1Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, Università di Firenze, Firenze; 2Dipartimento di Medicina sperimentale, San
Giovanni di Dio Hospital, Gorizia; 3Direction, Département de la Recherche et de l’Enseignement, Musée du Quai Branly-
Jacques Chirac, Paris; 4UVSQ (Laboratoire DANTE - EA 4498), Montigny-le-Bretonneux; 5New Mexico Health Enhancement
and Marathon Clinics Research Foundation, Albuquerque, NM, (USA); 6 New Mexico Museum of Natural History and Science,
Albuquerque, New Mexico, (USA); 7Infectious Diseases Unit, Hospital Universitario Central de Asturias, Oviedo University
School of Medicine, Oviedo; 8Sezione di Medicina Legale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, Univeristà
di Torino, Torino; 9 Warwick Medical School, Biomedical Sciences, University of Warwick, Coventry (UK); 10 UMR 7268, Labo-
ratoire d’Anthropologie bio-culturelle, Droit, Etique & Santé (Adés), Faculté de Médecine de Marseille
Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 181-183 © Mattioli 1885
M e d i c a l h u m a n i t i e s
Obiettivo di questa comunicazione è la condivi- sione di un’esperienza formativa, attuata nei contesti di appartenenza degli Autori: in conformità al titolo, è stata abolita la presentazione in Power Point, per sot- tolineare l’importanza dell’ascolto, al di là della forza delle immagini.
Punto di partenza è la constatazione che anche i Docenti che insegnano nei Corsi di Laurea univer- sitari, così come i Docenti della Scuola dell’obbligo e della Scuola superiore, lamentano di come gli studenti parlino e scrivano.
A fronte di questa constatazione, sono state in- viate interpellanze a Ministri e Parlamentari, nel ten- tativo di frenare una deriva, che rischia di depauperare progressivamente la ricchezza della lingua.
In realtà, a monte di questa difficoltà nello scri- vere e nel parlare, esiste una innegabile difficoltà ad ascoltare e una delle ragioni è che, ai nostri giorni, è scomparso il silenzio. (1)
Nell’immensa solitudine a cui la vita di oggi ci costringe, i sociologi rilevano una ricerca nervosa e im- pellente del rumore e della folla, ma il venir meno del silenzio ha fatto sì che si sia atrofizzata la nostra capa- cità di ascolto. La televisione ha soppiantato la radio e, spesso, la si tiene accesa anche durante lo svolgimento di altre attività, in un atteggiamento di ascolto distrat- to. (1)
Eppure, l’ascolto è uno strumento conoscitivo di grande importanza, in quanto consente di essere aperti
verso il mondo e verso il prossimo, consentendoci di vivere secondo l’ideale del dialogo.
In particolare, colui che dovrebbe essere forte- mente motivato all’ascolto e al dialogo è proprio il me- dico nei confronti del malato.
Il colloquio medico-paziente rappresenta un mo- mento cruciale, infatti, sia nel setting del ricovero ospe- daliero sia in quello ambulatoriale, per una anamnesi completa e per una relazione terapeutica efficace. In realtà, spesso, la mancanza di una adeguata formazione del medico nel corso del suo iter di studi, su quelli che sono i principi della comunicazione verbale, paraver- bale e non verbale, compromette l’effetto positivo di questo rapporto. Se molti medici usano un linguag- gio incomprensibile per il paziente (medichese), altri elementi giocano a sfavore di un rapporto equilibrato ed efficace (2): la competenza comunicativa, infatti, comprende anche i comportamenti non verbali e, tra questi, l’ascolto è fondamentale.
Udire, sentire, intendere e ascoltare sono espressio-
ni affini, ma non sovrapponibili: se udire si riferisce alla capacità sensoriale, sentire coinvolge affetti e moti dell’animo, mentre intendere comprende la capacità in- tellettiva. Ascoltare porta in sé la radice auris, ed indica “porgere l’orecchio, prestare attenzione”, come nell’im- magine dantesca Attento si fermò com’uom che ascolta (Inferno IX, v. 4).
In realtà, ascoltare significa prestare attenzione a tanti parametri e osservare il comportamento non ver-
D. Lippi, A. Perciaccante, P. Charliere, et al.
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bale, per dare al malato la calda sensazione che tutto ciò che dirà sarà preso in giusta considerazione, senza esaurire l’atto dell’ascolto in una percezione meccani- ca, in quanto sono indispensabili verifica della perce- zione e feedback. (1)
Oltre che sul piano clinico, comunicare e porsi nel modo corretto nei confronti del paziente ha una rica- duta fondamentale anche sul piano legale, in quanto molti contenziosi nascono prevalentemente da proble- mi di scarsa comunicazione e non da incidenti tecnico- professionali. Disporre di una storia clinica precisa, va- lutare lo stato d’animo del malato, notare la scelta delle parole, scoprire ciò che il malato non dice: un ascolto partecipe rende il malato più proclive ad accettare e se- guire i consigli. In realtà, la continua pressione riguar- do alla esigenza della riduzione dei tempi di ricovero e dei tempi di attesa per prestazioni ambulatoriali si scontra, almeno apparentemente, con la possibilità di avere spazi soddisfacenti di colloquio con il paziente, così come la mancanza di setting ambientali adeguati per comunicare dati spesso emotivamente pesanti ri- guardo alla prognosi della malattia. Per questo, sarebbe necessario disporre di una competenza all’ascolto, che consentisse di ottimizzare il tempo del colloquio.
