1Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Genova, Genova; 2Sapienza, Università di Roma, Roma
Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 70-72 © Mattioli 1885
S t o r i a d e l l a s a n i t à p u b b l i c a
Introduzione
L’influenza è una malattia altamente infettiva che causò fin dai tempi antichi milioni di morti.
I sintomi simil-influenzali furono descritti per la prima volta come “tosse di Perinto” dal medico greco Ippocrate nel V secolo a. C. (1).
Il nome influenza deriva dal latino ed è stato conia- to da due letterati italiani, Domenico e Pietro Buonin- segni nel 1580, quando ancora si credeva che la malat- tia fosse dovuta all’ “influenza” degli astri, come si può dedurre dai loro scritti, in cui si riferivano all’eziologia della malattia definendola “Ab occulta coeli influentia”.
Oggi sappiamo che l’influenza è una malattia in- fettiva di origine virale, causata da una serie di virus appartenenti alla famiglia degli Orthomyxovirus, il primo dei quali fu isolato nel 1933 (2).
Le origini della pandemia di influenza del 1918 in Europa
La pandemia di influenza del 1918-1920 rappre- senta probabilmente l’evento più catastrofico del XX secolo, causando più vittime della “Grande guerra”, forse nel mondo uccise più del secondo conflitto mon- diale.
500 milioni - 1 miliardo di esseri umani furono colpiti da questa infezione su una popolazione di circa 1 miliardo e 800 milioni di persone (3).
I morti furono almeno 1 milione in tutta l’Ame- rica settentrionale e centrale, oltre 300.000 in America latina, più di 2 milioni in Europa, oltre 15 milioni in Asia, quasi 1 milione in Oceania, 1.300.000 circa in Africa, per un totale di 21 – 25 milioni.
La malattia si manifestò con sintomi quali febbre, tosse, brividi e dolori muscolari che duravano per 3-4 giorni e poi scomparivano: per questo fu anche detta “febbre dei tre giorni”.
Le complicanze erano soprattutto a carico dell’ap- parato respiratorio (tracheo-bronchiti, bronchiti, ca- tarri soffocanti, broncopolmoniti, polmoniti, pleuriti) e spesso portavano alla morte per cianosi, dispnea, sof- focamento.
Nel febbraio 1918 comparvero i primi casi nella città basca di San Sebastian, si notò subito che questa forma di influenza era molto contagiosa, ed in modo inusuale rispetto alle stagioni precedenti, colpiva so- prattutto i giovani adulti.
La malattia si diffuse ben presto in tutta la Spa- gna con otto milioni di ammalati tra cui lo stesso re Alfonso XIII (4).
La Spagna era Paese neutrale durante la Prima guerra mondiale, per questo motivo le notizie relative alla malattia e alle sue conseguenze non venivano sot- toposte a censura militare: i giornali spagnoli, contra- riamente a quelli degli stati belligeranti, diedero molto risalto agli aggiornamenti sul diffondersi dell’epidemia che per questo verrà denominata la “Spagnola”.
L’agenzia di stampa spagnola FABRA nel febbra- io 1918 così descriveva i primi casi di influenza: “[…] Una strana forma di malattia a carattere epidemico è comparsa a Madrid […] L’epidemia è di carattere be- nigno non essendo risultati casi mortali […] (4).
La “Spagnola” in Italia
Nel giugno 1918 si registrarono i primi casi di in- fluenza anche in Italia, inizialmente isolati e poi una
La pandemia influenzale del 1918 71
serie di piccole epidemie si manifestarono ad Assisi, Domodossola, La Spezia e nelle province di Bari, Mo- dena, Piacenza, Pisa, Taranto e Verona; la regione più duramente colpita in quel periodo fu il Piemonte.
Il mese successivo incominciarono a manifestarsi i primi casi della forma grave, inizialmente in Calabria e in Puglia, poi in provincia di Palermo, Chieti, Parma, Alessandria, Torino e in Liguria.
Nell’agosto 1918 la “Spagnola” colpì anche i mi- litari impegnati nella Grande guerra: in un campo di addestramento, nei pressi di Parma, si verificarono 500 casi con 13 morti nell’esercito.
La situazione si fece via via più preoccupante, e per cercare di arginare il dilagare dell’epidemia, il 22 agosto 1918 il ministero dell’Interno dovette inviare un telegramma a tutti i Prefetti del Regno con le diret- tive per la profilassi della malattia (1).
Nel mese di settembre 1918 i giornali iniziarono ad accennare alla nuova devastante epidemia che ormai aveva raggiunto tutte le zone d’Italia.
La seconda ondata epidemica, caratterizzata da un’alta morbilità, si ebbe nell’autunno 1918, con due picchi di mortalità registrati ad ottobre e novembre, mentre la stagione invernale portò a una terza ondata di epidemia tra fine dicembre 1918 e inizio anno 1919 (3).
Il numero di morti attribuibili alla Spagnola nel 1918 in Italia fu tra 375mila e 650mila, pari al numero di soldati morti in guerra tra il 1915 e il 1918.
Secondo quanto riportato dall’Albo d’oro dei ca- duti in Italia durante la Prima guerra mondiale, il mor- bo colpì oltre 4 milioni e mezzo di persone, che equivale a circa il 12% dell’intera popolazione di allora (4).
