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Dipartimento di Scienze Politiche, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 172-174 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a M e d i c i n a d e l L a v o r o

Gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso sono stati particolarmente importanti per le grandi trasformazioni che hanno caratterizzato e cambiato il volto dell‘ Italia (da nazione agricola a nazione indu- striale; grandi spostamenti di flussi migratori interni dal sud al nord, concentrazione di grandi quantità di popolazioni nelle città ed in particolare nel triangolo industriale Mi.To.Ge.). Tali cambiamenti hanno avuto grandi impatti sulla cultura della popolazione (ruolo della televisione e creazione della autostrade) e sulle abitudini e gli stili di vita (vacanze di massa, stili ali- mentari, modelli famigliari).

Sono gli anni in cui l’Italia ed in particolare Mi- lano è attraversata da grandi cambiamenti economi- ci, culturali e sociali (1). Milano, assieme a Torino e Genova vede lo sviluppo delle maggiori fabbriche di stampo fondista, nate a fine ed inizio ottocento e no- vecento (Alfa Romeo, Breda, Pirelli, Candy, ecc.) sia di tipo manifatturiero, meccanico ed automobilistico.

Tali realtà produttive attraggono forze lavoro dal tutto il Paese ma in particolare dal Sud, e non poche sono le tensioni sociali conseguenti.

Se gli anni Sessanta sono caratterizzati come anni di crescita economica, gli anni settanta che vedono il concretizzarsi dei cambiamenti sociali e culturali, sono anni particolarmente importanti perché si strutturano forme di welfare e misure di protezione sociale, nonché di politiche sociali, particolarmente rilevanti per i diritti di cittadinanza ed in particolare per i diritti e le tutele di salute della popolazione i generale ed in particolare negli ambienti di lavoro. Tali nuove misure sono però il portato delle trasformazioni sociali e culturali dei molti movimenti sociali che si sviluppano in quel periodo: studentesco, delle donne, femministe, dei lavoratori.

Anni di grande fermento che presentano anche risvolti negativi strettamente legati alla crescita economica e al forte sviluppo industriale: l’aumento di incidenti e di malattie da lavoro e / o da “ambiente di lavoro”. Cresce la produzione ma crescono anche i morti sul lavoro che non possono più essere soffocati da interessi industriali e assicurativi. Fenomeni ed eventi che spingono i lavo- ratori, sostenuti dal movimento sindacale, e i cittadini a rivendicare misure, servizi e azioni di tutela della sa- lute. In quegli anni si sviluppa un fermento culturale, rivendicativo, partecipativo, i movimenti collettivi, che connoteranno la storia italiana fra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta del secolo scorso.

Alcuni studiosi (2) parlano in modo esplicito di movimenti per la salute ambientale. Lo stesso movi- mento operaio pone la questione salute come proble- ma essenziale dei modi di produzione da non delegare ai tecnici ma da gestire direttamente dai lavoratori e dai cittadini stessi. Si pone altresì la questione della rimozione dei fattori di rischio sia lavorativi che am- bientali. Le stesse piattaforme contrattuali e aziendali vedono presente al proprio interno il tema della salute (3).

Si sperimentano nuove metodologie d’intervento sui temi della salute nei luoghi di lavoro e negli am- bienti di vita quali la non delega, la validazione con- sensuale, il gruppo omogeneo (ossia quei lavoratori che sono esposti agli stessi fattori di rischio di malattia in relazione al fatto che svolgono mansioni simili o sono collocati in posizioni molto vicine), le mappe di rischio (sono strumenti cartacei e partecipativi che consento- no di individuare e riportare su apposita mappa carta- cea del reparto o del ciclo di lavoro i fattori di rischio di malattia - rumore, fumi, vibrazioni, luminosità, micro-

Il contributo della Medicina del Lavoro allo sviluppo e alla storia della Sociologia 173

clima, sostanze nocive- rendendo comprensibile a tutti i lavoratori i rischi di malattia a cui sono sottoposti, rischi non solo individuali ma appunto collettivi).

Tali strumenti oltre che essere particolarmente utili per i medici del lavoro sono importanti in quanto consentono di comprendere anche per i non addetti ai lavori che la salute non e una questione del singolo ma della collettività, pertanto sono necessari interventi sia pensati per il singolo ma anche per la collettività, e cosa importante la rivendicazione della salute non può che essere tema dei cittadini in generale. Un pas- saggio apparentemente banale ma dalla forte valenza culturale che Marri (2) descrive “[…] quella situazione caratterizzata da rapporti nuovi, non tradizionali, tra operai e medici - specialisti di medicina del lavoro e non - tende a determinare una situazione assolutamen- te nuova rispetto a prima: una collettività scientifica allargata nella quale una parte almeno della comunità scientifica medica si unisce con i gruppi operai nell’a- zione di prevenzione” (p.258). “[…] le regole del gioco democratico possono creare rapporti diversi tra l ‘uti- lizzatore dello sviluppo scientifico, e la comunità scien- tifica, in particolare quella medica, e possibilità diverse di esercitare la professione e di leggere i rapporti tra ambienti (microclimi concreti e non solo generici) e salute e definire gli interventi di disinquinamento”.

