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1Centro di Ricerca in Osteoarcheologia e Paleopatologia, Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, Università degli

Studi dell’Insubria, Varese; 2 Università degli Studi dell’Insubria, Varese

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 122-124 © Mattioli 1885

P a l e o p a t o l o g i a e p a t o g r a f i a

Il parto è un evento nella vita di una donna che può essere analizzato sotto molteplici aspetti, a parti- re da quello storico-sanitario, socio-culturale, medico e biologico, e con metodi e approcci in diversi cam- pi di studio. Tra questi, la potenzialità di riscontrare a livello scheletrico la presenza di alcuni caratteri o lesioni morfologicamente rilevabili, al fine di dedurre l’eventuale parità di un soggetto, è tuttora dibattuta. Il numero di gravidanze e di parti avuti da una donna costituisce un’ulteriore informazione nella descrizione del suo profilo biologico, pertanto è importante in- cludere tale analisi nell’identificazione biologica dello scheletro (1).

Gli studi che si sono susseguiti, a partire da quello di Angel nel 1969 (2), hanno permesso di individuare determinate lesioni sulle ossa pelviche legate alla pa- rità. Le analisi di campioni osteoarcheologici nonché i test effettuati su collezioni scheletriche identificate hanno permesso, tramite l’applicazione di questi me- todi osservazionali, di effettuare stime sull’eventualità di una gestazione portata a termine da un individuo (3). Dall’inizio dell’applicazione di questi studi fino ad oggi, la letteratura ha permesso di riconoscere alcune aree di insorgenza di tali lesioni, in particolare le su- perfici dorsale e ventrale del pube (1- 7), il tubercolo pubico (6, 8, 1), le aree preauricolare (8, 9) e auricolare iliaca (3), il margine anteriore e l’area auricolare sacrale (3, 9), superfici ove si inseriscono tendini muscolari e fasci legamentosi intrinseci ed estrinseci che stabiliz- zano il cinto pelvico.

La gravidanza e, in modo particolare, il momento del parto sono eventi di forte sollecitazione biomec- canica e le ossa coinvolte, in grado di registrare in vita

eventi biologici di diversa intensità, possono conser- varne traccia. Alcuni segni specifici, che in letteratura sono registrati come “cicatrici pelviche” o “marcatori da parto”, possono fornire indicazioni sulla storia oste- trica di una donna, ma la loro presenza non permette di determinarne con certezza una compiuta gravidanza (1).

In molti studi presenti in letteratura, più eviden- ze di modificazioni pelviche, per lo più a carico delle superfici di inserzione di legamenti e muscoli, sono state osservate nelle ossa di donne che avevano uno o più parti accertati nella propria storia clinica, incre- mentando la possibilità di applicazione di tali analisi. In particolare, sarebbero le sollecitazioni dovute allo scarico delle forze ponderali e le associate stabilizza- zioni biomeccaniche del cinto pelvico (10), unitamen- te ai cambiamenti ormonali responsabili della lassità legamentosa preparatoria al momento del parto (11), all’origine della formazione delle cosiddette cicatrici pelviche (7).

Tuttavia, modificazioni simili sono state registrate anche in donne nullipare e in individui di sesso ma- schile (12), suggerendo la non univoca correlazione di queste evidenze con l’evento parto e che ulteriori studi devono essere condotti per conoscere più approfondita- mente la natura della loro interconnessione. In partico- lare molti studi si sono focalizzati sulla relazione tra tali alterazioni e altre variabili biologiche esistenti, primi tra tutti i processi fisiologico-degenerativi tipici dell’in- vecchiamento, ma anche l’indice di massa corporea, le influenze ormonali, gli esiti di talune attività e stress motori e di alcune alterazioni patologiche-erosive, evidenziando la difficoltà di collegare con sicurezza la

