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Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa, Pisa

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 119-121 © Mattioli 1885

P a l e o p a t o l o g i a e p a t o g r a f i a

Il mieloma multiplo è una neoplasia maligna che colpisce le plasmacellule del midollo emopoietico, ri- sultando il secondo più frequente tumore maligno del sangue (1). In Europa la sua incidenza è attestata a 3.8 milioni di nuovi casi ogni 100,000 abitanti nel 2012 (2). L’eziologia è ancora ad oggi non del tutto acclarata, sebbene si ritenga che molteplici condizioni, quali l’età e il sesso maschile, l’obesità e disordini immunologi- ci, e fattori ambientali di tipo occupazionale, possono essere considerati fattori di rischio che aumentano la probabilità di insorgenza del tumore (3).

Il mieloma multiplo è frequentemente diagnosti- cato in pazienti di età avanzata (circa 66-70 anni) e con una leggera prevalenza per il sesso maschile (1). I sin- tomi clinici sono essenzialmente legati ad insufficienza renale, ipercalcemia, anemia, stanchezza e dolore sche- letrico (4). Le lesioni ossee si localizzano prevalente- mente presso le aree altamente vascolarizzate quali le vertebre, le coste, il bacino, la regione metafisaria del femore e il cranio (5). Negli stadi più avanzati, il mie- loma multiplo può coinvolgere anche la mandibola, le clavicole, lo sterno e le epifisi prossimali delle ossa lun- ghe come il femore e l’omero (5). Morfologicamente, il coinvolgimento scheletrico del mieloma multiplo si manifesta attraverso lesioni puramente osteolitiche che assumono il tipico aspetto “a stampo”, aventi una certa uniformità dimensionale (5-20 mm) e con margini ben circoscritti e privi di reazione proliferativa.

La diagnosi differenziale di mieloma multiplo in paleopatologia include altre condizioni quali il carci- noma metastatico, la leucemia, l’istiocitosi a cellule di Langerhans e la sarcoidosi. Lo scopo principale dun- que di questa ricerca (6) è stato quello di revisiona- re sistematicamente e criticamente tutte le evidenze paleopatologiche variabilmente attribuite al mieloma

multiplo al fine di evidenziare come il periodico rie- same della documentazione risulti essere necessario per verificare effettivamente la coerenza delle diagnosi proposte rispetto alla descrizione e/o localizzazione delle lesioni scheletriche.

La revisione critica della letteratura paleopato- logica, riguardante i casi di mieloma multiplo nelle popolazioni antiche, ha permesso quindi di identifica- re con accuratezza metodologica un totale di 25 casi, provenienti da differenti aree geografiche del mondo e con cronologie che spaziano dalla preistoria all›età contemporanea (6). La distribuzione delle molteplici evidenze di mieloma multiplo di epoca antica dimo- stra che la maggior parte dei casi sono stati rinvenuti nel Vecchio Mondo (n=18) e risalgono al Medioevo, mentre quelli del Nuovo Mondo (n=7) sono datati al periodo pre-colombiano (6). L’apparente maggioranza di casi di mieloma multiplo relativi al Vecchio Mondo potrebbe essere attribuita alla più solida e di lunga du- rata tradizione accademica nel campo paleopatologico (7), mentre la sostanziale scarsità di casi attestati nel Nuovo Mondo potrebbe essere dovuta ad una minore attività di scavo, con conseguente minore possibilità di ritrovamento e di diagnosi di condizioni paleopatolo- giche relative al mieloma multiplo. Ulteriore spiega- zione per la distribuzione geografica dei 25 casi paleo- patologici di mieloma multiplo potrebbe risiedere nelle differenti condizioni ambientali che possono incidere sullo stato di conservazione dei resti scheletrici (8).

Il profilo demografico suggerisce una lieve pre- valenza a favore del sottocampione maschile (1.3:1), mentre la distribuzione dell’età alla morte degli indi- vidui affetti da mieloma, per i quali la stima dell’età alla morte era fornita (n=24), ha suggerito che il 41.7% di essi fossero di età adulta matura (35–49 anni) (6).

G. Riccomi, G. Fornaciari, V. Giuffra

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L’assenza di precise informazioni osteobiografiche ri- guardanti le popolazioni di appartenenza dei singoli individui colpiti da mieloma multiplo non permette di avanzare stime realistiche circa la sex ratio delle per- sone affette da neoplasie nel passato, comparabili con quelle della clinica moderna. Simili limitazioni sono da tenersi in considerazione anche in relazione all’età alla morte degli individui affetti da mieloma multiplo in quanto gli effetti della struttura demografica delle co- munità antiche possono distorcere la reale distribuzio- ne per classi di età dei casi paleopatologici presentati in questo studio (6).

