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1Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università

di Pisa, Pisa; 2Divisione di Radiologia Diagnostica e Interventistica, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnolo-

gie in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa, Pisa; 3Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, Mibac

Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 112-113 © Mattioli 1885

P a l e o p a t o l o g i a e p a t o g r a f i a

Premessa

Negli anni 2005-2006 la Soprintendenza Archeo- logica della Toscana, sotto la direzione di Giulio Ciam- poltrini, ha individuato e scavato a Lucca un cimitero da catastrofe epidemica della prima metà del XVII secolo. L’area cimiteriale, situata in un’area periferica della cit- tà compresa negli orti del Convento di San Francesco, accoglieva una ottantina di sepolture in fossa semplice, tra cui otto doppie, contenenti strati di calce e corpi de- posti in modo affrettato e scomposto (1). Due epidemie investirono Lucca in quegli anni: la peste nel 1630-31 e il tifo petecchiale nel 1648-50 (2). Solo le analisi mole- colari del DNA antico residuo (aDNA), attualmente in corso, saranno in grado di individuare l’agente patogeno all’origine del cimitero. In questo contributo esaminere- mo dal punto di vista paleopatologico l’individuo USK 922 presente nella sepoltura T. 29.

La sepoltura T. 29

La sepoltura T.29 si colloca nella porzione NW del cimitero ed è costituita da una fossa semplice di forma ellittica contenente due individui: una femmi- na adulta di circa 20 anni (usk 922) e un subadulto di 5-6 anni (usk 993). La deposizione dei due individui è avvenuta contemporaneamente in spazio pieno, come dimostra il mantenimento delle connessioni schele- triche. Prima è stato deposto l’individuo adulto, nella porzione meridionale della fossa, subito dopo il suba-

dulto nella porzione settentrionale. Entrambi hanno orientamento W-E, anche se l’adulto presenta il tron- co leggermente ruotato verso nord e gli arti superiori allargati verso il bambino. Alcuni strati di calce sono stati posti contestualmente a contatto con i corpi al momento dell’inumazione.

L’ individuo usk 922

L’individuo usk 922 rivelava già al momento del- lo scavo un aspetto anomalo, in particolare una decisa sproporzione tra la lunghezza del tronco e la lunghezza degli arti superiori e inferiori.

Lo studio dello scheletro ha rivelato che la donna era affetta da varie patologie: a livello della superficie endocranica del parietale sinistro, tra la sutura sagittale e coronale, si nota una depressione circolare con diametro di 1,5 cm. L’aspetto si accorda con una lesione ossea se- condaria a malformazione vascolare dell’arteria menin- gea di origine congenita, localizzata nella porzione alta dell’emisfero cerebrale dove si distribuiscono le arterie cerebrali mediane. La donna presenta la patologia ossea più vistosa a livello della colonna, con una appariscen- te ipercifosi che coinvolge ben nove vertebre del tratto toracico-lombare (dalla T5 alla L1) a formare un gibbo di quasi 180°. Le vertebre presentano fusione dei corpi vertebrali e degli archi posteriori con il collasso com- pleto dei corpi di T8-T10 e la distruzione parziale di T7, T11 e T12. L’anchilosi coinvolge tutti e nove i corpi vertebrali e gli archi posteriori.

Grave cifosi con estesa fusione della colonna dorsale da un cimitero lucchese 113

La statura scheletrica calcolata col metodo di Sjøvold (3) restituisce una misura elevata per un indivi- duo femminile, pari a 169 ± 4,5 cm, ma, a causa dell’i- percifosi, la statura effettiva doveva essere inferiore di circa 20 cm.

Nonostante la fusione delle vertebre e la loro cur- vatura il canale midollare presenta una leggera stenosi centrale solo in corrispondenza di T8 e T9 e laterale in corrispondenza di T9 e T10. Una simile condizione di leggera stenosi, con interessamento del midollo spinale, potrebbe aver causato una forma di paraparesi parziale (4). Gli arti inferiori mostrano in effetti un aspetto gra- cile ed esile, tuttavia per valutare la robustezza degli arti e le differenze rispetto al resto del campione scheletrico femminile proveniente dallo stesso cimitero lucchese, sono stati calcolati i principali indici di robustezza del- le ossa lunghe (rapporto tra circonferenza e lunghezza massima dell’osso) e la loro distanze rispetto alla media del campione femminile (z-score). I valori degli indici di robustezza sono tutti inferiori rispetto alla media del campione (z-score: omero sx = -3,88; omero dx = - 2,62; ulna sx = -1,74; ulna dx = - 0,85; femore dx = - 2,33; tibia sx = -1,79; tibia dx = - 1,10) e indicano un’esile costituzione sia per gli arti superiori che inferiori. Il fat- to che non si notino alterazioni muscolo-scheletriche localizzate solo negli arti inferiori non consente di dia- gnosticare con sicurezza una condizione di paraparesi dell’individuo.

