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L’opera e il pensiero di Francesco Molfino (1905-1964) Roberto Mazzagatti 1 , Guglielmo Dini 2 , Mariano Martini 2 , Filippo Paluan

1Università degli Studi di Milano, Milano; 2Università degli Studi di Genova, Genova; 3Università degli Studi di Padova, Padova Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 156-158 © Mattioli 1885

S t o r i a d e l l a M e d i c i n a d e l L a v o r o

La vicenda che ci ha interessato ricostruire è quel- la che ripercorre l’esperienza professionale di France- sco Molfino, allievo del Pende e docente di Medicina del lavoro all’Università di Genova. Clinico annove- rato tra i capiscuola degli studi medici sul lavoro in Liguria e pioniere della Medicina subacquea e iperba- rica in Italia, per questi suoi meriti ancora oggi viene ricordato con orgoglio a Genova.

Francesco Molfino era nato a Savona il 23 lu- glio 1905 e terminati gli studi liceali, ancorché non sembrano attestate tradizioni familiari nell’arte, si era iscritto alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso la Regia Università degli Studi di Genova, conseguendo la laurea a pieni voti il 10 luglio 1929. Successivamen- te, ottenuta l’abilitazione all’esercizio professionale con diploma rilasciato dall’Università di Siena, Molfino era stato chiamato da Nicola Pende col ruolo di assistente nell’Istituto di Clinica Medica Generale di Genova e aveva iniziato a occuparsi dei problemi di salute dei lavoratori nel 1933, anno in cui aveva ottenuto l’inca- rico di preposto al funzionamento del Policlinico del Lavoro. Poco dopo Molfino fu promosso alla direzione del reparto delle Malattie professionali.

Questo avviamento di carriera e il periodo dal 1931 al 1935, intercorso dal giovane come inter- no presso l’Istituto di Anatomia patologica diretto da Aldo Fabris, avevano indirizzato e consolidato in modo definitivo i suoi interessi verso la patologia pro- fessionale, distogliendolo dal campo dell’endocrinolo- gia che aveva visto i suoi esordi (1).

È interessante soffermarsi su alcuni aspetti e mo- menti della sua biografia, partendo per l’appunto dai primi passi che aveva mosso sotto la guida di Pende, una figura che ebbe una influenza rilevantissima sul- le sue concezioni. Pende è stato un endocrinologo e

scienziato di fama internazionale, senatore del Regno dal 1933 ma anche un personaggio controverso per via – com’è noto – della sottoscrizione nel ’38 del mani- festo degli scienziati razzisti. Un disonore alla propria reputazione che Pende in seguito impugnò con efficaci proteste ma sul quale il giudizio della storiografia è ri- masto contradditorio e assai incerto.

In Genova, ove era subentrato alla cattedra e alla direzione della clinica che erano state di Edoardo Ma- ragliano, Pende aveva fondato nel 1925 il primo Istitu- to di Biotipologia Individuale e di Ortogenesi Umana e accanto a questo aveva voluto far sorgere nel ’30 il Policlinico del Lavoro (2).

Molfino è fin dalla prima ora influenzato dall’impostazione costituzionalistica della medicina di Pende e invero la prospettiva biologico-individuale perdurerà anche in seguito nella visione che lo studioso ebbe della patogenesi di natura occupazionale. Molfino condivideva con il suo maestro la convinzione che la difesa dalle malattie avrebbe dovuto prendere le mosse da una conoscenza approfondita della personalità del lavoratore, qui intesa come prodotto delle debolezze organiche, delle capacità e dei limiti fisiologici e psichici, e rimase sempre un sostenitore dell’importanza di una prevenzione fondata sullo studio del temperamento e delle disposizioni individuali.

L’applicazione dei principi della biotipologia al campo delle malattie professionali prevedeva difat- ti l’esame dei caratteri bio-antropometrici e l’utilizzo di test di psicotecnica affinati sul tipo di lavoro (au- tista, aviatore ecc.) per saggiare la presenza di parti- colare destrezza e attitudine neuromuscolare. Queste metodiche promettevano di valutare la potenzialità del soggetto alla mansione e di prevederne il rendimento, inoltre tali accertamenti venivano svolti anche a scopo

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antinfortunistico al fine di escludere quegli individui che a causa del loro assetto neuropsichico sarebbero stati esposti maggiormente agli incidenti professionali.

A quel tempo si andava affermando l’importanza dell’organizzazione scientifica del lavoro e in linea con questo orientamento la Clinica delle Malattie Professionali vantava pure una sezione per lo studio psicologico individuale dei fanciulli che aveva lo scopo di avviare l’educando al mestiere considerato con fondamento più idoneo, determinato con metodo sperimentale.

In tale contesto venne a collocarsi l’opera di Francesco Molfino: è il 1934 quando il medico pubblica il suo primo scritto in cui osservava un aumento di incidenza di aortosclerosi e ipertrofia cardiaca negli operai di fonderie e acciaierie, mentre al 1935 risalgono i primi lavori sulle pneumoconiosi (3-4).