Le misure restrittive, atte a impedire il diffonder- si della malattia, vennero mantenute anche nell’anno successivo, e a febbraio 1919 il ministero dell’Interno vietò lo svolgimento di veglioni, feste e balli per il Car- nevale.
Le limitazioni alla vita sociale permisero una graduale diminuzione dei nuovi casi di influenza, che si poteva considerare quasi scomparsa del tutto nella primavera-estate 1919.
La quarta ed ultima ondata epidemica si ebbe nell’inverno 1919-1920, con apice tra gennaio e feb- braio, che fu seguito da una progressiva e definitiva diminuzione dei casi (4).
Nel quadro europeo l’Italia ebbe probabilmente il più elevato numero complessivo di morti dopo la Rus- sia e uno dei più alti tassi di mortalità.
Le vittime furono principalmente giovani adul- ti maschi tra 18 e 40 anni, in Italia si registrarono 274.041 vittime per influenza nel 1918 e 31.781 nel 1919. A questi morti dovrebbero essere aggiunti gran parte dei deceduti per influenza del 1920 (24.428) per una cifra complessiva che si dovrebbe aggirare sui 320.000 decessi (5).
La «Spagnola» e l’impatto sulla Sanità Pubblica in Italia
Nel periodo epidemico furono messe in atto di- verse misure preventive, per cercare di limitare il con- tagio nella popolazione.
Tra i problemi principali che gli amministratori e gli ufficiali sanitari locali dovettero affrontare ci fu- rono lo smaltimento dei rifiuti, la scarsa igiene lungo le strade, nelle abitazioni (in particolare dei ceti meno abbienti), nei locali pubblici, l’inadeguatezza delle fo- gne e l’inquinamento dovuto alle prime industrie.
Le principali misure igieniche preventive che fu- rono messe in atto in Italia per il controllo della “Spa- gnola”, essendo sconosciuta l’eziologia della malattia, si limitavano alle consuete norme di igiene personale e collettiva con largo impiego di disinfettanti, calce viva e sapone (6).
L’unica norma igienica veramente efficace era quella di evitare gli assembramenti di persone e di te- nere i malati in isolamento.
Le misure principali messe in atto in quel periodo possono essere così riassunte:
• Identificazione rapida dei casi e isolamento degli infermi nel loro stesso domicilio
• Disinfezione quotidiana nei locali di ritrovo pubblico (teatri-cinematografi)
• Disinfezione delle abitazioni dove vi erano stati infermi da influenza, dopo l’esito della malattia • Intensificazione delle ordinarie misure di pulizia
e disinfezione nelle scuole e convitti, nelle ca- serme e nelle carceri, nonché negli stabilimenti industriali
• Allontanamento dalle scuole degli alunni nelle cui famiglie si verificarono casi di influenza; e
I. Barberis, V. Gazzaniga, M. Martini, G. Icardi
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loro riammissione mediante certificato dell’uffi- ciale sanitario trascorso un congruo numero di giorni dall’esito della malattia e dopo l’effettua- zione delle disinfezioni a domicilio
• Disinfezione delle automobili e vetture adibite a pubblici servizi e delle strade
• Negli ospedali ricovero degli infermi di influen- za in apposite sale separate dalle altre e attiva- zione delle disinfezioni
L’attività di sorveglianza dell’epidemia iniziò in Italia in quel periodo per opera di un capitano medico e fu affidata ad ispettori medici e farmacisti, reperiti con difficoltà a causa degli arruolamenti nella Grande guerra e ai molti medici civili che avevano contratto la malattia.
Conclusioni
In Italia, l’aspettativa di vita subì un drastico calo per l’elevata mortalità determinata dalla pandemia di Spagnola.
Tale evento determinò anche lo sviluppo di stra- tegie di prevenzione efficaci ancora oggi, quali l’in- troduzione dei sistemi di sorveglianza, la diffusione
dell’assistenza sanitaria universale e della pratica di attività sportive.
Bibliografia
1. Sampaolesi R. L’influenza “spagnola” nelle Marche: il caso di Castelfidardo (1918-1920). Proposte e ricerche 2006; 56:283-314.
2. Martini M, Gazzaniga V, Bragazzi NL, Barberis I. The Spa- nish Influenza Pandemic: a lesson from history 100 years af- ter 1918. J Prev Med Hyg 2019; 60:E64-7.
3. Radusin M. The Spanish flu - part I: the first wave. Vojnosa- nit Pregl 2012; 69:812-7.
4. Radusin M. The Spanish flu - part II: the second and third wave. Vojnosanit Pregl 2012; 69:917-27.
5. Wever PC, van Bergen L. Death from 1918 pandemic in- fluenza during the first world war: a perspective from perso- nal and anecdotal evidence. Influenza Other Respir Viruses 2014; 8:538-46.
6. Nickol ME, Kindrachuk J. A year of terror and a century of reflection: perspectives on the great influenza pandemic of 1918-1919. BMC Infect Dis 2019; 19:117.
Corrispondenza: Ilaria Barberis
Dipartimento di Scienze della Salute
Policlinico San Martino, Padiglione 3, Genova E-mail: [email protected]