Conclusioni

La diagnosi differenziale è complessa, dal momen- to che comprende la sindrome di Scheuermann, le cifosi congenite, la sindrome di Marfan e il morbo di Pott.

La sindrome di Scheuermann (o dorso curvo gio- vanile) si accompagna in genere a scoliosi ed è caratte- rizzata da cifosi a largo raggio e senza fusione. Le cifosi congenite, più rare delle scoliosi congenite, si accompa- gnano in genere anche a scoliosi (5). In base al confronto con alcuni rari casi paleopatologici di morbo di Pott con interessamento di numerose vertebre, appare probabile la diagnosi di tubercolosi (6-7-8) anche se la Sindrome di Marfan presenta alcune caratteristiche compatibili con il nostro caso di studio. Infatti, sebbene Marfan si accompagni solitamente anche a scoliosi, gli arti gracili e allungati, lo sviluppo staturale superiore alla media e la

presenza dell’aneurisma suggeriscono di valutare la pos- sibilità di una sindrome marfanoide (9).

In definitiva, per una diagnosi paleopatologica ri- solutiva appare necessaria l’indagine molecolare, per cui alcuni campioni prelevati dal reperto patologico sono stati inviati al MacMaster Ancient DNA Centre (Mac- Master University, Ontario,Canada) diretto da Hendrik N. Poinar.

Bibliografia

1. Ciampoltrini G, Spataro C. Segni Francescani. Il complesso conventuale di San Francesco in Lucca fra Cinquecento e Set- tecento: un itinerario archeologico. Bientina: La Grafica Pisa- na; 2016.

2. Mazzarosa A. Storia di Lucca dall’origine fino a tutto il 1817. Lucca: Tipografia Giuseppe Giusti; 1841, 42:113.

3. Sjøvold T. Estimation of stature from long bones utilizing the line of organic correlation. Human evolution 1990; 5(5):431- 47.

4. Arnoldi CC, Brodsky AE, Cauchoix J, Crock HV, Dommisse GF, Edgar MA, Gargano FP, Jacobson RE, Kirkaldy-Willis WH, Kurihara A, Langenskiöld A, Macnab I, McIvor GW, Newman PH, Paine KW, Russin LA, Sheldon J, Tile M, Urist MR, Wilson WE, Wiltse LL. Lumbar spinal stenosis and ner- ve root entrapment syndromes. Definition and classification. Clin Orthop 1976; 115:4-5.

5. Spiro AS, Rupprecht M, Stenger P, Hoffman M, Kunkel P, Kolb JP, Rueger JM, Stuecker R. Surgical treatment of severe congenital thoracolumbar kyphosis through a single posterior approach. Bone Joint J 2013; 95-B(11):1527-32.

6. Ôsz B, Hajnal K, Marcsik A, Fogas O, Horváth F, Zádori P, Kelemen K, Vandulek C, Schultz M, Márk L, Molnár E, Pálfi G. Preliminary report on the paleopathological research of the skeletal material from the Szeged medieval castle excavation. Acta Biol Szeged 2009; 53(2):125-38.

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8. Balázs J, Zádori PG, Vandulek C, Molnár E, Ôsz B, Bereczki Z, Paja L, Palkó A, Fogas O, Zink A, Nerlich A, Pálfiet G. Morphological and paleoradiological studies of Pott’s disease cases. Acta Biol Szeged 2015; 59(2):211-6.

9. Demetracopoulos CA, Sponseller MD. Spinal deformities in Marfan Syndrom. Orthop Clin N Am 2007; 38(4):563-72. Corrispondenza:

Antonio Fornaciari Divisione di Paleopatologia

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia

Università di Pisa, Pisa

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