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presenza di determinati marcatori con una conclusio- ne di parità (6, 12). Il riscontro di modificazioni simili in bacini di sesso opposto esplica infatti la difficoltà di identificare marcatori cosiddetti universali, affidabili e standardizzabili, oltre che imputabili a un unico evento. La discontinuità delle caratteristiche biologiche e la va- riabilità scheletrica inter-individuale e inter-popolazio- nistica rendono ulteriormente complesso questo campo di studio che, di fatto, non ha ancora dimostrato una re- lazione causale univoca tra parto e lesioni scheletriche riscontrabili. Se il parto dunque non costituisce la cau- sa primaria della formazione di tali lesioni, il fatto che la gravidanza rappresenti una forma estrema di stress ponderale significa che essa stessa e gli sforzi correlati al momento della nascita possono provocare l’inaspri- mento di lesioni esistenti (7). Il problema resta dun- que quello della genesi multifattoriale di tali evidenze e della comprensione della loro correlazione con l’evento parto, oltre che della natura della loro associazione con altre variabili biologiche del vivente.

In questo studio condotto su un campione sche- letrico proveniente dal sito medievale di San Biagio in Cittiglio (Varese), sono stati applicati alcuni criteri precedentemente delineati in letteratura antropologica (12), al fine di descrivere la morfologia delle ossa pel- viche e di rilevare la presenza e il grado di espressione di alcuni marcatori in individui di entrambi i sessi. Lo scopo di questa analisi è quello di determinare il grado di variazione di specifiche strutture pelviche e di va- lutare la loro potenziale correlazione con gli eventi di gravidanza e parto.

Durante questo studio preliminare, oltre alla rile- vazione dei caratteri identificati in letteratura, si è os- servata in due casi e con diversi gradi di espressione la presenza di un carattere, normalmente registrato come esito di stress occupazionale, che riteniamo possa esse- re un ulteriore marcatore da valutare e la cui rilevanza in analisi di questo tipo sia altresì da approfondire. È stata osservata, in particolare, la presenza di faccette sacro-iliache accessorie, ossia porzioni articolari sup- plementari estese dall’area retro-auricolare alla super- ficie dorsale sacrale, e del cosiddetto complesso sacro- iliaco, formato da una proiezione ossea dell’ileo che si inserisce dorsalmente all’interno di un complementare recesso sacrale (13). In diversi studi clinici tali osser- vazioni hanno trovato una correlazione statisticamente

significativa con il parto, evidenziando come la loro presenza aumenti con il numero di gravidanze, oltre che con la massa corporea e con il progredire dell’età (14). L’origine di queste estensioni articolari, quando si tratti di carattere acquisito e non congenito, potrebbe essere legata a un ulteriore sistema di supporto a se- guito di una ipermobilità articolare e di cambiamenti nell’equilibrio delle forze ponderali a carico del cinto pelvico. Questi riscontri, al momento limitati all’ambi- to clinico, potrebbero costituire una base per ulteriori approfondimenti in campo bioarcheologico e even- tualmente aggiungersi agli altri marcatori rilevabili sulle ossa pelviche, al fine di riscostruire gli eventi e la storia ostetrica di individui osteoarcheologici.

La potenzialità di rilevare questo tipo di marcato- ri anche nella clinica moderna, grazie in particolare alle tecniche radiodiagnostiche sempre più dettagliate, può rappresentare una strada da percorrere per la valuta- zione della loro attendibilità. Inoltre, ulteriori indagini nell’ambito delle cause del cosiddetto dolore cronico pelvico dovrebbero essere valutate e approfondite alla luce delle lesioni scheletriche riscontrate e della loro possibile correlazione con tale patologia, le cui cause e patogenesi sono tuttora poco conosciute (15).

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Corrispondenza: Chiara Tesi

Centro di Ricerca in Osteoarcheologia e Paleopatologia Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita Università degli Studi dell’Insubria, Varese E-mail: ctesi@uninsubria.it, ch.tesi@gmail.com

Critiche al valore clinico delle anomalie antropologiche

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