitate tuenda di Galeno. Napoli: Bibliopolis; 2008.

4. Buzzi S, Calà I. Le ricette cosmetiche nelle enciclopedie me- diche tardoantiche. In: Lennart L, Martelli M (eds.) Collec- ting Recipes. Byzantine and Jewish Pharmacology in Dialo- gue. Berlin: De Gruyter; 2017:123-46.

5. Sassi MM. Normalità e patologia della vecchiaia nella me- dicina antica. In: Crisciani C, Repici L, Rossi PB (eds.) Vita longa. Vecchiaia e durata della vita nella tradizione medica e aristotelica antica e medievale. Firenze: Sismel del Galluzzo; 2009.

6. De sanitate tuenda I 7. 16. 4-5 K.

7. Roselli A. Un regime per ogni età. Ateneo di Attalia. In: Ori- basio Libri incerti 39 (p. 138, 18-141, 9 Raeder): dietetica e studio nella prospettiva della vecchiaia. In: Di Vasto L (ed.), Vincenzo Di Benedetto: il filologo e la fatica della conoscen- za. Castrovillari: Ass. It. Cult. Castrovillari; 2017:163-182. Corrispondenza:

Serena Buzzi

Dipartimento di Studi Umanistici Università degli Studi di Torino, Torino E-mail: serena.buzzi@unito.it

L’igiene e la medicina sociale: carriere sanitarie al femminile

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