Un processo che vede il coinvolgimento di tutti gli attori dei luoghi di produzione ma anche dei citta- dini e dei soggetti che vivono negli ambienti circostan- ti, un nuovo modo di pensare le azioni di prevenzione, ma anche la consapevolezza che altre figure professio- nali sono necessarie per costruire ambienti di lavoro e di vita sani. La fabbrica, i luoghi di lavoro influiscono anche sui contesti di vita delle persone, sulle metodo- logie d’ intervento messe a punto negli ambienti lavo- rativi con il coinvolgimento di tecnici e professionisti di diversa natura. Tali metodologie contribuiranno a sviluppare una sensibilità sui temi della salute anche di altri studiosi come i sociologi che in quegli anni si erano deciditi particolarmente allo studio del lavoro, delle fabbriche, dei conflitti sindacali.

All’ interno di questo clima culturale e di trasfor- mazione si sviluppa anche in Italia la sociologia del- la medicina, successivamente denominata sociologia della salute e della malattia (4-6). La sociologia della salute italiana è debitrice proprio nei confronti di un

medico del lavoro, Maccacaro, del primo manuale di sociologia, scritto in collaborazione con un sociologo Martinelli (7). Si tratta di un antologia che racchiude diversi saggi sociologici ma anche contributi di medi- ci, informatici, farmacologi. Una conferma di come la salute non possa che essere un tema interdisciplinare, ma anche del fatto che la malattia e i rischi di malattia sono di competenza di professionisti di diversa forma- zione i quali perseguono un bene collettivo, pubblico.

G.A. Maccacaro avrà un ruolo centrale nello svi- luppo della Sociologia della Salute perché svilupperà temi di ricerca e di politica tipici degli studi sociolo- gici come le cause ambientali, lavorative che incidono sulla salute e la malattia dei lavoratori, la prevenzione ossia la rimozione dei fattori di rischio di malattia, la de istituzionalizzazione dell’assistenza, la soggettività nella relazione medico/paziente, il rifiuto del controllo della medicina, il rifiuto di condizionamenti della donna nel- le sue scelte di generazione e di salute (8-10). Egli non si limiterà alle sole azioni tecniche ma avrà un ruolo po- litico, di mediazione nel cercare alleanze politiche con diverse figure per dare seguito al suo progetto. Una vi- sione e un impegno che influenzerà decisamente la so- ciologia della salute ed in particolare il suo sviluppo (4).

Bibliografia

1. Tognetti M, Greco S. Milano: percorsi della sociologia della salute e della medicina nell’area milanese dagli anni 70 agli anni 80. In: Ingrosso M (ed.) La salute per tutti. Un’indagi- ne sulle origini della sociologia della salute in Italia. Milano: FrancoAngeli; 2015:57-69.

2. Marri G. Per il recupero della documentazione sulle lotte per la salute ambientale lavorativa. In: Grieco A, Bertazzi PA (eds.) Per una storiografia italiana della prevenzione occupa- zionale e ambientale. Milano: FrancoAngeli; 1997.

3. Buratti E, Geddes M, Maciocco G. Manuale di sanità pub- blica. Roma: NIS; 1981.

4. Ingrosso M. La salute per tutti. Un’indagine sulle origini della sociologia della salute in Italia. Milano: FrancoAngeli; 2015. 5. Tognetti Bordogna M. Nuovi scenari di salute. Per una so- ciologia della salute e della malattia. Milano: FrancoAngeli; 2017.

6. Tognetti Bordogna M. I confini della salute. Milano: Fran- coAngeli; 1989.

7. Maccacaro GA, Martinelli A. Sociologia della medicina. Mi- lano: Feltrinelli; 1977.

8. Tognetti Bordogna M, Pasquali M. Il distretto socio-sanita- rio terminale periferico di un sistema organizzativo comples-

M. Tognetti Bordogna

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so. In: La Rosa M, Zurla P (eds.) Organizzazione e lavo- ro nel servizio sanitario nazionale. Milano: FrancoAngeli; 1984.

9. Bodini L. La nascita dei primi SMAL in Lombardia. In: Grieco A, Bertazzi PA (eds.) Per una storiografia italia- na della prevenzione occupazionale e ambientale. Milano: FrancoAngeli; 1997.

10. Maccacaro GA. Per una medicina da rinnovare. Scritti 1966/76. Milano: Feltrinelli; 1977.

Corrispondenza: Mara Tognetti Bordogna

Dipartimento di Scienze Politiche,

Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli E-mail: [email protected]

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