In relazione alla prevalenza di neoplasie in anti- chità, è lecito asserire che il mieloma multiplo non è certo un prodotto dei tempi moderni, piuttosto risulta chiaro essere una malignità ematologica che ha afflit- to le comunità umane sin dai tempi preistorici, come testimoniato dal più antico caso paleopatologico di mieloma multiplo datato al periodo neolitico (9). Il trend cronologico delle evidenze di mieloma multiplo nel Vecchio Mondo (n=18) ha suggerito un sostanzia- le incremento dei casi specialmente durante il periodo medievale (38,9%). Ciò potrebbe essere messo in rela- zione al fatto che i contesti cimiteriali medievali inclu- dono generalmente un cospicuo numero di individui sepolti, offrendo quindi potenzialmente una maggiore opportunità di rinvenire casi di neoplasia come quella relativa al mieloma multiplo, in confronto alla probabi- lità di rinvenimento di manifestazioni tumorali all’in- terno dei piccoli nuclei necropolari di età preistorica (6).

Anche la tradizione accademica e la quantità di scavi archeologici condotti in Europa possono essere considerati una potenziale spiegazione per la diso- mogeneità geografica tra i casi di mieloma multiplo rinvenuti nel Vecchio Mondo (n=18) e nel Nuovo Mondo (n=7) (6). Sebbene le manifestazioni schele- triche di mieloma multiplo nel Nuovo Mondo siano sporadiche, ciò ha consentito altresì di attestare che le comunità pre-colombiane fossero ugualmente esposte a potenziali fattori di rischio che possono aver contri- buito all’insorgenza di malignità ematologiche prima del contatto europeo (10).

Sembrerebbe allora lecito chiedersi se le difficoltà metodologiche, strettamente legate ai metodi diagno- stici comunemente impiegati nella ricerca paleopa-

tologica (es. radiografia, TAC, esame istopatologico), possono giustificare la rarità delle evidenze paleo- oncologiche o piuttosto siano di supporto alle argo- mentazioni sostenute da David & Zimmerman (2010), secondo i quali “la scarsa evidenza diagnostica per il cancro nei resti umani antichi indica la rarità della ma- lattia nell’antichità” (p. 731) (11). Risulta oltremodo imprescindibile la considerazione secondo la quale il valore scientifico della ricerca paleo-oncologica emer- ge in modo vivido quando le singole evidenze di cancro nel passato non sono solo trattate come casi a sé stan- ti. Infatti, la loro valenza risulta essere di più ampio respiro quando le varie manifestazione neoplasiche in paleopatologia sono calate in una struttura geografica- temporale di larga scala.

La revisione sistematica e critica del mieloma multiplo in paleopatologia (6) ha dunque dimostrato che il periodico riesame della letteratura si è rivelato essere uno strumento prezioso per individuare limiti ed erronee diagnosi di mieloma multiplo in alcuni casi pubblicati del passato. Pertanto la revisione regolare dei dati paleopatologici, il miglioramento dei metodi diagnostici e una puntuale diagnosi differenziale in paleo-oncologia possono sensibilmente accrescere la comprensione della storia naturale del cancro nell’an- tichità.

Bibliografia

1. Raab MS, Cavo M, Delforge M, Driessen C, Fink L, Fli- nois A, Gonzalez-McQuire S, Safaei R, Karlin L, Mateos MV, Schoen P, Yong K. Multiple myeloma: practice patterns across Europe. Br J Haematol 2016; 175(1):66-76.

2. Ferlay J, Sterliarova-Foucher E, Lortet-Tieulent J, Rosso S, Coebergh JW, Comber H, Forman D, Bray F. Cancer in- cidence and mortality patterns in Europe: estimates for 40 countries in 2012. Eur J Cancer 2013; 49(6):1374-403. 3. Boyle EM, Davies FE, Leleu X, Morgan GJ. Understanding

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5. Unni KK, Inwards CY. Dahlin’s bone tumors. General Aspects and Data on 10,165 Cases, 6th ed. Philadelphia, PA: Lippincott Williams & Wilkins; 2010.

6. Riccomi G, Fornaciari G, Giuffra V. Multiple myeloma in paleopathology: a critical review. Int J Paleopathol 2019; 24:201-12.

Il mieloma multiplo in paleopatologia 121

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9. Strouhal E, Kritscher H. Neolithic case of a multiple mye- loma from Mauer (Vienna, Austria). Anthropologie (Brno) 1990; 28:79-87.

10. Whitley CB, Boyer JL. Assessing cancer risk factors faced by an Ancestral Puebloan population in the North Ameri- can Southwest. Int J Paleopathol 2018; 21:166-77.

11. David AR, Zimmerman MR. Cancer: an old disease, a new disease or something in between? Nat Rev Cancer 2010; 10(10):728-33.

Corrispondenza: Giulia Riccomi

Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Ricerca Trasla- zionale e

delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia Università di Pisa, Pisa

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