Molfino con i suoi studi e osservazioni cliniche volle adoprarsi per una sensibilizzazione scientifica e contemporaneamente sociale. I suoi contributi portano a far emergere il ruolo chiave delle norme igieniche e alimentari e soprattutto difesero un modello alternativo di protezione medica del lavoro incentrato sulla personalizzazione della profilassi in rapporto alla determinante costituzionale, vale a dire alla predisposizione individuale. Si tratta di un concetto che se Molfino avesse potuto usare il linguaggio della scienza attuale avrebbe espresso come la suscettibilità genetica soggettiva verso una data tecnopatia.

Nel prosieguo del suo percorso un’alleanza cruciale fu quella che il medico strinse con il clinico Giuseppe Sabatini il quale era succeduto a Pende nella direzione dell’istituto universitario. Molfino negli anni Quaranta ascese anche a ruoli via via di più alto rilievo sul versante accademico: dopo aver disimpegnato l’insegnamento ufficiale di Medicina del lavoro quasi ininterrottamente dal 1944, nel ‘56 gli verrà assegnato, in seguito a concorso, il ruolo di ordinario.

Specialmente dopo la conclusione del conflitto mondiale – al quale prese parte intervenendo alla campagna di Russia – Molfino diviene l’animatore di una fervente attività clinica e di ricerca e in capo ad un decennio riuscì, affiancato dai suoi validissimi aiuti Damiano Zannini e Giorgio Odaglia, a formare intorno a sé una scuola e un polo per lo studio dei problemi del lavoro sul mare.

Il nuovo corso per la Medicina del lavoro ligure principia nel 1946: il 1° di marzo veniva infatti inaugurato un moderno reparto per la cura delle malattie professionali all’interno del nuovo complesso del San Martino. L’istituto viene creato grazie all’azione dell’Ispettorato del Lavoro, che aveva rappresentato all’amministrazione ospedaliera la necessità per tutta la provincia di un centro del genere, ma aveva anche ricevuto impulso dagli ambienti industriali e dalle organizzazioni dei lavoratori (5).

In questa direzione favorevole Molfino realizzava altre opere meritorie quali l’organizzazione a Genova nel 1949 del XV Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro e la stesura di un ampio trattato di fisio- patologia occupazionale che ebbe per anni una larga diffusione.

Nel nostro Paese la paternità della Medicina Su- bacquea e Iperbarica è riconosciuta a Molfino che con le sue scoperte avviò il nucleo fondatore di un nuovo e indipendente ramo del sapere medico. Nel 1963 i suoi allievi istituiranno il primo insegnamento di Medici- na Subacquea e nel ‘78 la materia verrà riconosciuta come disciplina ex se: nasceva la specializzazione in Medicina del nuoto e delle attività subacquee. Questo indirizzo origina per l’appunto dall’eccellente prepa- razione di Molfino sui problemi della gente del mare e dalle esperienze negli infortuni da decompressione che lui in persona aveva condotto, in particolare nel trattamento dell’intossicazione carboniosa mediante ossigeno terapia iperbarica. A riguardo si consideri che prima del 1952 l’istituto non disponeva di una camera iperbarica e pertanto il dottor Molfino allestiva le ri- compressioni terapeutiche all’interno dei cassoni stessi ovvero mantenendo il subacqueo in immersione.

In conclusione si può aggiungere che in Molfino l’approdo strettamente costituzionalista s’è concretiz- zato nella priorità e centralità del fattore umano, che lui intendeva come la fusione di aspetti morfologici, funzionali e psichici. Molfino non riduce la patologia professionale ai soli parametri fisici ma la dilata invece in direzione neuropsicologica, mostrandosi in questo frangente un acuto osservatore della realtà emotiva, so- prattutto dei lavoratori marittimi che aveva conosciuto più direttamente.

Sul piano dell’intervento sociale, è stato un an- tesignano della necessità di pianificare uno screening

R. Mazzagatti, G. Dini, M. Martini, F. Paluan

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preventivo sui lavoratori, precorrendo nelle sue ricer- che il ruolo che la medicina attuale ha assegnato alla genetica per quanto attiene lo studio dei fattori predi- sponenti la malattia.

Molfino morì prematuramente e improvvisamen- te nel 1964 a Firenze, dove si trovava per partecipare al Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro. Zannini in un ricordo molto commosso dice che l’istituto, pur nell’immensa perdita, sarebbe andato avanti nelle atti- vità. E ciò di fatto accadde. Tuttavia è lecito chiedersi se il reparto si sarebbe potuto trasformare in una vera e propria clinica universitaria per la Medicina del la- voro e ciò in considerazione del fatto che sviluppi così straordinari sarebbero stati di certo coincidenti con il valore professionale e la tenace operosità di Francesco Molfino.

Bibliografia

1. Paluan F, Martini M. “Lavoro e Medicina”: Francesco Molfi- no (1905-1964). Biografie Mediche 2007; 7:5-8.

2. Molfino F. Fini e attività della “Clinica Malattie Professiona- li” della R. Università di Genova. Med Lav 1935; 26:69-73. 3. Molfino F. Alterazioni aortiche e lavoro in ambienti a tempe-

ratura elevata. Minerva Med 1934; 1:24.

4. Molfino F. Silicosi e silico-tubercolosi in operai metallurgici. Med Lav 1935; 26:241-53.

5. Molfino F. La Divisione di Medicina del Lavoro degli Spe- dali Civili di Genova nel suo primo anno di attività. Med Lav 1947; 38:107-14.

Corrispondenza: Roberto Mazzagatti

Università degli Studi di Milano, Milano E-mail: [email protected]

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