Molti medici possiedono competenze tecniche al-
tre: medici scrittori, medici pittori (Associazione Me-
dici Pittori fondata nel 2005 http://medinart.it/)... (3). Esistono categorie settoriali di professionisti, in- fatti, che si dedicano anche ad attività, che richiedono padronanza di una tecnica e di adeguate conoscenze, ma non si parla mai di medici che ascoltano -e anche in questo caso è necessaria una tecnica precisa- né tan- tomeno di medici che leggono. (4)
Generalmente, viene dato per scontato che un me- dico legga per aggiornarsi: articoli scientifici, case reports. Se un medico legge altro, si pensa lo faccia per interesse o piacere personale, ma, in realtà, lo studen- te del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia (ma anche gli studenti di altri corsi dell’Area sanitaria) do- vrebbe essere guidato a leggere, anche per saper prati- care la Medicina narrativa, per sviluppare e potenziare quelle abilità che i medici esercitano spesso in maniera inconsapevole nella pratica quotidiana. (3)
In questa prospettiva, si può insegnare ai medici ad ascoltare, attraverso la lettura, con una attività di
close reading.
L’esperienza che si intende condividere è quella attuata, ad esempio, a Firenze, dove tra i testi di riferi- mento per l’esame di Scienze Umane è inserito il volu- me Specchi di carta… alla cui stesura hanno collaborato anche alcuni studenti. (4)
Il volume è un’antologia di brani di Letteratura classica, laica, che affrontano, in diverse prospettive, la Medicina, il rapporto medico-paziente, l’esperienza di malattia: se l’organizzazione ideologica di una antologia, come selezione di testi esemplari, consente di proporre ai brani scelti una nuova vita relazionale, trasformandoli in arcitesti, tramite un surplus di significazione, il parate- sto, il titolo, e il testo di raccordo giustificano e motiva- no il loro accostamento, valorizzando la parte comune e marcando le differenze, evidenziando il filo conduttore e facendo dialogare autore, curatore, lettore (4).
Pochi anni fa uscì un lavoro di Cervellin e altri su
Internal and Emergency Medicine su diagnosi gestaltica
e principi Bayesiani (5, 6). Nello stesso periodo, un ra- diologo americano, Richard Gunderman, editorialista dell’Atlantic, professore di radiologia, pediatria, medi-
cal humanities, Indiana University, indicava i 7 libri che
un medico deve conoscere: tra questi, Iliade, Comme-
dia, Etica nicomachea (7).
Gunderman sostiene che gli esseri umani sono formati attraverso le compagnie che frequentano e i medici non possono permettersi altro che leggere gior- nali medici e manuali, ma “l’eccellenza medica richiede
l’eccellenza umana e la parte umana del medico ha bisogno di essere nutrita tanto quanto quella scientifica e tecnica. Questi libri offrono alcune prospettive così profonde quali raramente potremmo sperare di ottenere, attraverso la let- tura, per capire ciò che significa essere umani. E questo è ciò che il medico ha bisogno di scoprire e di familiarizzare, se vuol praticare la Medicina al meglio delle sue capacità.
Anche Anne Hudson Jones Professore presso l’In- stitute for the Medical Humanities, University of Texas si chiede, in maniera provocatoria, “perché spendere ore e
ore leggendo ciò che mai è accaduto? «L’Amore al tempo del Colera» offre ciò che raramente può trovarsi in un qualun- que manuale scientifico sull’invecchiamento”. (8)
Questo tipo di lettura aiuta il medico a compren- dere la componente emotiva della malattia, permette di considerare la malattia non solo come anormalità biologica, fornisce un approccio più profondo all’espe- rienza umana della malattia, specialmente nei primi
Leggere per imparare ad ascoltare 183
anni degli studi medici, mostra alcuni conflitti della pratica medica dal punto di vista del paziente e aiuta gli studenti a diventare buoni medici attraverso la co- noscenza di una diversa prospettiva della malattia.
Agli Autori suggeriti da Gunderman, a Firenze vengono aggiunti Terzani, Allende, Cechov, Bulgakov, Céline, Kafka, ma anche i fumetti, per condividere l’e- sperienza di una lettura meditata, una close reading, su alcuni aspetti fondanti della Medicina, per ascoltare pazienti virtuali, per fornire uno strumento a coloro che intendano confrontarsi con la voce del passato, per capire meglio il presente.
Leggere, quindi, per imparare ad ascoltare.
Bibliografia
1. Baldini M. Educare all’ascolto. Brescia: La scuola; 1988. 2. Baldini M. Il medichese. Kos 1989; 44:36-41.
3. Soldini M. Filosofia e Medicina. Per una filosofia pratica del- la medicina. Roma: Armando Editore; 2006.
4. Lippi D. Specchi di carta. Percorsi di lettura in tema di Me- dicina narrativa. Bologna: Clueb; 2010.
5. Cervellin G, Borghi L, Lippi G. Do clinicians decide relying primarily on Bayesians principles or on Gestalt perception? Some pearls and pitfalls of Gestalt perception in medicine. Intern Emerg Med 2014; 9(5):513-9.
6. Lippi D. Reading different literature helps one to learn to listen. Intern Emerg Med 2014; 9(5): 493-5.
7. Gunderman R. 7 Classics Every Doctor Should Read. A re- minder to think beyond textbooks and journals; to always be a student of the human condition. The Atlantic Sep 16, 2013. 8. Jones AH. Literature and medicine: García Márquez’ Love in
the Time of Cholera. Lancet 1997; 350:1169-72. Corrispondenza:
Donatella Lippi
Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica Università di Firenze, Firenze